Gli Stati Uniti cercano di dividere e conquistare il Sud del mondo

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di Zhao Minghao

Negli ultimi anni il Sud globale, composto da molti Paesi in via di sviluppo, è diventato oggetto di attenzione da parte dell’opinione pubblica internazionale. È visto, infatti, come una forza significativa nella riforma dell’ordine internazionale.

FONTE ARTICOLO: https://www.chinausfocus.com/foreign-policy/us-seeks-to-divide-and-conquer-global-south

Kishore Mahbubani, illustre borsista della National University di Singapore, ha scritto che l’88% della popolazione mondiale vive nel Sud globale che, per questo motivo, non è più un partecipante passivo sulla scena mondiale“. I prossimi decenni potrebbero, dunque, appartenere al Sud globale. Secondo le proiezioni dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, infatti, entro il 2050 l’India supererà gli Stati Uniti in termini di PIL, mentre il combinato di Cina, India e Indonesia raggiungerà i 116,7 trilioni di dollari entro il 2060, rappresentando il 49% dell’economia mondiale, il triplo di quella statunitense.

Dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, in particolare, i Paesi del Sud globale hanno espresso obiezioni ai due pesi e due misure e hanno chiesto di respingere una nuova guerra fredda.

Attraverso una cooperazione rafforzata, hanno cercato di garantire che lo sviluppo continui a essere l’obiettivo principale nell’agenda della governance globale. Hanno esortato la comunità internazionale ad attribuire maggiore importanza ad affrontare sfide come la sicurezza alimentare, la trasformazione energetica, il cambiamento climatico e la salute pubblica, nonché ad attutire i colpi delle contese geopolitiche e dei vari rischi per la sicurezza dei loro interessi nazionali.

Inoltre, una serie di sviluppi, tra cui l’espansione dei BRICS e dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, hanno creato nuove opportunità per il Sud globale di amplificare la propria voce e influenza nella governance internazionale.

Nel frattempo, gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali hanno posto un’enorme enfasi sul Sud globale, tanto da arrivare a dichiarare di voler costruire un nuovo partenariato. Va notato, però, che questa manovra è legata all’accresciuta competizione strategica di Washington con Pechino e riflette anche le preoccupazioni dei Paesi occidentali che vedono messo in discussione il loro dominio nell’ordine internazionale.

Michael Schuman, senior fellow di Atlantic Council, ha affermato che la Cina sta cercando di utilizzare il Sud globale per realizzare la sua nuova visione dell’ordine globale e confrontarsi con gli Stati Uniti e i suoi alleati. “Il Sud globale”, ha affermato, “sarà uno dei grandi campi di battaglia della crescente competizione tra Stati Uniti e Cina”.

In questo contesto, gli Stati Uniti hanno fatto della paralisi dei legami della Cina con altri Paesi in via di sviluppo un passo fondamentale per contenere il Paese asiatico mentre, al contempo, operano una sempre più marcata distinzione tra Cina e Sud globale.

John Ikenberry dell’Università di Princeton teorizza che il mondo attuale sia composto da tre parti: l’Occidente globale guidato dagli Stati Uniti e dall’Europa, l’Oriente globale guidato da Russia e Cina e il Sud globale, un insieme amorfo di Paesi in via di sviluppo non occidentali. Sottolinea anche che l’Occidente e l’Oriente saranno in competizione per il Sud globale e che il prendere vita di una “coalizione da incubo” per la Cina sarebbe che l’Occidente e il Sud globale si allineassero.

Per tale motivo, gli Stati Uniti stanno cercando di adottare la politica del “divide et impera” all’interno del Sud globale, sostenendo l’India e alcuni altri Paesi che si contendono la leadership con la Cina al fine di controbilanciare l’influenza di quest’ultima sul mondo in via di sviluppo.

Schuman ha affermato che la Cina deve affrontare “rivali interni” al Sud globale. Pechino e altri Paesi hanno dispute su questioni come il debito e lo sfruttamento delle risorse naturali. Alcuni Paesi in via di sviluppo criticano addirittura il “nuovo imperialismo” cinese; ha aggiunto anche che Washington può sfruttare questa tensione all’interno del Sud globale per espandere la propria sfera di influenza.

Nel gennaio 2023, l’India ha invitato più di 120 Paesi in via di sviluppo a partecipare al vertice Voice of the Global South, ma la Cina è stata esclusa. Secondo Manjari Chatterjee Miller, l’India – che è impegnata a diventare un leader del Sud globale – è da tempo in competizione con la Cina per questo ruolo e gli Stati Uniti dovrebbero offrire a Nuova Delhi un grande sostegno. L’India, data la sua identità di potenza sudoccidentale e pur mantenendo profonde radici nel contesto del Sud globale, trova una confluenza con l’Occidente nei valori e negli obiettivi strategici e cerca di svolgere un ruolo di ponte tra il mondo sviluppato e il Sud globale attraverso un nuovo equilibrio diplomatico e cercando di consolidare ulteriormente la sua posizione di grande potenza globale.

Happymon Jacob, fondatore del Council for Strategic and Defense Research, un think tank con sede a Nuova Delhi, ha dichiarato: “la Cina cerca di mettere il Sud globale contro l’ordine guidato dagli Stati Uniti e di arruolare questi Paesi in una controparte a guida cinese, rendendo il Sud globale una base per l’ascesa della Cina. L’India, al contrario, esprime preoccupazione per l’attuale ordine dominante guidato dagli Stati Uniti, ma vuole vedere tale ordine riformato, non rovesciato. Da sola, l’India non ha le risorse per eguagliare le proposte economiche della Cina verso il Sud globale“.

Jacob ha aggiunto che gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali dovrebbero cooperare con l’India per indebolire l’attrazione della Cina verso i Paesi in via di sviluppo.

Inoltre, Washington sta cercando di modificare la distribuzione del potere tra i Paesi del Sud globale nei meccanismi internazionali per diluire, così, il potere istituzionale di Pechino e intensificare la lotta tra queste nazioni per giocare un ruolo di primo piano nella governance globale.

Paesi emergenti come l’India e il Brasile non sono ancora stati in grado di sfidare la forte posizione di potere nazionale degli Stati Uniti e, di conseguenza, finiscono per essere bersagli che gli Stati Uniti vogliono coinvolgere nella loro strategia. Suzanne Nossel, ex vice segretario di Stato per le organizzazioni internazionali, ha affermato che gli Stati Uniti dovrebbero ottenere il sostegno dell’India e di altri Paesi del Sud globale promuovendo le riforme del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in modo da avvicinare queste nazioni al circolo interno della governance internazionale e costringere Cina e Russia a fare concessioni.

Inoltre, enfatizzando i rischi economici e i problemi di indebitamento associati alla Belt and Road Initiative e sfruttando al massimo le frizioni tra i Paesi in via di sviluppo e la Cina, gli Stati Uniti stanno cercando di infiammare i sentimenti anti-cinesi del Sud globale. Nel frattempo, vogliono vendere i piani sostitutivi elaborati con gli alleati occidentali. Hunter Stoll, analista della difesa presso RAND, ha affermato che, sebbene la Belt and Road Initiative sia popolare in Asia centrale, il Kazakistan e alcuni altri Paesi nutrono preoccupazioni nei confronti della Cina; di conseguenza, gli Stati Uniti dovrebbero incrementare gli investimenti nella regione, rafforzando la partecipazione del settore privato attraverso la Economic Resilience Initiative in Asia centrale e potenziando l’impatto di ONG come l’American Councils for International Education.

In conclusione, il Sud globale è diventato un elemento importante della competizione strategica degli Stati Uniti con la Cina.

Attraverso legami più stretti con il Sud globale, Washington sta cercando di allontanare queste nazioni dalla Cina e di fare concorrenza a Pechino. Tuttavia, gli Stati Uniti devono affrontare molte restrizioni e sfide nell’attuazione di questa strategia, tra cui la polarizzazione politica, la mancanza di coerenza politica e le limitate risorse disponibili.

Inoltre, enfatizzando i rischi economici e i problemi di indebitamento associati alla Belt and Road Initiative e sfruttando al massimo le frizioni tra i Paesi in via di sviluppo e la Cina, gli Stati Uniti stanno cercando di infiammare i sentimenti anti-cinesi del Sud globale. Nel frattempo, vogliono vendere i piani sostitutivi elaborati con gli alleati occidentali. Hunter Stoll, analista della difesa presso RAND, ha affermato che, sebbene la Belt and Road Initiative sia popolare in Asia centrale, il Kazakistan e alcuni altri Paesi nutrono preoccupazioni nei confronti della Cina; di conseguenza, gli Stati Uniti lo dovrebbero incrementare gli investimenti nella regione, rafforzando la partecipazione del settore privato attraverso la Economic Resilience Initiative in Asia centrale e potenziando l’impatto di ONG come l’American Councils for International Education.

In conclusione, il Sud globale è diventato un elemento importante della competizione strategica degli Stati Uniti con la Cina. Attraverso legami più stretti con il Sud globale, Washington sta cercando di allontanare queste nazioni dalla Cina e di fare concorrenza a Pechino.

Tuttavia, gli Stati Uniti devono affrontare molte restrizioni e sfide nell’attuazione di questa strategia, tra cui la polarizzazione politica, la mancanza di coerenza politica e le limitate risorse disponibili.

Ma soprattutto, aspetto fondamentale, i Paesi del Sud globale non vogliono diventare pedine in un gioco di potere geopolitico. Come ha affermato James Traub, borsista del Center on International Cooperation della New York University, i Paesi del Sud globale non vogliono dover scegliere da che parte stare in una nuova guerra fredda. Vogliono, invece, portare avanti un “nuovo movimento non allineato” in uno spirito di pragmatismo.

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