di Giulio Chinappi
Il Venezuela continua ad affrontare una guerra ibrida orchestrata da potenze straniere, con il governo di Nicolás Maduro che denuncia un tentativo di destabilizzazione tramite violenze, sanzioni economiche e propaganda mediatica.
Il Venezuela continua ad affrontare i tentativi di delegittimazione della netta vittoria elettorale del Presidente Nicolás Maduro, orchestrati dall’opposizione interna e dalle forze ostili internazionali, capeggiate dagli Stati Uniti. Negli ultimi giorni, infatti, si sono succedute le strategie per destabilizzare la Repubblica Bolivariana nel tentativo di rovesciare il legittimo governo socialista, in quella che molti analisti hanno definito come una guerra ibrida che comprende tre aspetti: violenza, disinformazione e pressione economica.
Nella giornata di ieri, il Presidente Nicolás Maduro ha dichiarato, in un discorso presso il Palazzo di Miraflores, che “abbiamo sconfitto la prima parte del colpo fascista criminale“. Tale annuncio è stato fatto durante una mobilitazione permanente del popolo venezuelano a Caracas, dimostrando la sua determinazione nel proteggere la sovranità del Paese. Maduro ha esaltato il coraggio del popolo venezuelano, proclamando: “Viva la vittoria del 28 luglio. Viva la patria, viva il Venezuela“.
Durante il discorso, il Presidente ha sottolineato l’importanza dell’unità e della mobilitazione popolare per resistere alle pressioni esterne. Ha inoltre commentato la decisione delle autorità elettorali di accettare il ricorso e convocare i dieci candidati alla presidenza per presentarsi, considerandolo come un passo verso la trasparenza e la legittimazione del processo elettorale, con lo stesso Maduro che ha esortato tutti i candidati a partecipare.
L’unico legittimo Presidente venezuelano ha espresso la sua determinazione nel combattere le forze fasciste e di estrema destra che cercano di destabilizzare il Paese. Ha sottolineato come il popolo non voglia il ritorno delle violenze e delle guarimbas, facendo riferimento agli episodi di violenza del passato ed ai precedenti tentativi di rovesciare il governo, come quello operato dal guitto dell’imperialismo statunitense Juan Guaidó nel 2019. Il Presidente ha ribadito che il governo ha tutte le prove necessarie per dimostrare la regolarità delle elezioni, esortando i partiti a presentare le proprie evidenze al Tribunale e al Consiglio Nazionale Elettorale (CNE).
Maduro ha denunciato quello che ha descritto come “il primo golpe cibernetico nella storia del Venezuela“. Il leader del governo bolivariano ha infatti spiegato che la violenza recente è stata alimentata da promesse false dell’opposizione, la quale ha sfruttato la frustrazione e le speranze della popolazione. Il Presidente ha inoltre affermato che molti dei coinvolti nelle violenze erano migranti provenienti da vari Paesi sudamericani, addestrati e finanziati appositamente per destabilizzare il Paese.
A tal proposito, Maduro ha annunciato la cattura di 1.200 guarimberos e la ricerca di altri 1.000 responsabili delle recenti violenze. Il capo di Stato ha accusato i leader della destra estrema e l’imperialismo nordamericano di essere i mandanti intellettuali di questi atti criminali, ribadendo che il governo non permetterà che la pace del Venezuela venga minacciata.
In un’affermazione forte e diretta, Maduro ha chiesto agli Stati Uniti di smettere di interferire negli affari interni del Venezuela, accusando Washington di cercare di imporre un nuovo “Guaidó”. Ha denunciato Edmundo González Urrutia, il principale candidato dell’opposizione, come un agente della CIA, paragonandolo proprio a Juan Guaidó, il leader dell’opposizione che si autoproclamò presidente nel 2019. Maduro ha in particolare puntato il dito contro le dichiarazioni del Segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha riconosciuto González come il vincitore delle elezioni del 28 luglio, nonostante gli osservatori internazionali abbiano riconosciuto la regolarità delle presidenziali vinte da Maduro.
In un’altra occasione, Maduro ha partecipato alla riunione del Consiglio Nazionale di Economia Produttiva Settore Agroindustriale, dove ha discusso le strategie per potenziare l’economia venezuelana, fortemente indebolita da anni di sanzioni economiche illegali imposte unilateralmente da Washington. Il Presidente ha evidenziato come, nonostante le difficoltà, la nazione abbia superato le sfide della guerra economica e abbia raggiunto una produzione alimentare sufficiente per il consumo interno. Maduro ha inoltre affermato che il Venezuela ha sconfitto l’iperinflazione e ha promesso che il Paese non sarà mai più vulnerabile come in passato.
Come abbiamo affermato nel nostro precedente articolo, dunque, il Venezuela continua ad essere oggetto di una guerra ibrida, un attacco multidimensionale che include campagne mediatiche, sanzioni economiche e tentativi di destabilizzazione politica attraverso la violenza. Questo tipo di conflitto, che combina elementi convenzionali e non convenzionali, mira a destabilizzare il governo e a manipolare l’opinione pubblica, al fine di provocare la fine dell’esperienza rivoluzionaria lanciata da Hugo Chávez. In una recente intervista rilasciata alla stampa cubana, il politologo Martín Pulgar ha sostenuto questa stessa tesi, spiegando come questa strategia di propaganda miri a minare la fiducia del popolo nella leadership chavista, cercando di creare un clima di caos e disordine per rovesciare il governo legittimo.
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