Il piccolo Paese dell’Africa meridionale rappresenta l’ultima monarchia assoluta del continente, nonché l’unico Stato africano a riconoscere Taiwan come Stato indipendente.
Fino a qualche anno fa conosciuto come Swaziland, eSwatini rappresenta oggi, insieme a Lesotho e Marocco, una delle tre monarchie ancora esistenti nel continente africano, ma di queste è l’unica in cui il sovrano (Ngwenyama in lingua locale) continua a mantenere un potere assoluto. Tra le altre cose, il piccolo regno è anche l’unico Paese africano a riconoscere ufficialmente il governo di Taiwan, motivo per il quale il governo di Taipei sostiene con grande vigore il re, Ngwenyama Mswati III, ed il suo governo, come dimostra la visita effettuata da Tsai Ing-wen nel mese di settembre per celebrare i 55 anni delle relazioni diplomatiche.
Abitato da appena 1,2 milioni di persone, eSwatini è stato governato da re Mswati III per gli ultimi 37 anni, dopo che questi ha raccolto l’eredità di suo padre, Sobhuza II, che aveva invece portato il Paese all’indipendenza dal colonialismo britannico nel 1968. Nel 2018, in occasione dei cinquant’anni d’indipendenza, Mswati III ha deciso di abbandonare il nome coloniale di Swaziland, sostituendolo con quello in lingua locale, eSwatini, il quale ha esattamente lo stesso significato letterale (“terra del popolo Swazi”).
Negli ultimi anni, tuttavia, la monarchia assoluta di re Mswati III ha subito diverse critiche, come dimostrano le manifestazioni svoltesi nel 2021 per chiedere maggiore democrazia. Nonostante questo, il monarca ha reagito reprimendo le proteste ed uccidendo un numero imprecisato di oppositori (si parla di diverse decine). Sebbene eSwatini venga considerato da tutti gli osservatori internazionali una monarchia assoluta, invcero questa versione viene respinta dal governo locale, che invece si considera come una monarchia costituzionale: “Siamo un regno che aderisce al costituzionalismo, allo stato di diritto, alla democrazia e a tutte le norme internazionali sui diritti umani e sul buon governo”, secondo le parole rilasciate dal portavoce del governo Alpheous Nxumalo ad Al Jazeera.
Come detto, la versione del governo di Mbabane viene smentita sia dall’opposizione interna che dagli analisti internazionali, i quali rilevano come il Regno di eSwatini abbia tutte le caratteristiche per essere considerato come una monarchia assoluta. Secondo il rapporto Freedom in the World del 2022, che traccia le tendenze globali nei diritti politici e nelle libertà civili, “il re esercita l’autorità ultima su tutti i rami del governo nazionale e controlla efficacemente la governance locale attraverso la sua influenza sui capi tradizionali. Il dissenso politico e l’attivismo civico e sindacale sono soggetti a dure punizioni ai sensi della legge sulla sedizione e di altre leggi”.
Ufficialmente, eSwatini tiene regolarmente le elezioni legislative ogni cinque anni, e anzi le prime elezioni si tennero addirittura nel 1921, molto prima dell’indipendenza del Paese. Tuttavia, i candidati non possono associarsi in partiti, che sono vietati dalla legge locale, e il parlamento bicamerale ha praticamente un ruolo consultivo, visto che l’ultima parola sull’approvazione delle leggi spetta sempre al re. Inoltre, mentre 59 membri della camera bassa vengono eletti attraverso elezioni popolari, gli altri undici deputati vengono nominati dal re. Infine, il sovrano ha anche il potere di scegliere venti dei trentuno senatori, con gli altri undici che vengono eletti in modo indiretto dai deputati.
Come riporta Sumayya Ismail in un articolo pubblicato su Al Jazeera, nel Paese esistono alcuni movimenti politici, come PUDEMO (People’s United Democratic Movement), formazione socialista guidata da Mlungisi Makhanya, ma questi vengono sistematicamente esclusi dalla corsa elettorale. Wandile Dludlu, vicepresidente di PUDEMO, ha definito la messa al bando dei partiti politici “illegale, irrazionale e incostituzionale”. “Le elezioni eleggono parlamentari che non vanno a formare il governo”, ha aggiunto Dludlu alla vigilia delle ultime elezioni legislative,che si sono tenute lo scorso 29 settembre. “Non formano il governo perché il governo in questo Paese è nominato, nominato al 100% dal re, dal primo ministro all’ultimo ministro”. Per questo motivo, i membri di PUDEMO si rifiutano di prendere parte alle elezioni a titolo individuale.
Dotato di piccole miniere di oro e diamanti e di poche altre risorse naturali, eSwatini resta un Paese dal peso geopolitico molto limitato, economicamente fortemente dipendente dal Sudafrica, che circonda quasi interamente il suo territorio (a est confina invece con il Mozambico). Eppure, come detto, il piccolo regno rappresenta un appoggio importante per Taiwan, che vede in Mbabane il suo ponte verso l’Africa, in un momento in cui Taipei sta perdendo partner in modo rapido. Solamente dal 2016, infatti, nove Paesi hanno voltato le spalle all’isola per inaugurare relazioni ufficiali con la Repubblica Popolare Cinese. Per questo, Taiwan cerca di mantenere salde le relazioni con il governo di eSwatini attraverso investimenti e aiuti umanitari, come avvenuto in occasione della pandemia di Covid-19, ma preso anche la piccola monarchia potrebbe rendersi conto dei vantaggi che offrirebbe un’eventuale partnership con Pechino.
Il CeSE-M sui social