di Alessandra Ciattini
Già nel 2023 la Cina ha proposto un piano di pace per la guerra NATO-Ucraina non preso in considerazione dagli alleati occidentali, eppure potrebbe essere un buon punto di partenza per uscire da questo cul de sac.
Come abbiamo accennato, la Cina ha presentato un suo piano di pace, pubblicato nel febbraio 2023, che si articola in 12 punti e che mira a stabilizzare la situazione attuale, superando il modo di pensare proprio della guerra fredda. La notizia recente, risalente allo scorso maggio, è che il Brasile su questo tema si è allineato con la Cina; infatti, i due paesi, entrambi membri dei Brics, hanno firmato una dichiarazione congiunta, in cui richiedono la convocazione di un forum di pace Internazionale per por termine alla guerra in Ucraina, in opposizione all’irrealistico piano dell’ormai ex presidente Zelensky.
In un’intervista di qualche tempo fa all’agenzia cinese Xinhua, Putin ha dichiarato che accoglie con favore le proposte di soluzione politica fatte da Pechino, che a suo parere ha pienamente compreso le radici e l’impatto geopolitico del conflitto in Ucraina e la necessità di garantire la piena sicurezza a tutti i paesi. Dobbiamo osservare che la Cina, sicura ormai della sua potenza, non ha ceduto a nessuna pressione occidentale, nemmeno sul piano economico, mantenendo sempre relazioni di amicizia, ma non di alleanza con la Russia.
Lo scorso 19 giugno, ad Ottawa, il segretario uscente della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg, ha affermato che la Cina non può pretendere di avere allo stesso tempo buone relazioni con l’Occidente e con la Russia, insomma o con me o contro di me. Addirittura ha sostenuto che il grande paese asiatico dovrebbe pagare le conseguenze del suo appoggio economico alla Cina, anche se non ha specificato quali dovrebbero essere, mostrando così ancora una volta di non comprendere con quale mondo si deve confrontare. Ha insistito, inoltre, sulla necessità che tutti i paesi membri della NATO raggiungano al più presto il 2% del loro PIL in spesa in armamenti, anche se questo significherà ridurre la spesa sociale, già assai ridotta ovunque.
La diplomazia cinese mette al primo punto del piano di pace il principio, secondo cui i negoziati debbono svolgersi sulla base del rispetto verso la sovranità di ogni paese, piccolo o grande, e del diritto internazionale, ovviamente compresa la Carta delle Nazioni Unite, da applicarsi in maniera uniforme (critica implicita all’uso del doppio criterio da parte di Usa e Ue). Ciò include il rispetto dell’integrità territoriale di tutti i paesi.
Troviamo invece al secondo punto l’invito ad abbandonare la mentalità della Guerra fredda, ormai diventata abbastanza calda, e a non ricercare la propria sicurezza ai danni degli altri (come sta facendo la NATO). Occorre, inoltre, lavorare per evitare lo scontro tra i blocchi politico-economici, promuovendo lo sviluppo di un complessivo equilibrio efficace e costruttivo nel continente euroasiatico. Bisogna giungere alla cessazione di ogni conflitto, perché la guerra non apporta benefici a nessuno. Le parti coinvolte debbono comportarsi in maniera razionale e con moderazione, evitando di accrescere la tensione internazionale. Debbono riprendere colloqui di pace e tutta la comunità di Stati deve far pressione per conseguire questo obiettivo. La Cina opererà in questo senso.
Per il grande paese asiatico è anche importante risolvere la crisi umanitaria, proteggere i civili, i prigionieri di guerra e consentire l’invio di aiuti alle zone interessate dal conflitto, astenendosi dal colpire edifici residenziali e civili. Inoltre, la Cina condanna fermamente gli attacchi armati agli impianti nucleari, che violano la Convenzione sulla sicurezza nucleare; come, del resto, condanna l’uso delle armi nucleari, di quelle chimiche e biologiche da parte di chiunque e in ogni caso.
Per quanto riguarda, invece, la questione della crisi alimentare, secondo la Cina deve essere attivato l’accordo firmato dalla Turchia, dall’Ucraina, dalla Russia e dall’Onu, che prevede la collaborazione nell’esportazione dei cereali attraverso il Mar Nero. Un altro punto importante, messo in rilievo dai diplomatici cinesi, consiste nel ribadire che la sanzioni unilaterali non sono legittime, perché non approvate dal Consiglio di sicurezza delle NU, e che, pertanto, gli Usa, soliti ad usare questa criminosa strategia, debbono necessariamente abbandonarla.
La preoccupazione di garantire l’equilibrio economico-politico mondiale si palesa nella richiesta cinese di favorire la stabilità delle catene di produzione industriale e di scambio commerciale, evitando di usarle come strumenti di ricatto per danneggiare i propri avversari.
Infine, la Cina pensa anche alla ricostruzione dell’Ucraina, alla quale si propone di partecipare, sollecitando i diversi paesi a dare il loro contributo.
In conclusione, una base costruttiva per fare qualche primo passo nella cessazione di un conflitto, che rischia di protarsi a lungo a danno soprattutto dell’Europa, e che forse ha una certa credibilità perché viene da due potenze dei Brics.
Il CeSE-M sui social