Vietnam: la lotta alla corruzione non fa sconti a nessuno

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di Giulio Chinappi

Numerosi leader politici vietnamiti sono stati costretti a rassegnare le proprie dimissioni negli ultimi anni, cadendo nella rete della lotta alla corruzione vigorosamente lanciata dal segretario generale Nguyễn Phú Trọng.

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In carica dal 2011, il segretario generale del Partito Comunista del Vietnam, Nguyễn Phú Trọng, ha fatto della lotta alla corruzione uno dei punti cardine della sua attività politica. Sin dal 2013, Trọng si è fatto promotore del Comitato Centrale di Coordinamento sull’Anticorruzione, che è stato posto sotto la gestione del Politburo. Dal 2022, poi, ogni provincia è stata dotata di un Comitato di coordinamento provinciale sull’anticorruzione. Nei suoi discorsi, il segretario Trọng ha spesso ripetuto che la lotta alla corruzione non deve fare sconti a nessuno, indipendentemente dall’identità di coloro che si rendono colpevoli di azioni riprovevoli: questo significa che neppure i vertici del Partito possono ritenersi immuni.

Trọng attribuisce il decadimento dell’ideologia politica come causa principale della corruzione. Di conseguenza, durante il suo mandato, ha adottato anche misure drastiche per rivitalizzare il controllo del PCV sulla sfera ideologica. Sotto indicazione del segretario generale, ai membri del Partito è stato richiesto lo studio approfondito dei testi classici del marxismo-leninismo e del pensiero di Hồ Chí Minh, nonché delle opere dello stesso Trọng.

La presidenza del comitato di coordinamento ha chiesto ai comitati del Partito, alle organizzazioni del Partito e agli enti competenti di continuare a promuovere la prevenzione e il controllo della corruzione e dei fenomeni negativi, concentrando l’attenzione sul trattamento completo dei casi gravi e complicati che suscitano preoccupazione pubblica”, ha affermato il segretario generale in un discorso tenuto lo scorso novembre.

I risultati ottenuti sotto la sua leadership in questo ambito sono stati lodati da diversi osservatori internazionali. Nel corso del 2023, ad esempio, il Paese ha guadagnato dieci posizioni nella classifica sul percepito livello di corruzione redatta da Transparency International, indicando che gli sforzi del Vietnam nella lotta alla corruzione hanno portato a significativi cambiamenti riconosciuti dagli esperti internazionali. Nguyễn Hồng Hải, ricercatore presso l’Università del Queensland in Australia, ha sottolineato che questa determinazione si manifesta attraverso l’impegno a gestire la corruzione senza “zone vietate e eccezioni“. “La lotta contro la corruzione è strettamente legata all’obiettivo di un paese forte, con una popolazione prospera e una società democratica, giusta e civile; pertanto sarà difficile raggiungere genuinamente questi obiettivi senza combattere efficacemente la corruzione”, ha aggiunto l’accademico.

Gli effetti di questa politica severissima in materia di corruzione si sono visti negli ultimi anni, con diversi ministri e ben due presidenti, Nguyễn Xuân Phúc e Võ Văn Thưởng, che sono stati costretti alle dimissioni. L’ultimo a farne le spese e stato il presidente dell’Assemblea Nazionale, Vương Đình Huệ, che nonostante la sua vicinanza con il segretario generale non è stato risparmiato dall’azione anticorruzione, costretto ad abbandonare le proprie cariche lo scorso 26 aprile.

Le dimissioni del primo legislatore hanno fatto seguito all’arresto di Phạm Thái Hà, suo stretto collaboratore, accusato di abuso di posizione e potere per ottenere vantaggi personali. Il suo nome è infatti emerso nelle indagini riguardanti la Thuận An Corporation, azienda fondata e presieduta da Nguyễn Duy Hưngarrestato il precedente 15 aprile per “violazione delle norme sugli appalti che causano gravi conseguenze” e “corruzione”. Nel corso delle indagini sono state arrestate anche altre figure chiave dell’azienda, tutte per violazione delle norme sugli appalti e ricezione di tangenti.

Pur non essendo coinvolto direttamente nel caso, almeno per quanto emerso fino ad ora, il presidente dell’Assemblea Nazionale Vương Đình Huệ ha chiesto di essere sollevato dal suo incarico: “Consapevole delle sue responsabilità verso il Partito, lo Stato e il popolo, Huệ si è dimesso da tutte le sue cariche”, si legge nel comunicato. Questo significa che il parlamento vietnamita dovrà riunirsi al più presto in una sessione straordinaria per eleggere il nuovo presidente dell’organo legislativo. Per quanto riguarda Huệ, che occupava l’incarico dal marzo 2021, queste dimissioni rappresentano con ogni probabilità la fine della sua carriera politica, dopo aver occupato altre cariche importanti come quella di ministro delle Finanze (2011-2013), capo della Commissione Economica dal 2012 al 2016 e vice primo ministro dal 2016 al 2020.

Nella stessa giornata delle dimissioni di Vương Đình Huệ, il Comitato Centrale del Partito ha anche considerato misure disciplinari nei confronti di Lê Viết Chữ, ex membro del 12° Comitato Centrale del Partito ed ex segretario del Comitato del Partito della provincia di Quảng Ngãi. Secondo quanto si legge, “Chữ ha mostrato degradazioni nell’ideologia politica, nella morale e nello stile di vita; ha violato gravemente le norme del Partito e le leggi dello Stato nell’adempimento dei compiti e delle funzioni assegnati, ha infranto le norme su ciò che i membri del Partito non devono fare e la responsabilità di dare il buon esempio, ha commesso atti negativi e ha ricevuto tangenti, causando conseguenze molto gravi, danneggiando gravemente la reputazione dell’organizzazione del Partito locale e dell’amministrazione”. Viste le sue gravi violazioni, il Comitato Centrale del Partito ha deciso di espellere Chữ dal Partito come misura disciplinare.

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