di Dr Adnan Abu Amer
FONTE ARTICOLO: SAUDI-IRAN DEAL RAISES ISRAELI WORRIES AND CONCERNS (independentpress.cc)
L’accordo raggiunto per migliorare le relazioni tra Riyadh e Teheran non è soltanto una questione che riguarda le due nazioni direttamente interessate o un accordo che avvantaggia l’intera regione, ma è un qualcosa di pari importanza per gli affari interni di Israele.
Personaggi politici, sostenitori di parte i media israeliani stanno tutti discutendo degli effetti di un tale accordo che pone fine al tentativo di Tel Aviv di isolare l’Iran; Netanyahu aveva precedentemente dichiarato che, una volta tornato in carica come Primo Ministro, avrebbe lavorato per mantenere questo isolamento.
Tuttavia, l’alleanza che Israele e Stati Uniti hanno tentato di stringere contro Teheran sta scemando a seguito di quanto avvenuto pochi giorni fa grazie alla mediazione cinese. Allo scopo di isolare la Repubblica Islamica, Tel Aviv e Washington, infatti, avevano lavorato per costruire una struttura regionale basata su intelligence, sicurezza e cooperazione economica con gli stati del Golfo, culminata negli accordi di normalizzazione con questi ultimi. Tuttavia, nonostante questo, non è mai stato raggiunto l’obiettivo finale, vale a dire l’accettazione da parte dei sauditi di aver legami con Israele – il culmine è da trovarsi nel rifiuto di Riyadh dei visti d’ingresso per una delegazione israeliana invitata a una conferenza delle Nazioni Unite.
Senza che Pechino sia nemica aperta di Israele, l’accordo saudita-iraniano serve anche a ricordare a Israele il sostegno storico della Cina alla causa dei palestinesi.
Dal punto di vista israeliano, questo accordo è visto come un tentativo cinese di calmare la rabbia iraniana derivante dalla denuncia della sua politica nucleare; ciò significa che Pechino sta ricercando un equilibrio tra gli arabi e l’Iran. Dicono che nessuno può ballare a due matrimoni contemporaneamente, ma sembra che i cinesi siano in grado di farlo – almeno fino a quando la musica si ferma a uno di questi, o ad entrambi.
Il conflitto con gli Stati Uniti – trasformatosi in una nuova guerra fredda – è la massima priorità della Cina; Israele deve essere consapevole che presentandosi come una nazione in crisi, la Cina sarà spronata a sostenere i suoi nemici – che sono anche nemici di Washington – con più vigore; Israele probabilmente pagherà un prezzo che supererà il costo del conflitto sino – statunitense.
L’Iran è emerso dall’ombra quando ha cominciato a fornire alla Russia droni per aiutare Mosca nel conflitto in Ucraina; ciò ha fatto seguito alla firma di numerosi accordi di cooperazione tra Cina e Iran, alcuni dei quali hanno un impatto diretto sulla sicurezza tecnologica di Israele. Il recente accordo che pone fine alle ostilità con l’Arabia Saudita rende l’Iran un attore geopolitico continentale che capace di spingersi oltre i confini del Medio Oriente e consentendogli di beneficiare delle tecnologie che la Cina avrebbe promesso di fornirgli, come, ad esempio, l’accesso ai suoi grandi satelliti spia.
Ciò solleva seri interrogativi sulla sicurezza nazionale di Israele.
Invece di trovare una risposta adeguata a questo scenario, le parti israeliane stanno usando l’accordo saudita-iraniano come una nuova arma da usare nello scambio di colpi tra i due campi rivali della Knesset. Questo fa venire in mente l’osservazione del Segretario di Stato americano Henry Kissinger secondo cui “Israele non ha politica estera, solo politica interna“.
Questa mancanza di politica estera si manifesta anche attraverso l’incapacità di Tel Aviv di formulare una politica organizzata a lungo termine e quella di prendere decisioni critiche quando si tratta di questioni serie come lo è il programma nucleare iraniano e il futuro delle relazioni con i palestinesi.
In alcune di queste questioni, Israele si sta avvicinando – o ha già raggiunto – il punto di non ritorno; punto di non ritorno che esacerba le sfide che dovrà affrontare e potrebbe concludersi con l’improvvisa distruzione dello stato: mentre i suoi nemici guardano Tel Aviv danneggiare i propri interessi – quelli che un tempo erano la sua fonte di forza e protezione – Israele sta affrontando minacce economiche ed è consapevole di come si sente visto che il Paese sta già soffrendo molto a causa del suo conflitto interno e si prevede che le cose peggioreranno solo se questa divisione persiste.
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