di Giulio Chinappi
La Siria di Assad resiste alle pressioni internazionali e rafforza i legami con i suoi alleati, celebrando 80 anni di relazioni con la Russia. Nel frattempo, cerca un riavvicinamento con la Turchia per stabilizzare la regione e affrontare la crisi dei rifugiati.
Afflitta da anni di conflitti interni con la partecipazione interessata di potenze straniere, la Siria di Baššār Ḥāfiẓ al-Assad non ha intenzione di cedere alle pressioni esterne, e sta cercando di consolidare il sostegno interno e da parte dei suoi alleati internazionali.
Lo scorso 15 luglio, la Repubblica Araba ha tenuto le proprie elezioni legislative nonostante le difficili condizioni, motivo per il quale l’affluenza alle urne ha raggiunto solamente il 38,16% degli aventi diritto. Sebbene i Paesi occidentali e le organizzazioni dell’opposizione in esilio non abbiano riconosciuto l’esito delle elezioni, queste hanno comunque garantito una netta maggioranza alla coalizione del Fronte Nazionale Progressista, che riunisce tutti i partiti che sostengono l’attuale governo. All’interno del Fronte, infatti, figurano ben nove partiti, tutti orientati su posizioni socialiste, compreso il Partito Ba’th Socialista Arabo (Ḥizb al-baʿṯ al-ʿarabī al-ištirākī) dello stesso Assad.
All’interno del Fronte Nazionale Progressista troviamo anche il Partito Comunista Siriano (Al-Hizb Al-Shuyū’ī Al-Sūrī) e il Partito Comunista Siriano Unificato, che hanno eletto due deputati a testa, confermando il numero di quattro deputati comunisti presenti nel parlamento di Damasco. Il Partito Ba’th ha naturalmente ottenuto la maggioranza degli scranni, ben 169 sui 185 conquistati complessivamente dal Fronte, mentre i restanti 65 deputati sono stati eletti come indipendenti.
Allo stesso tempo, il governo siriano sta lavorando per rafforzare le proprie relazioni con i propri alleati internazionali, a partire dalla Russia, approfittando dell’anniversario degli 80 anni dell’apertura delle relazioni diplomatiche tra l’Unione Sovietica e Damasco, il 21 luglio 1944. In questa occasione, “i capi dei Ministeri degli Esteri hanno notato che le relazioni russo-siriane, basate su sentimenti di simpatia reciproca, amicizia e rispetto reciproco, si stanno sviluppando con successo. Mosca e Damasco sono fermamente impegnate a rafforzare ulteriormente la cooperazione bilaterale in vari campi e a mantenere una stretta coordinazione di politica estera sulle questioni urgenti dell’agenda globale e regionale“, si legge in una nota rilasciata dal Ministero degli Esteri russo.
Dal canto suo, “il Presidente Assad ha sottolineato che entrambi i Paesi si sono scambiati supporto per 80 anni e sono rimasti fedeli ai principi e alla dignità nonostante siano stati sottoposti a ogni forma di pressione e tentativi di spezzare la loro volontà“, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa SANA.
“Vorrei ribadire che la Russia continuerà a sostenere il governo siriano nei suoi sforzi per difendere la sovranità statale, l’unità e l’integrità territoriale del Paese, garantire la sicurezza nazionale e la stabilità politica“, ha risposto il Presidente russo Vladimir Putin. “Siamo convinti che lo sviluppo ulteriore di tutto lo spettro delle relazioni russo-siriane sia nell’interesse dei nostri popoli e contribuirà a consolidare la pace e la stabilità nella regione e in tutto il mondo“, ha aggiunto il leader della Federazione. Putin ha notato che negli ultimi decenni Mosca e Damasco hanno accumulato una vasta esperienza di cooperazione bilaterale in vari settori e hanno raggiunto notevoli successi nella lotta contro il terrorismo internazionale in Siria.
“Mosca e Damasco stanno coordinando strettamente i loro passi su tutte le questioni chiave dell’agenda internazionale“, ha dichiarato invece il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. “È positivo che nell’attuale fase dello sviluppo delle relazioni bilaterali, Mosca e Damasco stiano coordinando strettamente i loro passi su tutte le questioni chiave dell’agenda internazionale. Tale supporto reciproco ha un significato speciale nell’attuale difficile contesto geopolitico“, ha osservato il ministro.
Lavrov ha sottolineato che la ricca storia dei legami russo-siriani “prova in modo convincente che l’Unione Sovietica e poi la Federazione Russa sono sempre state impegnate nella sovranità, integrità territoriale e indipendenza politica della Siria“. “Abbiamo sempre insistito che spetta al popolo siriano decidere del proprio futuro senza alcuna interferenza esterna, come è sancito dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Manteniamo questa posizione anche oggi“, ha aggiunto.
Il 25 luglio, il Presidente siriano Baššār Ḥāfiẓ al-Assad ha effettuato una visita ufficiale a Mosca, accolto dal suo omologo Vladimir Putin. I due leader si erano precedentemente incontrati il 15 marzo 2023. Secondo la stampa siriana, i due leader hanno discusso dell’intera gamma di relazioni bilaterali e del coordinamento delle azioni alla luce degli eventi in Medio Oriente. “Il presidente al-Assad ha considerato che sia la Siria che la Russia hanno affrontato sfide difficili e sono sempre state in grado di superarle, notando la fiducia e la credibilità reciproche che sostengono le relazioni tra i due paesi e i loro popoli“, si legge in una nota ufficiale.
Nel frattempo, la Siria sta tentando di migliorare le proprie relazioni anche con la vicina Turchia, una delle parti interessate nel conflitto siriano. Nonostante le proteste antisiriane esplose in alcune aree di confine, il leader turco Recep Tayyip Erdoğan, che ha a lungo sostenuto l’opposizione anti-Assad, ha recentemente parlato della possibilità di un incontro con il Presidente siriano. Secondo gli analisti, Ankara potrebbe impegnarsi a partecipare nella ricostruzione della Siria al fine di ridurre il numero di rifugiati siriani in Turchia, vista la crescente ostilità della popolazione locale.
I principali obiettivi del governo siriano sono dunque quelli di stabilizzare la situazione interna e di migliorare le relazioni con la Turchia, sfruttando le ottime relazioni con la Russia, mentre allo stesso tempo la situazione sul confine meridionale diventa sempre più instabile a causa dell’atteggiamento bellicista del regime sionista israeliano.
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