L’evoluzione della cibernetica cinese: dal controllo digitale alla sicurezza nazionale

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Negli ultimi decenni, la Cina ha percorso un viaggio straordinario nella cibernetica, trasformandola da un campo emergente di studio in un pilastro della sua strategia nazionale. Questo percorso non solo ha rivoluzionato il modo in cui il Paese gestisce il controllo digitale, ma ha anche portato la cibernetica al centro della sicurezza nazionale. Mentre le tecnologie avanzano rapidamente, la Cina si trova a dover bilanciare linnovazione con la protezione dei propri confini cibernetici, creando un sistema che non solo risponde alle sfide attuali, ma anticipa quelle future. In unepoca in cui il cyberspazio è diventato un nuovo campo di battaglia, la Cina ha riconosciuto la necessità di un controllo cibernetico robusto e di una difesa digitale impenetrabile. Questa evoluzione non è avvenuta per caso, ma è il risultato di una pianificazione strategica meticolosa che riflette una visione profonda e articolata della cibernetica come strumento di potere e sicurezza.

“工欲善其事,必先利其器” “ (Un artigiano che vuole fare bene il suo lavoro deve prima affilare i suoi strumenti”)
Confucio

Mentre esploriamo questa trasformazione, ci rendiamo conto che la cibernetica cinese è più di un semplice insieme di tecnologie; è unarte del controllo e della sicurezza, radicata in una filosofia che risale a secoli di pensiero strategico. Come affermava Sun Tzu nel suo Arte della Guerra: Il vero successo è prepararsi prima che la battaglia inizi. Allo stesso modo, la Cina si è preparata, non solo per difendersi nel cyberspazio, ma per dominare questo nuovo terreno con astuzia e determinazione.


Il seguente articolo fa parte del focus Cina 2024: l’anno del Drago

La genesi della cibernetica

Prima di analizzare l’evoluzione della cibernetica in Cina, è fondamentale comprenderne le origini, lo scopo e come questa disciplina si sia sviluppata e diffusa nel tempo.

Il termine “cibernetica” deriva dal greco kybernetes, che significa “timoniere” o “abile nel governare”, un nome scelto per rappresentare l’idea che i sistemi complessi necessitano di una guida efficace per raggiungere i propri obiettivi[1].

La cibernetica, come disciplina scientifica autonoma, fu ufficialmente lanciata nel 1948 da Norbert Wiener, considerato il padre della cibernetica moderna, un matematico e filosofo del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Wiener definì la cibernetica come la “scienza del controllo e della comunicazione nell’animale e nella macchina”, riflettendo il suo interesse per le analogie tra i processi biologici e quelli meccanici. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in un contesto di rapidi sviluppi tecnologici e scientifici, la cibernetica si affermò come un campo interdisciplinare con un ampio raggio d’azione. I primi cibernetici come Ross Ashby e Stafford Beer utilizzarono il concetto di steersmanship per descrivere il ruolo della cibernetica come guida nei processi complessi, una visione che rimane rilevante ancora oggi[2]. Parallelamente, pensatori come Gregory Bateson consideravano la cibernetica come un nuovo modo di comprendere il mondo, basato su circuiti, loop e pattern, aprendo la strada a una più profonda esplorazione dei sistemi complessi. Gregory Bateson, uno dei pionieri della cibernetica, descrisse questa disciplina come “il più grande morso del frutto dell’Albero della Conoscenza in 2000 anni[3]”. Con questa metafora, Bateson sottolineava la portata rivoluzionaria della cibernetica, capace di fornire un nuovo modo di interpretare il mondo basato su concetti come il feedback e l’interconnessione tra elementi di un sistema. Warren McCulloch, altro pioniere del campo, definì la cibernetica come una “epistemologia sperimentale”, un metodo per generare conoscenza attraverso l’interazione tra osservatori e il loro ambiente[4].

La cibernetica si è affermata quindi come una meta-disciplina: non si limita a uno specifico ambito scientifico, ma cerca di identificare principi universali applicabili a molteplici discipline. Questa visione è stata sostenuta anche da pensatori come Humberto Maturana, che descrisse la cibernetica come “la scienza e l’arte di comprendere”. La cibernetica, dunque, va oltre il ruolo di scienza tecnica, bensì diviene un modo di pensare che connette i modelli di funzionamento umano, lo sviluppo di intelligenze artificiali, e la progettazione di strutture sociali efficaci. Possiamo dunque definire, nel complesso, la cibernetica come un ramo della scienza pura e applicata, che si prefigge lo studio e la realizzazione di dispositivi e macchine capaci di simulare le funzioni del cervello umano, autoregolandosi per mezzo di segnali di comando e di controllo in circuiti elettrici ed elettronici o in sistemi meccanici[5].

La cibernetica organizzativa

Uno dei contributi più significativi e interessanti della cibernetica è senz’altro l’applicazione dei suoi principi alla progettazione e gestione delle organizzazioni sociali, un campo noto come cibernetica organizzativa. Si tratta appunto di un ramo della cibernetica che applica i principi del controllo, della comunicazione e dell’adattamento ai sistemi sociali e alle organizzazioni. Stafford Beer sviluppò questo ramo della cibernetica, definendolo come lo studio dell’efficacia delle organizzazioni sociali nel mantenere un’esistenza indipendente in ambienti turbolenti. Il concetto di sistema viabile, elaborato da Beer, è centrale in questo contesto: un sistema viabile è capace di auto-organizzarsi continuamente attraverso l’apprendimento e l’adattamento, mantenendosi in equilibrio dinamico con il suo ambiente. Infatti, la cibernetica organizzativa studia come le organizzazioni possono autoregolarsi e adattarsi efficacemente a un ambiente in continuo cambiamento[6].

Il Modello del Sistema Viabile (VSM), sviluppato da Beer, è un framework chiave che offre criteri per progettare organizzazioni capaci di mantenere la loro stabilità e autonomia in condizioni mutevoli. Questo modello ha dimostrato come le organizzazioni possano essere strutturate per essere resilienti, flessibili e capaci di apprendere, garantendo la loro sopravvivenza a lungo termine in un contesto globale complesso. Un esempio emblematico dell’applicazione pratica del VSM è il Progetto Cybersyn in Cile, realizzato tra il 1971 e il 1973 per sostenere il governo di Salvador Allende. Questo progetto rappresentò un esperimento cibernetico per guidare la nazione socialista, suscitando interesse globale e continuando a essere una fonte di ispirazione per la cibernetica organizzativa[7].

Oggi, la cibernetica, in particolare quella organizzativa, ha acquisito una rinnovata importanza in campi come le scienze della gestione, la ricerca operativa e i sistemi informativi. L’era digitale e globalizzata, caratterizzata da reti complesse e flussi informativi rapidi, ha reso i principi cibernetici ancora più pertinenti. Le organizzazioni moderne applicano questi concetti per migliorare la resilienza, l’adattabilità e l’efficienza in un mondo sempre più imprevedibile. Il Modello del Sistema Viabile rimane uno strumento potente per diagnosticare problemi organizzativi e progettare strutture adattive e sostenibili. In un’epoca di interconnessione globale, l’enfasi cibernetica sull’equilibrio dinamico, l’informazione in tempo reale, la decisione agile e la viabilità dei sistemi offre intuizioni preziose per gestire la complessità e il cambiamento organizzativo.

Anche in Cina la cibernetica organizzativa ha trovato un terreno fertile, in linea con l’approccio sistemico che caratterizza molte delle strategie nazionali del Paese. L’adattamento di questi principi nel contesto cinese ha permesso di progettare strutture organizzative che supportano il rapido sviluppo economico e tecnologico del Paese, mantenendo al contempo la stabilità sociale e la coesione nazionale. L’approccio cinese alla cibernetica organizzativa non si limita alla gestione delle imprese, ma si estende alla governance pubblica, dove i principi di feedback e autoregolazione sono applicati per ottimizzare l’efficienza delle politiche pubbliche e la gestione delle risorse.

Un esempio significativo è l’integrazione dei principi cibernetici nella gestione delle città intelligenti (smart cities), dove i sistemi digitali monitorano e regolano in tempo reale le risorse urbane, dall’energia ai trasporti, garantendo che le città possano adattarsi alle esigenze dei cittadini e all’evoluzione dell’ambiente[8]. Questo approccio riflette la capacità della Cina di applicare la cibernetica organizzativa per sostenere la sua crescita economica e il miglioramento della qualità della vita, bilanciando innovazione e controllo. Inoltre, le imprese cinesi stanno sempre più adottando la cibernetica organizzativa per migliorare la loro capacità di innovare e competere a livello globale. L’uso di sistemi di gestione avanzati che incorporano i principi cibernetici consente alle aziende di rispondere rapidamente alle dinamiche di mercato, ottimizzando al contempo la produzione e i processi decisionali. Questi sviluppi indicano come la cibernetica organizzativa non solo venga adottata, ma anche innovata nel contesto cinese, rafforzando la capacità del Paese di affrontare le sfide contemporanee con un approccio che unisce efficienza, adattabilità e stabilità.

Il padre della cibernetica cinese

La cibernetica cinese, con la sua notevole evoluzione, è stata fortemente influenzata da figure chiave che hanno saputo adattare i principi di questa disciplina alle specificità del contesto socio-politico del Paese. Tra questi pionieri, Qian Xuesen (a sinistra nella foto in basso insieme al Presidente Mao Zedong) occupa una posizione di rilievo, essendo uno degli scienziati più influenti nella storia moderna della Cina. Nato nel 1911 a Shanghai, Qian è riconosciuto come il “padre dell’aerospazio cinese” per il suo ruolo cruciale nello sviluppo del programma missilistico balistico della Cina. La sua formazione accademica, maturata negli Stati Uniti presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e successivamente presso il California Institute of Technology (Caltech), lo ha reso uno dei principali esperti mondiali in aerodinamica e propulsione a getto[9].

Il ritorno di Qian in Cina nel 1955, dopo un periodo di detenzione negli Stati Uniti durante l’era del maccartismo[10], segnò l’inizio di una nuova fase nella scienza e nella tecnologia cinesi. Ricevuto come un eroe nazionale, Qian iniziò a lavorare su una vasta gamma di progetti scientifici, tra cui l’ingegneria cibernetica, un campo che avrebbe profondamente influenzato la futura direzione della scienza e della tecnologia nel Paese. Riconoscendo presto il potenziale della cibernetica introdotta da Norbert Wiener nel 1948, Qian si dedicò a pionierizzare il campo della cibernetica ingegneristica in Cina. Nel 1953, istituì un corso di cibernetica ingegneristica, integrando meccanica, elettromagnetismo e scienza dell’informazione per esplorare l’automazione e l’auto-regolazione nei sistemi ingegneristici complessi. La sua opera fondamentale, Engineering Cybernetics, pubblicata nel 1954, divenne una pietra miliare nello sviluppo della teoria del controllo e della scienza dei sistemi in Cina[11]. Qian Xuesen non si limitò alle applicazioni ingegneristiche della cibernetica; egli fu determinante nella promozione dell’ingegneria dei sistemi come metodo per ottimizzare sistemi complessi, comprese le strutture sociali ed economiche. Verso la fine degli anni ‘70, durante la fase di modernizzazione della Cina sotto la guida di Deng Xiaoping, Qian promosse l’applicazione dei principi cibernetici alla governance sociale, influenzando profondamente la pianificazione e l’implementazione di politiche pubbliche. La visione di Qian Xuesen riguardo alla cibernetica andava oltre le applicazioni tecniche, abbracciando la gestione sociale e organizzativa. Egli credeva fermamente che la cibernetica potesse fornire un quadro teorico per affrontare questioni sociali complesse, una visione che risuonò con la leadership cinese durante la transizione del Paese da un’economia socialista a una più orientata al mercato. Le teorie di Qian influenzarono vari progetti statali, come ad esempio il Grande Balzo in Avanti e la politica del figlio unico. Inoltre, l’approccio interdisciplinare di Qian e il suo insistere sull’importanza del pensiero sistemico hanno lasciato un’impronta duratura, formando generazioni di scienziati e decisori politici cinesi[12].

Il lascito di Qian Xuesen nella cibernetica cinese è vasto e continua a influenzare il modo in cui la Cina affronta le sfide contemporanee. La sua capacità di colmare il divario tra ingegneria e scienze sociali ha non solo avanzato le capacità tecnologiche della Cina, ma ha anche fornito una base teorica per gli sforzi di modernizzazione del Paese. In conclusione, Qian Xuesen ha giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione della cibernetica cinese, contribuendo in modo significativo all’integrazione dei principi cibernetici nella pianificazione strategica e nella governance del Paese[13].

L’evoluzione della cibernetica cinese e le differenze con l’Occidente

Quando la cibernetica cinese ha iniziato il suo sviluppo, quest’ultimo è avvenuto in maniera diversa rispetto al percorso fatto dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, un percorso influenzato dai contesti socio-politici e culturali unici di ciascun Paese. In Cina, la cibernetica è stata profondamente integrata con la filosofia tradizionale, come il Taoismo e il concetto di “materialismo organico” proposto da Joseph Needham. Il materialismo organico si riferisce a una visione del mondo che unisce una comprensione materialista della realtà con una concezione organica della natura, fortemente radicata nella tradizione scientifica e filosofica cinese, in particolare appunto nel Taoismo. Questa visione ha permesso alla cibernetica di trovare terreno fertile in Cina, dove l’idea di interconnessione e autoregolazione nei sistemi complessi risuonava profondamente con le antiche concezioni taoiste della natura come un’unità dinamica e interdipendente[14].

Nel corso del XX secolo, la cibernetica in Cina ha attraversato diverse fasi, raggiungendo il suo apice di influenza tra gli anni ‘50 e ‘70. Tuttavia, come avvenne anche negli Stati Uniti e nell’Unione Sovietica, la figura centrale della cibernetica iniziò a sbiadire verso la fine del secolo, poiché i suoi principi vennero progressivamente assorbiti da altre discipline scientifiche e sociali. Questo processo di integrazione ha lasciato un’eredità duratura, visibile nella scienza e nella cultura cinese degli anni ‘80. In questo periodo, la cibernetica continuò a permeare il discorso scientifico cinese e trovò espressione anche nella fantascienza, un genere che rifletteva le sfide e le opportunità dell’automazione e dell’intelligenza artificiale in una società in rapido cambiamento. Inoltre, la cibernetica ha influenzato la ricerca cinese sull’IA, contribuendo a un approccio che valorizza l’armonia tra uomo e macchina, in linea con i principi del materialismo organico. Questo approccio ha anche avuto implicazioni sulle relazioni internazionali della Cina, dove il pensiero cibernetico è stato impiegato per sviluppare strategie di governance e interazione globale basate su modelli sistemici e adattativi. La cibernetica, quindi, non è solo una disciplina tecnica, ma un elemento chiave nel quadro più ampio del pensiero scientifico e filosofico cinese.

Un aspetto distintivo della cibernetica cinese è il suo approccio sincretico, che combina elementi filosofici, sociali e tecnici. Questo approccio si concentra meno sull’innovazione tecnologica pura e più sull’integrazione delle idee cibernetiche all’interno di sistemi sociali ed ecologici più ampi. Al contrario, negli Stati Uniti, la cibernetica si è principalmente focalizzata su applicazioni tecnologiche e scientifiche. Pionieri come Norbert Wiener e Claude Shannon hanno enfatizzato il ruolo della teoria dell’informazione e del feedback nell’ingegneria e nell’informatica, gettando le basi per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dell’automazione[15]. La cibernetica americana riflette la natura individualistica e orientata al mercato della società statunitense, promuovendo sistemi decentralizzati e migliorando le capacità individuali e l’efficienza tecnologica piuttosto che il controllo statale.

A quei tempi, inoltre, l’Unione Sovietica, inizialmente rifiutò la cibernetica, considerandola una “pseudoscienza reazionaria” associata alle ideologie capitaliste occidentali. Tuttavia, dopo la morte di Stalin, il Governo sovietico abbracciò la cibernetica come una scienza utile per il controllo centralizzato e la gestione economica in chiave socialista. La cibernetica sovietica era strettamente allineata con l’ideologia marxista, che la vedeva come uno strumento per realizzare una gestione scientifica della società e dell’economia. In questo contesto, i principi cibernetici furono applicati in modo sistematico alla pianificazione centrale e allo sviluppo dell’automazione, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e il controllo statale sui processi produttivi e sociali[16].

Le differenze tra la cibernetica cinese e quella occidentale, che in passato erano marcate da distinzioni filosofiche, politiche e metodologiche, si sono in parte attenuate nel contesto contemporaneo. Con la globalizzazione e l’intensificazione degli scambi scientifici e tecnologici, c’è stata una crescente convergenza tra la cibernetica cinese e quella occidentale. Le collaborazioni internazionali, la condivisione di dati e l’accesso a tecnologie avanzate hanno permesso a scienziati e ingegneri di tutto il mondo di adottare approcci più integrati e meno influenzati dalle differenze ideologiche del passato. Ad esempio, sia la Cina che i Paesi occidentali stanno investendo in tecnologie come l’intelligenza artificiale, il machine learning e l’automazione industriale, utilizzando principi cibernetici comuni per affrontare problemi complessi. Tuttavia, permangono alcune divergenze significative legate alle applicazioni sociali, alla governance e all’approccio filosofico alla sostenibilità. Queste differenze riflettono ancora i diversi contesti culturali e politici in cui la cibernetica è stata e continua a essere sviluppata e applicata. La Cina, ad esempio, continua a mantenere una visione più olistica e sistemica dei processi, con una forte enfasi sull’equilibrio e l’armonia, specialmente in contesti che riguardano la gestione sociale e ambientale.

Il ruolo della cibernetica nella politica cinese interna

Abbiamo già visto come le politiche interne della Cina hanno sempre più incorporato i principi cibernetici, concentrandosi sul pensiero sistemico e sui meccanismi di controllo per gestire complesse sfide sociali e tecnologiche. Il Governo cinese ha infatti utilizzato la cibernetica per migliorare le sue capacità di governance in diversi modi: in primis, attraverso la cosiddetta cyber ​sovereignty: la Cina enfatizza il concetto di “cybersovranità”, sostenendo il controllo statale sul cyberspazio per garantire la sicurezza nazionale e la stabilità sociale. Questo approccio è radicato nei principi cibernetici di controllo centralizzato e sistemi di feedback, che consentono al Governo di monitorare e regolare le attività digitali all’interno dei propri confini. Secondo alcuni autori[17], la tendenza ormai globale verso l’adozione della sovranità nel cyberspazio non è dovuta esclusivamente agli sforzi cinesi. Piuttosto, deriva da una diffusa disillusione nei confronti di questioni come la disinformazione, le minacce alla privacy e la concentrazione del potere tra i giganti della tecnologia. L’evoluzione della politica cinese sul cyberspazio ha inizio dai primi anni di adozione di Internet all’attuale complesso quadro normativo. Il sistema di governance del cyberspazio della Cina è, infatti, il risultato di uno sviluppo durato decenni, plasmato dalla risposta dello Stato ai cambiamenti tecnologici globali e dalle sue priorità nazionali. Data l’importanza del tema, la Cina ha creato un insieme di istituzioni e regolamenti per gestire il cyberspazio, bilanciando i doppi obiettivi di sviluppo economico e sicurezza nazionale. Istituzioni chiave come la Commissione centrale per la sicurezza informatica e l’informatizzazione (CCCI) e la Cyberspace Administration of China (CAC) svolgono ruoli centrali in questa struttura di governance. Il quadro normativo, ancorato a leggi come la Cybersecurity Law, la Data Security Law e la Personal Information Protection Law, mira a fornire un controllo completo sui dati e sulle attività digitali all’interno dei confini della Cina. Mentre questo sistema presenta sfide significative di conformità per le entità straniere, offre anche potenziali lezioni per altre nazioni alle prese con problemi simili di sicurezza informatica e governance dei dati[18].

Non si può non far menzione dell’importante piano strategico cinese “Made in China 2025”. Quest’ultimo, lanciato nel 2015, rappresenta un ambizioso tentativo della Cina di trasformarsi da “fabbrica del mondo” a leader globale nell’innovazione tecnologica e nella produzione avanzata. La cibernetica gioca un ruolo cruciale in questo piano, soprattutto nella spinta verso l’automazione industriale, la robotica e l’intelligenza artificiale. L’integrazione dei principi cibernetici nelle industrie manifatturiere cinesi consente una produzione più flessibile, efficiente e adattiva, rispondendo rapidamente alle mutevoli esigenze del mercato globale. Attraverso l’adozione di tecnologie cibernetiche, le fabbriche cinesi stanno evolvendo verso modelli di smart manufacturing, dove macchinari e processi sono dotati di sistemi intelligenti che monitorano, analizzano e ottimizzano la produzione in tempo reale. Questo non solo migliora la competitività della Cina nelle industrie ad alto valore aggiunto, ma rafforza anche la sua posizione come leader nell’innovazione tecnologica globale. Inoltre, la cibernetica consente l’integrazione tra diversi settori industriali, promuovendo l’interoperabilità tra le tecnologie digitali e fisiche, elemento chiave per il successo del piano “Made in China 2025”[19].

Ultimo ma non per importanza, è fondamentale notare anche il ruolo che la cibernetica ricopre anche nel progetto della Belt and Road Initiative (BRI). Sappiamo bene che questo mastodontico progetto è ormai una pietra angolare della politica estera cinese, volta a migliorare la connettività e la cooperazione in Asia, Europa e Africa. La cibernetica svolge un ruolo fondamentale nella BRI, in particolare attraverso le sue componenti digitali e spaziali. La Digital Silk Road, un elemento chiave della BRI, si concentra infatti sullo sviluppo di infrastrutture digitali, come reti di comunicazione e città intelligenti, nei Paesi partecipanti. I principi cibernetici guidano l’integrazione di queste tecnologie, enfatizzando l’interoperabilità e l’ottimizzazione del sistema per facilitare la connettività e lo scambio di dati senza soluzione di continuità. La BRI include anche il Belt and Road Space Information Corridor, che sfrutta la tecnologia satellitare per la navigazione, il telerilevamento e la comunicazione. La cibernetica informa la progettazione e il funzionamento di questi sistemi, assicurandone l’efficienza e la resilienza, migliorando così le capacità strategiche della Cina nello spazio e nel cyberspazio[20]. Tutto ciò rende la cibernetica anche uno strumento potente della diplomazia tecnologica cinese. Infatti, attraverso iniziative come la BRI, la Cina sta esportando tecnologie avanzate, inclusi sistemi cibernetici, verso Paesi in Asia, Africa e America Latina. Questi sistemi, che vanno dalle reti di comunicazione 5G ai sistemi di smart city, non solo rafforzano la presenza tecnologica della Cina a livello globale, ma promuovono anche la diffusione di standard tecnologici cinesi, creando una rete di interconnessioni economiche e politiche. La diplomazia tecnologica cibernetica cinese non si limita alla vendita di tecnologie, ma include anche la formazione e lo sviluppo delle capacità locali, rafforzando le alleanze politiche e aprendo nuove opportunità per la cooperazione internazionale. Questa strategia permette alla Cina di consolidare la sua posizione come potenza tecnologica e di esercitare un’influenza significativa sulle future infrastrutture digitali globali.

L’influenza della cibernetica nella cultura cinese

Sin dagli anni ‘80, la cibernetica ha esercitato una profonda influenza sull’arte, la letteratura e il cinema in Cina, dando vita a un movimento culturale che esplora le interazioni tra uomo e macchina, nonché l’integrazione della tecnologia nella vita quotidiana. Questo fenomeno riflette un interesse crescente nella società cinese per le implicazioni della cibernetica e dell’automazione, manifestandosi attraverso diverse forme espressive che interrogano i confini tra umano e tecnologico.

La fantascienza cinese ha rappresentato una piattaforma fondamentale per l’esplorazione dei temi cibernetici. A partire dagli anni ‘80, opere di autori come Liu Cixin hanno iniziato a indagare la complessità del rapporto tra esseri umani e macchine, offrendo narrazioni che riflettono le preoccupazioni sociali legate al ruolo crescente della tecnologia nella vita quotidiana. Uno dei primi esempi è il romanzo “China 2185” di Liu Cixin, spesso citato come il primo romanzo cyberpunk politico cinese. Il libro esplora il concetto di governance cibernetica e la possibilità di una ribellione virtuale, immaginando un futuro in cui la coscienza umana può esistere nel cyberspazio. Questa narrazione pone domande profonde sulla coscienza politica e sulla natura dell’umanità in una società tecnologicamente avanzata[21].

Un’altra opera significativa è la trilogia de “Il Problema dei Tre Corpi”, anch’essa di Liu Cixin. Sebbene non focalizzata esclusivamente sulla cibernetica, la serie incorpora temi legati ai sistemi complessi e all’interazione tra esseri umani e tecnologie avanzate. Attraverso il contatto con una civiltà aliena, l’autore utilizza principi cibernetici per esaminare la comunicazione e il controllo a distanze cosmiche, offrendo una riflessione sulle sfide tecnologiche e morali che derivano dall’incontro con l’altro[22].

Un altro esempio rilevante è il romanzo “Waste Tide” di Chen Qiufan, che affronta le implicazioni ambientali e sociali della tecnologia. Ispirato dalle esperienze dell’autore con i rifiuti elettronici, il libro esplora il rapporto tra uomo e macchina, mettendo in luce le dinamiche socio-economiche influenzate dai progressi tecnologici[23].

Anche l’arte e il cinema in Cina hanno risentito dell’influenza della cibernetica, spesso rappresentando una società futuristica in cui tecnologia e umanità coesistono in modo armonioso o conflittuale. Queste opere visive interrogano i limiti dell’identità umana, il controllo e l’autonomia, fondendo concetti tradizionali della filosofia cinese con preoccupazioni moderne legate alla tecnologia. Il cinema, in particolare, ha utilizzato la cibernetica per esplorare le tensioni tra l’umano e il tecnologico, riflettendo una società in rapido cambiamento e le implicazioni dell’integrazione tecnologica nella vita quotidiana.

Questa estetica cibernetica nella cultura cinese non solo ha permesso di esplorare nuove possibilità narrative, ma ha anche favorito una riflessione più profonda sulle trasformazioni sociali e politiche indotte dalla tecnologia. La fusione di idee filosofiche tradizionali con temi tecnologici moderni ha creato narrazioni speculative e riflessive, che contribuiscono a un discorso culturale più ampio su come la tecnologia potrebbe rimodellare l’esperienza umana e le strutture sociali. Questo dialogo continuo tra passato e futuro, tradizione e innovazione, rappresenta una delle caratteristiche distintive dell’influenza cibernetica nella cultura cinese, offrendo una prospettiva unica sulla complessità delle interazioni tra uomo e macchina nel contesto di una società in evoluzione.

Conclusioni

Nel contesto del “socialismo con caratteristiche cinesi”, la cibernetica è vista come uno strumento essenziale per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo e governance del Paese. Il pensiero cibernetico si integra perfettamente con la visione cinese di una società armoniosa e ben regolata, in cui lo Stato utilizza sistemi avanzati di monitoraggio e feedback per garantire la stabilità sociale, economica e politica. I principi cibernetici vengono applicati per ottimizzare la gestione delle risorse, migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche e facilitare il controllo sociale, mantenendo l’equilibrio tra crescita economica e stabilità politica. La cibernetica permette inoltre di affrontare in modo efficiente le sfide derivanti dalla rapida urbanizzazione e dalla trasformazione digitale della società cinese. Attraverso l’uso di tecnologie avanzate, come i sistemi di credito sociale e le smart cities, la Cina sta costruendo un modello di governance che combina il controllo centralizzato con l’adattabilità locale, rafforzando il concetto di “socialismo con caratteristiche cinesi” in un’era digitale.

L’evoluzione della cibernetica in Cina rappresenta un esempio emblematico di come una disciplina scientifica possa essere adattata e trasformata per rispondere alle esigenze di un contesto socio-politico unico. Dalla sua introduzione negli anni ‘50 fino agli sviluppi odierni, la cibernetica è stata integrata in ogni aspetto della società cinese, dall’ingegneria e dalla governance alla cultura e alla sicurezza nazionale. Le figure pionieristiche come Qian Xuesen hanno giocato un ruolo cruciale nell’adattare i principi cibernetici alle tradizioni filosofiche cinesi, creando un approccio sincretico che fonde innovazione tecnologica con un pensiero sistemico e armonioso, profondamente radicato nel Taoismo e nel concetto di “materialismo organico”.

La cibernetica cinese ha influenzato non solo la gestione organizzativa e la pianificazione strategica, ma ha anche permeato la cultura popolare, ispirando opere letterarie, artistiche e cinematografiche che esplorano le interazioni tra uomo e macchina. Questa fusione di tradizione e modernità, di filosofia e tecnologia, ha permesso alla Cina di sviluppare un approccio unico alla cibernetica, che continua a evolversi in risposta alle sfide del XXI secolo. Oggi, mentre le differenze tra la cibernetica cinese e quella occidentale si attenuano grazie alla globalizzazione e alla convergenza tecnologica, la Cina mantiene una visione distintiva e sistemica, che pone l’accento sull’equilibrio, l’armonia e l’integrazione sociale.

In definitiva, la cibernetica in Cina non è solo uno strumento di controllo e innovazione, ma una lente attraverso cui la nazione proietta la sua visione del futuro. Questa disciplina continua a influenzare il percorso di modernizzazione del Paese, offrendo un quadro teorico e pratico per affrontare le complessità di una società sempre più interconnessa e tecnologicamente avanzata. Con l’avanzare della tecnologia e il cambiamento delle dinamiche globali, la cibernetica rimarrà una componente centrale della strategia cinese per garantire sicurezza, prosperità e progresso nel lungo termine.


NOTE AL TESTO

[1] Tangherlini F. R., A brief etymology of cybernetics, Physics Today (2008), https://doi.org/10.1063/1.2911161

[2] https://asc-cybernetics.org/foundations/definitions.htm

[3] https://www.proquest.com/openview/30841fd1487a2f895f59bbe686fc10b4/1?pq-origsite=gscholar&cbl=18750&diss=y 

[4] Van de Vijver, G. (1992). The Experimental Epistemology of Walter S. McCulloch a Minimalistic Interpretation. In: van de Vijver, G. (eds) New Perspectives on Cybernetics. Synthese Library, vol 220. Springer, Dordrecht. https://doi.org/10.1007/978-94-015-8062-5_7 

[5] https://www.merriam-webster.com/dictionary/cybernetics 

[6] https://metaphorum.org/cybernetics 

[7] https://thereader.mitpress.mit.edu/project-cybersyn-chiles-radical-experiment-in-cybernetic-socialism/ 

[8] https://www.scmp.com/economy/china-economy/article/3218514/chinas-smart-cities-4-areas-where-ai-iot-big-data-and-cloud-computing-are-making-difference 

[9] https://www.britannica.com/biography/Qian-Xuesen 

[10] Il maccartismo fu un atteggiamento politico-amministrativo manifestatosi nella storia degli Stati Uniti d’America nei primi anni Cinquanta del XX secolo, caratterizzato da una forte repressione nei confronti di persone, gruppi e comportamenti ritenuti filo comunisti e quindi sovversivi. https://it.wikipedia.org/wiki/Maccartismo 

[11] https://www.qianxslib.sjtu.edu.cn/en/research/research04_details.php?articleid=1282 

[12] https://www.palladiummag.com/2022/10/17/the-genealogy-of-chinese-cybernetics/ 

[13] https://www.berkshirepublishing.com/ecph-china/2018/01/10/qian-xuesen-1911-2009/ 

[14] https://thenewcentre.org/archive/cybernetics-china-introduction/ 

[15] https://sfrareview.org/2024/07/15/integrating-humans-with-machines-cybernetics-and-early-1960s-chinese-science-fiction/ 

[16] https://cosmonautmag.com/2022/10/soviet-cybernetics-an-introduction/ 

[17] Segal A., China’s Vision for Cyber Sovereignty and the Global Governance of Cyberspace, NBR Special Report no. 87, (2021), pp. 85-100.

[18] John Lee, Cyberspace Governance in China: Evolution, Features and Future

Trends, Asie.Visions, No. 129, Ifri, July 2022.

[19] Wübbeke J., Mirjam M.,| Zenglein M., Ives J., Conrad B., MADE IN CHINA 2025. The making of a high-tech superpower and consequences for industrial countries, Merics, no. 2, (2016), https://merics.org/sites/default/files/2020-04/Made%20in%20China%202025.pdf 

[20] Chase M. S, The Space and Cyberspace Components of the Belt and Road Initiative, NBR Special Report no. 80, (2019), pp. 19-32, https://www.nbr.org/publication/the-space-and-cyberspace-components-of-the-belt-and-road-initiative/ 

[21] Mingwei Song, After 1989: The New Wave of Chinese Science Fiction, China Perspectives, 2015/1. (2015), pp. 7-13,  https://doi.org/10.4000/chinaperspectives.6618

[22] ibidem

[23] https://sjtylr.net/2023/04/09/exploring-chinese-sci-fi-and-more/ 

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