di Ben Norton
FONTE ARTICOLO: https://geopoliticaleconomy.substack.com/p/brics-dollar-saudi-oil-currency
I BRICS stanno “sviluppando un sistema di scambio monetario più equo” per sfidare il “dominio del dollaro”, ha rivelato il Sudafrica. L’Arabia Saudita sta valutando la possibilità di vendere petrolio in altre valute.
Il sistema economico internazionale è stato dominato per decenni dagli Stati Uniti, ma questa architettura finanziaria si sta rapidamente fratturando con la creazione di nuove istituzioni nel Sud del mondo.
Il blocco BRICS di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica sta lavorando “per sviluppare un sistema di scambio monetario più equo”, per sfidare il “dominio del dollaro“, stando alle rivelazioni del ministro degli Esteri sudafricano.
L’Arabia Saudita ha confermato pubblicamente che sta valutando la possibilità di vendere il suo petrolio in altre valute.
Il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che Pechino acquisterà energia dagli stati del Golfo Persico nella valuta cinese, il renminbi.
L’eminente economista Zoltan Pozsar, della banca d’affari svizzera Credit Suisse, ha osservato che “l’era unipolare” dell’egemonia statunitense viene rapidamente sostituita da un nuovo ordine “multipolare” di “un mondo, due sistemi“.
“La Cina sta scrivendo in modo proattivo una nuova serie di regole” e “creando un nuovo tipo di globalizzazione“, ha scritto Pozsar, descrivendo come questa transizione minacci “il ‘privilegio esorbitante’ che il dollaro detiene come valuta di riserva internazionale”.
I BRICS lavorano per “sviluppare un sistema di scambio monetario più equo” in alternativa al “dominio del dollaro”
Il ministro degli Esteri sudafricano Naledi Pandor ha dichiarato al media statale russo Sputnik che il blocco BRICS sta lavorando per “sviluppare un sistema di scambio monetario più equo“, per indebolire il “dominio del dollaro“.
I commenti di Pandor sono stati ignorati dai media occidentali, ma ampiamente riportati dalla stampa indiana. “Siamo sempre stati preoccupati dal fatto che ci sia un predominio del dollaro e che dobbiamo guardare a [sistemi] alternativi“, ha detto per poi continuare: “i sistemi attualmente in vigore tendono a privilegiare paesi molto ricchi e tendono ad essere davvero una sfida per paesi, come noi, che devono effettuare pagamenti in dollari, che costano molto di più in termini delle nostre varie valute“, ha continuato Pandor.
“Quindi penso che debba essere sviluppato un sistema più equo, ed è qualcosa che stiamo discutendo con i ministri dei BRICS nelle discussioni sul settore economico“, ha aggiunto, poi, il ministro degli Esteri sudafricano.
Nel 2014, i paesi BRICS hanno creato la New Development Bank (NDB) come alternativa alla Banca Mondiale dominata dagli Stati Uniti.
Pandor ha spiegato: “Nel contesto economico stiamo esaminando come la NDB e altre formazioni istituzionali possano aiutarci a sviluppare un sistema più equo di scambio monetario“.
Il ministro degli Esteri sudafricano ha anche criticato l’imposizione da parte degli Stati Uniti di sanzioni unilaterali, illegali secondo il diritto internazionale.
Ha detto a Sputnik: “Abbiamo sempre un problema con le sanzioni unilaterali e il loro impatto su molti paesi che non rientrano in un particolare conflitto, quindi abbiamo indicato ai nostri amici negli Stati Uniti che vogliamo davvero che riconsiderino questa imposizione di sanzioni unilaterali che spesso non è una strategia molto utile per risolvere i problemi“.
L’Arabia Saudita considera la vendita di petrolio in altre valute
Mentre i BRICS si stanno gradualmente muovendo verso la dedollarizzazione, uno dei più importanti alleati storici di Washington sta facendo lo stesso.
Il più grande esportatore mondiale di petrolio, l’Arabia Saudita, ha riconosciuto pubblicamente che sta valutando la possibilità di vendere il suo greggio in altre valute e non solo in dollari USA.
Il ministro delle finanze saudita Mohammed Al-Jadaan ha dichiarato a Bloomberg TV: “Non ci sono problemi discutendo su come stabilire i nostri accordi commerciali, se in dollari USA, se in euro, se in riyal saudita“.
“Non credo che stiamo respingendo o escludendo qualsiasi discussione che contribuirà a migliorare il commercio in tutto il mondo“, ha affermato.
Nel 1974, l’Arabia Saudita accettò di vendere il suo greggio in dollari e di investire i proventi del petrolio in titoli del Tesoro, in cambio della protezione del governo degli Stati Uniti.
Questo sistema di petrodollari ha contribuito a rafforzare lo status del biglietto verde come valuta di riserva globale, dopo che il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, nel 1971, pose fine alla convertibilità del dollaro in oro.
Ma il petrodollaro ora ha sfidanti diretti.
Il Wall Street Journal ha riferito nel marzo 2022 che “l’Arabia Saudita [era] in trattative attive con Pechino per valutare in yuan alcune delle sue vendite di petrolio alla Cina“. Riyadh non lo ha confermato pubblicamente in quel momento.
Il presidente cinese Xi Jinping ha, poi, visitato Riyadh a dicembre, dove ha tenuto uno storico incontro con il Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc) e i 21 stati membri della Lega Araba.
Xi ha detto che lui e alti funzionari di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Bahrain e Oman hanno discusso dell’acquisto di energia del Golfo Persico con la valuta cinese, il renminbi.
Il presidente cinese ha spiegato, nei commenti riportati da Reuters: “La Cina continuerà a importare grandi quantità di greggio dai paesi GCC, espandere le importazioni di gas naturale liquefatto, rafforzare la cooperazione nello sviluppo di petrolio e gas a monte, servizi di ingegneria, stoccaggio, trasporto e raffinazione, e fare pieno uso della borsa del petrolio e del gas naturale di Shanghai come piattaforma per effettuare il regolamento in yuan del commercio di petrolio e gas“.
La Cina è già il principale partner commerciale dell’Arabia Saudita e Pechino, Riyadh e il GCC si sono impegnati ad approfondire il loro commercio multilaterale.
Il famoso economista del Credit Suisse descrive il nuovo ordine multipolare che sfida l’esorbitante privilegio del dollaro USA
Questi sviluppi storici nei BRICS e in Arabia Saudita fanno parte di un passaggio internazionale a un ordine economico multipolare.
Il famoso economista Zoltan Pozsar, responsabile globale della strategia sui tassi di interesse a breve termine presso la banca d’affari svizzera Credit Suisse, ha descritto questa transizione in un editoriale del 20 gennaio sul Financial Times, intitolato “Il grande conflitto di potere mette in pericolo l’esorbitante privilegio del dollaro“.
Pozsar, che è una specie di celebrità nell’economia contemporanea ed è stato descritto come una “superstar” dalla stampa finanziaria, ha scritto che l'”era unipolare” successiva alla fine della prima guerra fredda, in cui “gli Stati Uniti erano l’egemone indiscusso “, sta ora volgendo al termine.
In questo mondo sempre più multipolare, “la Cina sta scrivendo in modo proattivo una nuova serie di regole“, ha affermato l’economista, “creando un nuovo tipo di globalizzazione attraverso istituzioni come la Belt and Road Initiative, il gruppo Brics+ delle economie emergenti e l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai“.
Stiamo assistendo a una biforcazione delle istituzioni economiche e politiche globali, in quello che “potrebbe eventualmente portare a ‘un mondo, due sistemi'”, ha spiegato Pozsar, riferendosi al modello cinese adottato per Hong Kong di “un paese, due sistemi”.
Ha scritto, inoltre, che “l’ordine monetario basato sul dollaro è già stato messo in discussione in più modi“, in particolare dalla “diffusione degli sforzi di de-dollarizzazione e delle valute digitali della banca centrale (CBDC). Recentemente, il ritmo della de-dollarizzazione sembra essere aumentato“, ha osservato. Pozsar ha anche sottolineato:
La Cina e l’India hanno pagato le materie prime russe in renminbi, rupie e dirham degli Emirati Arabi Uniti. L’India ha lanciato un meccanismo di regolamento in rupie per la sua transazione internazionale, mentre la Cina ha chiesto ai paesi del GCC di utilizzare appieno la borsa del petrolio e del gas naturale di Shanghai per il regolamento in renminbi degli scambi di petrolio e gas nei prossimi tre-cinque anni. Con l’espansione dei Bric oltre il Brasile, la Russia, l’India e la Cina, la dedollarizzazione dei flussi commerciali potrebbe proliferare.
Paesi importanti come Cina, Russia e Arabia Saudita stanno esportando più che mai, il che significa che hanno avanzi record delle partite correnti – ha osservato Pozsar – ma le loro banche centrali non acquistano titoli del Tesoro USA; invece stanno investendo in oro, materie prime e progetti come la Belt and Road Initiative.
“Se meno scambi vengono fatturati in dollari USA e si riduce il riciclaggio delle eccedenze in dollari in attività di riserva tradizionali come i titoli del Tesoro, il ‘privilegio esorbitante’ che il dollaro detiene come valuta di riserva internazionale potrebbe essere sotto attacco“. Così ha concluso l’economista della Credit Suisse.
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