di Giulio Chinappi
In occasione del vertice CELAC-UE di Bruxelles, il Nicaragua ha rifiutato la firma del documento finale, mentre Cuba e Venezuela hanno espresso in maniera netta le proprie posizioni antimperialiste.
Il 17 e 18 luglio si è svolto a Bruxelles il III Vertice dei Capi di Stato e di Governo della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) e dell’Unione Europea (UE), che ha visto i principali Paesi latinoamericani vittime dell’imperialismo statunitense esprimere la propria posizione proprio nella città sede europea della NATO.
Nel suo intervento, il presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha affermato che l’associazione strategica tra le due regioni decisa nel 1999 di fatto non esiste, e che la regione latinoamericana non rappresenta una priorità per l’UE, come dimostrano gli otto anni senza incontri di questo tipo. Il leader cubano ha anche precisato che le nazioni latinoamericane sono libere e sovrane, non costituiscono il cortile di casa degli Stati Uniti, né accettano di essere trattate come colonie o semplici fornitori di materie prime.
Díaz-Canel ha denunciato a gran voce che “le politiche finanziarie dell’UE continuano a imporre barriere allo sviluppo della nostra regione“, un residuo del neocolonialismo e del saccheggio capitalista, e ha sostenuto “una riforma globale dell’architettura finanziaria ereditata dalla guerra fredda e da Bretton Woods“. Ancora una volta, il segretario del Partito Comunica di Cuba ha chiesto il rispetto dei “principi di sovrana uguaglianza e non ingerenza negli affari interni degli Stati” e “del diritto inalienabile di ciascun Paese di decidere il proprio sistema politico, economico e sociale, senza imposizioni di pretesi paradigmi culturali, democratici e di diritti umani“.
Nonostante la situazione di stallo nelle relazioni tra le due organizzazioni regionali, Díaz-Canel ritiene che questo vertice sia stato un passo positivo e debba tradursi in azioni concrete per prestare attenzione ai cambiamenti climatici, alla sicurezza alimentare, al finanziamento dello sviluppo, al trasferimento tecnologico, alle energie rinnovabili, alla trasformazione digitale, alla ricerca scientifica, al commercio e agli investimenti. Allo stesso modo, ha ringraziato i paesi dell’UE per il loro rifiuto del blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba per più di 60 anni e dell’inclusione della nazione caraibica nell’elenco dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo.
Delcy Rodríguez, vicepresidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, che ha rappresentato il governo di Caracas in occasione del vertice, ha chiesto la costruzione di un piano d’azione e di un’agenda comuni in coordinamento tra le due organizzazioni per rafforzare il percorso verso la cooperazione: “Siamo in una situazione aggravata nel mezzo del blocco ed è per questo che dobbiamo correggere gli squilibri tra due blocchi“, ha sottolineato Rodríguez, facendo riferimento alle sanzioni economiche unilaterali che colpiscono il Paese sudamericano.
La vicepresidente ha ribadito la denuncia dell’impatto che le sanzioni economiche hanno avuto sul Venezuela e sull’intera regione latinoamericana, così come sulla produzione di energia in diversi Paesi europei, situazione aggravata dai conflitti in diversi territori: “L’aggressione economica contro il Venezuela ha colpito molto anche i partner che sono in Europa. Ad esempio, le società energetiche europee che avevano progetti imprenditoriali per la produzione di 130.000 barili al giorno oggi sono a 30.000 barili al giorno di produzione“, ha spiegato.
Ma la posizione più radicale in questo caso è stata quella espressa dal Nicaragua, che ha rifiutato la firma del documento finale congiunto CELAC-UE. In un comunicato a firma del ministro degli Esteri della piccola repubblica centroamericana, Denis Moncada Colindres, si legge che il governo di Managua non ha approvato né firmato il documento: “L’Unione Europea, come fa di solito, ha infranto tutte le procedure e i meccanismi stabiliti dagli organismi democratici, andando oltre le regole che fondano il funzionamento delle nostre stesse entità“, vi si legge.
Anche la vicepresidente Rosario Murillo ha denunciato sulla televisione nazionale che la dichiarazione è stata presentata senza il consenso di tutti i partecipanti. Murillo ha spiegato che nella CELAC tutte le decisioni vengono prese per consenso, ma in questo caso l’UE ha infranto le norme stabilite, approvando un documento senza il consenso del Nicaragua: “Siamo quindi di fronte a una violazione delle regole da parte dell’Unione Europea. Lo denunciamo e ve ne informiamo, prendendo le distanze da un fatto per noi difficile da comprendere, per non dire imbarazzante, che l’Unione Europea si conceda il diritto di determinare un consenso inesistente“.
Il prossimo vertice CELAC-UE dovrebbe avere luogo nel 2025 in Colombia, come annunciato dal ministro di quel Paese in Belgio, Jorge Rojas Rodríguez, che ha definito questo risultato come un nuovo successo del presidente Gustavo Petro. Inoltre, nel 2024 la presidenza della CELAC dovrebbe passare da Saint Vincent e Grenadine, che ha guidato l’organismo nel 2023 nella persona del primo ministro Ralph Gonsalves, all’Honduras, con la presidente honduregna Xiomara Castro che assumerà la leadership dell’organizzazione regionale.
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