La corsa cinese all’intelligenza artificiale: sfide e opportunità nel mercato globale

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Negli ultimi decenni, l’intelligenza artificiale (IA) ha rapidamente acquisito un ruolo centrale nello sviluppo tecnologico globale, diventando una delle tecnologie chiave del XXI secolo. Dalle applicazioni industriali alla ricerca scientifica, passando per linnovazione nei servizi e nei prodotti di consumo, lIA sta trasformando interi settori economici e modificando profondamente il panorama geopolitico. In questo scenario dinamico, la Cina si è affermata come uno degli attori principali nella corsa globale all’innovazione tecnologica, con un interesse particolare verso il mondo dell’IA.

“L’uomo è un essere che deve sempre risolvere problemi, e la tecnologia è lo strumento con cui lo fa.”
(Lin Yutang)

“L’intelligenza artificiale non riguarda solo il futuro, ma sta già modellando il presente.”
(Wang Xiaochuan)



L’ambizione cinese di diventare una potenza mondiale nell’intelligenza artificiale è evidente nelle politiche governative e nei massicci investimenti in ricerca e sviluppo. Dal piano Made in China 2025 fino alla Next Generation Artificial Intelligence Development Plan del 2017, Pechino ha tracciato una chiara rotta per la leadership tecnologica. Tali piani mirano a trasformare il Paese non solo in un leader nell’IA entro il 2030, ma anche in un centro nevralgico per lo sviluppo di standard tecnologici globali.

Tuttavia, questa corsa all’IA non è priva di ostacoli. Le sfide che la Cina affronta includono, tra le altre, la carenza di talenti specializzati, la dipendenza dalle importazioni di semiconduttori e la crescente competizione internazionale, in particolare da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Allo stesso tempo, le opportunità per la Cina sono immense, specialmente in settori come l’automazione, l’assistenza sanitaria e la sicurezza nazionale, dove l’IA potrebbe accelerare il progresso scientifico e tecnologico in un modo che non ha precedenti.

Questo articolo esplora in dettaglio la strategia cinese per l’intelligenza artificiale, le sfide strutturali e geopolitiche che il Paese deve affrontare, nonché le implicazioni di questa corsa per il mercato globale. Verrà inoltre analizzato il ruolo degli attori internazionali e delle collaborazioni transnazionali, ponendo l’accento sul futuro dell’IA e le sue potenziali ricadute economiche e sociali su scala mondiale.

Origine e sviluppo dellintelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale rappresenta una delle più straordinarie evoluzioni tecnologiche del XXI secolo, con applicazioni che spaziano dalla diagnosi medica all’automazione industriale, dalla gestione dei trasporti fino alle interazioni quotidiane con i dispositivi intelligenti. Tuttavia, le radici dell’IA risalgono a molto prima, affondando nella storia della filosofia e della matematica, quando pensatori come Aristotele e Leibniz cercavano di comprendere e formalizzare il funzionamento della mente umana.

Il campo moderno dell’IA ha preso forma a partire dalla metà del XX secolo, alimentato dalle prime teorie sul funzionamento dei calcolatori e dall’ambizione di replicare il ragionamento umano attraverso macchine. Nel 1943, Warren McCulloch e Walter Pitts proposero il primo modello matematico di una rete neurale[1], ponendo le basi per il futuro sviluppo dell’IA[2]. Un contributo fondamentale arrivò nel 1950 con Alan Turing, che nel suo celebre articolo Computing Machinery and Intelligence introdusse il “Test di Turing”, una metodologia per valutare la capacità di una macchina di esibire un comportamento intelligente indistinguibile da quello umano[3].

Il vero momento di nascita dell’intelligenza artificiale come disciplina scientifica si può collocare nel 1956, quando la Conferenza di Dartmouth riunì alcuni dei più grandi pionieri del settore, tra cui John McCarthy, che coniò il termine “intelligenza artificiale”[4]. Da quel momento, l’IA divenne un campo di ricerca formalizzato, con obiettivi ambiziosi ma spesso difficili da raggiungere nei decenni seguenti.

Negli anni ’50 e ’60, gli studiosi erano ottimisti circa le potenzialità delle macchine di simulare l’intelligenza umana in tempi brevi. Venne sviluppato il perceptron[5], un primitivo modello di rete neurale, e programmi di intelligenza artificiale come ELIZA, un sistema di elaborazione del linguaggio naturale capace di simulare una conversazione umana. Tuttavia, la limitata capacità computazionale e la difficoltà di scalare i modelli di apprendimento portarono a una serie di delusioni, tanto che tra gli anni ’70 e ’80 si assistette a un rallentamento nella ricerca sull’IA, periodo noto come AI Winter[6]. Nonostante questo, negli anni ’80 e ’90 l’interesse verso l’IA tornò a crescere, in particolare grazie allo sviluppo dei sistemi esperti, progettati per risolvere problemi specifici in domini ristretti, e alla nascita di tecniche di machine learning più avanzate[7].

A partire dagli anni 2010, l’intelligenza artificiale ha conosciuto una rinascita spettacolare, grazie all’avvento del deep learning e alla disponibilità di enormi quantità di dati e potenza di calcolo. Il deep learning, una sottocategoria del machine learning (basata su reti neurali con tanti livelli di computazione) ha portato a straordinari progressi nella capacità delle macchine di riconoscere immagini, elaborare linguaggi naturali e persino superare gli esseri umani in giochi complessi come il Go, come dimostrato dalla vittoria di AlphaGo di Google nel 2016[8].

Oggi, l’IA è diventata una tecnologia pervasiva in grado di trasformare ogni aspetto della vita umana. I recenti progressi, come lo sviluppo di modelli linguistici avanzati (ad esempio, la serie GPT di OpenAI), hanno ampliato ulteriormente l’orizzonte dell’IA, aprendo la strada a interazioni uomo-macchina sempre più sofisticate. Tuttavia, questo sviluppo esponenziale ha anche sollevato nuove sfide, come la gestione etica dell’intelligenza artificiale, la tutela della privacy e il potenziale impatto sull’occupazione.

Il futuro dell’intelligenza artificiale è strettamente legato alla sua integrazione con altre tecnologie emergenti, come l’Internet delle cose (IoT), che potrebbero amplificare ulteriormente le capacità delle macchine di gestire e processare informazioni complesse in tempo reale. Al contempo, si stanno moltiplicando gli sforzi per rendere lo sviluppo dell’IA più responsabile e trasparente, con un’attenzione crescente verso le implicazioni sociali ed etiche dell’adozione di queste tecnologie su larga scala.

Il progresso dell’IA sarà uno dei fattori determinanti per la competitività economica e scientifica delle nazioni nel XXI secolo. Paesi come la Cina e gli Stati Uniti sono in prima linea nella competizione per l’innovazione e lo sviluppo dell’IA, consci del fatto che la leadership in questo campo non solo garantisce vantaggi economici, ma ha anche implicazioni di portata globale in termini di geopolitica, sicurezza nazionale e influenza culturale[9].

Lintelligenza artificiale e la trasformazione dellidentità umana

L’intelligenza artificiale non sta solo rivoluzionando l’economia e la tecnologia, ma sta anche sollevando interrogativi profondi sulla natura dell’intelligenza e sull’essenza dell’identità umana. Come osserva il professor Mario Caligiuri[10], siamo di fronte a una vera e propria “metamorfosi” della nostra civiltà, una trasformazione che potrebbe alterare radicalmente il modo in cui concepiamo la realtà, il lavoro, la creatività e persino la coscienza umana. Questa “battaglia delle intelligenze”, come la definisce Caligiuri, è il fulcro delle sfide contemporanee: da un lato, abbiamo l’intelligenza umana, caratterizzata dalla sua imperfezione e creatività innata; dall’altro, l’intelligenza artificiale, che promette efficienza, precisione e capacità analitiche che superano in alcuni casi quelle umane.

Uno degli esempi più significativi di questo scontro è rappresentato dal settore medico, dove l’IA sta già mostrando risultati sorprendenti. Come riportato da recenti studi, gli algoritmi di IA possono superare gli esseri umani in alcune diagnosi mediche, raggiungendo tassi di accuratezza superiori al 90%, rispetto a circa il 50% ottenuto dai medici umani[11]. Questo non solo solleva interrogativi etici sul ruolo dell’IA in ambiti così delicati, ma mette in discussione anche la nostra percezione di autorità e competenza nei settori chiave della vita umana. Come possiamo mantenere il controllo umano in un contesto in cui le macchine dimostrano una superiorità tecnica? Questo dilemma pone una sfida fondamentale alla nostra capacità di regolare l’uso dell’IA senza compromettere il ruolo centrale degli esseri umani.

Un altro tema critico sollevato da Caligiuri è l’ibridazione uomo-macchina e i suoi potenziali vantaggi, nonché i rischi per ciò che ci rende umani: la fragilità e l’approccio creativo. Il neuroscienziato Ramachandran ricorda che, pur avanzando, l’IA non raggiunge ancora la capacità unica dell’essere umano di “tendere la mano verso le stelle”. Tuttavia, i confini tra umano e artificiale si stanno assottigliando[12].

La Cina e il suo ruolo nella corsa globale allintelligenza artificiale

Se da una parte l’intelligenza artificiale solleva interrogativi filosofici profondi sul futuro dell’intelligenza e dell’identità umana, dall’altra la Cina si trova al centro di un’impresa estremamente concreta: diventare leader globale nel settore dell’IA entro il 2030. Questo obiettivo ambizioso non riguarda solo lo sviluppo tecnologico, ma anche la capacità della Cina di influenzare il futuro dell’intelligenza artificiale a livello globale, plasmandone standard, regolamentazioni e applicazioni industriali.

L’intelligenza artificiale in Cina ha avuto uno sviluppo relativamente recente rispetto all’Occidente, ma la rapidità con cui la Cina ha adottato e promosso questa tecnologia ha sorpreso molti osservatori. Pechino ha iniziato a interessarsi all’intelligenza artificiale negli anni ’80, principalmente come disciplina accademica[13]. In questa fase, le università e i centri di ricerca, come l’Università di Pechino e l’Accademia cinese delle scienze, cominciarono a studiare le tecnologie legate al riconoscimento vocale, alla logica fuzzy[14] e ai sistemi esperti. Tuttavia, il progresso in questa fase era lento, a causa delle limitazioni tecnologiche e delle scarse risorse disponibili. Durante questo periodo, la Cina si basava fortemente sulle teorie sviluppate in Occidente. In mancanza di un’infrastruttura tecnologica avanzata, i ricercatori cinesi si concentrarono principalmente su progetti accademici e dimostrazioni teoriche piuttosto che su applicazioni commerciali[15].

Con l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) nel 2001 e il conseguente boom economico, il Paese cominciò a investire più intensamente nelle tecnologie emergenti, tra cui appunto l’intelligenza artificiale. Questo periodo vide una crescente collaborazione con le aziende tecnologiche occidentali, che aprirono filiali e centri di ricerca in Cina. Microsoft Research Asia[16], ad esempio, divenne un centro di eccellenza per l’IA, attirando talenti e contribuendo a formare una nuova generazione di ricercatori cinesi.

Durante questo decennio, figure come Kai-Fu Lee[17] giocarono un ruolo chiave nel mettere in contatto l’industria tecnologica cinese con i progressi occidentali. Google e Microsoft iniziarono a sviluppare progetti di IA in Cina, fornendo al Paese un accesso diretto a competenze e tecnologie avanzate.

Tuttavia, il vero punto di svolta per l’intelligenza artificiale in Cina arrivò nel 2017, con l’annuncio del Next Generation Artificial Intelligence Development Plan[18] da parte del Consiglio di Stato. Sotto la leadership di Xi Jinping, la Cina ha ufficialmente dichiarato la sua ambizione di diventare leader globale dell’IA entro il 2030. Questo piano rappresenta una pietra miliare nello sviluppo dell’IA in Cina, segnalando la volontà del Governo di fornire supporto finanziario e istituzionale al settore. Il piano si articola in tre fasi principali: entro il 2020, la Cina puntava a essere competitiva a livello globale; entro il 2025, avrebbe dovuto raggiungere un livello avanzato di innovazione; e, infine, entro il 2030, Pechino si propone di essere il fulcro globale dell’innovazione nell’intelligenza artificiale[19]. Per raggiungere questi obiettivi, la Cina sta mobilitando risorse ingenti, sia a livello pubblico che privato. Le spese cinesi nel settore dell’intelligenza artificiale hanno già raggiunto i 14,75 miliardi di dollari nel 2023 mentre, secondo le predizioni, il valore del mercato cinese dell’intelligenza artificiale raggiungerà i 26,44 miliardi di dollari nel 2026[20].  Questo tasso di crescita è sostenuto da un’ampia gamma di settori, tra cui sanità, trasporti, finanza e manifattura, in cui le applicazioni dell’IA stanno accelerando l’innovazione e aumentando la competitività globale delle aziende cinesi.

Un elemento chiave del successo della Cina nell’intelligenza artificiale è il forte supporto governativo. Pechino ha infatti implementato un sistema di incentivi e politiche volte a favorire la collaborazione tra il mondo accademico, l’industria e il governo[21]. Questo modello di cooperazione è sostenuto da fondi pubblici significativi, come il Fondo Nazionale per lo Sviluppo dell’IA, il cui obiettivo è di finanziare la ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione delle tecnologie IA[22]. Inoltre, il Governo cinese promuove attivamente la condivisione dei dati e la creazione di standard tecnologici che possano facilitare l’adozione dell’IA su larga scala[23]. Questo approccio pragmatico e centralizzato ha permesso al Paese di emergere come uno dei principali attori nello sviluppo delle tecnologie generative, che vanno dall’elaborazione del linguaggio naturale alla creazione di contenuti digitali automatizzati[24].

Tuttavia, nonostante questo rapido progresso, la Cina deve affrontare una serie di sfide. La qualità dei dati e le preoccupazioni legate alla privacy rappresentano un ostacolo significativo. Mentre Pechino beneficia di vasti bacini di dati, questi non sempre sono strutturati in modo ottimale per l’addestramento degli algoritmi di IA, e ciò può influenzare l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi sviluppati. A queste sfide si aggiunge la carenza di talenti altamente specializzati nel settore dell’IA[25], nonostante gli sforzi per attrarre e formare una nuova generazione di ricercatori e ingegneri.

Sfide geopolitiche e concorrenza internazionale

L’ascesa della Cina nell’ambito dell’intelligenza artificiale non è soltanto una questione di innovazione tecnologica, ma anche un confronto geopolitico con profonde implicazioni per l’ordine globale. In questo scenario, le sfide principali derivano dalla competizione con altre potenze tecnologiche, in particolare gli Stati Uniti, e dal contesto internazionale in rapida evoluzione, che impone limiti e opportunità alle ambizioni cinesi.

In primo luogo, la competizione tecnologica con gli Stati Uniti rappresenta una sfida significativa per la Cina, ma anche un’opportunità per dimostrare le sue capacità di innovazione e la sua visione a lungo termine. Il Governo cinese, con il suo piano ambizioso per diventare leader globale nell’IA entro il 2030, ha già compiuto progressi notevoli. Tuttavia, il successo di tecnologie statunitensi come ChatGPT nel 2022 ha sottolineato l’abilità degli Stati Uniti di rimanere competitivi. Questo scenario non solo presenta delle sfide tecniche per la Cina, ma rafforza l’importanza di sviluppare una strategia unica che si adatti alle esigenze cinesi e promuova una crescita tecnologica indipendente. In tale contesto, l’integrazione dell’IA in settori chiave come la difesa, la sicurezza nazionale e la biotecnologia assume un ruolo centrale, non solo per lo sviluppo economico, ma anche per consolidare l’influenza della Cina sulla scena internazionale, dimostrando la sua capacità di contribuire a un ordine globale più equilibrato[26].

Un’altra sfida importante riguarda la frammentazione del mercato globale, accentuata dalle tensioni geopolitiche in corso. La cosiddetta “guerra tecnologica” tra Cina e Stati Uniti ha portato all’implementazione di politiche restrittive che mirano a limitare l’accesso della Cina a tecnologie strategiche come i semiconduttori avanzati, fondamentali per il progresso dell’intelligenza artificiale. Gli Stati Uniti hanno infatti introdotto sanzioni mirate a limitare la capacità cinese di acquisire tecnologie e componenti chiave per lo sviluppo di modelli IA avanzati. Questo ha rappresentato un ostacolo per la Cina, che ora è chiamata a intensificare gli sforzi per sviluppare innovazioni domestiche e consolidare collaborazioni con Paesi non influenzati dalle politiche statunitensi. Nonostante alcune limitazioni, Pechino ha la possibilità di creare una rete di cooperazione internazionale più equilibrata, favorendo lo sviluppo tecnologico con partner strategici e promuovendo un ecosistema di innovazione che possa ridurre la dipendenza da fornitori esterni[27].

Oltre alla competizione con altre potenze, la Cina si trova di fronte alla sfida di bilanciare l’avanzamento tecnologico con il mantenimento della stabilità politica. Questo approccio riflette la volontà della Cina di garantire uno sviluppo tecnologico che sia in linea con i valori e le priorità nazionali. Tuttavia, ciò pone alcune limitazioni nella competizione globale su modelli IA più aperti e flessibili, che spesso richiedono accesso a una vasta gamma di dati e una cooperazione internazionale più ampia. A differenza della Cina, Paesi come gli Stati Uniti, che operano in contesti meno regolamentati, possono accedere a fonti di dati più diversificate e partecipare a collaborazioni transnazionali, accelerando così lo sviluppo di tecnologie IA su scala globale. Per la Cina, la sfida sarà quindi quella di trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e il rispetto dei principi fondanti della propria governance[28].

Nonostante queste difficoltà, la Cina ha cercato di trasformare le sfide in opportunità. La politica di “autosufficienza tecnologica”, un pilastro della strategia cinese, si propone di ridurre la dipendenza da fornitori esteri e stimolare lo sviluppo interno di componenti critici. Questo approccio non solo risponde alle sanzioni statunitensi, ma mira anche a creare una catena di approvvigionamento indipendente, che garantisca la continuità del progresso cinese nel settore IA. Inoltre, la Cina sta cercando di espandere la propria influenza su mercati emergenti e nazioni non allineate, proponendo la sua tecnologia IA come una soluzione efficace e personalizzata per Paesi che condividono un approccio autoritario o centralizzato al controllo delle informazioni[29].

In sintesi, la corsa cinese all’intelligenza artificiale è una sfida geopolitica che va ben oltre lo sviluppo tecnologico. Essa si articola nella complessa interazione tra innovazione, competizione internazionale e obiettivi strategici interni. Mentre Pechino cerca di superare le limitazioni imposte dalle potenze rivali, il suo successo dipenderà dalla capacità di navigare nelle complesse dinamiche geopolitiche, promuovendo un dialogo globale sulla governance dell’IA e adottando soluzioni che garantiscano uno sviluppo tecnologico responsabile e sostenibile.

I successi concreti della Cina nell’AI

La Cina ha raggiunto numerosi traguardi significativi nell’adozione e implementazione dell’intelligenza artificiale, che spaziano dall’urbanistica alla sanità, fino all’automazione industriale. Uno degli esempi più evidenti di questo progresso è lo sviluppo delle smart cities, le città intelligenti, dove l’integrazione di IA, Internet of Things (IoT), big data e cloud computing ha reso la gestione urbana più efficiente e sicura. Città come Pechino, Shanghai, Shenzhen, Hangzhou e Guangzhou sono diventate modelli di riferimento a livello mondiale grazie all’adozione di tecnologie avanzate in settori come i trasporti, la sicurezza pubblica e l’ambiente. Ad esempio, il riconoscimento facciale viene utilizzato in alcune stazioni della metropolitana per consentire ai passeggeri di accedere ai treni senza l’uso di biglietti o smartphone, semplicemente attraverso una scansione del viso in meno di due secondi. Questo tipo di innovazione ha trasformato non solo l’esperienza dei cittadini, ma anche la capacità di gestione e controllo delle autorità locali. Attualmente, oltre 500 città cinesi stanno spingendo per lo sviluppo di progetti smart, e più di 800 programmi pilota di città intelligenti sono già stati avviati, rappresentando più della metà delle città intelligenti a livello mondiale. Questi progetti non solo aumentano l’efficienza nella gestione delle risorse urbane, ma migliorano anche la sicurezza pubblica grazie all’analisi in tempo reale dei dati provenienti da sensori e telecamere, riducendo il crimine e ottimizzando i servizi[30].

Un altro esempio di successo è l’applicazione dell’IA nell’ambito sanitario. In risposta alla carenza di medici (2.5 per 1.000 persone, secondo i dati dell’OMS del 2021[31]), la Cina ha avviato iniziative innovative come le One-Minute Clinics di Ping An Good Doctor, un sistema che combina intelligenza artificiale e telemedicina per fornire diagnosi e trattamenti rapidi in cliniche automatizzate senza personale. Queste mini-cliniche, che utilizzano un medico virtuale (AI Doctor) per raccogliere anamnesi e formulare piani diagnostici, collegano successivamente i pazienti a specialisti tramite telemedicina. Il sistema è progettato per ridurre i tempi di attesa e migliorare l’accesso alle cure mediche in aree rurali e urbane. Le cliniche sono già operative in diverse località e il piano è di espanderle in tutto il Paese, con l’obiettivo di costruire centinaia di migliaia di queste unità nei prossimi tre anni. Oltre al servizio medico, ogni clinica è dotata di un armadio intelligente contenente più di 100 farmaci comuni, disponibili immediatamente dopo la diagnosi[32].

In ambito industriale, la Cina sta guidando la trasformazione verso le cosiddette fabbriche intelligenti. Nell’ambito del piano Made in China 2025, Pechino punta a trasformare il Paese da centro di produzione a basso costo a leader globale nella produzione avanzata, incoraggiando l’adozione di tecnologie di automazione e IA. Le fabbriche intelligenti utilizzano sistemi interconnessi di IoT, robotica avanzata e algoritmi di intelligenza artificiale al fine di aumentare la produttività, ridurre gli sprechi e migliorare la flessibilità produttiva. Questo approccio ha già portato risultati concreti in settori come quello automobilistico e manifatturiero, dove l’IA viene utilizzata per ottimizzare i processi produttivi e prevedere la manutenzione delle macchine, migliorando così l’efficienza operativa[33].

Inoltre, anche l’agricoltura cinese sta beneficiando delle innovazioni IA. Le tecnologie avanzate, come droni e robot, vengono utilizzate per monitorare e ottimizzare le coltivazioni, riducendo i costi di manodopera e migliorando la sostenibilità delle pratiche agricole. La società XAG, leader nel settore dell’agricoltura intelligente, ha sviluppato una rete di strumenti di telerilevamento e dispositivi IoT per aiutare gli agricoltori a gestire la produzione agricola in modo più efficiente e automatizzato. Questi sistemi consentono di monitorare le condizioni dei campi in tempo reale e applicare trattamenti mirati, aumentando la resa agricola e riducendo l’uso di risorse[34].

Infine, lo sviluppo tecnologico della Cina si estende anche al settore dell’educazione all’IA. In risposta alla crescente domanda di competenze nell’IA, la Cina ha intensificato gli sforzi per colmare il gap di talenti, che si stima possa raggiungere i 4 milioni di persone entro il 2030[35]. Università prestigiose come l’Università di Tsinghua, la Shanghai Jiao Tong University e la Harbin Institute of Technology hanno istituito nuove scuole di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di formare esperti capaci di guidare l’innovazione nei settori chiave. Ad esempio, l’Università Fudan ha introdotto oltre 100 corsi relativi all’IA per l’anno accademico 2024-2025, puntando a sviluppare competenze interdisciplinari che permettano agli studenti di applicare l’IA a problemi reali in settori come la farmacologia[36]. Parallelamente, il piano del Ministero dell’Istruzione cinese mira a promuovere l’integrazione tra IA e altre discipline, con un approccio chiamato “AI + X”, per sviluppare nuovi corsi e favorire una stretta collaborazione tra università e industria[37].

In conclusione, i successi della Cina nel campo dell’IA dimostrano la determinazione del Paese a diventare leader mondiale nel settore. Grazie al forte supporto governativo, all’integrazione di tecnologie avanzate nelle città intelligenti, nell’industria e nella sanità, Pechino si è già affermata come un attore chiave sulla scena tecnologica globale, con un’influenza che si espande ben oltre i confini nazionali.

Il ruolo della Cina nella governance globale dell’intelligenza artificiale

Come abbiamo visto, la Cina sta emergendo come un attore chiave nella definizione delle norme globali per l’intelligenza artificiale, promuovendo un approccio che rispecchia non solo i suoi interessi, ma anche quelli dei Paesi in via di sviluppo. Pechino partecipa attivamente a forum internazionali e comitati di standardizzazione dell’IA, contribuendo alla definizione delle regole e dei principi etici che guideranno il futuro dell’innovazione tecnologica globale[38]. In particolare, la Cina si è impegnata nella redazione di documenti importanti come i Governance Principles for New Generation AI e le Ethical Norms for New Generation AI, che propongono un uso dell’intelligenza artificiale responsabile e sicuro[39]. Questi principi mirano a bilanciare l’innovazione tecnologica con la necessità di proteggere i diritti umani e la privacy, pur consentendo una rapida adozione dell’IA a livello globale.

Un aspetto cruciale della strategia cinese è la sua capacità di rappresentare e difendere gli interessi dei Paesi in via di sviluppo[40]. A differenza di altre superpotenze tecnologiche, la Cina promuove una visione inclusiva dello sviluppo dell’IA, sostenendo che i Paesi emergenti debbano avere accesso alle tecnologie avanzate per promuovere la crescita economica e lo sviluppo sociale. Questo approccio è evidente nella Belt and Road Initiative, attraverso cui la Cina sta esportando le sue tecnologie IA in numerosi Paesi partner, proponendo soluzioni personalizzate che rispondano alle esigenze locali in settori come la sicurezza, l’educazione e la sanità[41]. Queste collaborazioni non solo rafforzano le relazioni geopolitiche, ma posizionano la Cina come un leader nella fornitura di infrastrutture tecnologiche avanzate nei mercati emergenti.

Nell’ambito della governance militare dell’IA, la Cina ha assunto una posizione di rilievo, proponendo un quadro multilaterale per la regolamentazione delle armi autonome. Sebbene Pechino abbia sostenuto la necessità di un trattato che vieti l’uso di armi letali autonome, ha lasciato aperta la possibilità di continuare lo sviluppo e la produzione di tali sistemi, in linea con la sua visione pragmatica della sicurezza nazionale. Questo riflette una strategia più ampia della Cina di promuovere la trasparenza e la cooperazione internazionale sulla governance dell’IA militare, pur mantenendo la sua sovranità e capacità di innovare nel campo delle tecnologie avanzate per la difesa[42].

La leadership della Cina nella governance dell’IA si estende anche all’ambito della regolamentazione interna. Il New Generation AI Development Plan e le Provisions on the Management of Algorithmic Recommendations in Internet Information Services sono solo alcuni esempi delle misure adottate per garantire che lo sviluppo dell’IA sia allineato con gli obiettivi socio-economici del Paese, promuovendo al contempo una crescita sostenibile e responsabile. Questo approccio non solo rafforza il controllo del Governo sullo sviluppo tecnologico interno, ma pone la Cina in una posizione favorevole per guidare la discussione globale sulle implicazioni etiche e normative dell’IA[43].

Nonostante questi progressi, la governance globale dell’IA rimane una sfida complessa. Le tensioni geopolitiche, in particolare tra Cina e Stati Uniti, hanno portato a un’intensificazione delle regolamentazioni e delle restrizioni, che limitano la cooperazione internazionale nel campo della ricerca e dello sviluppo tecnologico. Tuttavia, la Cina continua a promuovere la collaborazione con altri attori globali, cercando di creare un sistema di regole condiviso che possa favorire l’adozione dell’IA su scala mondiale, specialmente nei Paesi emergenti. Questa visione strategica riflette l’ambizione cinese di non solo essere un leader tecnologico, ma anche di plasmare l’architettura normativa globale per garantire uno sviluppo equo e sicuro dell’intelligenza artificiale[44].

Conclusioni

Possiamo dunque concludere affermando che la Cina si trova al centro di una trasformazione globale nel campo dell’intelligenza artificiale. Grazie a politiche governative lungimiranti, ingenti investimenti e un forte impegno verso l’innovazione, il Paese ha compiuto progressi significativi nell’affermarsi come uno dei leader tecnologici mondiali. Sebbene le sfide geopolitiche e strutturali rimangano, Pechino sta dimostrando una straordinaria capacità di adattarsi e superare gli ostacoli, puntando su un modello di sviluppo basato sull’autosufficienza e sulla collaborazione internazionale. Tuttavia, la corsa all’intelligenza artificiale solleva anche interrogativi più profondi. Quali saranno le implicazioni etiche e sociali di un mondo sempre più dominato dall’IA? Il rapido sviluppo tecnologico rischia di ampliare le disuguaglianze tra i Paesi, o potrebbe invece offrire nuove opportunità di crescita e inclusione per le nazioni emergenti? In questo contesto, il ruolo della Cina appare cruciale non solo nel plasmare il futuro tecnologico, ma anche nel definire una governance globale che possa bilanciare innovazione, sicurezza e giustizia sociale.

Attraverso iniziative come la Belt and Road Initiative, Pechino promuove una visione inclusiva del progresso tecnologico, proponendo soluzioni IA avanzate ai Paesi emergenti e contribuendo a costruire una rete globale di cooperazione. Questo approccio riflette non solo l’ambizione della Cina di diventare leader mondiale entro il 2030, ma anche una visione più ampia di uno sviluppo condiviso, dove l’IA può essere uno strumento per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare e la salute pubblica.

Guardando al futuro, emerge una domanda fondamentale: come potrà la Cina, insieme ad altri attori globali, garantire che l’intelligenza artificiale venga utilizzata responsabilmente, rispettando i diritti umani e le libertà individuali, pur consentendo un rapido progresso tecnologico? La Cina ha già mostrato il suo impegno nel promuovere principi etici nell’IA, ma la governance di questa tecnologia richiederà una collaborazione multilaterale costante e un dialogo aperto tra tutte le nazioni.

In definitiva, il futuro dell’intelligenza artificiale, e quindi anche del progresso umano, dipenderà non solo dalla capacità di innovare, ma anche dall’abilità di guidare questo cambiamento con responsabilità, trasparenza e cooperazione internazionale. La Cina, con la sua crescente influenza sulla scena tecnologica globale, si trova in una posizione unica per guidare questa trasformazione e contribuire a definire un nuovo equilibrio tra tecnologia, etica e sviluppo economico.


NOTE AL TESTO

[1] Una rete neurale è un modello matematico che imita il funzionamento del cervello umano. È composta da unità simili a neuroni, connesse tra loro, che elaborano informazioni e “imparano” a risolvere problemi tramite esempi.

[2] ttps://www.nexsoft.it/reti-neurali-struttura-funzioni-applicazioni-mondo-it/ 

[3] https://www.cognitech.systems/blog/artificial-intelligence/entry/milestones-in-ai-development 

[4]  https://www.freecodecamp.org/news/the-history-of-ai/ 

[5]  Il percettrone è il primo modello semplice di rete neurale. È un neurone artificiale che prende delle decisioni basate su input, li pesa e poi fornisce un output (una scelta), imparando a migliorare attraverso l’esperienza

[6]  https://www.freecodecamp.org/news/the-history-of-ai/ 

[7] Un momento storico significativo fu la vittoria di IBM Deep Blue contro il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov nel 1997, che dimostrò l’enorme potenziale dei calcolatori nell’elaborazione di grandi quantità di dati per risolvere problemi complessi. https://www.agi.it/innovazione/news/2017-08-15/gary_kasparov_scacchi_ritorno_saint_louis_deep_blue-2050657/ 

[8] https://thenextweb.com/news/2010-2019-the-rise-of-deep-learning 

[9] https://alltechmagazine.com/the-evolution-of-ai/

[10] https://news.socint.org/pensare-con-il-corpo-un-regalo-sacro/ 

[11] ibidem

[12] ibidem

[13] https://sai.pku.edu.cn/znxyenglish/info/1080/1888.htm 

[14] La logica fuzzy è un tipo di logica che consente di gestire concetti imprecisi o vaghi, simili a come facciamo noi umani. A differenza della logica tradizionale (dove tutto è o vero o falso), la logica fuzzy permette valori intermedi tra “vero” e “falso”. Ad esempio, invece di dire che una temperatura è solo “calda” o “fredda”, la logica fuzzy può rappresentare gradi intermedi come “abbastanza calda” o “un po’ fredda”, rendendo le decisioni più flessibili e realistiche.

[15]  https://www.tableau.com/data-insights/ai/history 

[16] https://www.microsoft.com/en-us/research/lab/microsoft-research-asia/ 

[17]  Dr. Kai-Fu Lee è il Presidente e CEO di Sinovation Ventures, nonché Presidente dell’Istituto di Intelligenza Artificiale della stessa azienda. Prima di fondare Sinovation Ventures nel 2009, è stato Presidente di Google China e ha ricoperto posizioni dirigenziali presso Microsoft, SGI e Apple. Nel 2013, la rivista Time lo ha nominato tra le 100 persone più influenti al mondo. Dr. Lee ha conseguito un dottorato in intelligenza artificiale presso la Carnegie Mellon University nel 1988 e ha ricevuto dottorati honoris causa dalla Carnegie Mellon University e dalla City University di Hong Kong. https://www.asiaglobalinstitute.hku.hk/about/people/kai-fulee 

[18] https://digichina.stanford.edu/work/full-translation-chinas-new-generation-artificial-intelligence-development-plan-2017/ 

[19] https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/ia-cosi-pechino-punta-al-primato-in-tutti-i-campi-i-rischi-per-loccidente/ 

[20] https://news.cgtn.com/news/2023-04-10/China-s-AI-market-spending-to-cover-10-of-world-total-in-2023-report-1iSPv1hUlWM/index.html 

[21] Ngor Luong and Zachary Arnold, China’s Artificial Intelligence Industry Alliance, Center for Security and Emerging Technology, May 2021, https://doi.org/10.51593/20200094

[22]  https://cset.georgetown.edu/article/in-out-of-china-financial-support-for-ai-development/ 

[23] https://www.cambridgewireless.co.uk/news/2023/jul/3/china-ai-development-and-business-opportunities/ 

[24] https://fiscalnote.com/blog/china-ai-policy-development-what-you-need-to-know 

[25] https://asia.nikkei.com/Business/China-tech/China-s-shortfall-in-AI-tech-talent-estimated-in-the-millions 

[26] https://carnegieendowment.org/research/2024/03/charting-the-geopolitics-and-european-governance-of-artificial-intelligence?lang=en&center=europe 

[27]   https://thediplomat.com/2024/06/4-ways-china-gets-around-us-ai-chip-restrictions/ 

[28] https://emerj.com/ai-market-research/ai-in-china-recent-history-strengths-and-weaknesses-of-the-ecosystem/ 

[29] https://www.asiafinancial.com/china-aims-for-self-sufficiency-in-emerging-tech-ai-big-data 

[30] https://w.media/chinas-smart-cities-integrate-advance-technologies-in-various-industries/ 

[31] OECD, Health at a Glance 2023: OECD Indicators, OECD Publishing, Paris, (2023), pp. 176-177 https://doi.org/10.1787/7a7afb35-en.

[32] https://www.mobihealthnews.com/news/asia/ping-good-doctor-showcases-ai-powered-unstaffed-clinics 

[33]   https://w.media/chinas-smart-cities-integrate-advance-technologies-in-various-industries/ 

[34] https://www.globaltimes.cn/content/1154584.shtml 

[35] https://www.mckinsey.com/capabilities/quantumblack/our-insights/how-businesses-can-close-chinas-ai-talent-gap 

[36] https://www.aa.com.tr/en/asia-pacific/china-s-fudan-university-to-launch-more-than-100-artificial-intelligence-courses/3241090 

[37] https://www.chinadaily.com.cn/a/201807/02/WS5b39bd06a3103349141e0269.html e https://www.globaltimes.cn/page/202406/1314800.shtml 

[38] Cheng, J., & Zeng, J., Shaping AI’s Future? China in Global AI Governance, Journal of Contemporary China, 32(143), (2022), pp. 794–810, https://doi.org/10.1080/10670564.2022.2107391

[39] https://ai-ethics-and-governance.institute/2021/09/27/the-ethical-norms-for-the-new-generation-artificial-intelligence-china/ 

[40]  https://www.nbr.org/publication/chinas-ai-governance-engaging-the-global-south/ 

[41] https://epaper.chinadaily.com.cn/a/202407/02/WS66833439a3106431fe82cd06.html 

[42] https://asiasociety.org/policy-institute/implications-chinas-ai-strategy-state-engineering-domestic-challenges-and-global-competition 

[43] Sheehan M., China’s AI Regulations and How They Get Made, Carnegie (2023), https://carnegieendowment.org/research/2023/07/chinas-ai-regulations-and-how-they-get-made?lang=en 

[44] https://asiasociety.org/policy-institute/implications-chinas-ai-strategy-state-engineering-domestic-challenges-and-global-competition 

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