Cile: resta ancora in vigore la Costituzione di Augusto Pinochet

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di Giulio Chinappi

Il popolo cileno ha respinto il nuovo testo costituzionale della destra in un referendum, mantenendo tuttavia in vigore la costituzione del periodo di Pinochet. La decisione riflette divisioni profonde sulla direzione futura del Paese.

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Il 17 dicembre, il popolo cileno ha espresso il proprio verdetto su un secondo referendum costituzionale consecutivo, respingendo il nuovo testo proposto dalla destra e mantenendo così in vigore la Costituzione risalente all’era della dittatura di Augusto Pinochet. Con il 99,65% delle schede scrutinate, il 55,76% degli elettori ha respinto la proposta della destra, mentre il 44,24% l’ha sostenuta.

Il Servicio Electoral de Chile (Servel) ha reso noto che su oltre 15 milioni di elettori iscritti, più di 12,9 milioni hanno partecipato al voto. La maggioranza di coloro che si sono recati alle urne ha deciso di respingere il testo costituzionale proposto, indicando un profondo dissenso nei confronti di una proposta considerata regresiva in termini di diritti. Tuttavia, lo scorso anno, l’elettorato cileno aveva respinto anche la proposta della sinistra di governo, lasciando dunque il Paese ancora in balia di una carta fondamentale nata sotto la dittatura. Nel settembre 2022, infatti, una proposta di testo costituzionale più in linea con le richieste di una Assemblea Costituente rappresentativa di tutte le classi sociali era stata anch’essa respinta, con il 62% degli elettori che aveva votato per il “Rechazo” e solo il 38% per l’”Apruebo“.

La nuova Costituzione, elaborata congiuntamente dalla destra moderata e dall’estrema destra, avrebbe rappresentato un cambiamento significativo rispetto alla carta del 1980, imposta durante la dittatura di Pinochet. Tuttavia, il suo respingimento mantiene inalterato il quadro costituzionale ereditato dall’epoca autoritaria, perpetuando il modello neoliberale, l’ordine economico vigente e le disuguaglianze che ne conseguono.

Il risultato del referendum ha profonde implicazioni per il Paese, in quanto la maggioranza della popolazione aveva auspicato una costituzione più inclusiva e rappresentativa delle esigenze della società cilena. Questa richiesta era emersa in modo significativo durante le proteste su larga scala del 2019, che avevano scosso la nazione, mettendo in risalto le crescenti disuguaglianze sociali e economiche.

Nonostante il chiaro rifiuto della proposta della destra, permane una mancanza di chiarezza sul percorso futuro per la riforma costituzionale. Il risultato del referendum solleva interrogativi sulle modalità attraverso le quali il Cile potrebbe procedere verso una nuova costituzione che rispecchi le aspirazioni della sua popolazione.

Per il momento, infatti, il presidente Gabriel Borić ha affermato che non prevede di convocare un terzo referendum costituzionale, optando invece per riforme fiscali e pensionistiche attraverso l’organo legislativo. In questo contesto, la polarizzazione politica è emersa come un tema chiave in questo processo, portando a veti incrociati tra destra e sinistra che hanno portato al respingimento di entrambe le proposte costituzionali. L’analisi politica riflette una nazione divisa, con diverse forze politiche che cercano di trovare un terreno comune. Il primo tentativo di costituire un’assemblea per redigere un nuovo testo era stato dominato da forze di sinistra, mentre il secondo aveva visto un’inversione di tendenza con la predominanza di partiti conservatori. La sfida ora sarà quella di affrontare le divisioni interne e trovare un percorso che possa soddisfare le esigenze di un Paese desideroso di cambiamento ma diviso sulle modalità per realizzarlo.

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