La destituzione di Srettha Thavisin e le continue turbolenze della politica thailandese

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di Giulio Chinappi

Il partito Pheu Thai ha scelto Paetongtarn Shinawatra come candidata premier, un giorno dopo la destituzione di Srettha Thavisin. Paetongtarn rappresenta la nuova generazione politica della dinastia Shinawatra, mentre il Paese affronta una crisi economica e nuove incertezze politiche.

FONTE ARTICOLO

Nel maggio del 2023, le elezioni legislative thailandesi avevano visto la netta vittoria dei partiti di opposizione al governo militareIl ritiro dalla politica dell’ex capo del governo Prayut Chan-o-cha aveva aperto la strada alla nascita di un governo civile, ma allo stesso tempo i militari erano riusciti a raggiungere un compromesso con il PPT (Phak Phuea Thai, o Pheu Thai Party). In questo modo, il PPT aveva potuto nominare un suo esponente, Srettha Thavisin, come nuovo primo ministro, mentre il PKK (Phak Kao Klai, o Move Forward Party), la forza che aveva vinto le elezioni, era rimasta esclusa dal governo, facendo gridare i suoi sostenitori al colpo di Stato.

Proprio quando si pensava che il Paese avesse ritrovato la propria stabilità politica, la Thailandia è stata nuovamente sconvolta dalla destituzione del primo ministro Srettha Thavisin da parte della Corte Costituzionale del Paese, prolungando una turbolenta storia caratterizzata da un susseguirsi di colpi di Stato, sentenze giudiziarie controverse e rivalità politiche.

Secondo le motivazioni ufficiali, la Corte Costituzionale della Thailandia avrebbe rimosso Srettha Thavisin dall’incarico di primo ministro per aver nominato nel suo gabinetto un ministro con una condanna penale alle spalle, violando gli standard etici ufficiali. La sentenza è stata emessa con un verdetto di 5 voti favorevoli a 4 contrari, e ha portato alla necessità di un nuovo voto parlamentare per scegliere il suo successore.

Srettha, un magnate del settore immobiliare, è diventato dunque il quarto premier thailandese a essere rimosso dall’incarico dalla stessa Corte negli ultimi 16 anni. La decisione di rimuoverlo è arrivata dopo che 40 senatori hanno presentato una petizione alla Corte per la sua rimozione, in seguito alla nomina controversa di Pichit Chuenban, un ex avvocato della famiglia Shinawatra, una delle famiglie più potenti del Paese, che di fatto controlla il PTT. Pichit era stato imprigionato nel 2008 per sei mesi per oltraggio alla corte, ma l’accusa di corruzione non è mai stata provata.

In risposta alla decisione, Srettha ha dichiarato ai giornalisti di rispettare il verdetto, ma ha espresso il suo disappunto per essere stato etichettato come disonesto. Il suo breve mandato, durato meno di un anno, è stato caratterizzato da difficoltà economiche e politiche, con una crescita economica prevista per il 2024 al di sotto della media regionale.

La rimozione di Srettha ha aperto un vuoto di potere che, secondo gli analisti, potrebbe essere colmato da figure di spicco come Paetongtarn Shinawatra, figlia di Thaksin Shinawatra, ex primo ministro e fondatore del partito Pheu Thai. Paetongtarn è considerata una delle principali candidate per il ruolo di primo ministro, continuando la tradizione familiare degli Shinawatra nel panorama politico thailandese.

Altri possibili candidati includevano Chaikasem Nitisiri, ex ministro della Giustizia del Pheu Thai, e leader politici come Anutin Charnvirakul Prawit Wongsuwan, quest’ultimo ex capo dell’esercito e coinvolto nei precedenti colpi di Stato. Tuttavia, l’ipotesi di un militare alla guida del governo è stata scartata, in quanto l’esercito, pur mantenendo un forte legame con l’esecutivo, vuole dare l’impressione che la Thailandia sia governata dai civili.

Alla fine, il Pheu Thai ha scelto proprio la 37enne Paetongtarn Shinawatra come candidata al ruolo di primo ministro. La figlia di Thaksin dovrà dunque sottoporre la propria candidatura al voto del parlamento, il che non dovrebbe rappresentare un problema se Paetongtarn otterrà il sostegno delle forze legate all’esercito, oltre a quello dei deputati del suo partito. Secondo gli analisti, questa scelta si deve alla volontà di svecchiare la classe politica thailandese e di venire incontro alle giovani generazioni.

Parallelamente alla destituzione di Srettha, poi, la Corte Costituzionale ha sciolto il PKK, che, come detto in precedenza, aveva vinto le elezioni dello scorso anno, diventando successivamente la principale forza di opposizione. Di ispirazione socialdemocratica, il PKK è stato sciolto con l’accusa di aver proposto riforme alla legge contro l’insulto alla monarchia, un provvedimento alquanto anacronistico che ha portato a condanne spesso ingiuste ed esagerate. Questa decisione ha suscitato le forti critiche dell’opposizione, e ha portato alla riorganizzazione del partito sotto un nuovo nome, quello di Partito del Popolo (Phak Prachachon).

Tornando alla questione del nuovo capo del governo, la decisione della Corte di destituire il primo ministro è arrivata in un momento delicato per la famiglia Shinawatra, influente dinastia politica che ha dominato la scena thailandese negli ultimi decenni. Thaksin Shinawatra, ex primo ministro tra il 2001 ed il 2006, è tornato in Thailandia nel 2023 dopo 15 anni di autoesilio dovuto al colpo di Stato che lo ha destituito, suscitando speculazioni su un possibile accordo con le forze conservatrici per ridurre le sue pene legali.

La Thailandia si trova inoltre ad affrontare sfide economiche significative, con un’economia che fatica a riprendersi dalla pandemia e a competere con i vicini regionali. La crescita prevista del 2,7% per il 2024, come anticipato, è inferiore a quella dei Paesi vicini, e il mercato azionario è stato uno dei peggiori performer in Asia quest’anno.

La nuova leadership politica dovrà affrontare problemi strutturali come l’elevato debito delle famiglie, la stagnazione della spesa dei consumatori e la difficoltà delle piccole imprese ad accedere al credito. Queste sfide richiedono un approccio deciso e riforme strutturali per rilanciare l’economia e migliorare le condizioni di vita dei cittadini thailandesi.

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