“La flessibilità trionfa sulla rigidità, la debolezza sulla forza. Ciò che è malleabile è sempre superiore a ciò che è inamovibile”.
(Lao Tzu – Tao Te Ching)
Panoramica della BRI e l’impatto del COVID-19 su di essa
Da quell’ormai lontano 2013, il progetto della Belt and Road Initiative (inizialmente noto come One Belt, One Road, “una cintura, una via”) ha preso sempre più forma e, in una decade, ha espanso i propri orizzonti e programmi con il fine di dar vita nuovamente all’antica via della seta; ma, mentre quest’ultima aveva anticamente l’obiettivo principale di connettere l’Est e l’Ovest così che le diverse civiltà sviluppatesi lungo questo asse commerciale potessero comunicare e prosperare con gli scambi reciproci, l’obiettivo della Nuova Via della Seta è quello di dotare la Cina di un supporto che le permetta di aprirsi al mondo esterno. Per poter fare ciò, la Cina ha puntato a facilitare la connettività e l’efficienza delle rotte commerciali, diminuendone i costi per il trasporto delle merci, nonché garantendo la sicurezza delle significative importazioni cinesi e dei flussi di esportazione. Nel 2013, il Presidente Xi Jinping introdusse questo progetto spiegando il doppio volto della Belt and Road Initiative, secondo la quale, con “Belt” si voleva intendere la Silk Road Economic Belt, vale a dire la “zona economica della via della seta”, riferita alle tratte terrestri, mentre per “Road”, il riferimento era alle rotte marittime, dunque alla 21st Century Maritime Silk Road, la “rotta marittima del 21esimo secolo”.
Ad oggi, la Belt and Road Initiative rappresenta uno dei programmi infrastrutturali di portata globale più ambiziosi nella storia recente, coinvolgendo oltre 100 Paesi attraverso l’Europa, l’Asia Centrale, il Medio Oriente, l’Africa e l’America Latina.
L’obiettivo della Nuova Via della Seta è dunque quello di rafforzare le infrastrutture di trasporto, comunicazione ed energia nei Paesi partecipanti con investimenti in progetti aeroportuali, ferroviari, portuali e stradali, nonché reti elettriche e gasdotti. Ciò dovrebbe facilitare gli scambi commerciali, aumentare la cooperazione economica e gli investimenti reciproci lungo le nuove vie della seta terrestri e marittime.
Fin dall’inizio, la Cina ha paventato investimenti complessivi per oltre mille miliardi di dollari americani nell’ambito della BRI[1]. Tuttavia, l’impatto della pandemia da COVID-19, la quale ha colpito le economie mondiali, non ha risparmiato il grande progetto infrastrutturale, rallentando significativamente la sua attuazione. Ciò non sorprende, considerando i dati del Fondo Monetario Internazionale, secondo i quali l’economia mondiale si è contratta del 3,3% nel 2020, segnando il peggior calo dalla Grande Depressione degli anni ’30[2].
L’indagine 2021 delle banche centrali della Belt and Road Initiative ha rilevato che la crisi economica derivante dalla pandemia Covid-19 ha influenzato molti progetti BRI, con oltre due terzi delle banche centrali che confermano l’impatto negativo che essa ha avuto, in una certa misura, sui progressi. Il motivo principale dell’interruzione era legato al distanziamento sociale e alle misure di blocco che limitavano il lavoro e impedivano ai lavoratori cinesi e non di raggiungere i cantieri edili nei Paesi BRI, nonché il necessario spostamento di priorità da parte del Governo[3].
La Cina, prima vittima della pandemia, è stata costretta a imporre rigorose misure di blocco all’inizio del 2020. Il settore industriale ha avuto difficoltà a causa delle interruzioni nella catena di approvvigionamento e dei trasporti internazionali, in primis il netto calo della capacità dei trasporti marittimi per il commercio globale, seguito poi dal deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti e altri importanti partner commerciali. Di conseguenza, come riportato dai dati dell’Ufficio nazionale di statistica cinese, nel primo trimestre del 2020, il PIL ha subito un calo del 6,8% rispetto all’anno precedente[4].
Nonostante i dati iniziali potessero suggerire scenari meno favorevoli, l’analisi dimostra come la pandemia da Covid-19 non abbia compromesso la BRI, anzi abbia costituito un’opportunità per rafforzarne la visione strategica e la resilienza. Guidata da una lungimirante leadership orientata all’innovazione, la Cina ha colto l’occasione per rendere l’iniziativa più solida, tecnologicamente avanzata ed efficiente nel rispondere alle sfide globali.
Inoltre, è innegabile come la BRI abbia contribuito a ridefinire la proiezione internazionale di Pechino, ampliando gli investimenti all’estero ed enfatizzando la centralità di riforme condivise in linea con la visione cinese di cooperazione multilaterale. Tramite approcci flessibili e proattivi, la Cina intende plasmare un nuovo ordine globale cooperativo basato sulla connettività reciproca[5]. La prospettiva di lungimiranza della Repubblica Popolare Cinese emerge con chiarezza nella sua capacità di non ostacolare l’intraprendenza in risposta alla pandemia e alle sue connesse implicazioni e rischi. Invece, si è distinta per avviare una nuova fase evolutiva incentrata su una connettività rinnovata, che supera la mera dimensione infrastrutturale. Tale orientamento è stato attestato durante il terzo Forum della Belt and Road Initiative[6], tenutosi a Pechino nell’ottobre del 2022. Questo evento riveste particolare importanza, essendo il primo dopo l’era post-Covid, e rappresenta un momento cruciale per presentare la nuova visione strategica guidata dal Presidente Xi Jinping, una visione volta a promuovere una ripresa globale improntata alla sostenibilità e all’inclusione.
La visione prospettata durante il Terzo Forum trova la sua anticipazione nel Libro Bianco intitolato The Belt and Road Initiative: A Key Pillar of the Global Community of Shared Future[7], pubblicato pochi giorni prima dell’evento. In tale documento, il Governo di Pechino riconosce l’importanza dei vasti progetti infrastrutturali, comunemente noti come “progetti di riferimento”, concentrandosi, tuttavia, con maggior determinazione sulle iniziative di soft connectivity nei settori ambientali e digitali, i quali sono stati individuati come prioritari per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il Libro Bianco esplicita altresì la centralità della Belt and Road Initiative nel perseguire una “comunità globale dal futuro condiviso”, un concetto chiave nel pensiero del Presidente Xi Jinping, ora ufficialmente integrato nella visione strategica dell’iniziativa.[8]
Il Presidente Xi Jinping ha ribadito gli elementi innovativi delineati nel Libro Bianco durante il suo discorso inaugurale al Terzo Forum. Ha sottolineato come la BRI si proponga di promuovere un modello di modernizzazione win-win, realizzando un progresso condiviso a livello mondiale, sotto la guida cinese. La partecipazione di 130 Paesi e 30 organizzazioni al Terzo Forum testimonia l’impegno cinese, affermato nel Libro Bianco, di rilanciare la cooperazione globale in modo innovativo e inclusivo nella fase post-pandemica, in sintonia con la visione strategica decennale per l’apertura e lo sviluppo sostenibile.[9]
Health Silk Road: rafforzamento delle infrastrutture e dei partenariati per la sanità pubblica
La pandemia di Covid-19 ha costituito una severa sfida per i sistemi sanitari nazionali, sia in Italia che a livello globale. Tuttavia, è notoria la resilienza della Cina nel non arrendersi di fronte alle difficoltà, ma anzi nel cogliere le sfide come opportunità per ottenere il massimo vantaggio dalle situazioni potenzialmente complesse. Il Presidente Xi Jinping ha presentato per la prima volta questo concetto nel gennaio 2017, durante una visita a Ginevra in concomitanza con la firma del Memorandum of Understanding (MoU) con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In tale occasione, la Cina ha impegnato la sua volontà nella costruzione di una “Via della Seta della Salute” con l’obiettivo di migliorare la salute pubblica nei Paesi coinvolti nella Belt and Road cinese. L’Italia ha assunto un ruolo di pioniere, diventando il primo Paese del G7 a sottoscrivere tale MoU, evidenziando così le solide basi della cooperazione tra i due Paesi. Questa collaborazione è stata ulteriormente confermata durante la diffusione della pandemia. Infatti, nel marzo 2020 ricordiamo l’importante chiamata telefonica tra Xi Jinping e l’allora Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, durante la quale il primo prometteva a quest’ultimo non solo la promessa di fornitura di attrezzature e squadre mediche necessarie al contenimento della pandemia, bensì avanzava anche l’idea di una collaborazione con l’Italia per costruire tale Health Silk Road[10].
Non solo con l’Italia, ma con tutti i Paesi in difficoltà, la Cina si è distinta in prima linea nell’assunzione di una leadership rilevante nel contesto della salute globale. Il Governo cinese ha dimostrato un impegno tangibile fornendo assistenza medica e consulenza su base bilaterale, attraverso canali quali le ambasciate locali, come nel caso della Malesia[11], delle Filippine e della Grecia. Parallelamente, alcune aziende coinvolte in progetti legati alla Belt and Road Initiative, tra cui Huawei e la China Communications Construction Company, hanno offerto supporto e fornito attrezzature mediche. Fondazioni eminenti, come ad esempio Alibaba di Jack Ma, hanno inviato pacchetti di aiuti a diverse nazioni, in particolar modo ai Paesi africani[12]. Da non trascurare è il ruolo fondamentale di coordinamento assunto dalla Cina in forum multilaterali, mirato a promuovere una risposta globale al COVID-19. Un esempio eloquente di questa leadership è il discorso tenuto dal Presidente Xi Jinping durante una riunione virtuale dei leader del G20[13]. Inoltre, rappresentanti cinesi hanno partecipato attivamente a incontri con ASEAN, Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, il meccanismo 17+1 con l’Europa e l’Unione Africana. Questa partecipazione evidenzia il ruolo di leadership svolto dalla Cina nel contesto internazionale, incarnando la sua visione strategica a lungo termine per rafforzare la prevenzione internazionale delle epidemie[14].
A giugno 2020, la Repubblica Popolare Cinese ha emanato un White Paper intitolato “Fighting COVID-19: China in Action[15]”, il quale, nel suo quarto capitolo, manifesta il proposito di Building a Global Community of Health for All, costruire una comunità globale di salute per tutti. La tematica della salute, e conseguentemente il concetto della Health Silk Road, è stato ulteriormente avvalorato come elemento fondamentale all’interno del 14° piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale nazionale[16], il quale è stato ufficialmente pubblicato nel 2021. Tale documento delinea con chiarezza l’orientamento strategico della Cina, confermando la centralità attribuita alla promozione della salute a livello globale, e sottolinea l’incessante impegno della nazione verso la realizzazione di una comunità mondiale in cui la salute sia accessibile a tutti. In breve, ciò che Pechino intende fare con la Health Silk Road è promuovere la cooperazione attraverso lo scambio di esperienze, la ricerca congiunta, la formazione del personale sanitario e la fornitura di assistenza medica. L’iniziativa si concentra anche sulle infrastrutture sanitarie, includendo la costruzione e l’ampliamento di ospedali, cliniche e laboratori di ricerca. La Health Silk Road si collega ad altre organizzazioni internazionali nel campo della salute, come l’OMS, per affrontare le sfide globali della salute nell’ambito di una collaborazione fruttuosa ed efficiente[17].
Infine, è interessante fare menzione della recente China International Fair for Trade in Services 2023 (CIFTIS), inaugurata a Pechino lo scorso 2 settembre, durante la quale, ufficiali ed esperti hanno affermato come la cooperazione globale nella costruzione congiunta della Health Silk Road stia diventando un nuovo punto di crescita per i Paesi della Belt and Road, con un grande potenziale di sviluppo tanto da essere considerato “un importante bene pubblico offerto dalla Cina per approfondire la cooperazione sanitaria globale”[18].
Green Silk Road: sostenibilità e cooperazione sui cambiamenti climatici lungo la BRI
Negli ultimi anni, l’arena globale si è trovata a fronteggiare non soltanto la sfida preminente posta dalla pandemia, bensì anche l’impellente questione dei cambiamenti climatici, la quale richiede un impegno continuo e una coordinazione di sforzi nel lungo periodo. In parallelo all’evolversi della crisi sanitaria, si è delineata con chiarezza l’importanza cruciale di una transizione verso un’economia sostenibile, la quale ha influenzato diverse sfere, inclusa l’infrastruttura della Belt and Road Initiative. La trasformazione ecologica “con caratteristiche cinesi”, assume una posizione strategica cruciale per il futuro del progetto, nonostante le sfide intrinseche e le potenzialità innovative che comporta.
Secondo il Green Finance & Development Center dell’Università Fudan[19], nel primo semestre del 2023 gli investimenti energetici cinesi sono stati i più ecologici dal 2013, con il 41% di essi destinati all’energia solare ed eolica e ulteriori quote assegnate all’energia idroelettrica. Uno studio condotto da Wood Mackenzie su oltre 300 progetti BRI per un valore complessivo di circa 200 miliardi di dollari, ha rivelato che la Cina ha installato 128 GW di capacità dal 2013, superando l’Australia. I 62 impianti a carbone e 30 a gas rappresentano il 57% della capacità totale, mentre il 37% proviene da 199 iniziative rinnovabili. È significativo notare che la quota di energie rinnovabili nelle nuove costruzioni è salita al 47% nel 2022 rispetto al 19% di un decennio fa, dimostrando l’impegno cinese nel coniugare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale su scala globale[20].
La prima menzione di una “BRI ecologica” è stata formulata dal Presidente cinese nel giugno 2016, durante un importante discorso pubblico tenutosi in Uzbekistan. In tale occasione, il Presidente Xi Jinping ha sottolineato l’importanza di approfondire la cooperazione nella protezione ambientale, intensificare la conservazione ecologica e costruire una “via della seta verde[21]”. Questo segnale ha evidenziato il ruolo cruciale che la Cina intende svolgere attraverso la Belt and Road Initiative come piattaforma internazionale per una cooperazione pluridimensionale, affrontando con determinazione le sfide ambientali emergenti e promuovendo lo sviluppo sostenibile in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite[22]. Al fine di concretizzare questa visione, la Cina ha promulgato una serie di politiche e iniziative mirate a favorire la cooperazione ecologica all’interno del contesto della BRI. Nel 2017, il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente lanciò il “Piano di cooperazione ecologica e ambientale della Belt and Road[23]”, delineando le priorità di collaborazione in questo ambito. Successivamente, i Ministeri degli Esteri e del Commercio fornirono ulteriori direttive e orientamenti politici. Parallelamente, sono stati istituiti meccanismi internazionali come la Coalizione BRI per lo Sviluppo Verde, aggregando oltre 150 membri[24].
La concreta attuazione di una BRI più verde può essere osservata attraverso casi esemplari nell’Asia Centrale. In Uzbekistan, ad esempio, nonostante l’assenza di finanziamenti diretti, le imprese cinesi stanno contribuendo alle energie pulite fornendo attrezzature, competenze tecnologiche e servizi di ingegneria. Progetti significativi includono i parchi eolici Bash e Dzankeldy, sviluppati in collaborazione tra Cina e Arabia Saudita, che hanno una capacità installata combinata di 1 GW. Questi esempi concreti manifestano il potenziale della BRI nel facilitare la creazione di sinergie, evidenziando l’efficacia delle partnership emergenti tra i Paesi del Golfo e Pechino nella realizzazione di infrastrutture sostenibili[25].
Sebbene quando si pensa alla Cina e al suo ruolo nella transizione energetica, permangono spesso alcune preoccupazioni riguardo alla filiera del carbone e alle priorità concorrenti, è importante notare che, nonostante gli investimenti iniziali nel settore del carbone, la Cina si è impegnata a porre fine al finanziamento di nuovi progetti in questo settore e ad accelerare la transizione verso fonti energetiche rinnovabili. La leadership cinese nel settore delle energie rinnovabili può svolgere un ruolo guida nello sviluppo di obiettivi eco-sostenibili.
Affinché si possa garantire una crescita sostenibile all’interno della BRI e affrontare le complessità geopolitiche correlate, diventa essenziale promuovere e garantire una cooperazione politica ma anche tecnologica. Il dialogo multilaterale e una governance trasparente possono massimizzare i benefici ambientali per tutte le nazioni coinvolte. Inoltre, la Cina sta intensificando gli sforzi per rafforzare la governance ambientale e le piattaforme di cooperazione multilaterale. I Principi per gli Investimenti Verdi del 2018 e le linee guida ministeriali cinesi delineano chiaramente le priorità e gli standard in questo ambito[26].
Indubbiamente, in risposta agli impatti della pandemia di COVID-19, la Cina prosegue le attività di ricerca e consolida le proprie capacità nel settore ambientale. Tale impegno si manifesta attraverso iniziative mirate a favore degli investimenti eco-sostenibili, l’istituzione di centri di trasferimento tecnologico e il sostegno ai Paesi in via di sviluppo durante la transizione verso un modello a basse emissioni e azioni climatiche. Mediante programmi di cooperazione Sud-Sud e l’implementazione di miglioramenti normativi continui, la Cina si dedica a massimizzare i benefici ambientali lungo l’intera rete della Belt and Road Initiative, promuovendo infrastrutture verdi, l’allineamento delle regole e altre priorità. Nonostante le sfide persistenti, la transizione ecologica della BRI si configura come un’opportunità[27].
Digital Silk Road: l’utilizzo della tecnologia per migliorare la connettività
Negli ultimi anni, la Belt and Road Initiative ha intrapreso un percorso di espansione in nuovi settori strategici, adeguandosi alle sfide geopolitiche e alle trasformazioni globali in atto. Accanto al consolidamento dei corridoi energetici e dei trasporti materiali, pilastri originari della BRI, l’iniziativa cinese ha progressivamente esteso il proprio raggio d’azione verso ambiti “immateriali”, attraverso l’implementazione di progetti pilota come la Health Silk Road e la Green Silk Road, i quali, abbiamo visto, mirano a rafforzare la cooperazione sanitaria e a promuovere standard ambientali comuni. Allo stesso modo, negli ultimi anni, le ambizioni cinesi di leadership globale si sono concentrate anche sulla Digital Silk Road (DSR), un’iniziativa parallela alla BRI, lanciata nel 2015 dal Governo di Pechino. La Digital Silk Road rappresenta una deviazione “non convenzionale”, attraverso la quale Pechino punta a connettere i propri partner strategici in ambiti innovativi quali le infrastrutture di rete, il cloud computing e il calcolo quantistico.
Le origini della Digital Silk Road risalgono al 2015, quando nel documento che per la prima volta ne evidenziava il ruolo all’interno della Belt and Road Initiative, la Cina si proponeva di “costruire reti di cavi ottici transfrontalieri bilaterali”, “pianificare progetti di cavi ottici sottomarini transcontinentali” e migliorare i “passaggi di informazione satellitare” per creare la “via della seta dell’informazione”[28]. Inizialmente, dunque, la DSR era incentrata principalmente sullo sviluppo delle infrastrutture digitali necessarie alla realizzazione della BRI, come appunto i cavi in fibra ottica. Col tempo però, a partire dal 2017, il suo ambito semantico si è progressivamente ampliato. La Cina ha infatti valorizzato il ruolo della DSR nel promuovere cooperazione più ampia in materia di connettività digitale tra i partner coinvolti. Questo ha portato ad estendere il concetto anche ad altri settori innovativi quali intelligenza artificiale e calcolo quantistico. Di fatto oggi la DSR opera come terminologia generica per diverse attività digitali di interesse per Pechino.
Ad oggi la Cina ha siglato accordi DSR con oltre sedici Paesi, prevalentemente in Africa, Medio Oriente ed Asia sud-orientale[29]. Tali intese mirano tipicamente a migliorare le infrastrutture di telecomunicazione, nonché a promuovere iniziative nei campi della finanza digitale, dell’intelligenza artificiale e delle smart city. Il supporto cinese coinvolge anche aziende leader quali Huawei, fornendo supporto tecnologico e formativo[30].
Alcuni Paesi occidentali nutrono tuttavia preoccupazioni geopolitiche rispetto al rischio che la DSR funga da strumento per l’esportazione del modello autoritario cinese nella gestione dei sistemi digitali. Al contempo, la progressiva ibridazione tra settori pubblico e privato nell’economia cinese solleva dubbi in termini di sovranità digitale. L’ulteriore evoluzione della Digital Silk Road dipenderà quindi dalla capacità di Pechino di dissipare tali timori, bilanciando l’accesso alle nuove tecnologie con il rispetto dei valori democratici fondamentali[31].
In sintesi, sebbene la natura malleabile dell’iniziativa sollevi interrogativi riguardo alle sue intenzioni e al suo impatto a lungo termine, gli sforzi cinesi lungo la Digital Silk Road potrebbero effettivamente contribuire in modo concreto a colmare il divario digitale mondiale. La Cina, con la sua vasta esperienza nel campo delle tecnologie digitali e delle infrastrutture di comunicazione, ha il potenziale per offrire soluzioni innovative e accessibili, aprendo nuove opportunità per i Paesi che affrontano sfide nella loro digitalizzazione. Tuttavia, affinché i benefici della connettività digitale siano massimizzati e le ricadute geopolitiche del progetto siano ridotte al minimo, è essenziale stabilire un quadro di governance multilaterale e trasparente. Questo richiede un impegno comune da parte di tutti i partecipanti alla DSR, inclusi i Paesi ospiti e le aziende coinvolte. Tale quadro dovrebbe garantire l’equità nell’accesso alle tecnologie digitali, promuovere la sicurezza dei dati e rispettare i diritti fondamentali degli individui, inclusa la privacy.
Inoltre, la trasparenza nelle modalità di implementazione dei progetti lungo la DSR è fondamentale per la fiducia reciproca tra i Paesi coinvolti. L’apertura e la condivisione delle informazioni relative agli investimenti, alle infrastrutture e alle politiche digitali favoriscono una maggiore comprensione e collaborazione tra le nazioni. In questo modo, si può evitare l’insorgere di preoccupazioni legate alla sovranità digitale e alla dipendenza tecnologica da un singolo attore.
Un altro aspetto cruciale per il successo della DSR è la promozione di standard internazionali comuni. Ciò implica la definizione di linee guida condivise in termini di sicurezza cibernetica, interoperabilità delle reti e protezione dei dati. L’armonizzazione di queste norme facilita la cooperazione tra i Paesi partecipanti e favorisce l’interconnessione globale, consentendo un flusso efficiente di informazioni e servizi digitali.
Infine, è fondamentale che il dialogo e la cooperazione tra le nazioni si estendano oltre gli aspetti tecnici ed economici. La DSR dovrebbe incoraggiare anche la promozione dei valori democratici fondamentali, come la libertà di espressione, la tutela dei diritti umani e la responsabilità sociale delle imprese. Nella logica di una cooperazione con il cosiddetto Occidente, solo attraverso un approccio inclusivo e rispettoso dei principi democratici si può garantire che la connettività digitale sia uno strumento di sviluppo sostenibile e benessere per tutte le nazioni coinvolte.
La strada da percorrere: sfide e opportunità per la BRI per i prossimi anni
Nonostante le problematiche emerse negli anni precedenti, sia a causa della pandemia che delle instabilità geopolitiche tuttora in atto, la Cina guarda con ottimismo alle potenzialità di rilancio della Belt and Road Initiative nel prossimo quinquennio. Permangono tuttavia numerose sfide ed opportunità da affrontare. Da un lato, la BRI sarà chiamata a gestire questioni quali la sostenibilità del debito contratto dai Paesi partecipanti, il rafforzamento della trasparenza dei progetti e l’allineamento agli standard internazionali in termini di ambiente e diritti umani. Inoltre, il complesso scenario geopolitico globale richiederà un’abile capacità di mediazione, al fine di garantire la cooperazione pacifica tra le diverse nazioni coinvolte e di superare eventuali tensioni.
D’altra parte, la BRI offre anche numerose opportunità per il futuro. Sebbene infatti l’impatto della crisi pandemica permanga su alcuni megaprogetti, settori quali digitale, sanità e tutela climatica offrono ora nuovi vettori di crescita. La pandemia di COVID-19 ha evidenziato l’importanza di una maggiore cooperazione internazionale e di investimenti nelle infrastrutture sanitarie. In questo contesto, la Health Silk Road potrebbe diventare uno strumento chiave per rafforzare la cooperazione nella salute pubblica e la prevenzione delle future crisi sanitarie. I successi ottenuti dalla Health Silk Road nel contrastare il COVID-19 in Asia e Africa lasciano presagire ulteriori sinergie per la costruzione di resilienti sistemi sanitari globali.
Analoghe considerazioni valgono per la Green Silk Road, il cui contributo alle energie pulite in Asia Centrale e alla transizione ecologica di numerosi Paesi in via di sviluppo si traduce in benefici ambientali a lungo termine. La transizione verso un’economia verde e la lotta ai cambiamenti climatici richiedono investimenti significativi in infrastrutture sostenibili. La Green Silk Road offre l’opportunità di promuovere lo sviluppo sostenibile e la transizione verso energie pulite lungo il percorso della BRI.
Infine, il potenziale della Digital Silk Road per migliorare la connettività e la digitalizzazione dei Paesi partecipanti è ancora in gran parte inesplorato. L’adozione di tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale e le telecomunicazioni, potrebbe stimolare la crescita economica, migliorare l’efficienza operativa e promuovere l’innovazione in vari settori. La Digital Silk Road appare quindi destinata ad agevolare il completamento della rete globale a banda ultralarga, colmare il divario digitale e connettere comunità altrimenti emarginate.
Contestualmente, la volontà cinese di favorire uno sviluppo più inclusivo della BRI sfruttando l’expertise di organizzazioni sovranazionali rappresenta una garanzia di trasparenza apprezzata a livello multilaterale[32]. Allo stesso modo, l’impegno per l’allineamento agli standard internazionali ambientali, finanziari e industriali contribuisce a dissipare le residue preoccupazioni sul rischio di “trappola del debito”. In questo quadro, Pechino auspica un rafforzamento dell’inclusione europea e nordamericana nell’iniziativa, nell’ottica di un coordinamento multilaterale funzionale a superare le attuali tensioni geopolitiche[33].
Anche perché la complessità di sviluppare infrastrutture sostenibili richiede un approccio olistico con supporto diversificato, come ad esempio attraverso la consulenza politica e collaborazione con banche di sviluppo. La cooperazione su standard comuni, sviluppata in contesti sovranazionali, è dunque essenziale, così come necessarie sono piattaforme, partenariati e meccanismi di governance, con un’attenzione non solo agli aspetti tecnici, ma anche alle riforme politiche nei Paesi interessati[34]. Ciò potrà garantire alla BRI di dispiegare appieno il proprio potenziale di catalizzatore per lo sviluppo sostenibile e l’interconnessione globale nei complessi anni dell’attuale millennio.
In conclusione, si può dire che, sebbene molti abbiano nel corso degli ultimi anni ipotizzato un possibile declino della BRI, questa prospettiva appare prematura alla luce dell’adattamento in corso dell’iniziativa alle dinamiche cinesi e globali. La crescente competitività delle imprese private cinesi unitamente alle sfide della competizione geopolitica stanno orientando gli investimenti verso l’estero in chiave meno statalista. Inoltre, la crescente focalizzazione su tecnologie verdi e digitali evidenzia l’adozione di una visione strategica più attuale, come testimoniato dai temi portanti dell’ultimo Forum BRI (connettività, sviluppo verde, economia digitale)[35].
Nonostante l’uscita dell’Italia dal MoU, sono oltre 140 i Paesi che cooperano con la Cina auspicando benefici infrastrutturali, spesso superiori ad alternative poco credibili. Ciò dimostra l’attrattività residua della BRI nonostante le criticità. Secondo il Ministero del Commercio cinese, gli scambi commerciali con i Paesi della BRI sono cresciuti dai 1,04 trilioni del 2013 ai 2,07 trilioni del 2022 (+8% annuo)[36]. Uno studio della Banca Mondiale evidenzia potenziali benefici economici e occupazionali per 32 milioni di persone[37].
La connettività assume dunque ruolo chiave nella BRI, attorno alla quale tutte le future sfide e possibilità ruoteranno. Affrontare queste sfide e coglierne le opportunità richiederà un impegno continuo da parte dei Paesi partecipanti, delle organizzazioni internazionali e del settore privato. Sarà fondamentale promuovere la trasparenza, la responsabilità e la cooperazione multilaterale per garantire che la BRI contribuisca realmente allo sviluppo sostenibile e all’equità globale. Solo attraverso una gestione oculata delle sfide e uno sfruttamento strategico delle opportunità, la BRI potrà adattarsi in modo efficace al mondo post-pandemia e raggiungere il suo pieno potenziale come motore di crescita economica e cooperazione internazionale.
NOTE AL TESTO
[1] OECD, “The Belt and Road Initiative in the global trade, investment and finance landscape“, in OECD Business and Finance Outlook 2018, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/bus_fin_out-2018-6-en.
[2] IMF, World Economic Outlook, January 2020, (2020), https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2020/01/20/weo-update-january2020
[3] International Finance Forum (IFF), The China Report 2021. Insight and perspectives from
the world’s leaders, premier, policy-makers and financiers, Beijing (2021), http://www.iff.org.cn/uploads/report2021en.pdf
[4] G. B. Zhao, China Economic Quarterly Q1 2020, PWC China, (2020), https://www.pwccn.com/en/research-and-insights/china-economic-quarterly-q1-2020.pdf
[5] ISPI, China and the BRI: What Has Xi Achieved in Ten Years?, Pivot to China, ISPI (2023), https://www.ispionline.it/en/publication/china-and-the-bri-what-has-xi-achieved-in-ten-years-151899
[6] https://english.news.cn/20231018/7bfc16ac51d443c6a7a00ce25c972104/c.html (ultimo accesso: 20/11/2023)
[7] https://global.chinadaily.com.cn/a/202310/11/WS6525de2ba31090682a5e7d01.html (ultimo accesso: 20/11/2023)
[8] Sara Berloto, Come cambia la Belt and Road Initiative, China Files, num. 6, vol. 3, p. 8, (2023)
[9] https://www.globaltimes.cn/page/202310/1299565.shtml (ultimo accesso: 20/11/2023)
[10] https://www.cfr.org/blog/mapping-chinas-health-silk-road (ultimo accesso: 20/11/2023)
[11] http://en.people.cn/n3/2020/0324/c90000-9671956.html (ultimo accesso: 20/11/2023)
[12] https://au.int/fr/node/38271 (ultimo accesso: 20/11/2023).
[13] http://www.xinhuanet.com/english/2020-03/26/c_138920685.htm (ultimo accesso: 20/11/2023).
[14] https://www.cfr.org/blog/mapping-chinas-health-silk-road (ultimo accesso: 20/11/2023).
[15] https://english.www.gov.cn/news/topnews/202006/07/content_WS5edc559ac6d066592a449030.html (ultimo accesso: 20/11/2023).
[16] Asian Development Bank, The 14th Five-Year Plan of the People’s Republic of China—Fostering High-Quality Development. (2021), https://www.adb.org/publications/14th-five-year-plan-high-quality-development-prc.
[17] Xu J, Wang Y., China’s Health Silk Road: A way forward for global health equity in a post-pandemic world, Journal of Global Health Economics and Policy, (2022), https://joghep.scholasticahq.com/article/36044-china-s-health-silk-road-a-way-forward-for-global-health-equity-in-a-post-pandemic-world.
[18] https://www.globaltimes.cn/page/202309/1297677.shtml (ultimo accesso: 20/11/2023).
[19] https://greenfdc.org/china-belt-and-road-initiative-bri-investment-report-2023-h1/ (ultimo accesso: 20/11/2023).
[20] https://www.scmp.com/business/article/3242199/overseas-renewable-energy-projects-growing-focus-under-chinas-belt-and-road-initiative-report (ultimo accesso: 20/11/2023).
[21] http://www.scio.gov.cn/news_0/202209/t20220921_415882.html (ultimo accesso: 20/11/2023).
[22] https://unric.org/it/agenda-2030/ (ultimo accesso: 20/11/2023).
[23] https://english.mee.gov.cn/Resources/Policies/policies/Frameworkp1/201706/t20170628_416869.shtml (ultimo accesso: 20/11/2023).
[24] https://en.ndrc.gov.cn/news/mediarusources/202201/t20220126_1313440.html (ultimo accesso: 20/11/2023).
[25] https://thechinaproject.com/2023/10/09/bri-at-10-checking-in-on-the-green-silk-road/ (ultimo accesso: 20/11/2023).
[26] Ibidem.
[27] https://en.ndrc.gov.cn/news/mediarusources/202201/t20220126_1313440.html (ultimo accesso: 20/11/2023).
[28] National Development and Reform Commission, Ministry of Foreign Affairs, and Ministry of Commerce of the People’s Republic of China, with State Council authorization, Vision and Actions on Jointly Building Silk Road Economic Belt and 21st-Century Maritime Silk Road, (2015), https://www.fmprc.gov.cn/eng/topics_665678/2015zt/xjpcxbayzlt2015nnh/201503/t20150328_705553.html.
[29] https://www.cfr.org/china-digital-silk-road/ (ultimo accesso: 20/11/2023).
[30] David Gordon, Meia Nouwens, The Digital Silk Road: China’s Technological Rise and the Geopolitics of Cyberspace, The Adelphi Series, International Institute for Strategic Studies, (2022), https://www.iiss.org/publications/adelphi/2022/the-digital-silk-road/.
[31] https://www.cfr.org/china-digital-silk-road/ (ultimo accesso: 20/11/2023).
[32] https://greenfdc.org/ten-years-of-chinas-belt-and-road-initiative-bri-evolution-and-the-road-ahead/ (ultimo accesso: 20/11/2023).
[33] Ibidem.
[34] Peter Wolff. China’s ‘Belt and Road’ Initiative – Challenges and Opportunities, German Development Institute, (2016), https://www.idos-research.de/uploads/media/Belt_and_Road_V1.pdf .
[35] https://greenfdc.org/ten-years-of-chinas-belt-and-road-initiative-bri-evolution-and-the-road-ahead/ (ultimo accesso: 20/11/2023).
[36] https://english.www.gov.cn/news/internationalexchanges/202303/02/content_WS640098d7c6d0a757729e781b.html (ultimo accesso: 20/11/2023)
[37] https://silkroadbriefing.com/news/2023/10/17/ten-years-of-chinas-belt-and-road-initiative-highlights-challenges-and-a-case-study/ (ultimo accesso: 20/11/2023)
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