di Giulio Chinappi
Nonostante il boicottaggio e le proteste dell’opposizione, Andry Rajoelina ha ottenuto un terzo mandato alla presidenza del Madagascar, il secondo consecutivo.
Il 16 novembre scorso, il Madagascar si è trovato di fronte a una cruciale prova elettorale, caratterizzata da una serie di controversie, tensioni e un notevole boicottaggio dell’opposizione. Le elezioni presidenziali, inizialmente programmate per il 9 novembre, sono state infatti precedute da un mese di turbolenze, manifestazioni di protesta e dichiarazioni di boicottaggio da parte di candidati dell’opposizione, che denunciavano irregolarità elettorali, portando al rinvio di una settimana.
Il presidente uscente, Andry Rajoelina, un ex DJ che è salito al potere nel 2009 con il sostegno dell’esercito, andava alla ricerca di un secondo mandato consecutivo, il terzo della sua carriera politica. Il suo principale avversario era invece Siteny Randrianasoloniaiko, ex campione di judo che ha recentemente abbandonato l’alleanza politica con Rajoelina per sfidarlo.
All’avvicinarsi della scadenza elettorale, la tensione è cresciuta con le proteste quotidiane del cosiddetto Collectif des 10, un gruppo di 10 candidati dell’opposizione che ha deciso di boicottare le elezioni. In risposta, il governo ha usato le forze di polizia per reprimere le manifestazioni di protesta, al punto che l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato l’uso da parte delle forze di sicurezza malgasce di una “forza inutile e sproporzionata” contro i manifestanti pacifici, mentre due candidati sono rimasti feriti durante le proteste.
Le cause della crisi
Il principale motivo di controversia riguardava l’ammissibilità di Rajoelina a candidarsi. Il Collectif des 10 sosteneva che il presidente in carica non fosse idoneo poiché avrebbe ottenuto la cittadinanza francese nel 2014, il che, secondo loro, revocherebbe legalmente la sua cittadinanza malgascia. Infatti, la legge malgascia proibisce la doppia cittadinanza per coloro nati nel Paese.
Rajoelina, 49 anni, sostiene di non essere stato informato dalle autorità di alcuna perdita della sua cittadinanza malgascia, e che la sua richiesta di cittadinanza francese era unicamente motivata da interessi personali, principalmente per consentire ai suoi figli di studiare in Francia.
Inoltre, l’opposizione accusa Rajoelina di consolidare il suo controllo sulle istituzioni democratiche, influenzando particolarmente la commissione elettorale e la Corte Costituzionale. Un’indagine giornalistica ha rivelato che sette giudici della Corte Costituzionale avevano stretti legami con il partito al potere, il TGV (Tanora Malagasy Vonona, ovvero “Giovani Malgasci Determinati”), con tre di essi che sono stati nominati direttamente dal presidente.
Per risolvere queste diatribe, il Collectif des 10 aveva chiesto, invano, la riforma della commissione elettorale e la creazione di un tribunale speciale per le controversie elettorali, giudicando la situazione urgente.
Contesto socio-economico
Il Madagascar, nonostante sia ricco di risorse naturali come nichel, cobalto e oro, è uno dei Paesi più poveri del mondo. Tre quarti dei suoi 28 milioni di abitanti vivono al di sotto della soglia di povertà. Nonostante il Paese abbia sperimentato due elezioni pacifiche dal colpo di Stato militare del 2009, quello che aveva portato Rajoelina al potere per la prima volta, la debole governance e la corruzione lo rendono particolarmente vulnerabile al crimine organizzato.
Le vaste zone rurali senza strade rappresentano un terreno fertile per i ladri di bestiame armati, conosciuti come “malaso“. La lunga costa, difficilmente controllabile da parte delle autorità, lo rende inoltre un centro regionale per il traffico di eroina lungo la cosiddetta “rotta meridionale” dall’Afghanistan all’Africa.
L’asesa di Rajoelina: da DJ a presidente
La salita al potere di Rajoelina ha avuto inizio nel 2009, quando l’ex DJ ha conquistato la presidenza dopo un colpo di Stato militare. Dopo aver perso le elezioni nel 2014, è tornato al potere nel 2018. Secondo gli osservatori, il suo stile di vita da DJ e organizzatore di eventi glamour negli anni ’90 ha contribuito a plasmare la sua immagine pubblica.
Rajoelina ha mantenuto il suo stile spettacolare anche durante il suo mandato presidenziale, lanciando progetti esclusivi come la costruzione di un “Colosseo” romano su una collina che domina la capitale Antananarivo. Questo progetto, chiamato Masoandro, ovvero “Sole” nella lingua malgascia, ha suscitato forte indignazione in un Paese dove la metà dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione cronica.
Nell’ambito della sua campagna elettorale, Rajoelina ha promesso di portare l’elettricità in tutte le case, dato che attualmente solo il 30% delle abitazioni civili è collegato alla rete elettrica. Ha anche sottolineato la sua fiducia nel vincere le elezioni, derivata dal sostegno della popolazione, di sua moglie e, soprattutto, del Signore.
L’opposizione e le influenze esterne
Il principale sfidante di Rajoelina, Siteny Randrianasoloniaiko, era un judoka di 51 anni, presidente dell’Unione Africana di Judo e vicepresidente della Federazione Internazionale di Judo. Nonostante facesse parte della coalizione di Rajoelina nell’Assemblea Nazionale, ha recentemente preso le distanze dal presidente per lanciare la sua sfida elettorale sotto i colori del Partito Socialdemocratico del Madagascar (Parti Social Démocrate de Madagascar, PSD).
La campagna elettorale è stata caratterizzata anche da accuse reciproche di essere soggetti a influenze straniere. Sia la Russia che la Francia hanno importanti investimenti in Madagascar, e gli analisti ritengono che entrambi i Paesi fossero particolarmente interessati all’esito delle elezioni malgasce. In passato, Rajoelina è stato accusato di beneficiare del sostegno dell’ex potenza coloniale francese, la quale avrebbe chiuso un occhio sulle pratiche repressive del governo in carica al fine di consentire all’attuale presidente di restare al potere.
L’esito elettorale
Le elezioni si sono concluse con una scarsa partecipazione popolare, pari a solamente il 46,36% degli aventi diritto, il che può essere considerato come un successo del boicottaggio dell’opposizione. Tuttavia, i risultati provvisori annunciati dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) mostrano che Rajoelina ha ottenuto il 58,9% dei voti, conquistando la vittoria al primo turno, mentre Randrianasoloniaiko ha raggiunto appena il 14,4% delle preferenze.
Nel suo primo discorso dopo la pubblicazione dei risultati, il presidente ha dichiarato che il popolo malgascio ha scelto “continuità, serenità e stabilità“. Tuttavia, l’opposizione ha rifiutato i risultati, denunciando irregolarità elettorali, al punto che Randrianasoloniaiko ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale, chiedendo l’annullamento dei risultati e la squalifica di Rajoelina.
Il ricorso dell’opposizione ha ben poche chance di avere successo, ma nel frattempo la situazione politica del Madagascar rimane tesa, con l’opposizione che continua a sostenere la sua lotta e a denunciare violazioni del processo democratico. Il futuro del Paese dipenderà dalla capacità di gestire le crescenti tensioni e di affrontare le sfide socio-economiche che persistono, indipendentemente dall’esito elettorale.
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