Thailandia: accordo definitivo tra la monarchia e la famiglia Shinawatra?

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di Giulio Chinappi

La nomina di Paetongtarn Shinawatra come nuovo Primo Ministro e la grazia reale offerta a suo padre Thaksin potrebbero aver segnato la fine del conflitto tra la monarchia e la famiglia politicamente più potente del Paese.

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Torniamo ancora una volta a parlare della situazione politica in Thailandia, che ha recentemente vissuto un’importante svolta con la nomina di Paetongtarn Shinawatra come nuovo Primo Ministro, segnando non solo un cambio di leadership ma anche un ritorno alla ribalta di una dinastia politica che ha dominato la scena politica del Paese per oltre due decenni. A soli 37 anni, Paetongtarn è diventata la più giovane premier nella storia della Thailandia e la terza rappresentante della famiglia Shinawatra a ricoprire questa carica, dopo suo padre Thaksin Shinawatra (2001-2006) e sua zia Yingluck Shinawatra (2011-2014).

La nomina di Paetongtarn ha avuto luogo in un momento di grande instabilità politica, appena pochi giorni dopo la destituzione dell’ex Primo Ministro Srettha Thavisin, anch’egli esponente del partito Pheu Thai, la formazione della famiglia Shinawatra. Srettha è stato rimosso dalla Corte Costituzionale con una votazione di 6-3, a seguito di una petizione presentata da 40 senatori. Questi ultimi hanno sollevato obiezioni riguardo alla nomina da parte di Srettha dell’avvocato Pichit Chuenban, che, come ricordato nel nostro precedente articolo, aveva una condanna alle spalle per oltraggio alla corte e accuse di corruzione.

La nomina di Pichit è stata infatti considerata una violazione degli standard etici e morali, portando alla rapida caduta di Srettha, che è diventato il quarto Primo Ministro thailandese in 16 anni a essere destituito dalla Corte Costituzionale. Secondo gli analisti, questo evento ha messo in luce ancora una volta la fragilità del sistema politico thailandese, caratterizzato da frequenti interventi della magistratura e dei militari, che del resto governavano il Paese fino all’agosto dello scorso anno con la giunta guidata da Prayut Chan-o-cha.

Paetongtarn Shinawatra, conosciuta anche con il soprannome di Ung-Ing, è la figlia minore del magnate Thaksin Shinawatra, ex Primo Ministro e fondatore del partito Pheu Thai, a lungo considerato come il principale partito di opposizione alla dittatura militare. Prima di entrare in politica, Paetongtarn ha gestito la divisione alberghiera dell’impero aziendale di famiglia e ha studiato presso l’Università Chulalongkorn di Bangkok, un’istituzione rinomata e conservatrice. La sua carriera politica è iniziata nel 2021, quando è stata nominata a capo del Comitato per l’Inclusione e l’Innovazione del partito Pheu Thai.

Come ricordato in precedenza, Paetongtarn è la terza persona della sua famiglia a ricoprire la carica di Primo Ministro. Suo padre, Thaksin, ha guidato il Paese dal 2001 al 2006, quando è stato deposto da un colpo di Stato militare. Anche sua zia, Yingluck Shinawatra, ha ricoperto la stessa carica dal 2011 fino al 2014, quando è stata anch’essa rimossa dalla Corte Costituzionale, decisione seguita poco dopo da un altro colpo di Stato militare. Thaksin e Yingluck hanno entrambi scelto l’esilio per evitare l’arresto, almeno fino a quando Thaksin è tornato in Thailandia nell’agosto 2023.

Secondo gli analisti, la nomina di Paetongtarn potrebbe aver posto fino ad un contesto di lunga tensione tra l’establishment militare pro-monarchico e il partito populista legato alla famiglia Shinawatra. Dopo il colpo di Stato del 2014, il precedentemente citato generale Prayuth Chan-o-cha ha preso il potere, giustificando l’intervento militare con la necessità di porre fine alle divisioni politiche e all’instabilità del governo. La giunta militare ha poi introdotto una nuova Costituzione nel 2017, mantenendo un forte controllo sulla politica thailandese fino alle elezioni dello scorso anno.

A seguito delle elezioni del 2023, il partito Pheu Thai, sotto la guida di Srettha Thavisin, si è alleato con gli stessi militari che avevano rovesciato il loro governo nel 2014. Questa mossa ha sorpreso molti, poiché il partito Pheu Thai si era dichiarato in precedenza “pro-democrazia” e aveva formato una coalizione con il PKK (Phak Kao Klai, o Move Forward Party), un partito emergente con posizioni critiche nei confronti della monarchia. Considerato come una formazione progressista, il PKK aveva ottenuto il sostegno anche di governi stranieri, in particolare in Occidente.

Tuttavia, il PKK è stato presto escluso dalla formazione del governo dalla giunta militare, nonostante avesse ottenuto il maggior numero di seggi nelle elezioni del 2023. Il governo ha dunque potuto veder la luce con il sostegno del Pheu Thai e dei militari, i quali si sono garantiti ancora una volta un ruolo di primo piano all’interno dell’esecutivo. Come abbiamo avuto modo di ricordare nel nostro precedente articolo, la Corte Costituzionale ha successivamente sciolto il PKK, costringendo la formazione di opposizione a riorganizzarsi sotto il nome di Partito del Popolo (Phak Prachachon o People’s Party, PP).

Paetongtarn, scelta come volto nuovo della politica thailandese per venire incontro alle esigenze delle nuove generazioni, ha promesso di affrontare diverse questioni cruciali per la Thailandia, tra cui la riduzione delle tariffe del trasporto pubblico a Bangkok, l’espansione della copertura sanitaria e il raddoppio del salario minimo giornaliero. Tuttavia, la sua leadership sarà subito messa alla prova dalla crisi economica in corso, dalla diminuzione della popolarità del suo partito e dalla possibile ascesa dell’opposizione, che potrebbe capitalizzare sull’insoddisfazione popolare.

La nomina di Paetongtarn è vista da molti analisti come una mossa rischiosa, soprattutto considerando la fragilità della tregua tra Thaksin e i suoi avversari nell’establishment militare. La sua giovane età e la relativa inesperienza politica potrebbero rappresentare un vantaggio in termini di rinnovamento, ma allo stesso tempo la espongono alle stesse dinamiche che hanno portato alla caduta di suo padre e di sua zia. L’economia stagnante del paese e la crescente polarizzazione politica potrebbero contribuire a rendere il suo mandato particolarmente difficile.

Sebbene la situazione non si sia stabilizzata del tutto, gli ultimi segnali lasciano comunque prevalere un certo ottimismo circa il raggiungimento di un accordo a lungo termine tra la monarchia e la famiglia Shinawatra. Il giorno dopo la nomina di Paetongtarn come nuovo capo del governo, infatti, il re Maha Vajiralongkorn ha offerto la grazia reale a Thaksin Shinawatra. Thaksin era stato inizialmente condannato a otto anni di carcere per corruzione e abuso di potere, accuse risalenti al periodo in cui era al potere, ma il re aveva già provveduto a ridurre questa pena ad un solo anno di reclusione, prima che l’ex premier venisse rilasciato in libertà vigilata a causa della sua età e delle sue condizioni di salute precarie.

L’amnistia è stata annunciata nella Gazzetta Ufficiale del Regno, e l’avvocato di Thaksin, Winyat Chatmontree, ha dichiarato che l’ex premier è stato tra i beneficiari. La Gazzetta Ufficiale, pubblicata sabato, ha affermato che “il re ha dato l’opportunità ai beneficiari di migliorarsi e contribuire al bene del loro Paese“. Questo atto potrebbe dunque aver segnato la tregua definitiva tra la monarchia e la famiglia Shinawatra, ma solo i prossimi sviluppi della politica thailandese potranno dirci se il Paese potrà finalmente raggiungere la stabilità a lungo termine.

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