di Giulio Chinappi
Le recenti schermaglie tra Iran e Pakistan, caratterizzate da scambi di missili, evidenziano l’escalation delle tensioni nella macroregione che si estende dal Medio Oriente fino all’Asia centrale e meridionale. Esaminiamo le cause, i bersagli e l’impatto regionale di questi eventi.
Le recenti scaramucce tra Iran e Pakistan, che hanno coinvolto scambi di missili e attacchi aerei, pongono l’attenzione su un’escalation di tensioni in una macroregione già instabile come quella che va dal Medio Oriente fino ai confini dell’Asia centrale e meridionale. I due Paesi, confinanti lungo una frontiera di circa 900 chilometri, hanno justificato tali azioni come necessarie per garantire la propria sicurezza nazionale. In questo articolo, esamineremo gli avvenimenti finora accaduti e i gruppi armati coinvolti, e cercheremo di comprendere il contesto più ampio delle tensioni regionali.
Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica dell’Iran ha condotto attacchi missilistici e con droni contro il gruppo armato Jaish al-Adl, situato nelle zone montuose del Pakistan vicine al confine iraniano. L’Iran ha accusato questo gruppo, definito “terrorista”, di essere responsabile di recenti attacchi nella città iraniana di Rask, nella provincia sudorientale del Sistan-Belucistan, nel quale sono attivi gruppi separatisti.
In risposta, il Pakistan ha bombardato nascondigli di gruppi armati nella stessa provincia iraniana del Sistan-Belucistan, trovandosi a sua volta alle prese con i gruppi separatisti del Belucistan, una vasta regione che include territori di Iran, Pakistan e Afghanistan. La regione si articola infatti nella provincia pakistana del Belucistan, nel settore meridionale del Sistan-Belucistan iraniano e nelle aree più meridionali delle province afghane di Nimruz, Helmand e Kandahar. Entrambi i Paesi hanno sottolineato la necessità di tali azioni per garantire la propria sicurezza nazionale, ma ciò ha portato a una situazione senza precedenti di attacchi diretti tra di loro.
L’obiettivo principale dell’Iran all’interno del Pakistan, come detto, è stata l’organizzazione del gruppo etnico Baloch di religione sunnita conosciuto come Jaish al-Adl, che ha fatto la sua comparsa intorno al 2012. Questo gruppo afferma di lottare per migliorare le condizioni di vita nella provincia sudorientale di Sistan-Belucistan, una delle aree più impoverite dell’Iran e da lungo tempo teatro di tensioni di confine. Il Pakistan, dal canto suo, ha dichiarato di aver preso di mira il Balochistan Liberation Front (BLF) e il Balochistan Liberation Army (BLA), gruppi separatisti armati che hanno condotto numerosi attacchi all’interno del Pakistan.
Questi attacchi avvengono in un contesto più ampio, caratterizzato dal genocidio portato avanti dai sionisti israeliani nella Striscia di Gaza, che ha contribuito ad aumentare le tensioni nella macroregione e nel mondo musulmano tra coloro che sostengono risolutamente la causa palestinese, come l’Iran, ed i Paesi che invece mantengono relazioni amichevoli con gli Stati Uniti. Nonostante diverse tensioni di confine, del resto, si tratta della prima volta che Iran e Pakistan lanciano attacchi diretti sui rispettivi territori, rappresentando un evento significativo dalla fine del conflitto tra Iran e Iraq nel 1988.
Alla situazione palestinese si devono poi aggiungere anche gli ultimi sviluppi in Yemen, con l’aggressione imperialista anglo-statunitense contro il Paese più meridionale della penisola arabica. L’attacco iraniano al Pakistan è avvenuto poco dopo il lancio di 24 missili da tre province iraniane su Iraq e Siria, in una dimostrazione di forza militare in risposta agli attacchi degli Stati Uniti e del Regno Unito nello Yemen e al supporto occidentale alla guerra di Gaza. Questi attacchi possono essere inoltre considerati come una rappresaglia per gli attacchi terroristici di Kerman all’inizio del mese, che hanno ucciso almeno 90 civili.
In seguito agli attacchi incrociati, i ministri degli esteri di Iran e Pakistan si sono impegnati a raffreddare le tensioni, sottolineando l’importanza delle relazioni fraterne. Entrambi i Paesi hanno richiamato i propri ambasciatori per consultazioni, ma non c’è stata menzione di interruzioni delle relazioni diplomatiche.
Il Pakistan ha sottolineato che la sua azione era guidata dalla necessità di garantire la propria sicurezza nazionale, mentre l’Iran ha ribadito la volontà di mantenere relazioni di buon vicinato, ma ha chiesto al Pakistan di impedire la formazione di “basi terroristiche” sul suo suolo.
Alla luce di queste considerazioni, possiamo affermare che le schermaglie tra Iran e Pakistan riflettono l’alta tensione che si respira nella macroregione che va dalla Palestina fino al Pakistan, inserendosi in un contesto più ampio di conflitti regionali e rivalità geopolitiche. Mentre entrambi i Paesi cercano di arrivare ad una de-escalation della situazione attraverso consultazioni diplomatiche, resta da vedere come evolveranno le dinamiche regionali, soprattutto in Palestina e Yemen, e se questi eventi avranno conseguenze a lungo termine sulla stabilità della regione.
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