Russia, Cina, Iran e Corea del Nord serrano i ranghi | Stefano Vernole (CeSE-M) interviene a “Il Contesto” di Giacomo Gabellini

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di Giacomo Gabellini | “Il Contesto” – YouTube

Lo scorso 23 giugno, in corrispondenza con la festività ortodossa della Pentecoste, le forze armate ucraine hanno lanciato cinque missili di fabbricazione statunitense Atacms armati con bombe a grappolo contro la città di Sebastopoli, in Crimea. Uno dei cinque vettori ha raggiunto la spiaggia di Uchkuevka, sprigionando un nugolo di sottomunizioni esplosive che hanno causato numerosi morti e feriti tra i civili. Il Ministero della Difesa russo ha prontamente condannato l’operazione, specificando che «tutte le assegnazioni di volo dei missili tattici Atacms sono inserite da specialisti statunitensi sulla base dei dati di intelligence raccolti dal sistema satellitare degli Stati Uniti. Pertanto, la responsabilità dell’attacco missilistico deliberato contro la popolazione civile di Sebastopoli va ricondotta principalmente a Washington e al regime di Kiev. Queste azioni non rimarranno senza risposta». In termini ancor più duri si è espresso l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite Vassilij Nebenzia, secondo cui «il fatto che gli Stati Uniti siano direttamente coinvolti in questo crimine è fuor di dubbio. Gli Stati Uniti e i loro alleati sostengono il regime neonazista ucraino e incoraggiano i burattini di Kiev a commettere atti terroristici contro i civili. Di recente i Paesi della Nato hanno dato il via libera al regime di Kiev per condurre attacchi in profondità nel territorio russo. Non ci sorprende che i media occidentali tacciano questa tragedia. Le vite dei civili russi non interessano loro. La mancanza di una risposta significativa da parte del Segretariato delle Nazioni Unite che dovrebbe opporsi a crimini così evidenti e violazioni del diritto internazionale è ancora più deplorevole». Quali obiettivi si prefiggevano di conseguire gli ucraini e i loro sponsor sferrando un’operazione del genere? Come reagirà la Federazione Russa?

Cerchiamo di comprenderlo assieme a Stefano Vernole, analista geopolitico, saggista e vicepresidente del Centro Studi Eurasia Mediterraneo.

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