In Bulgaria una crisi di governo infinita

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di Giulio Chinappi

La Bulgaria si avvia verso le settime elezioni anticipate in poco più tre anni, dopo il fallimento di tutte le forze politiche nel formare un governo stabile a seguito delle elezioni di giugno. Il Paese è immerso in una profonda crisi politica e sociale.

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La Bulgaria sta attraversando una fase di instabilità politica senza precedenti, culminata con l’indizione di nuove elezioni anticipate previste per ottobre 2024. Questo nuovo appuntamento elettorale, il settimo in poco più tre anni, segue l’incapacità delle forze politiche di formare un governo stabile dopo le elezioni legislative dello scorso 9 giugno, che, per l’ennesima volta, hanno restituito un emiciclo assai frammentato. La situazione è aggravata dalla bassa affluenza alle urne e dalla crescente sfiducia nei confronti della classe politica, fattori che complicano ulteriormente la crisi politica e sociale del Paese, considerato come il più povero dell’Unione Europea.

Le elezioni legislative del 9 giugno, svoltesi in concomitanza con le elezioni per il Parlamento Europeo, hanno visto una partecipazione elettorale del 33%, il tasso più basso dalla fine del sistema monopartitico. Il partito GERB-SDS (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria; in bulgaro Граждани за европейско развитие на България, traslitterato Graždani za evropejsko razvitie na Bălgarija), guidato dall’ex primo ministro Bojko Borisov, ha ottenuto la maggioranza relativa con il 24% dei voti e 68 seggi, restando tuttavia ben lontano dalla maggioranza necessaria per governare. Altre formazioni, come il partito della minoranza turca denominato Movimento per i Diritti e le Libertà (Движение за Права и Свободи, ДПС; Dviženie za Prava i Svobodi, DPS), il partito ultranazionalista Rinascita (Възраждане; Vazraždane) e il blocco pro-europeo Continuiamo il Cambiamento (Продължаваме промяната; Prodalžavame promyanata, PP) si sono posizionati subito dopo con percentuali di voto comprese tra il 13,4% e il 16,5%.

Come anticipato, il risultato delle elezioni di giugno ha prodotto un parlamento frammentato e ha lasciato il Paese in un limbo politico che dura oramai da oltre tre anni. Le speranze di formare un governo stabile sono state presto disattese, nonostante i tentativi di coalizione tra diverse forze politiche. Il fallimento nel creare un governo ha portato al tentativo di formare un esecutivo provvisorio da parte del presidente Rumen Radev (in foto), il quale ha incaricato il GERB, in quanto partito di maggioranza relativa, della formazione del nuovo governo. Tuttavia, anche questo tentativo è risultato infruttuoso, costringendo Radev a convocare nuove elezioni per il prossimo mese di ottobre.

Secondo gli analisti, la crisi politica in Bulgaria è il risultato di vari fattori, tra cui la frammentazione politica, la sfiducia nei confronti delle istituzioni e l’incapacità di affrontare efficacemente le questioni economiche e sociali. Le proteste anticorruzione del 2020 hanno segnato l’inizio di una serie di governi instabili e di elezioni anticipate, culminati nel crollo del governo GERB-PP a marzo 2024. La coalizione, nonostante fosse composta da forze politiche unite dalla comune posizione europeista, è crollata a causa di divergenze su riforme cruciali, come quella del sistema giudiziario.

Questa instabilità ha avuto gravi ripercussioni per il Paese, che vanno oltre la semplice assenza di un governo stabile. La Bulgaria ha ricevuto solo 1,4 miliardi di euro sui 5,7 miliardi di euro disponibili dal Fondo europeo di recupero e resilienza, e l’adesione all’area Schengen e all’eurozona è stata ritardata a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi di inflazione. L’assenza di un governo stabile rischia dunque di compromettere ulteriormente la capacità della Bulgaria di accedere ai fondi europei e di implementare le riforme necessarie per migliorare le infrastrutture e l’economia del Paese. La Bulgaria, come la Romania, al momento fa parte dell’area Schengen solo con le proprie frontiere aeree e marittime, ma non con quelle terrestri.

Con l’avvicinarsi delle elezioni di ottobre, la situazione politica bulgara rimane dunque assai incerta. Dimostrando la propria preoccupazione per il futuro del Paese, il presidente Radev ha dichiarato che la “spirale di elezioni inconcludenti” sta causando irritazione e sta innescando “processi distruttivi“. La popolazione è sempre più stanca delle continue elezioni, come evidenziato dal calo della partecipazione elettorale e dall’aumento della sfiducia verso i politici.

Nonostante il clima di sfiducia, altri ritengono che le elezioni di ottobre possano rappresentare un’opportunità cruciale per la Bulgaria di trovare una via d’uscita dalla crisi politica. Tuttavia, le previsioni non sono incoraggianti. Gli ultimi sondaggi indicano che, per l’ennesima volta, nessun partito otterrà una maggioranza, il che potrebbe portare a nuovi tentativi di formazione di coalizioni instabili. La sfida principale sarà quella di trovare un equilibrio tra le diverse forze politiche e di costruire una coalizione che possa garantire la stabilità necessaria per governare il Paese e risolvere i problemi concreti dei cittadini bulgari.

Oltre agli osservatori interni, anche la comunità internazionale e i partner europei guardano con preoccupazione agli sviluppi della situazione politica in Bulgaria, consapevoli che la stabilità del Paese è essenziale non solo per il benessere dei cittadini bulgari, ma anche per la sicurezza e la coesione dell’intero continente europeo, alle prese con numerosi fattori di destabilizzazione.

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