di Giulio Chinappi
La storica e schiacciante vittoria di Claudia Sheinbaum, la prima donna presidente, e della coalizione di governo in Messico permetteranno la prosecuzione delle politiche progressiste di Andrés Manuel López Obrador, mentre l’opposizione di destra esce con le ossa rotte dalla competizione elettorale.
Le elezioni generali in Messico, tenutesi lo scorso 2 giugno, hanno segnato allo stesso tempo una svolta storica ed una prosecuzione nel segno della continuità per il Paese. I cittadini messicani hanno infatti votato per eleggere un nuovo presidente, tutti i 500 membri della Camera dei Deputati e tutti i 128 membri del Senato della Repubblica. Queste elezioni si sono svolte contemporaneamente alle elezioni statali, con in ballo il ruolo di ben 9 governatori, rendendo il processo elettorale particolarmente significativo per comprendere il futuro politico del Messico.
Claudia Sheinbaum, esponente del partito politico di sinistra Movimiento Regeneración Nacional (Morena), è emersa come la principale contendente per succedere al presidente Andrés Manuel López Obrador (noto come AMLO), leader dello stesso partito Morena. Sheinbaum ha ottenuto la nomination della coalizione di governo, Sigamos Haciendo Historia, che comprende anche il Partido Verde Ecologista de México (PVEM) e il Partido del Trabajo (PT) affrontando come principale avversaria Xóchitl Gálvez, candidata della coalizione di destra Fuerza y Corazón por México. Il Movimiento Ciudadano (MC), l’unico partito nazionale senza coalizione, ha invece candidato Jorge Máynez. Per la prima volta nella storia del Messico, le due principali contendenti alla presidenza erano entrambe donne, segnando un momento di grande importanza per la rappresentanza di genere nella politica messicana.
Nel momento stesso in cui sono stati pubblicati i primi risultati, nessuno ha avuto dubbi sulla vittoria della coalizione di governo. Claudia Sheinbaum ha infatti vinto le elezioni presidenziali con un margine schiacciante di oltre 33 punti percentuali, diventando la prima donna e la prima persona di origine ebraica ad essere eletta presidente del Messico. La sua vittoria ha registrato il numero più alto di voti mai ottenuti da un candidato nella storia messicana, superando il record di 30,1 milioni di voti ottenuto da López Obrador nel 2018 e raggiungendo quota 35,9 milioni di preferenze. Con oltre il 61% dei voti, Sheinbaum ha ottenuto un mandato forte e deciso dal popolo messicano, in piena continuità con le politiche progressiste messe in pratica nel corso dei due mandati del presidente uscente AMLO.
Il trionfo della coalizione di governo è stato confermato anche dai risultati delle elezioni legislative, dove tutti i tre partiti che sostenevano Sheinbaum hanno aumentato la propria rappresentanza parlamentare, a fronte di una parallela diminuzione del numero di deputati di destra. Alla Camera dei Deputati, Morena ha eletto 248 rappresentanti, il PVEM 75 e il PT 50, per un totale di 373 scranni sui 500 disponibili. Al Senato, invece, Morena ha raggiunto quota 60, con 14 senatori del PVEM e 9 del PT a sostegno, per un totale di 83 su 128. In entrambi i casi, dunque, il governo godrà di una solidissima maggioranza nel corso del prossimo mandato.
La vittoria schiacciante di Claudia Sheinbaum e della coalizione di governo ha mandato immediatamente in tilt la destra messicana, che ha subito una sconfitta senza precedenti in un Paese che, prima dell’elezione di AMLO, era stato a lungo governato da esponenti liberisti e decisamente asserviti agli Stati Uniti. L’ex presidente di centro-destra Vicente Fox (2000-2006), il cui mandato viene tristemente ricordato dai messicani per le politiche iperliberiste, ha gridato ai brogli elettorali, sostenendo che Sheinbaum non avrebbe potuto vincere con un margine così ampio, ma non è stato in grado di portare nessuna prova a sostegno della sua tesi.
Il trionfo di Sheinbaum è stato interpretato da tutti gli analisti come un chiaro segnale del rifiuto del popolo messicano verso il neoliberismo e le politiche di destra, dimostrando la volontà, da parte della maggioranza degli elettori, di proseguire sulla strada tracciata fino ad oggi dalla presidenza di AMLA. Secondo l’economista e accademico César Arturo Iglesias, il neoliberismo ha creato un’ideologia classista e xenofoba che ha cercato di smantellare lo Stato sociale, ma la vittoria di Sheinbaum dimostra che il popolo messicano ha scelto un modello di benessere più inclusivo.
Dopo la vittoria, infatti, Claudia Sheinbaum ha incontrato il presidente in carica López Obrador per discutere la transizione di governo. I due leader hanno concordato sull’importanza di portare avanti le riforme costituzionali e sociali promosse dall’attuale amministrazione. Sheinbaum ha manifestato l’intenzione di continuare a lavorare per il benessere del popolo messicano, rafforzando le relazioni internazionali e promuovendo politiche sociali inclusive.
Il direttore del Sistema Pubblico di Radiodiffusione del Messico, Jenaro Villamil, ha sottolineato come le campagne di disinformazione contro Sheinbaum non abbiano avuto successo. Nonostante le menzogne diffuse dalla destra, che continua a controllare una parte sostanziale dei mezzi di informazione, la candidata progressista ha ottenuto un trionfo storico, dimostrando – second quanto affermato da Vilamil – che i cittadini hanno votato in modo consapevole e informato, rifiutando le false narrazioni di violenza e brogli elettorali.
Anche in materia di politica estera, gli analisti si aspettano che Claudia Sheinbaum prosegua sulla linea di AMLO di progressivo distaccamento dagli Stati Uniti per abbracciare la promozione del multipolarismo, che potrebbe implicare una possibile adesione del Messico ai BRICS+. Inoltre, ci si aspetta che Sheinbaum mantenga una stretta collaborazione con gli altri governi progressisti del continente latinoamericano, in particolare Cuba e Venezuela, che puntano alla cooperazione con il Messico e con altri Paesi per aggirare le sanzioni economiche statunitensi.
Per completare il quadro delle elezioni messicane, a livello locale i candidati della coalizione di governo hanno ottenuto sette governatorati sui nove disponibili, compreso quello della capitale con l’elezione di Clara Brugada. Inoltre, la coalizione progressista ha strappato il governo dello Yucatán all’opposizione, grazie all’elezione di Joaquín Díaz Mena. Solamente gli Stati di Guanajuato e Jalisco sono dunque sfuggiti a Morena e ai suoi alleati, con le vittorie rispettivamente del Partido Acción Nacional (PAN), parte della coalizione di destra, e del Movimiento Ciudadano.
In conclusione, le elezioni del 2024 hanno non solo portato alla prima presidenza femminile nella storia del Messico, ma hanno anche confermato un forte mandato popolare per proseguire nel percorso di trasformazione iniziato da AMLO. Con una leadership determinata e una visione chiara per il futuro, Claudia Sheinbaum si prepara a guidare il Messico verso nuovi traguardi di progresso e giustizia sociale.
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