di Giulio Chinappi
La situazione politica di Haiti, turbata da decenni di instabilità, vede ora l’intervento di un nuovo attore con l’emergere del gruppo Viv Ansanm, guidato dalla figura di Jimmy “Barbecue” Chérizier, denigrato dalla stampa internazionale ma considerato dagli analisti come un elemento chiave in un conflitto che va oltre la mera criminalità.
Lo scorso 24 aprile, Ariel Henry ha finalmente rinunciato all’incarico di primo ministro dopo circa due mesi di discussioni, lasciando l’incarico al suo successore designato, il ministro dell’Economia Michel Patrick Boisvert, sebbene il potere effettivo sia detenuto dal Consiglio presidenziale di transizione. Attraverso un comunicato, Henry ha annunciato che “presento le dimissioni del mio governo. Congratulazioni ai membri del governo, ai collaboratori, all’amministrazione pubblica, alle forze di sicurezza e a tutti coloro che mi hanno accompagnato durante questo percorso patriottico“.
Ariel Henry, che ricopriva l’incarico di primo ministro dal 20 luglio 2021, ha di conseguenza rinunciato anche alla presidenza ad interim del Paese, che aveva a sua volta ereditato dal proprio predecessore, Claude Joseph. Haiti non ha infatti ancora eletto un nuovo presidente dal 7 luglio 2021, data dell’omicidio di Jovenel Moïse, evento che ha sconvolto la politica haitiana e non solo, acuendo ulteriormente la forte instabilità che caratterizza il Paese caraibico. Secondo gli accordi precedentemente presi, Henry avrebbe dovuto lasciare l’incarico nel febbraio di quest’anno, ma ha prolungato la sua permanenza al potere di oltre due mesi, venendo meno alle sue stesse promesse.
Nel frattempo, la stampa mainstream, pur parlando molto raramente di un Paese della periferia del mondo come Haiti, quando se ne ricorda lo descrive soprattutto come un Paese in preda alla criminalità organizzata, con il governo di transizione che starebbe tentando di ripristinare l’ordine. Una visione che tuttavia non trova d’accordo tutti gli analisti, con molti che considerano l’attuale situazione haitiana come una conseguenza delle politiche imperialiste statunitensi nel Paese.
“Il problema di Haiti non sono le gang, ma l’imperialismo”, secondo la professoressa Jemima Pierre dell’Università della Columbia Britannica (Canada). Ariel Henry, che ha assunto le due principali cariche del Paese senza regolari elezioni, veniva infatti considerato come un agente dell’imperialismo statunitense, al punto che, nell’ottobre del 2022, non ha esitato a chiedere apertamente l’intervento militare degli Stati Uniti nell’ex colonia francese, suscitando ondate di proteste in tutto il Paese ed accentuando una crisi umanitaria già molto grave.
Secondo la visione della professoressa Jemima Pierre, espressa nel corso di diversi interventi su Internationalist 360°, Haiti è stato il “laboratorio del neocolonialismo” almeno dal 1915, una situazione che continua ancora ai giorni nostri. Di conseguenza, le forme di protesta che spesso vengono spacciate per mera criminalità possono essere considerate come una strategia di rivolta al fine di scrollarsi di dosso il giogo degli oppressori europei e americani. Ridurre le proteste della popolazione haitiana ad una questione di criminalità diventa dunque una semplificazione volta a nascondere il vero significato di quello che sta accadendo nella metà francofona dell’isola di Hispaniola.
In questo contesto sta emergendo la figura di Jimmy “Barbecue” Chérizier, ex poliziotto, designato dalla stampa mainstream haitiana e occidentale come il capo di una delle gang criminali che imperversano nel Paese, la G-9. Senza voler cadere nell’idealizzare questa figura come il nuovo Toussaint Louverture, colui che guidò la rivoluzione haitiana per l’indipendenza dalla Francia, non siamo neppure di fronte ad un criminale comune come si vorrebbe far credere, bensì al leader di un gruppo politico nazionalista nero, Viv Ansanm (“Vivere Insieme”, in creolo francese), che sta acquisendo sempre più credibilità agli occhi del popolo haitiano, che invece ha perso ogni forma di fiducia nei leader politici formali.
Del resto, coloro che descrivono Haiti come uno Stato fallito a causa dell’azione di Chérizier e del suo gruppo Viv Ansanm dimenticano che il Paese si trova in questa situazione da decenni, con il susseguirsi di colpi di Stato, feroci dittature e governi completamente asserviti alla volontà di Washington. “Dal 1900, Haiti ha avuto nove colpi di stato, tre invasioni dirette degli Stati Uniti e 23 anni di occupazione militare americana”, ricorda il sito New Black Nationalism. “I dittatori di Haiti sono stati sostenuti dagli aiuti esteri americani mentre il resto del Paese serviva da lavanderia per i loro oligarchi e i loro complici stranieri affinché riciclassero i loro soldi sporchi, saccheggiassero le risorse di Haiti e sfruttassero spietatamente il suo popolo”.
La cosa certa, è che oggi Viv Ansanm, nato come raggruppamento di formazioni più piccole che avevano l’obiettivo comune di rovesciare il governo di Ariel Henry, tra cui il G-9 di Chérizier, gode del sostegno di ampi settori della popolazione e controlla importanti aree del Paese con le sue milizie armate. Persino le stesse Nazioni Unite ammettono che “l’80% dell’area geografica di Port-au-Prince è nelle mani di gruppi paramilitari e di altri attori non statali”. Secondo le loro stesse dichiarazioni, l’obiettivo di Viv Ansanm è quello di “rovesciare la famiglia di politici e imprenditori corrotti che hanno imperversato nell’isola per più di un secolo”.
Proprio per questi motivi, forse, Chérizier detto “Barbecue” sin dalla sua infanzia (o “Babekyou”, secondo la grafia creola), si trova ora al centro di una campagna mediatica denigratoria da parte di tutto l’apparato della stampa mainstream: “Chérizier è stato condannato dalla stampa internazionale come un assassino, capo di una gang, rapitore e nota eminenza grigia del mondo sotterraneo di Haiti”, si legge ancora sul sito sito New Black Nationalism. “Per coloro che pensano che Chérizier sia solo un altro teppista rumoroso con un’arma d’assalto militare, dovrebbero ripensarci. […] Chérizier conta sul fatto che i suoi avversari continuino a sottovalutare le sue capacità per sviluppare un modello strategico per vincere una guerra di liberazione e sulla capacità di Viv Ansanm di portare avanti la battaglia sul campo”.
Solamente il futuro potrà dirci se questa potenziale rivoluzione contro l’imperialismo statunitense ed i suoi lacche locali ad Haiti avrà successo, e se le reali intenzioni di Chérizier e del suo movimento siano effettivamente quelle sperate dai suoi sostenitori. Certamente, l’élite che ha governato Haiti negli ultimi decenni ha dimostrato in molteplici occasioni di essere totalmente inadeguata e genuflessa ai dettami degli imperialisti nordamericani. Al momento, dunque, Viv Ansanm sembra rappresentare l’unica possibile via d’uscita dall’incubo del neocolonialismo per il Paese che per primo stabilì un governo indipendente guidato da neri, nel 1804.
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