di Giulio Chinappi
ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG DELL’AUTORE
La “diplomazia di bambù” ha guidato la politica estera del Vietnam negli ultimi trent’anni, e fino ad ora ha permesso al Paese di intrattenere buone relazioni con tutte le potenze senza entrare in nessuna sfera d’influenza straniera.
Il 2022 ha segnato un altro anno di successo per la diplomazia del bambù, termine che il Vietnam utilizza per descrivere la propria posizione di politica estera. In un ambiente internazionale polarizzato, la “diplomazia di bambù” descrive l’esperienza del Vietnam nel bilanciare interessi geopolitici in competizione negli ultimi tre decenni. Come abbiamo avuto modo di sottolineare numerose volte nei nostri articoli, infatti, la politica estera vietnamita mira a perseguire l’interesse nazionale attraverso rapporti bilanciati con tutte le grandi potenze, in modo da non dipendere da nessuna di esse.
Il termine di “diplomazia di bambù”, che fa riferimento ad una pianta onnipresente nella cultura dei Paesi dell’Asia sud-orientale, è stato utilizzato in passato anche dalla Thailandia, ma con un significato diverso che non deve causare confusione. Per la Thailandia, questo storicamente significava schierarsi con la grande potenza prevalente per garantire la propria sopravvivenza. Al contrario, per il Vietnam, la diplomazia del bambù ha significato sforzarsi di rimanere indipendente ed equidistante rispetto a tutte le maggiori potenze, massimizzando i guadagni e proteggendosi dalle incertezze strategiche.
Negli ultimi trent’anni, la “diplomazia di bambù” vietnamita ha ottenuto notevoli risultati, permettendo al Paese di dare vita ad una politica estera basata sul perseguimento degli interessi nazionali e sui principi di indipendenza, autosufficienza, multilateralismo e diversificazione. Ciò ha permesso al paese di costruire una rete diversificata di partenariati globali e strategici per mantenere un alto livello di sviluppo socioeconomico e guadagnare prestigio a livello regionale e internazionale.
Nel corso degli ultimi anni, la “diplomazia di bambù” ha significato soprattutto bilanciare i rapporti con Stati Uniti e Cina, dando vita ad una politica che non può essere definita né come filostatunitense né come anticinese. Nel 2019, il governo vietnamita ha esplicitato le proprie posizioni pubblicando il libro bianco sulla difesa in cui venivano elencato i “quattro no” che guidano la politica estera di Hà Nội: nessuna alleanza militare, nessuna presa di posizione, nessun permesso di utilizzare il territorio vietnamita come base militare da parte di potenze straniere, nessun uso della forza nelle relazioni internazionali.
Il riscaldarsi della situazione internazionale dopo l’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina non ha fatto altro che rafforzare la posizione del Vietnam e mostrare la correttezza di questa linea di politica estera. Di recente, il ministro degli Esteri Bùi Thanh Sơn ha affermato che la “diplomazia di bambù” ha rafforzato lo status internazionale della nazione in mezzo alle crisi globali. Nonostante l’impatto di cambiamento climatico, epidemie e guerre si sia fatto sentire su tutto il pianeta, il Vietnam continua a mantenere la sua stabilità e crescita grazie a “una risoluta indipendenza, autonomia, multilateralizzazione, diversificazione e sostegno ai principi essenziali della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, agli interessi nazionali e al suo popolo” ha detto il massimo diplomatico.
Secondo il ministro Sơn, il risultato più notevole della politica estera vietnamita nel corso del 2022 è stato quello di consolidare fermamente politiche favorevoli in situazioni globali instabili al fine di mantenere un ambiente pacifico e stabile, proteggere l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale, servire lo sviluppo socio-economico, e migliorare la posizione internazionale e il prestigio del Paese.
Il Vietnam continua a promuovere la sua partecipazione attiva e responsabile e i suoi contributi a importanti organizzazioni multilaterali come le Nazioni Unite, l’ASEAN, l’APEC e i progetti di cooperazione nella regione del Mekong. Nel corso del 2022, il Paese è stato eletto a molti incarichi da importanti organizzazioni internazionali, tra cui quelli di vicepresidente della 77ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e di membro del Comitato intergovernativo dell’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale per il mandato 2022-2026.
La diplomazia economica da parte del Vietnam ha contribuito a mantenere la stabilità macroeconomica promuovendo la crescita economica della nazione, aumentando le esportazioni e attingendo a varie risorse esterne, sostenendo nel contempo la riforma economica e lo sviluppo a lungo termine nel Paese.
Sơn ha affermato che la “diplomazia di bambù” del Vietnam è stata evidente in ciascuna delle attività estere della nazione. Tale politica “afferma un Vietnam coraggioso, sincero, leale, affidabile e responsabile“.
Nel 2023, il governo vietnamita continuerà a camminare sul filo del rasoio tra le superpotenze, cercando di trarre benefici economici sia dalla Cina che dagli Stati Uniti per allargare e rafforzare la sua rete di amici e partner. Mentre gli Stati Uniti sono particolarmente importanti per controbilanciare le ambizioni della Cina sul Mare Orientale, il Vietnam utilizzerà i suoi stretti rapporti politici e commerciali con Pechino per evitare di entrare a far parte della sfera d’influenza di Washington. Tuttavia, l’intensificarsi della concorrenza tra le due grandi potenze potrebbe spingere il Vietnam a dover operare una scelta negli anni a venire, e in questo caso è difficile pensare che il Vietnam possa staccarsi dalla Cina, con la quale condivide vicinanza geografica, culturale e politica, oltre ad essere il primo partner economico e commerciale di Hà Nội.
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