di Giulio Chinappi
Le elezioni slovacche danno una chiara indicazione su quello che i cittadini pensano dell’invio di armi all’Ucraina e delle sanzioni alla Russia. Il programma del vincitore Robert Fico esprime infatti un chiaro rifiuto della guerra.
Con il 99,98% delle schede conteggiate, Robert Fico e il suo partito Smer – sociálna demokracia (Direzione – Socialdemocrazia) sono stati dichiarati vincitori delle elezioni legislative che hanno avuto luogo sabato 30 settembre in Slovacchia. Sebbene le ultime elezioni si fossero svolte solo tre anni fa, infatti, il voto di sfiducia nei confronti dell’esecutivo guidato da Eduard Heger ha costretto il Paese ad andare ad elezioni anticipate, mentre le redini del governo sono provvisoriamente state consegnate all’indipendente Ľudovít Ódor.
Secondo i dati ufficiali, confermati dal presidente della Commissione elettorale nazionale Ladislav Orosz, il partito di Fico avrebbe ottenuto il 22,95% delle preferenze, assicurandosi 42 seggi sui 150 che compongono l’emiciclo di Bratislava. Fico dovrebbe ora essere incaricato di formare il nuovo esecutivo, andando alla ricerca di un quarto mandato come primo ministro, visto che ha già occupato la carica tra il 2010 e il 2014 e poi nuovamente dal 2012 al 2018. Gli analisti hanno sottolineato come Fico abbia vinto con un programma che metteva al primo posto la fine delle forniture di armi all’Ucraina e delle sanzioni alla Russia, una mossa che gli è valsa l’astio dei governi e della stampa del mondo Occidentale, che non hanno esitato a definirlo un “Orbán slovacco”, sebbene Fico provenga in realtà da ambienti di sinistra.
Per quanto riguarda le altre forze politiche, al secondo posto troviamo la formazione Slovacchia Progressista (Progresívne Slovensko – PS), formazione europeista guidata dal vicepresidente del parlamento di Bruxelles, Michal Šimečka. PS ha ottenuto il 17,96% delle preferenze, guadagnando 32 seggi per la sua prima presenza nel parlamento nazionale. Segue un altro nuovo partito, Voce – Socialdemocrazia (Hlas – sociálna demokracia, HLAS–SD), formazione fondata dall’ex primo ministro Peter Pellegrini, che con il 14,70% dei consensi ottiene 27 scranni.
Esito negativo, invece, per la principale formazione del precedente governo, OĽaNO a priatelia (letteralmente “OĽaNO e amici”), guidata dall’ex premier Igor Matovič. Questo cartello il cui partito principale è proprio OL’aNO ( acronimo di Obyčajní ľudia a nezávislé osobnosti, ovvero Gente Comune e Personalità Indipendenti) ha pagato le sue politiche guerrafondaie e di cieco sostegno a Bruxelles e Washington, ottenendo solo l’8,90% delle preferenze, e passando da 65 a soli 16 rappresentanti.
In parlamento sono entrati anche altri tre partiti, ovvero il Movimento Cristiano Democratico (Kresťanskodemokratické hnutie, KDH), con dodici seggi, Libertà e Solidarietà (Sloboda a Solidarita, SASKA), con undici, e il Partito Nazionale Slovacco (Slovenská národná strana, SNS), con dieci.
Come detto in precedenza, la vittoria di Fico ha fatto notizia soprattutto per la posizione del leader del partito Smer sulla guerra in Ucraina. Il voto in Slovacchia dovrebbe essere preso in considerazione anche dai governi degli altri Paesi europei, in quanto questo risultato rappresenta il sentire comune dei cittadini di molti Paesi. Nel corso della campagna elettorale, Fico ha sottolineato che le sanzioni anti-russe stanno portando solamente danni all’Unione Europea, e che la consegna di armi a Kiev non fanno altro che prolungare il conflitto, senza tuttavia modificarne l’esito. Al contrario, Fico ha esortato l’UE e gli Stati Uniti a usare la loro influenza per fare pressione su Ucraina e Russia affinché raggiungano un accordo di pace di compromesso.
Allo stesso tempo, Fico ha risposto ai critici di non considerarsi un filorusso, ma di difendere solamente quelli che secondo lui sono gli interessi della Slovacchia. Sebbene il suo partito sia favorevole alla partecipazione della Slovacchia nell’Unione Europea e nella NATO, questo, secondo Fico, non dovrebbe significare obbedire ciecamente a qualsiasi ordine provenga da Bruxelles o Washington. La guerra in Ucraina, in effetti, non fa altro che arrecare danno all’economia europea e al popolo ucraino, per cui le politiche portate avanti da UE e NATO si sono rivelate del tutto inadeguate, se non controproducenti. “Armare l’Ucraina non porta altro che uccisioni“, aveva dichiarato Fico in un’intervista rilasciata, pochi giorni prima delle elezioni, al giornale The Telegraph. “È meglio negoziare la pace per dieci anni e fermare le operazioni militari piuttosto che lasciare che ucraini e russi si uccidano a vicenda per altri dieci anni senza risultati“. Nella stessa intervista, Fico ha inoltre sottolineato la necessità di porre fine alle sanzioni economiche contro Mosca, che secondo lui sono la principale causa dell’impennata dell’inflazione e della spirale della crisi del costo della vita in Slovacchia e in altri Paesi europei.
Le posizioni espresse da Fico hanno fatto sì che la Slovacchia, uno Stato relativamente piccolo e poco influente, finisse sotto i riflettori sia di Washington che di Mosca, entrambe interessate all’esito elettorale per capire il parere degli elettori europei. Tuttavia, i servizi segreti russi hanno anche individuato delle azioni di interferenza da parte degli Stati Uniti, che hanno tentato di influenzare l’esito elettorale per non permettere la vittoria di Fico. “L’amministrazione Joe Biden ha recentemente aumentato l’ingerenza nella situazione politica interna in Slovacchia“, aveva dichiarato Sergej Naryškin, direttore del Servizio di intelligence internazionale russo (SVR), alla vigilia delle elezioni. Secondo i servizi russi non è un caso che il crescente interesse di Washington per quel Paese “ha coinciso con i preparativi per le elezioni parlamentari anticipate che hanno dovuto essere indette a causa delle politiche fallimentari degli ex tirapiedi degli Stati Uniti“.
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