di Giulio Chinappi
Le elezioni generali dello scorso 19 maggio nella Repubblica Dominicana hanno visto la conferma del presidente Luis Abinader con il 57,44% dei voti, consolidando il suo programma di riforme costituzionali e gestione delle relazioni con la vicina Haiti.
Lo scorso 19 maggio, hanno avuto lugoo in Repubblica Dominicana le elezioni generali, il momento più importante nella vita politica del Paese caraibico situato sulla parte orientale dell’isola di Hispaniola. In questa tornata elettorale, i cittadini dominicani sono stati chiamati a eleggere il presidente, il vice-presidente, 32 senatori e 190 deputati del parlamento nazionale, nonché i 20 deputati che rappresenteranno il Paese presso il Parlamento Centroamericano (PARLACEN), con sede in Guatemala. Come previsto dai sondaggi della vigilia, il presidente in carica, Luis Abinader, ha ottenuto la rielezione al primo turno con una significativa maggioranza dei voti, evitando così la necessità di un ballottaggio.
Luis Abinader, leader del Partido Revolucionario Moderno (PRM), una formazione centrista orientata verso la socialdemocrazia, ha dunque conquistato un secondo mandato presidenziale consecutivo con il 57,44% dei voti, secondo i risultati ufficiali divulgati dalla Junta Central Electoral (JCE). Il suo sfidante principale era l’ex presidente Leonel Fernández, in carica tra il 2004 ed il 2012, candidato della formazione di sinistra Fuerza del Pueblo (FP), che ha ottenuto il 28,85% delle preferenze, mentre al terzo posto si è classificato il sindaco di Santiago de los Caballeros, Abel Martínez, rappresentante del Partido de la Liberación Dominicana (PLD), che non è andato oltre il 10,35% delle preferenze.
La vittoria di Abinader è stata ulteriormente rafforzata dai successi del suo partito, in grado di raggiungere una schiacciante maggioranza sia al Senato (24 seggi su 32) che alla Camera dei Deputati (142 su 190). Il primo partito di opposizione, Fuerza del Pueblo, conta appena tre senatori e 28 deputati, mentre il PLD ha eletto tredici deputati, ma non è riuscito ad ottenere seggi al Senato. I restanti scranni sono stati distribuiti tra le formazioni minori. Indine, il PRM di Abinader ha eletto anche dodici deputati al Parlamento Centroamericano, con FP e PLD che si sono distribuiti equamente i restanti otto seggi spettanti alla Repubblica Dominicana.
Secondo quanto riportato dalla stampa locale e dagli osservatori internazionali, la giornata elettorale è trascorsa in un clima di tranquillità, con un’affluenza di oltre 8 milioni di elettori e la partecipazione di oltre 2.300 osservatori elettorali, di cui 400 internazionali. Secondo gli analisti, questa elezione ha evidenziato il consolidamento della democrazia dominicana e ha riflesso un forte impegno civico da parte della popolazione, con il 54,37% di affluenza alle urne, un dato in linea con quello di quattro anni fa.
In seguito alla sua vittoria, Luis Abinader ha rivolto un discorso alla nazione in cui ha espresso gratitudine per il sostegno ricevuto e ha sottolineato l’importanza del voto come strumento fondamentale della democrazia. Abinader ha dichiarato che il suo nuovo mandato sarà caratterizzato dalla continuità delle riforme e dei cambiamenti avviati durante il suo primo mandato.
Uno degli elementi chiave del suo discorso è stato l’annuncio di una riforma costituzionale, già considerata come uno dei punti cardine del suo programma elettorale. Abinader ha promesso di promuovere modifiche che impediscano future manipolazioni dei termini di elezione e rielezione presidenziale, nonché l’istituzione di un Ministero Pubblico indipendente. Ha inoltre ribadito il suo impegno a non candidarsi per un terzo mandato, sottolineando l’importanza di rispettare i limiti costituzionali e di lasciare un’eredità duratura di rispetto per la democrazia. Quest’ultima mossa è stata considerata da molti come un attacco neanche troppo velato contro il suo sfidante Leonel Fernández, che si è candidato nonostante avesse già completato due mandati alla massima carica.
La riforma costituzionale proposta da Abinader rappresenta dunque uno dei punti centrali del suo programma per il secondo mandato. L’obiettivo principale di questa riforma è garantire che nessun futuro presidente possa modificare i termini di elezione per estendere il proprio mandato, proteggendo così la democrazia e la stabilità istituzionale del Paese. Abinader ha espresso la volontà di raggiungere un consenso ampio con tutti i settori politici e sociali del Paese per realizzare queste modifiche, coinvolgendo anche i partiti dell’opposizione nella formulazione degli emendamenti costituzionali.
Come anticipato, la proposta di riforma include anche la creazione di un Ministero Pubblico indipendente, che dovrebbe garantire una maggiore trasparenza e efficacia nella lotta contro la corruzione. Questo aspetto è particolarmente rilevante in un contesto in cui la corruzione rappresenta una delle principali sfide per il governo e la società dominicana. Nel 2023, infatti, il Corruption Perception Index della repubblica Dominicana ha raggiunto quota 35,00 punti, facendo registrare il dato più alto dal 2002. Tuttavia, questo dato resta invero relativamente basso, se si considera che ad esempio l’Italia si attesta da anni oltre i 50 punti su 100.
Un altro tema cruciale affrontato durante la campagna elettorale e destinato a rimanere al centro dell’agenda politica di Abinader è la gestione delle relazioni con la vicina Haiti, lo Stato che occupa la parte occidentale dell’isola di Hispaniola. La crisi politica e sociale che affligge il Paese confinante ha avuto un impatto significativo sulla Repubblica Dominicana, in particolare per quanto riguarda la questione migratoria.
Durante il suo primo mandato, Abinader ha adottato misure severe per controllare l’immigrazione illegale e ha avviato la costruzione di un muro lungo il confine con Haiti. Queste azioni hanno suscitato non poche polemiche soprattutto da parte degli osservatori internazionali, che hanno paragonato la sua politica a quella di Trump nei confronti del Messico, ma Abinader ha difeso la necessità di proteggere la sicurezza nazionale e di mantenere l’ordine interno. Il presidente dominicano ha promesso di completare la costruzione del muro e di continuare le deportazioni di migranti illegali, sottolineando che la Repubblica Dominicana ha già fatto molto per aiutare Haiti e che ora la comunità internazionale dovrebbe intervenire per risolvere la crisi haitiana.
La vittoria di Abinader dimostra che le sue politiche, seppur a tratti discutibili, hanno ottenuto il consenso della maggioranza della popolazione. Il presidente ha comunque espresso la volontà di lavorare in collaborazione con tutti i partiti politici e con la società civile per promuovere un grande patto nazionale su questioni fondamentali come la riforma elettorale, il patto per la riforma del settore elettrico e una riforma fiscale. A tal proposito, ha sottolineato l’importanza del dialogo e del consenso per garantire che le riforme siano sostenibili e rispondano alle esigenze della popolazione.
In particolare, la riforma elettorale proposta dal partito al governo mira a migliorare ulteriormente il sistema democratico dominicano, prendendo spunto dalle migliori pratiche internazionali. Il “patto elettrico”, invece, è destinato a riorganizzare il settore energetico del Paese, migliorando l’efficienza e riducendo i costi per i cittadini. La riforma fiscale, infine, è necessaria per affrontare le sfide economiche post-pandemiche e garantire una distribuzione più equa delle risorse, secondo quanto affermato da Abinader.
Il secondo mandato di Luis Abinader si prospetta dunque impegnativo, con numerose sfide da affrontare sia in politica interna che estera. Tra queste, la lotta contro la corruzione rimane una priorità assoluta del governo. Abinader ha già dimostrato il suo impegno in questo campo durante il primo mandato, ma il successo della riforma del Ministero Pubblico indipendente sarà cruciale per ottenere risultati duraturi.
La gestione delle relazioni con Haiti e la questione migratoria continueranno a essere i temi caldi in materia di politica estera. Abinader dovrà bilanciare la necessità di garantire la sicurezza nazionale con il rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali. Inoltre, la comunità internazionale sarà chiamata a giocare un ruolo più attivo nella risoluzione della crisi haitiana, e Abinader dovrà lavorare per rafforzare la cooperazione regionale.
Sul fronte economico, la ripresa post-pandemica richiederà politiche efficaci per stimolare la crescita e creare posti di lavoro. La riforma fiscale e il “patto elettrico” saranno strumenti cruciali in questo senso, ma sarà necessario anche un impegno continuo per apportare migliorie anche in altri settori, quali l’istruzione, la sanità e la sicurezza dei cittadini.
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