A cura di Enrico Vigna, IniziativaMondoMultipolare/CIVG
La visita di Lavrov nella Repubblica di Guinea, ha costituito un forte e chiaro segnale per Parigi, ma anche per tutte le ex potenze coloniali occidentali, e fa parte del rafforzamento dei legami di amicizia storica di oltre sessantanni, che uniscono i popoli russo e guineano, ma anche dell’avanzamento e del consolidamento del nuovo ordine mondiale multipolare anche in Africa, sostenuto dall’Alleanza BRICS.
Dopo molti mesi di violente e continue proteste popolari, causate dal malcontento generale per la crisi economica che attanaglia il paese da molti anni, dal malgoverno e dall’aumento continuo della corruzione, la Guinea era da molto tempo in balìa di una profonda instabilità politica e istituzionale. La causa che ha poi scatenato con maggior forza le proteste, è stata la conferma, a seguito di un referendum palesemente fraudolento, dell’azzeramento dei precedenti mandati al Presidente uscente Alpha Condé, in carica dal 2010. In questo clima, il 5 settembre 2021 il Comitato Nazionale per la Mobilitazione e lo Sviluppo (CNRD), con a capo il colonnello guineano e capo delle forze speciali, Mamady Doumbouya, ha preso il potere con il sovvertimento del regime di Condé e annunciando che veniva temporaneamente sospesa la Costituzione, sciolte le istituzioni e dichiarato che il CNRD, avrebbe guidato il Paese per un periodo di transizione di 36 mesi, il tempo necessario per realizzare una “rifondazione” dello Stato e per organizzare elezioni attendibili.
Il 21 ottobre 2022, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS)ha imposto sanzioni al paese. In una missione di monitoraggio della situazione interna la CEDOCA, l’unità di ricerca del Commissario generale belga per i rifugiati e gli apolidi (CGRS), ha visitato il paese e incontrato numerosi leader dell’opposizione interna e e ha rilevato che, pur tra molte limitazioni e restrizioni generali, i vari partiti erano in grado di funzionare, di tenere riunioni e assemblee nelle loro sedi, seppure per alcune personalità politiche la libertà di movimento e soprattutto il diritto di lasciare il Paese sono limitati.
Mentre le potenze occidentali non hanno più il monopolio del potere di decidere cosa fare o non fare nelle dinamiche globali, gli stati e in questo caso la Repubblica di Guinea, un tempo privati del loro diritto a scelte autonome e sovrane, stanno riprendendo in mano le loro sorti e indipendenze.
E Conakri fa parte di questa logica di rovesciamento dell’ordine mondiale unipolare. Il multipolarismo sostenuto dall’Alleanza BRICS favorisce gli stati più deboli dall’avidità dei reggenti del Fondo Monetario Internazionale o della Conferenza di Berlino sull’Africa, per esempio. Ovviamente accolta male da Parigi e USA, la visita ufficiale del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa in Guinea, così come in altri Paesi della regione e del continente africano, essa rientra nel rafforzamento dei legami di amicizia e cooperazione tra gli Stati e nel consolidamento del nuovo ordine mondiale multipolare.
In un contesto internazionale in cui il monopolio decisionale occidentale sta crollando, la Repubblica di Guinea sta emergendo come un attore importante, che riequilibra il potere in un ordine mondiale in rapido cambiamento.
Dall’indipendenza della Guinea nel 1958, l’URSS fu pioniera nel riconoscerne la sovranità, fatto che gettò le basi di una partnership strategica. Questa alleanza ha portato ad una stretta collaborazione in settori chiave come il commercio, l’economia, l’istruzione, la sicurezza e il lavoro umanitario. La Guinea, ricca di risorse naturali, è un partner commerciale di favore per la Russia, con un notevole coinvolgimento delle sue aziende nel settore minerario guineano. Oltre all’economia, anche gli scambi culturali ed educativi sono in continua crescita, con molti studenti guineani che beneficiano di borse di studio in Russia, rafforzando così i legami culturali e umani. Le reazioni politiche in Francia e in Occidente, rimarcano che la visita fa parte di una ampia strategia russa per costruire legami politici, economici e militari, con paesi africani chiave. Nella loro lettura è una manovra russa per ampliare la sua cerchia di influenza, che incrina e peggiora le dinamiche geopolitiche e incide sulle relazioni sia con la Francia che con la UE, già tese su diverse questioni internazionali.
La realtà è che i parametri della scena mondiale sono cambiati e, come ha detto il ministro degli Affari esteri della Repubblica del Mali, Abdoulaye Diop, Parigi deve ora guardare la situazione da lontano senza poter più decidere o imporre nulla. La Guinea ha la libertà di scegliere con chi collaborare senza ricevere ingiunzioni da nessuno.
La continua instabilità dei prezzi delle risorse come petrolio e minerali, unita alla dipendenza da aiuti e capitali esteri, che si tramutano continuamente in debito, hanno finora limitato la diversificazione economica e reso i paesi africani esposti alle scosse esterne, fiaccando al contempo la loro sovranità politica. Di fronte a queste sfide, stanno emergendo soluzioni per forgiare un futuro più stabile e autonomo: con la diversificazione economica, il rafforzamento delle capacità locali attraverso istruzione e formazione, il miglioramento della governance e la promozione del commercio intra-africano, tutte leve per ridurre la dipendenza e guidare una crescita sostenibile. Queste strategie, supportate dalla Federazione Russa e dai BRICS, fanno intravedere un potenziale di trasformazione economica che, una volta realizzato, potrebbe portare a prospettive di prosperità per il continente africano. Ma queste prospettive di fatto, frantumano i baluardi coloniali occidentali e i loro interessi.
Per la Russia quesa progettualità è costruita e si fonda attorno al patrimonio storico, ereditato dai legami forgiati dall’URSS con i Movimenti di liberazione, e oggi trova continuità attraverso intelligenti strategie moderne. La Russia agisce con un approccio dualistico, combinando accortamente attori statali ed entità non statali, come il Wagner African Corps, espandendo così la cooperazione sia su un terreno militare e della sicurezza interna dei paesi, sia nei settori economici strategici. Un dato è certo e sul campo: ed è che si sta ridefinendo il panorama geopolitico del continente africano e le ex potenze coloniali non sono più sedute al tavolo di comando.
Il rovesciamento del governo di Condé, asservito agli interessi stranieri, ha portato alla luce lo sfruttamento e la rapina da parte delle compagnie minerarie straniere nel paese.
La Guinea ha le più grandi riserve mondiali di bauxite (stimate in 7,4 miliardi di tonnellate) ed è il secondo produttore (dopo l’Australia) di bauxite, un minerale essenziale per l’alluminio. Tutte le attività minerarie in Guinea erano controllate da società multinazionali, come Alcoa (USA), China Hongqiao e Rio Tinto Alcan (anglo-australiana), che operavano in consorzio con entità statali guineane.
Quando il CNRD del colonnello Doumbouya ha preso il potere, una delle principali questioni in gioco era il controllo sui proventi della bauxite. Nell’aprile 2022, Doumbouya ha riunito le principali compagnie minerarie e ha detto loro che entro la fine di maggio avrebbero dovuto fornire una road map per la creazione di raffinerie di bauxite in Guinea oppure uscire dal Paese. Doumbouya dichiarò: “…Nonostante il boom minerario nel settore della bauxite, è chiaro che i ricavi sono inferiori alle aspettative. Non possiamo più continuare con questo gioco folle che perpetua una grande disuguaglianza tra la Guinea e le imprese internazionali…i rappresentanti ufficiali francesi che vengono in Guinea sottovalutano le capacità umane e intellettuali degli africani… Hanno atteggiamenti altezzosi e si considerano il colono che sa tutto, che padroneggia tutto..adesso è finita questa fase della storia…”.
Fece scalpore, non solo in Vaticano, la scelta del Cardinale cattolico guineano Robert Sarah di riconoscere la giunta golpista. Infatti in alcuni siti fu pubblicata una sua lettera scritta al colonnello Doumbouya, dopo circa un mese dalla presa del potere a Conakry, di fatto legittimando la giunta militare.
In questa lettera, il Cardinale Sarah che si rivolgeva al “signor presidente del CNRD”, rimarcava il fatto che con la caduta di Alpha Condé, “la pagina era tornata bianca” e incoraggiava il CNRD a liberarsi di “tutti i predatori inveterati del nostro paese, corrotti e incompetenti che hanno accompagnato i governi finora succedutisi”, di fatto riconoscendo e legittimando la nuova giunta.
Oggi è divenuto ufficialmente anello di congiunzione tra il governo provvisorio e la popolazione, oltre che mediatore con le opposizioni nel paese.
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