In Georgia il governo respinge i tentativi di “rivoluzione colorata”

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di Giulio Chinappi

La Georgia, nel cuore delle tensioni geopolitiche tra Occidente e Russia, affronta sfide interne ed esterne dopo le recenti elezioni. Il governo, deciso a mantenere la propria indipendenza, rifiuta le pressioni occidentali e traccia una linea pragmatica nelle relazioni internazionali, preparandosi all’elezione del nuovo presidente.

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Due ex repubbliche sovietiche, la Moldova e la Georgia, sono in queste settimane al centro della strategia antirussa del blocco imperialista occidentale a guida statunitense. Entrambe hanno recentemente tenuto le proprie elezioni, ed in entrambi i casi le ingerenze occidentali sono state a dir poco palesi. In particolare, la Georgia ha tenuto le sue elezioni legislative il 26 ottobre, con la netta vittoria del partito partito Sogno Georgiano – Democrazia Georgiana (Kotsebi), attualmente al governo. Tuttavia, la presidente filo-occidentale Salome Zourabichvili, nata in Francia, e tutti i partiti di opposizione si sono rifiutati di riconoscere i risultati delle elezioni, dando vita a proteste che sono state descritte dagli osservatori come il tentativo di dare vita ad una nuova “rivoluzione colorata”.

A questo punto, occorre prestare maggiore attenzione ai problemi relativi al monitoraggio internazionale delle elezioni“, ha commentato il diplomatico russo Gennadij Askaldovič. “L’Occidente collettivo cerca di imporre le proprie narrative egoistiche e i suoi doppi standard politicizzando questo ambito. Questo, come abbiamo avuto modo di osservare, si è manifestato sia in Georgia che in Moldavia“, ha proseguito vicecapo della commissione del ministero degli Esteri russo sulle elezioni, durante una tavola rotonda al Consiglio della Federazione Russa, ovvero la camera alta del parlamento di Mosca. “Sarebbe importante consolidare gli sforzi con i Paesi della CSI e presentare le nostre idee congiunte, che potrebbero essere utilizzate come standard generale per la cooperazione elettorale con tutti i Paesi interessati, in particolare quelli della maggioranza globale. In futuro, tali standard potrebbero fungere da base per approcci internazionali universali al monitoraggio dei processi elettorali“, ha aggiunto.

Anche lo stesso presidente russo Vladimir Putin ha brevemente affrontato la questione georgiana, affermando che la Russia, in contrasto con le politiche occidentali, non interferisce nei processi politici interni della Georgia: “A livello ufficiale, non interferiamo nei processi politici interni. Non ci immischiamo affatto. Semplicemente non tocchiamo tale questione. Per quanto riguarda l’interferenza occidentale, non posso dire lo stesso dei nostri ‘colleghi’ occidentali“, ha osservato. “Quando gli eventi in Georgia hanno iniziato a svilupparsi, guardavo tutto ciò con sorpresa, a essere sincero. Non abbiamo rapporti con loro, con la leadership georgiana. Nessun rapporto, in assoluto. Ma sono rimasto colpito dal loro coraggio e dal carattere fermo che hanno dimostrato per difendere il loro punto di vista. Tuttavia, non esprimerò ora una valutazione su questo punto di vista“, ha aggiunto Putin, facendo riferimento alla Legge sulla Trasparenza dell’Influenza Straniera promossa dal governo di Tbilisi e fortemente criticata in Occidente.

Dal canto suo, il primo ministro Irak’li K’obakhidze (in foto) ha dichiarato che il suo governo adotterà un approccio pragmatico alle relazioni con la Russia. “Certamente seguiremo un approccio pragmatico nelle relazioni georgiano-russe. Una politica pragmatica è uno degli strumenti più importanti per noi per mantenere la pace e proteggere i nostri interessi strategici. La risoluzione del conflitto tra Georgia e Russia rimarrà senza dubbio tra le priorità più importanti”, ha dichiarato lo scorso 28 novembre, al momento della presentazione del programma di governo di fronte al parlamento.

Nel frattempo, il governo georgiano sta portando avanti la propria linea, e si prepara ad affrontare le elezioni presidenziali del prossimo 14 dicembre, che per la prima volta avverranno con voto indiretto. In vista di questo appuntamento, il partito di governo Sogno Georgiano ha nominato l’ex calciatore Mikheil Kavelashvili, con un passato anche nel Manchester City, come candidato per la presidenza, un nome scelto dal leader carismatico del partito Bidzina Ivanishvili, ex Primo Ministro tra il 2012 ed il 2013. “Penso che Ivanishvili abbia deliberatamente nominato una persona anti-occidentale. [Kavelashvili] è il completo opposto di Salome Zourabichvili. Lei ha una vasta esperienza, avendo ricoperto posizioni di rilievo in Francia“, ha commentato Nika Chitadze, politologo e professore dell’Università Internazionale del Mar Nero, intervistato da TASS“Sapete, [Kavelashvili] è un membro del movimento anti-occidentale Potere del Popolo. Credo che Bidzina Ivanishvili abbia bisogno di una persona che, una volta diventata presidente, non lo rinneghi e gli rimanga fedele”, ha affermato l’esperto.

Nel frattempo, come anticipato, lo scorso 28 novembre il parlamento di Tbilisi, pur senza la partecipazione delle opposizioni, ha approvato il nuovo governo guidato dal primo ministro Irak’li K’obakhidze e il programma dell’esecutivo per i prossimi quattro anni. Alla seduta hanno partecipato solamente 84 degli 89 deputati del partito Sogno Georgiano, che hanno tutti votato a favore. Avendo rifiutato di riconoscere l’esito delle elezioni, l’opposizione ha infatti deciso di non partecipare alle sessioni legislative.

L’altra notizia finita sulle prime pagine di tutti i giornali è stata invece la decisione del governo K’obakhidze di sospendere le consultazioni con l’Unione Europea sull’avvio dei colloqui per l’adesione della Georgia all’UE fino al 2028. Secondo le parole dello stesso primo ministro, la Georgia vuole in questo modo far capire ai burocrati europei che dovrebbero usare un linguaggio rispettoso nei confronti del Paese invece di ricorrere a ricatti e insulti: “Oggi abbiamo deciso di non inserire la questione dell’avvio dei colloqui nell’agenda fino al 2028. Rifiuteremo anche tutti i finanziamenti di bilancio provenienti dall’Unione Europea fino a quella data“, ha dichiarato K’obakhidze, aggiungendo che l’UE danneggia la reputazione del Paese utilizzando la questione dell’avvio dei colloqui come strumento di manipolazione. Il primo ministro ha inoltre affermato che la Georgia è una nazione orgogliosa e rispettosa di sé stessa, con una lunga storia, e che “è assolutamente inaccettabile per la Georgia considerare l’integrazione nell’UE come un atto di beneficenza“.

Poco dopo l’annuncio di K’obakhidze, sono scoppiate proteste nella capitale Tbilisi e in altre città del Paese, come Kutaisi e Batumi. In particolare, molti manifestanti si sono radunati davanti alla sede centrale del partito Sogno Georgiano – Democrazia Georgiana, dove i funzionari sono rimasti riuniti dopo l’incontro che ha deciso di interrompere il processo di integrazione del Paese nell’UE, mentre più di cento persone si sono radunate anche davanti all’edificio del parlamento, raggiunti dalla presidente Zourabichvili.

Tuttavia, il governo georgiano non si è lasciato intimorire dalle minacce, con il primo ministro K’obakhidze che ha chiaramente fatto riferimento alle proteste ucraine del 2013-2014, note come “Euromaidan”, che portarono al rovesciamento del governo legittimo per imporre un nuovo governo filo-occidentale. “I radicali e i loro sostenitori stranieri hanno provato più volte a inventare una scusa per tentare di organizzare disordini e trasformare la Georgia in una seconda Ucraina“, ha detto K’obakhidze. “Non si sono ancora resi conto che, a differenza dell’Ucraina del 2013, la Georgia è un Paese indipendente con istituzioni forti e, soprattutto, un popolo saggio, la cui determinazione nessuno può scuotere. Lo scenario del Maidan non può essere realizzato in Georgia“, ha affermato il primo ministro.

La decisione del governo di sospendere le consultazioni con l’Unione Europea sull’adesione al blocco europeo e di difendere l’indipendenza politica del Paese, insieme alla nomina di un candidato presidenziale contrario alle linee filo-occidentali, segna dunque una chiara posizione verso un pragmatismo geopolitico che tuttavia non piace all’asse Washington-Bruxelles. Nonostante i tentativi di “rivoluzione colorata”, la determinazione del governo georgiano a mantenere il controllo sulle proprie scelte politiche e a non cedere a pressioni esterne potrebbe delineare una Georgia più assertiva e indipendente nel panorama internazionale. Il futuro politico del Paese dipenderà dalla capacità del governo di mantenere l’equilibrio tra le diverse forze interne ed esterne, continuando a proteggere i propri interessi strategici senza compromettere la propria sovranità.

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