Le repubbliche dell’Asia centrale fortificano i legami con Mosca

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di Giulio Chinappi

Le repubbliche dell’Asia centrale rafforzano i loro legami con Mosca, tra nuove sfide energetiche e dinamiche geopolitiche. Il recente referendum in Kazakistan sulla costruzione di una centrale nucleare e la visita di Putin in Turkmenistan delineano un rinnovato dialogo di cooperazione nella regione.

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Negli ultimi tempi, le relazioni tra la Russia e le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale hanno assunto un ruolo centrale nello scenario geopolitico della regione. Questo rinnovato interesse e cooperazione si è manifestato in iniziative politiche, economiche e di sicurezza, segnando una fase di consolidamento dei legami storici tra Mosca e questi Paesi, caratterizzati da una lunga eredità comune. In particolare, il recente referendum in Kazakistan sulla costruzione di una centrale nucleare e la visita del presidente russo Vladimir Putin in Turkmenistan, con la partecipazione dei leader degli altri Paesi dell’Asia centrale, sono simboli emblematici di queste dinamiche in evoluzione.

Il referendum in Kazakistan sulla centrale nucleare: un segnale di indipendenza energetica

Lo scorso 6 ottobre si è tenuto in Kazakistan un referendum storico sulla costruzione della prima centrale nucleare del Paese dalla fine dell’URSS, situata nel villaggio di Ülken, vicino al Lago Balqaš. La questione dell’energia nucleare in Kazakistan non è nuova: dopo l’indipendenza del Paese dall’Unione Sovietica, infatti, il dibattito sull’uso dell’energia nucleare ha continuato a oscillare tra opportunità e preoccupazioni. Il Kazakistan è il più grande produttore di uranio al mondo e possiede una significativa esperienza tecnica nel settore nucleare, ma non ha avuto impianti attivi dalla chiusura del reattore BN-350, impianto di costruzione sovietica situato ad Aqtau, nel 1999.

Il contesto energetico attuale del Kazakistan ha reso necessaria una riflessione profonda sul futuro della propria produzione energetica. Con una crescente domanda di elettricità e la necessità di diversificare le fonti di energia, la costruzione della centrale nucleare rappresenta una scelta strategica per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, migliorare la stabilità della fornitura di energia e contribuire agli impegni internazionali del Paese in materia di riduzione delle emissioni di gas serra. Il presidente Qasym-Jomart Toqaev, in particolare, ha promosso l’iniziativa sottolineando l’importanza di un’energia sicura e stabile per lo sviluppo economico del Paese.

Approvata la costruzione alla costruzione della centrale grazie ad un forte sostegno popolare, pari al 73,11% dei votanti, il progetto ha suscitato non poche preoccupazioni tra i governi occidentali, che naturalmente non vedono di buon occhio un progetto che certamente coinvolgerà anche Mosca. Mentre le criticità oggettive riguardano principalmente il rischio di impatti negativi sul già delicato ecosistema del Lago Balqaš, in Occidente si teme soprattutto la possibilità che la Russia, attraverso la sua agenzia Rosatom, possa assumere un ruolo dominante nella realizzazione del progetto, rafforzando ulteriormente la relazione in ambito tecnologico e politico tra Astana e Mosca.

Putin in Turkmenistan: una diplomazia regionale

Contemporaneamente, il presidente russo Vladimir Putin ha iniziato la sua visita ufficiale in Turkmenistan proprio quest’oggi, partecipando a un forum internazionale sull’interconnessione tra le civiltà, che vede la partecipazione dei leader di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Mongolia, Iran e altri Paesi della regione. Questa visita non solo è volta a rafforzare i legami bilaterali tra Russia e Turkmenistan, ma rappresenta anche un importante evento diplomatico che pone Mosca al centro delle relazioni politiche e culturali della regione.

Il forum organizzato ad Aşgabat offre un’opportunità per discutere temi di ampio respiro, come la cooperazione economica, la sicurezza regionale e le prospettive per il futuro. Per Mosca, rafforzare le relazioni con le repubbliche dell’Asia centrale significa mantenere un’influenza strategica in una regione di cruciale importanza geopolitica, specialmente alla luce della crescente competizione con altre potenze.

Allo stesso tempo, per i Paesi dell’Asia centrale, la Russia rimane un partner essenziale, non solo per le connessioni storiche, culturali e linguistiche, ma anche per motivi economici e di sicurezza. Tuttavia, questi Stati cercano di mantenere un equilibrio tra la cooperazione con Mosca e l’espansione dei legami con altri attori globali e regionali, come la Cina, l’Unione Europea e gli Stati Uniti. La partecipazione dei leader dell’Asia centrale al forum organizzato in Turkmenistan con la presenza di Putin è un segnale di questa complessa dinamica diplomatica, che cerca di mantenere aperti diversi canali di dialogo e cooperazione.

La dipendenza energetica e la sfida dell’indipendenza

Un aspetto cruciale della relazione tra la Russia e le ex repubbliche sovietiche riguarda la questione energetica. La Russia è da lungo tempo un fornitore di energia fondamentale per la regione, grazie alle sue vaste riserve di gas naturale e alla capacità di trasporto attraverso infrastrutture cruciali come i gasdotti che attraversano il Kazakistan e altre repubbliche. Tuttavia, molti di questi Paesi stanno allo stesso tempo cercando di sviluppare una maggiore indipendenza energetica, diversificando le proprie fonti e costruendo nuove infrastrutture, come nel caso della centrale nucleare kazaka.

Il Kazakistan, ad esempio, ha recentemente dichiarato la volontà di continuare la sua collaborazione strategica con Gazprom, pur cercando di sviluppare i propri giacimenti di gas e costruire impianti di trasformazione. Questa politica mira a bilanciare la dipendenza dalle importazioni russe con un aumento della produzione interna, cercando di sfruttare appieno le proprie risorse naturali. Allo stesso tempo, il referendum sulla centrale nucleare si inserisce in questo quadro come un tentativo di ridurre la dipendenza dal gas naturale russo, nonché di stabilizzare la produzione di energia in un contesto di frequenti blackout e carenze.

La Russia, dal canto suo, sta cercando di mantenere un ruolo di primo piano in Asia centrale, adattandosi alle nuove sfide poste dai mutamenti geopolitici globali e regionali. Se da un lato Mosca vuole preservare la sua sfera di influenza tradizionale, dall’altro riconosce la necessità di adattarsi alle esigenze di maggiore autonomia dei Paesi della regione. La strategia russa si basa su una combinazione di legami economici, cooperazione energetica e strumenti di soft power culturale, come la promozione della lingua russa e della memoria storica condivisa.

Un esempio di questa strategia è rappresentato proprio dal ruolo della Russia nella possibile costruzione della centrale nucleare in Kazakistan. Sebbene la scelta finale sulla tecnologia da utilizzare sia stata rimandata a dopo il referendum, la presenza di Rosatom tra i potenziali fornitori e la lunga storia di cooperazione tra i due Paesi nel settore nucleare dimostrano l’intenzione di Mosca di rimanere un partner chiave per Astana, anche in un contesto di diversificazione.

Un futuro di cooperazione (ma anche di competizione)

A nostro modo di vedere, le relazioni tra la Russia e le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale sono destinate a rimanere molto salde, ma allo stesso tempo complesse. Da un lato, vi è una chiara volontà di cooperazione su temi di interesse comune, come la sicurezza regionale, la lotta al terrorismo e la gestione delle risorse energetiche. Dall’altro, vi è la crescente ambizione dei Paesi della regione di affermare la propria sovranità e di ridurre la dipendenza da Mosca, pur mantenendo buoni rapporti con essa.

La visita di Putin in Turkmenistan e il referendum in Kazakistan sono due facce di questa dinamica: da un lato, Mosca cerca di riaffermare il proprio ruolo di guida regionale attraverso la diplomazia e la cooperazione culturale; dall’altro, le repubbliche dell’Asia centrale cercano di consolidare la propria autonomia, pur senza rompere i legami con la loro ex potenza sovrana. In questo contesto, la capacità della Russia di adattarsi ai cambiamenti e di offrire opportunità concrete di cooperazione potrebbe essere determinante per mantenere la sua influenza nella regione.

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