di Giulio Chinappi
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Con l’inizio del nuovo anno, Lula ha ripreso le redini della prima economia dell’America Latina. Un motivo di ottimismo per i governi progressisti della regione, come dimostra la ripresa delle relazioni diplomatiche con il Venezuela.
Il ritorno di Luiz Inácio Lula da Silva alla presidenza del Brasile ha aperto il 2023 della politica internazionale. Si tratta infatti di un momento che determinerà il futuro non solo del Paese, ma di tutta la regione latinoamericana. Stiamo del resto parlando della prima economia e del Paese più esteso e popoloso di tutta l’America Latina, la cui politica estera ha un’incidenza rilevante a livello continentale e mondiale.
Il nefasto mandato presidenziale di Jair Bolsonaro ha segnato una battuta d’arresto nel processo di integrazione latinoamericano. Il leader dell’estrema destra ha infatti allineato il Brasile alla politica estera di Washington, sostenendo governi golpisti ed illegittimi in Bolivia e Venezuela, e restando uno degli ultimi Paesi a riconoscere il guitto Juan Guaidó come presidente in luogo del legittimo Nicolás Maduro. Dopo essere stato abbandonato da quasi tutti i suoi sostenitori, Guaidó ha incassato la sconfitta definitiva con il ritorno di Lula, che lo ha privato del suo principale alleato, per l’appunto Bolsonaro.
A partire dal 1° gennaio, data dell’inizio ufficiale del suo mandato, Lula ha immediatamente ripreso le relazioni diplomatiche con il governo di Caracas, interrotte nel 2019, quando, in seguito al tentativo fallito di golpe, il governo dell’allora presidente Jair Bolsonaro riconobbe Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela. Bolsonaro aveva anche dunque disposto la chiusura dell’ambasciata venezuelana a Brasilia, sede diplomatica che è stata restituita ai legittimi proprietari lo scorso 3 gennaio. Il nuovo ambasciatore venezuelano nella capitale federale brasiliana sarà Manuel Vicente Vadell, nominato da Maduro sin da dicembre in vista della riapertura delle relazioni bilaterali.
Nelle ore successive al suo insediamento, Lula ha avuto l’occasione di incontrare personalmente diversi leader latinoamericani, che hanno espresso la propria fiducia nel presidente brasiliano. Il presidente della Bolivia, Luis Arce, ha espresso la speranza che il ritorno di Lula dia una nuova spinta al processo di integrazione regionale, che negli ultimi anni ha subito una battuta d’arresto a causa dell’affermarsi di governi della destra liberista. Secondo Arce, l’integrazione è possibile quando c’è una maggiore affinità politica e si lavora insieme per affrontare i diversi problemi economici. Il presidente boliviano ha evidenziato i cambiamenti vissuti nella regione negli ultimi anni con nuovi governi che lavorano per il benessere della popolazione, come nei casi di Colombia, Honduras e Brasile.
Per quanto riguarda l’Amazzonia, Arce ha affermato che è una delle questioni su cui lavorare insieme al Brasile, poiché non solo ritiene che sia importante prendersi cura e proteggere quel territorio, ma anche garantire la qualità della vita delle popolazioni che vivono lì.
Il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha parlato dell’inizio del mandato di Lula nella sua tradizionale conferenza stampa del lunedì. “Siamo molto contenti dell’arrivo del presidente Lula, è stato un vero evento perché è il ritorno di un progetto popolare, non oligarchico, il presidente Lula ha affrontato un attacco molto forte che lo ha portato ingiustamente in prigione e lui ha resistito ed è uscito di prigione per governare di nuovo il Brasile“, ha detto AMLO. In questo senso, il presidente messicano ha sottolineato che Lula è riuscito a tornare al potere “nonostante abbiano utilizzato molti soldi, pubblici e privati, per impedirgli di farcela e lo ha fatto con l’appoggio del popolo brasiliano“.
Nel corso della giornata di lunedì 2 gennaio, Lula ha incontrato un totale di 17 delegazioni internazionali che hanno partecipato alla cerimonia d’insediamento del nuovo presidente federale. I principali leader che hanno incontrato Lula sono il presidente dell’Argentina, Alberto Fernández; quello dell’Angola, João Lourenço; quello dell’Ecuador, Guillermo Lasso; quello della Bolivia, Luis Arce; quello del Cile, Gabriel Borić; e quello della Colombia, Gustavo Petro. Inoltre, il presidente brasiliano ha avuto un incontro con il re di Spagna, Felipe VI, con il quale ha discusso dei rapporti tra i due Paesi, e tra Europa e America Latina. Infine, hanno incontrato Lula alcuni alti rappresentanti di Cina, Cuba, Perù e Venezuela.
Tutti i principali leader latinoamericani hanno espresso l’opinione che il ritorno di Lula segnerà l’inizio di una nuova era di cooperazione nella regione a beneficio della popolazione. “Una nuova ondata liberatrice attraversa la Patria Grande, aprendo vie di avanzamento geopolitico ai progetti sindacali sudamericani. Il nostro abbraccio a Lula e al popolo brasiliano!”, ha scritto Maduro sui propri social network. “La nostra Grande Patria avanza verso un futuro di progresso e unità, i popoli sono invincibili“, gli ha fatto eco la presidente dell’Honduras, Xiomara Castro.
Gli osservatori si aspettano che i governi progressisti latinoamericani si coordinino per assumere posizioni univoche su questioni fondamentali, in particolare sulla protezione della foresta amazzonica. Inoltre, i risultati favorevoli alle forze progressiste nel corso del 2022 potrebbero favorire un risultato a sorpresa alle elezioni di aprile in Paraguay, attualmente governato dal presidente conservatore e neoliberista Mario Abdo Benítez.
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