di Giulio Chinappi
È bene chiamare le cose con il loro nome: l’entità sionista sta dando vita ad un vero e proprio genocidio contro il popolo palestinese, un crimine tra i più efferati della storia umana, paragonabile a quelli compiuti dai nazisti.
Mentre scriviamo, ha superato quota 10.000 il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza causati dalla furia bellica sionista. Il governo israeliano, comportandosi alla stregua dei nazisti, sta dando vita ad una vera e propria mattanza di un popolo che già viveva in condizioni disumane prima dell’ultimo mese, andando ad alimentare ulteriormente la spirale di sofferenza e violenza. Il confronto con i nazisti non è affatto iperbolico, se si pensa che l’esercito sionista sembra proprio intenzionato ad applicare il motto di “dieci palestinesi per un israeliano”, ma probabilmente spera di arrivare anche oltre, fino all’annientamento completo del popolo palestinese.
Per questo motivo, riteniamo necessario utilizzare i termini più corretti per descrivere l’attuale situazione a Gaza, e l’unico che ci viene in mente è quello di “genodicio”. Si tratta infatti di un genocidio attuato da uno degli eserciti più potenti del mondo, illegittimamente dotato persino della bomba atomica, che sta scaricando tutta la propria furia criminale ai danni della popolazione civile gazawi. Un atto disumano e codardo che solamente un governo nazista come quello di Benjamin Netanyahu poteva prendere in considerazione.
Del resto, non siamo gli unici a vedere la situazione in questo modo, se si pensa che sia nel mondo accademico che in quello politico sono numerose le voci che si levano nel mondo con l’obiettivo di fermare questa inutile mattanza. Solamente gli Stati Uniti e i loro servi occidentali continuano a difendere l’entità sionista negando i suoi inenarrabili crimini, che tra qualche decennio gli storici non esiteranno a catalogare tra le pagine più efferate della storia umana, accanto ai crimini commessi dalla Germania nazista.
Muhannad Ayyash, professore di sociologia presso la Mount Royal University di Calgary, in Canada, ha chiaramente scritto che “è chiaro che Israele si sta impegnando in un genocidio del popolo palestinese”, in un articolo d’opinione riportato da Al Jazeera. “Lo stato israeliano ha “allentato” le sue regole di ingaggio militare, dando essenzialmente ai suoi soldati il via libera per uccidere chiunque incontrino all’interno della Striscia di Gaza come parte delle loro operazioni di terra”, ha sottolineato l’accademico. Non a caso, la maggioranza delle vittime palestinesi sono donne e bambini, che del resto i sionisti non hanno mai risparmiato neppure in momenti meno cruenti, se si prende in considerazione il numero record di minori palestinesi arrestati illegalmente dalle forze israeliane.
“Politici e soldati israeliani parlano apertamente di ridurre Gaza in polvere, di eliminare i palestinesi e di immaginare coloni israeliani che vivono su una terra che un tempo si chiamava Gaza”, scrive ancora Ayyash. “I palestinesi vengono deliberatamente privati di tutti i beni di prima necessità, compresi cibo, acqua, alloggio e assistenza medica. Le bombe aeree uccidono e mutilano indiscriminatamente i palestinesi. I palestinesi vengono incoraggiati a lasciare le loro terre e case nel nord di Gaza e dirigersi verso sud: Israele vuole chiaramente colonizzare il nord di Gaza e trasformarlo in una zona di sicurezza o militare, espellendo permanentemente i palestinesi che attualmente vivono lì”.
Del resto, i sionisti non hanno mai celato il loro vero obiettivo, quello di cancellare il popolo palestinese dalla faccia della Terra, o almeno dal territorio del cosiddetto Grande Israele, quello che nella loro immaginazione va dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano, senza prevedere nessun territorio per il popolo palestinese. I palestinesi sopravvissuti, al limite, potranno vivere come rifugiati nei Paesi arabi limitrofi, come Egitto, Giordania, Siria e Libano, ma la terra del Grande Israele deve essere unicamente appannaggio dei ebrei che sposano il progetto sionista. Un piano che ancora una volta non si discosta molto da quello di Adolf Hitler, trattandosi di una vera e propria pulizia etnica che oltretutto arriva dopo decenni di quello che è stato correttamente definito come un regime di apartheid.
La cosa ancora più sconcertante del genocidio in sé è che questo crimine sta avvenendo sotto gli occhi di tutti, ma in Occidente si continua ancora a giustificare l’operato del governo sionista. La maggioranza dei governi e dei media principali sono quasi totalmente acritici nei confronti di Israele, continuando a giustificare la furia criminale con gli attentati di Ḥamās, che invero nel corso della sua storia non ha mai raggiunto tali apici di crudeltà come quelli messi in atto da Israele. “Non sono sicuro che abbiamo mai visto un caso di genocidio sostenuto da così tanti attori, apertamente e attivamente”, ha commentato ancora il professor Ayyash. “La maggior parte delle istituzioni in Nord America, Europa occidentale e altrove stanno partecipando attivamente a questo genocidio, oppure sono completamente silenziose e quindi complici”.
Fortunatamente, nel mondo non allineato con Washington, che continua ad espandere i propri confini, si sono levate numerose voci indignate. Non solo nei Paesi arabi, ma anche in Asia, Africa e America Latina ci sono state forti reazioni nei confronti dei crimini commessi dai sionisti, compresa la rottura delle relazioni diplomatiche da parte della Bolivia. In generale, il mondo continua a ribellarsi all’imperialismo statunitense e ai suoi effetti collaterali, tra i quali figurano il nazi-sionismo israeliano e il neonazismo banderista ucraino. Il mondo non occidentale ha sempre più chiaro che quello di cui fanno parte Washington, Tel Aviv e Kiev costituisce oggi un vero e proprio Asse del Male contro il quale è necessario opporsi in ogni modo per il bene del genere umano.
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