di Giulio Chinappi
L’Ungheria continua ad essere la mina vagante della politica estera europea, con un approccio ambiguo tra la ratifica dell’adesione della Svezia alla NATO e il mantenimento dei legami con la Russia.
Negli ultimi anni, l’Ungheria ha attratto l’attenzione internazionale per la sua politica estera ambigua e sfaccettata, che ha visto il Paese mantenere relazioni delicate con entrambe le potenze globali, la NATO a guida statunitense, della quale è divenuta membro nel 1999, e la Russia. Questa posizione, tuttavia, ha portato a critiche e controversie sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali, rendendo l’Ungheria di Viktor Orbán un attore imprevedibile per gli alleati atlantisti, ma tuttavia incoerente anche nella sua posizione nei confronti di Mosca
Da un lato, infatti, l’Ungheria ha recentemente accettato l’ingresso della Svezia nella NATO, una mossa che ha suscitato reazioni contrastanti nella comunità internazionale, e soprattutto da parte della Russia. Dopo aver temporeggiato a lungo, infatti, i magiari hanno sollevato il proprio veto, esattamente come avvenuto in precedenza con la Finlandia. Questa decisione è stata oggetto di discussione non solo per il suo impatto sulla sicurezza regionale, ma anche per il suo potenziale nell’accrescere le tensioni con il governo di Mosca. Budapest, dal canto suo, ha sostenuto che questa decisione era necessaria per garantire la sicurezza dell’Europa e rafforzare l’Alleanza Atlantica.
Allo stesso tempo, l’Ungheria ha mantenuto aperti canali di comunicazione con la Russia e ha adottato una posizione più conciliante rispetto alle sanzioni europee nei confronti di Mosca, riconoscendo l’importanza strategica del gas russo per gli interessi del Paese mitteleuropeo. Il ministro degli Affari Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha dichiarato tuttavia che il Paese non avrebbe posto il veto al tredicesimo pacchetto di sanzioni dell’UE contro la Russia, nonostante le ritenga sbagliate. Questo atteggiamento ha sollevato ulteriori interrogativi sulla coerenza della politica estera ungherese e ha provocato tensioni con i suoi partner europei.
Per bilanciare queste decisioni non proprio favorevoli a Mosca, l’Ungheria ha recentemente bloccato una dichiarazione congiunta dell’UE in merito al conflitto in Ucraina, dimostrando come persistano dubbi sulla coerenza della sua posizione nei confronti della crisi nella regione. Questa mossa ha evidenziato le divergenze tra Budapest e Bruxelles sulla gestione della situazione in Ucraina e ha sollevato interrogativi sulla coesione dell’UE nella politica estera, ma non ha sciolto quelli riguardanti la reale posizione assunta dal governo di Viktor Orbán. L’Ungheria ha anche rifiutato di trasferire fondi per armi all’Ucraina e di invece destinare quei fondi al Paese africano del Ciad, suscitando ulteriori critiche nell’ambito del blocco occidentale.
La recente elezione del nuovo presidente ungherese, Tamás Sulyok, ha anche generato speculazioni sul futuro della politica estera del Paese, sebbene il capo di Stato non abbia ufficialmente un ruolo di grande portata politica. Dopo le dimissioni di Katalin Novák, Sulyok è stato eletto come nuovo presidente, assumendo la guida del Paese in un momento cruciale per le relazioni internazionali dell’Ungheria. La sua presidenza sarà osservata da vicino per comprendere se ci saranno cambiamenti significativi nella politica estera ungherese o se il Paese continuerà sulla stessa traiettoria ambigua. Certamente, il fatto che la sua prima mossa in questo ambito sia stata quella di ratificare il voto in favore dell’ingresso della Svezia nella NATO non aiuta a prendere in considerazione l’Ungheria come un vero argine all’imperialismo statunitense.
Alla luce degli sviluppi recenti, la politica estera ungherese continua a essere oggetto di dibattito e controversia, con il Paese che cerca di bilanciare le sue relazioni con la NATO e la Russia. Mentre alcuni sostengono che questa posizione ambigua è necessaria per garantire la sicurezza e la stabilità dell’Ungheria, altri criticano il Paese per la sua mancanza di coerenza e chiarezza nelle questioni internazionali. Dal nostro punto di vista, il ruolo svolto dall’Ungheria crea certamente scompiglio all’interno del blocco occidentale a guida statunitense, ma questo non risulta sufficiente per fermare le mire dell’imperialismo, soprattutto considerando che Budapest alla fine ha sempre ceduto alle scelte di Washington e Bruxelles, seppur temporeggiando e ritardandone l’applicazione, come visto nel caso dell’adesione della Svezia alla NATO.
Il CeSE-M sui social