di Giulio Chinappi
Oltre alle questioni relative all’immigrazione, i conservatori del partito SVP / UDC hanno affermato anche che la Svizzera dovrebbe rispettare la propria neutralità ed evitare di allinearsi all’Unione Europea in politica estera, come nel caso delle sanzioni contro la Russia.
Il 22 ottobre si sono tenute in Svizzera le elezioni federali, che hanno visto la vittoria del partito di destra SVP / UDC (Schweizerische Volkspartei / Union démocratique du centre), considerato come conservatore ed euroscettico, che ha fatto della lotta all’immigrazione uno dei punti cardine della propria campagna elettorale. Secondo i dati, la formazione guidata da Marco Chiesa ha ottenuto il 27,93% delle preferenze, aggiudicandosi 62 dei 200 seggi che compongono il Consiglio Nazionale. Oltretutto, va notato che all’interno delle liste dello SVP / UDC, sono presenti anche partiti di estrema destra minori, che esprimono posizioni ancor più radicali del partito principale, definite senza esitazione come “xenofobe” da parte di esponenti di altre formazioni politiche.
Secondo gli analisti, la vittoria del partito di Chiesa dimostra come l’elettorato svizzero abbia scelto prevalentemente in base alle questioni di politica interna, come l’immigrazione, la sicurezza e l’aumento del costo della vita, trascurando la politica estera ma in parte anche la questione ecologica. Sebbene fosse risultato al primo posto anche nelle elezioni del 2019, infatti, lo SVP / UDC ha fatto registrare un incremento di oltre due punti percentuali, conquistando ben nove scranni in più rispetto alla precedente legislatura, ottenendo in questo modo il suo secondo miglior risultato di sempre dopo i 65 parlamentari eletti nel 2015.
Tuttavia, va detto anche che il partito SVP / UDC ha preso posizioni importanti anche in materia di politica estera, affermando che la Confederazione Elvetica dovrebbe rafforzare il suo impegno alla neutralità, recentemente disatteso quando Berna si è allineata alle decisioni dell’Unione Europea contro la Russia, comprese le sanzioni, in seguito all’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina. A tal proposito, Thomas Aeschi, capo del gruppo parlamentare della prima forza politica svizzera, ha dichiarato che il governo dovrebbe perseguire buone relazioni con l’Unione Europea, ma questo non significa che Berna debba seguire pedissequamente le politiche di Bruxelles.
La seconda forza politica elvetica, il SP / PS (Sozialdemokratische Partei der Schweiz / Parti socialiste suisse) arrivava a queste elezioni dopo una serie di risultati nei quali aveva fatto segnare un lento ma apparentemente inarrestabile declino. Dal 2003, infatti, il numero di deputati socialdemocratici non aveva fatto altro che scendere ad ogni legislatura, raggiungendo nel 2019 il minimo storico per il SP / PS sin dal 1917, quando però i seggi a disposizione erano solo 189. Sotto la guida di Mattea Meyer e Cédric Wermuth, i socialdemocratici hanno fatto segnare una leggera ripresa, visto che il partito ha guadagnato due seggi, salendo a quota 41 rappresentanti, con il 18,27% delle preferenze.
Tra gli altri partiti principali, i liberali di FDP.Die Liberalen / PLR.Les Libéraux-Radicaux hanno perso un seggio, eleggendo 28 rappresentanti, superati in numero di seggi dai centristi di Die Mitte / Le Centre, capaci di ottenerne 29 grazie alla distribuzione dei collegi, pur con qualche voto in meno. Va notato che Il Centro, guidato da Gerhard Pfister, rappresenta una nuova formazione nata solamente nel 2021 dalla fusione tra CVP / PDC (Christlichdemokratische Volkspartei der Schweiz / Parti démocrate-chrétien) e BDP / PBD (Bürgerlich-Demokratische Partei Schweiz / Parti bourgeois démocratique suisse), e che dunque partecipava per la prima volta alle elezioni federali con questo nome. Fanno segnare un netto calo, invece, le forze ecologiste, con GRÜNE Schweiz / Les VERT-E-S suisses che passano da 28 a 23 rappresentanti, mentre GLP / PVL (Grünliberale Partei der Schweiz / Parti vert’libéral) scende da quota 16 ad appena 10 deputati.
Gli analisti politici elvetici hanno sottolineato che Marco Chiesa dovrà trovare l’appoggio delle forze centriste al fine di ottenere la maggioranza in vista del 13 dicembre, data per la quale è previsto il voto con il quale il parlamento sceglierà il nuovo esecutivo. Secondo la tradizione della Confederazione Elvetica, dal 1959 i quattro principali partiti sono rappresentati nel governo composto da sette membri, il Consiglio Federale, eletto, come detto, dai membri del parlamento. Questo significa che i conservatori, pur avendo ottenuto la maggioranza relativa, dovranno certamente fare delle concessioni alle altre forze in campo, ma dovrebbero comunque avere abbastanza forza per far sentire la propria voce.
“Il voto potrebbe indicare come un’altra fetta dell’elettorato europeo stia pensando alla politica populista di destra e alla necessità di spendere soldi e risorse per combattere il riscaldamento globale in un momento di crescente inflazione che ha assottigliato molti portafogli, persino nella benestante Svizzera”, si legge in un articolo pubblicato su France 24. “I sondaggi suggeriscono che gli svizzeri hanno in mente tre preoccupazioni principali: l’aumento delle tasse per il sistema di assicurazione sanitaria obbligatorio e basato sul libero mercato; il cambiamento climatico, che ha eroso i numerosi ghiacciai della Svizzera, e le preoccupazioni per i migranti e l’immigrazione”. Tuttavia, gli scarsi risultati ottenuti dalle forze ecologiste lasciano pensare che il cambiamento climatico venga messo in secondo piano a fronte delle problematiche della vita di tutti i giorni: “Quattro anni fa, le persone erano un po’ più idealiste e progressiste, il che spiega perché i Verdi hanno avuto successo, ma ora le persone sono più preoccupate per la sicurezza e sono di nuovo più conservatrici”, ha detto a Reuters l’analista politico Michael Hermann.
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