Dispaccio Geopolitico #3 – 22.02.2024 | Quo vadis Europa? – L’UE dà il via all’operazione navale Aspides nel Mar Rosso

Start

di Matteo Marchioni

Il Consiglio dell’Unione Europea ha finalmente annunciato l’operazione navale europea Aspides nel Mar Rosso (EU NAVFOR Aspides). Rispondendo alla necessità di salvaguardare i propri interessi commerciali in un’area – quella che dallo stretto di Bab el-Mandeb prosegue fino al canale di Suez – in cui transita il 12% dell’interscambio globale, l’Unione sceglie di mettere in campo lo strumento militare a scopi difensivi. Con il suo centro di comando a Larissa, in Grecia, e sotto la guida italiana, la missione sarà pienamente effettiva nel giro di poche settimane.

Come ci si attendeva da fine gennaio, il 19 febbraio il Consiglio ha comunicato ufficialmente l’avvio dell’operazione Aspides: una missione navale difensiva nell’ambito della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) stabilita con la decisione 2024/583 del Consiglio, l’8 febbraio, e poi inaugurata con la decisione 2024/632 del Consiglio, il 19 febbraio. Aspides, la cui base giuridica è anche la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2722 (2024) di condanna agli attacchi del gruppo armato Ansar ‘Allah contro il naviglio mercantile in transito da Bab el-Mandeb e nel Mar Rosso, si inserisce nel quadro più generale della Strategia di Sicurezza Marittima dell’Unione (EUMSS) e del Crisis Management Concept (CMC), approvato dal Consiglio nel gennaio di quest’anno. In questo contesto, Aspides assolverà il compito di contribuire alla sicurezza nell’alto mare, in particolare nello stretto di Bab el-Mandeb, nonché di garantire il principio della libertà di navigazione in conformità con il diritto internazionale consuetudinario e pattizio – segnatamente la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS). Nella pratica, la missione annovera asset provenienti da sette Stati membri dell’UE – Francia, Grecia, Italia, Germania, Belgio, Spagna e Danimarca: tra questi il contributo sostanziale è prestato da Grecia, Italia, Germania, la quale ha recentemente deciso di partecipare con l’invio di personale militare, e Francia, la cui presenza nell’area del Golfo Persico è contrassegnata dall’operazione Agenor, il braccio militare della Missione di Consapevolezza Marittima Europea nello Stretto di Hormuz (EMASOH). Aspides mira, così, ad ampliare ulteriormente la presenza congiunta europea nel “Mediterraneo allargato”, ponendosi al fianco dell’operazione Prosperity Guardian (OPG) statunitense. Inoltre, l’iniziativa UE espande la partnership sulla sicurezza regionale con il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), con cui esiste una solida collaborazione in diversi ambiti sin dal 1989. La nuova operazione navale costituisce un compromesso tra la preoccupazione sollevata da alcuni Paesi membri – in particolare la Spagna, assai riluttante ad estendere il raggio d’azione della missione EU NAVFOR Atalanta, istituita nel 2008 per contrastare la pirateria nel Corno d’Africa, al Mar Rosso – che un intervento europeo rischierebbe di inasprire l’escalation in Medio Oriente e la necessità di intervenire manu militari a salvaguardia delle rotte commerciali minacciate dagli Houthi. A tal riguardo, non è privo di significato che l’unico Stato UE ad aver concretamente fiancheggiato Washington e Londra nelle incursioni contro il territorio yemenita sia l’Olanda. Questo la dice lunga sulle reali intenzioni europee di lasciarsi coinvolgere in azioni, che potrebbero essere interpretate come ostili dai Paesi arabi e troppo in linea con l’oltranzismo statunitense.

Infine, occorre contestualizzare Aspides nella più ampia cornice delle operazioni marittime europee. La nuova iniziativa dell’UE – i cui obiettivi principali dovranno essere a) l’accompagnamento delle navi nell’area delle operazioni, b) l’accrescimento della “consapevolezza situazionale marittima”, c) la protezione del naviglio mercantile contro attacchi in mare multi-dominio (cioè provenienti da livelli spaziali differenti) – è un’operazione collocata nell’ambito PESC. Analogamente ad Aspides, anche Sophia (EU NAVFOR Med), contro il traffico di esseri umani nel Mediterraneo centrale, tra il 2015 e il 2020, e l’operazione Irini (EU NAVFOR Med Irini), per l’esecuzione dell’embargo dell’ONU sugli armamenti diretti in Libia, nel 2020, sono da ascrivere alla PESC. Tuttavia, l’Unione non si è limitata al ricorso a questi dispositivi, ma ha spesso preferito forme più flessibili di intervento, al di là dell’ambito PESC: si tratta della Presenza Marittima Coordinata (CMP), che, fuori dalla giurisdizione PESC, è implementata in qualunque area marittima il Consiglio decida di identificare un’Area di Interesse Marittimo (MAI), cioè portatrice di interessi essenziali per l’Unione nel suo complesso. In questo senso, il CMP non è configurabile come una pratica del genere dell’EU NAVFOR, ma è uno strumento che consente la coordinazione, a livello europeo, degli asset navali e militari degli Stati membri, i quali decidono di partecipare su base volontaria e mantenendo la gestione delle risorse impiegate sotto il controllo nazionale. L’esempio più evidente di CMP è l’operazione-pilota nel Golfo di Guinea, lanciata dall’UE nel 2021. Con il CMP, l’Unione ha decretato un’area di interesse nel golfo dell’Africa occidentale, ricco di risorse naturali e centrale per le linee di comunicazione marittima facilitanti il commercio via mare africano. L’iniziativa, volta a proteggere il golfo dalla pirateria e dal narcotraffico, è stata successivamente affiancata da altri progetti, finanziati dall’UE per garantire la sicurezza marittima al largo delle coste dell’Africa centro-occidentale. Inizialmente, si era anche pensato di servirsi del dispositivo CMP per le operazioni da portare a compimento nel Mar Rosso. Tuttavia, l’idea di trovare un consenso, che includesse anche i Paesi più riluttanti come la Spagna, sopra un’azione di sicurezza nell’ambito della PESC, conferisce un valore simbolico maggiore all’azione esterna europea in un momento delicato come quello attuale, in cui nuovamente gli Stati membri sono chiamati – più per necessità che non grazie ad un’unione di intenti – a difendere i loro interessi, minacciati dalle conseguenze della crisi nel Vicino Oriente.

Iscriviti alla nostra Newsletter
Enter your email to receive a weekly round-up of our best posts. Learn more!
icon

Progetto di Ricerca CeSE-M

Dispacci Geopolitici

MATERIALI CORSO ANALISTA GEOPOLITICO 2023

Il CeSE-M sui social

Naviga il sito

Tirocini Universitari

Partnership

Leggi anche