di Giulio Chinappi
Lo scorso 8 settembre, i cittadini russi hanno partecipato a una vasta giornata elettorale che ha coinvolto numerosi territori federati, nonostante le pressioni esterne e l’offensiva ucraina nell’oblast’ di Kursk. Russia Unita ha riportato ovunque schiaccianti vittorie, consolidando ulteriormente la leadership di Vladimir Putin.
Lo scorso 8 settembre, la Russia ha vissuto un’importante giornata elettorale, con i cittadini che sono stati chiamati ad eleggere ben ventuno governatori, oltre alle assemblee regionali e a diverse altre cariche locali. Come noto, le elezioni si sono tenute nel bel mezzo dell’attacco sferrato dall’Ucraina nell’oblast’ di Kursk, proprio una delle regioni in cui si sono svolte le elezioni, il che ha reso l’evento elettorale di rilevanza ancora superiore.
Come avvenuto in questi ultimi anni, anche le elezioni di domenica scorsa hanno confermato quel trend secondo il quale le offensive contro la Russia (siano esse militari, mediatiche o a suon di sanzioni economiche) non stanno facendo altro che rafforzare il Presidente Vladimir Putin, ovvero un risultato diametralmente opposto rispetto a quello dichiarato dei leader dell’imperialismo occidentale. Infatti, il partito Russia Unita (Единая Россия, Edinaja Rossija) ha ottenuto vittorie schiaccianti in tutte le regioni coinvolte, compreso l’oblast’ di Kursk, dove Aleksej Smirnov è stato eletto governatore con oltre il 65% delle preferenze ed il 61,56% di affluenza alle urne, nonostante la difficile situazione.
Russia Unita ha ottenuto la maggioranza assoluta delle preferenze in tutte le ventuno elezioni per i governatori, con una forbice che spazia da un minimo di 59,80% ottenuto da Aleksandr Beglov, confermato per un nuovo mandato a San Pietroburgo, fino ad un massimo di oltre 85 punti percentuali, fatto registrare nell’oblast’ di Kurgan, al confine col Kazakistan, da Vadim Šumkov, a sua volta rieletto per un secondo mandato. Tra i territori andati al voto citiamo anche l’exclave di Kaliningrad, che ha visto la vittoria di Aleksej Besprozvannych (76,55%), altro “uomo di Putin”, ex funzionario del Ministero dell’Industria e del Commercio.
Elezioni legislative si sono invece tenute in Crimea e a Sevastopol’, territori rivendicati dall’Ucraina, dove Russia Unita ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in palio (71 su 75 in Crimea e 20 su 24 a Sevastopol’), confermando la popolarità di cui gode Putin nei territori recentemente entrati a far parte della Federazione Russa. Questo trend era già stato osservato lo scorso anno in occasione delle elezioni si sono svolte anche nei quattro territori dell’oblast’ di Cherson, dell’oblast’ di Zaporož’e, della Repubblica Popolare di Lugansk e della Repubblica Popolare di Doneck, nonostante i continui attacchi da parte delle forze armate ucraine per impedire il regolare svolgimento della giornata elettorale. Tutti questi territori avevano infatti fatto registrare un’affluenza alle urne nettamente superiore rispetto alla media nazionale.
Per facilitare lo svolgimento delle operazioni di voto, la Russia sta sempre più promuovendo il voto online. Lo scorso anno, lo stesso Putin aveva deciso di partecipare alle elezioni per il nuovo sindaco di Mosca secondo questa modalità. “La votazione online sta diventando sempre più popolare ogni anno, estendendo la sua portata geografica. Un numero crescente di elettori si affida a essa, utilizzando questa possibilità. Mi aspetto che ognuno di voi dimostri una posizione civica responsabile“, aveva detto in quell’occasione il leader russo. Per la cronaca, le elezioni moscovite del 2023 avevano visto la conferma del sindaco uscente Sergej Sobjanin (76,39%), in carica dal 2010.
Escludendo i calunniatori occidentali, per i quali le elezioni sono legittime solo quando l’esito rispecchia i loro desiderata, gli osservatori non hanno potuto far altro che notare come l’esito elettorale abbia ulteriormente rafforzato il governo federale e il Presidente Vladimir Putin. “I risultati delle elezioni parlano chiaramente del fatto che le persone hanno votato per le autorità“, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. “Le persone hanno sostenuto il lavoro delle autorità e le hanno molto apprezzate“, ha sottolineato ancora Peskov, secondo il quale gli elettori hanno premiato quei locali che lavorano in piena cooperazione con il governo e in conformità con l’attuazione delle direttive del Presidente.
Allo stesso tempo, questi risultati rappresentano un ennesimo manifesto fallimento delle politiche occidentali volte a destabilizzare la Russia, come sottolineato da esperti internazionali. “Ci sono state enormi pressioni da parte dell’Occidente. Hanno fatto tutto il possibile per interferire in questo processo, ma non ci sono riusciti“, ha affermato l’esperto di geopolitica Fernando Moragón, presidente dell’Associazione ispano-russa per lo studio dell’Eurasia. “Come sempre, l’Occidente, l’Europa e gli Stati Uniti usano un doppio standard quando criticano la Russia e altri Paesi“, ha continuato. “Per esempio, quando si tratta di un Paese come Israele, che si è integrato nella società occidentale, esso agisce […] sulle alture del Golan [territorio siriano occupato illegalmente da Israele, ndt] con il sostegno degli Stati Uniti. Questo è ciò che accade costantemente: doppi standard“.
“Uno degli obiettivi dell’invasione nemica nella regione di Kursk, così come i tentativi di invadere altre regioni di confine, era interrompere le elezioni russe, seminando così panico nella società e nel sistema politico“, ha commentato Boris Gryzlov, presidente del Consiglio Supremo di Russia Unita. “Il nemico ha cercato di tener conto del calendario delle nostre elezioni in passato, sperando di influenzare la situazione. Allo stesso tempo, come sempre, la società russa ha risposto all’aggressione e all’escalation con una maggiore coesione attorno al nostro Presidente“.
Impegnato in queste ore al Dialogo Strategico tra Russia e il Consiglio di Cooperazione degli Stati Arabi del Golfo, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov non ha mancato l’occasione di commentare le elezioni, soffermandosi in particolare sui tentativi di interferenze esterne: “I tentativi di interferire in qualsiasi cosa sono una pratica consolidata degli Stati Uniti e anche del Regno Unito, come principale alleato degli Stati Uniti“, ha detto il massimo diplomatico russo. “Tutti questi tentativi finiscono per fallire quando si tratta della Federazione Russa. Possono funzionare altrove. Molti colpi di Stato sono stati organizzati in questo modo. Ma quando si tratta della Federazione Russa, hanno l’effetto opposto. La nostra società, il nostro popolo, si unisce ancora di più di fronte a minacce dirette, inclusa la guerra che gli Stati Uniti e i loro satelliti hanno scatenato contro di noi per procura attraverso il regime nazista di Kiev. E, naturalmente, questo vale anche per i tentativi di interferire nei nostri processi interni attraverso l’uso di tecnologie moderne e altri meccanismi vari, in cui gli Stati Uniti eccellono. Sappiamo come combattere tutto questo“, ha concluso il ministro.
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