Di Mohammad Ali Senobari | Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
Quella del 14 aprile non è stata una notte qualunque, ma una notte storica che riscriverà il futuro del Medio Oriente e del mondo. È stata la notte in cui l’aeronautica iraniana, direttamente dal suolo iraniano, ha lanciato 300 missili e droni diretti a specifiche installazioni militari in Israele. L’Iran ha distrutto con successo questi obiettivi, uno dei più significativi dei quali era la base militare che aveva lanciato il vile attacco di Israele al consolato iraniano a Damasco. Le strade iraniane non erano le uniche a festeggiare questa grande vittoria sul regime di occupazione; la maggior parte delle città arabe e islamiche rimasero sveglie, con gli abitanti che gridavano i takbir a sostegno del trionfo iraniano.
Dopo aver sopportato oltre sei mesi di guerra continua da parte di Israele contro Gaza, la popolazione di Gaza ha trascorso una notte tranquilla, sentendosi fiduciosa e rafforzata dall’attacco della Repubblica Islamica dell’Iran, che ha messo a nudo la vulnerabilità e la fragilità del regime di occupazione. L’operazione iraniana, denominata “Operazione Promessa Veritiera”, ha rivitalizzato lo spirito di resistenza dei popoli oppressi nelle terre arabe e islamiche, avvicinando una vittoria significativa su Israele. La Promessa Veritierasi distingue per essere la prima operazione militare di vasta portata dalla Guerra d’Ottobre del 1973. Durante questa operazione, l’Iran ha cercato di punire e disciplinare sia Israele che gli Stati Uniti, colmando una distanza di oltre 1.500 chilometri tra l’Iran e i territori occupati.
L’attacco iraniano ha fatto sì che i coloni, i soldati e i funzionari israeliani provassero una frazione di ciò che la popolazione indifesa di Gaza ha sopportato per più di sei mesi: uccisioni e distruzioni continue. Pertanto, questo attacco è stato eccezionale e ha assunto una natura sofisticata. Da un punto di vista militare e offensivo, Teheran ha usato strategicamente i droni inizialmente per colpire i sistemi di difesa aerea di Israele e degli Stati Uniti, seguiti poi da droni suicidi e da un mix di missili balistici e da crociera iraniani. Questi droni e missili sono riusciti a eludere le difese aeree e gli aerei da guerra di una moltitudine di Paesi, tra cui Gran Bretagna, Giordania, America e Israele, e hanno colpito con precisione i loro obiettivi nei territori occupati. In particolare, tutto questo è stato realizzato senza che l’Iran avesse bisogno di ricorrere ai suoi missili ipersonici, che potrebbero raggiungere i territori occupati in pochi minuti. Questi missili ipersonici, insieme a una serie di altri armamenti avanzati che Teheran deve ancora svelare, sono tenuti in riserva per eventuali escalation future.
Contemporaneamente all’attacco militare, le forze iraniane e i loro alleati dell’asse della resistenza hanno eseguito un massiccio attacco informatico che ha messo fuori uso diversi uffici e istituzioni israeliane. I media israeliani hanno riferito che questi attacchi informatici hanno disabilitato direttamente alcuni sistemi di difesa aerea e hanno causato blackout elettrici e di internet in vaste aree di Israele. Nel frattempo, in un assalto geografico coordinato, gli alleati dell’Iran hanno lanciato attacchi estesi dalla Siria meridionale, dal Libano meridionale, dall’Iraq e dallo Yemen, simulando la battaglia finale con Israele, dove è stata attuata la strategia dell'”unità delle arene”.
Lo storico attacco iraniano del 14 aprile ha costretto a riconsiderare l’equazione di deterrenza regionale e internazionale dell’Iran. Questo attacco non solo ha messo in mostra le capacità militari dell’Iran, ma ha anche dimostrato la sua disponibilità a rispondere militarmente di fronte alle minacce ai suoi interessi e alla sua dignità. A riprova della capacità di deterrenza dell’Iran, è importante sottolineare le ripetute dichiarazioni degli Stati Uniti, del Presidente Biden, del suo Ministro della Difesa Lloyd Austin e del Pentagono, che sottolineano la loro riluttanza a un conflitto militare con l’Iran e il non intervento in eventuali attacchi di rappresaglia israeliani.
Nel corso degli anni si è parlato dell’emergere di un mondo multipolare, in transizione dal modello unipolare americano stabilito dopo il crollo dell’Unione Sovietica negli anni Novanta. Sebbene queste analisi fossero fondate sulla realtà, spesso mancavano di prove empiriche concrete. Tuttavia, dopo il 14 aprile, sono emerse chiare indicazioni di uno spostamento dei centri decisionali globali e di una ridistribuzione dei centri di potere. L’Iran ha messo in atto le sue minacce contro Israele, ignorando gli avvertimenti di Inghilterra e America su un potenziale intervento militare. Dopo l’attacco significativo dell’Iran, Biden e i suoi consiglieri si sono nascosti in cantina, decidendo che la risposta dell’America all’Iran sarebbe stata diplomatica, in coordinamento con i leader del Gruppo dei Sette.
Dalla sua fondazione, la Repubblica islamica dell’Iran è rimasta un formidabile attore internazionale, imponendo le sue equazioni e prospettive alle potenze regionali e internazionali e sostenendo gli oppressi. La stessa Rivoluzione islamica ha rappresentato una sfida al dominio americano sulla regione e, in ogni manovra di politica estera e alleanza regionale, ha dato priorità alla questione palestinese come elemento fondamentale e di principio.
L’enorme e terribile risposta della Repubblica islamica implica che tutte le rotte strategiche dell’Asia occidentale portano a Teheran. La nuova equazione della deterrenza iraniana sottolinea un nuovo futuro per il Medio Oriente che non può essere immaginato senza considerare gli interessi dell’Iran, dell’asse della resistenza e della nazione palestinese. Per quanto riguarda il livello di sicurezza collettiva in Asia occidentale, l’attacco denominato Promessa Veritiera ha dimostrato che i Paesi vicini sono più propensi a fare affidamento sull’alleanza con la Repubblica Islamica dell’Iran piuttosto che dipendere dalle forze americane e israeliane. Questo attacco ha mostrato la portata dell’incapacità americana di offrire assistenza sostanziale a Israele e ha dimostrato che un’alleanza con l’America è come costruire una casa di sabbia vicino al mare. Con la pubblicazione di immagini che mostrano Netanyahu e i leader israeliani in riunioni clandestine tra panico e paura, è diventato chiaro a persone e leader di tutto il mondo che la fine del regime sionista usurpatore è inevitabilmente vicina.
In conclusione, non si può trascurare un fatto molto chiaro: in Iran esiste un immenso grado di coesione e fiducia reciproca tra i leader e il popolo. Non appena è stata annunciata la punizione di Israele, grandi folle sono scese in strada per celebrare la vittoria iraniana e gioire del sostegno dell’Iran al popolo palestinese di Gaza. Questo antico popolo islamico non perde occasione per dimostrare la sua piena lealtà alla causa giusta e umanitaria della Palestina. Questa fiducia reciproca ha permesso alla guida suprema della rivoluzione, l’ayatollah Khamenei, e ai leader dell’esercito e delle Guardie rivoluzionarie di pianificare e ordinare questo attacco massiccio e senza precedenti. Tale rapporto di coesione ha fatto sì che la popolazione iraniana svolgesse le proprie attività quotidiane senza avvertire il minimo pericolo o minaccia; non ha fatto irruzione nei negozi per accumulare cibo, non si è ritirata negli scantinati e non ha ceduto al panico. Sono pienamente fiduciosi che il più grande esercito e il più formidabile arsenale militare della regione garantiranno la sicurezza del loro territorio e dissuaderanno Israele e gli Stati Uniti da qualsiasi futura imprudenza.
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