Gli Stati Uniti perdono il dominio militare sulla Cina

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di Alexandre Lemoine

ARTICOLO ORIGINALE IN FRANCESE PUBBLICATO SU OBSERVATEUR CONTINENTAL

Un think-tank americano afferma che gli Stati Uniti non saranno in grado di sconfiggere la Cina e consiglia di non impegnarsi a difendere Taiwan.

I ministri della Difesa degli Stati Uniti, del Giappone e dell’Australia hanno concordato di espandere la loro cooperazione militare per rispondere alla minaccia dalla Cina a Taiwan e all’intera regione indopacifica. 

Dopo un incontro presso la base americana alle Hawaii, il capo della difesa giapponese Yasukazu Hamada ha affermato che i tre paesi erano molto preoccupati per il comportamento aggressivo della Cina, in particolare per i test sui missili balistici lanciati durante la visita all’isola di Taiwan da parte di Nancy Pelosi, presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, e caduti nella zona economica esclusiva del Giappone. 

La dichiarazione dei tre ministri contiene sia un messaggio bellicoso che moderato; hanno anche chiesto, infatti, una soluzione pacifica dei problemi tra Pechino e Taipei. 

D’altra parte, il vicepresidente americano Kamala Harris, nel suo recente viaggio in Giappone e Corea del Sud, ha affermato che gli Stati Uniti agiranno senza paura o esitazione sia nei confronti dello stretto di Taiwan che di tutta l’Asia. 

Washington alimenta ulteriormente la spirale di tensione con le sue dichiarazioni contraddittorie, fatto che non è stato apprezzato da tutta la comunità di esperti americani. L’influente Brookings Institution ha pubblicato un rapporto secondo cui gli Stati Uniti hanno perso il dominio sulla Cina in termini di armi convenzionali nell’Asia orientale. Ecco perché sarebbe più difficile per loro prevenire un attacco a Taiwan

Il documento ricorda che l’esercito cinese sta investendo sempre di più in missili, intelligence, mezzi di trasmissione, comunicazioni e guerra informatica. “È difficile prevedere l’esito di uno scontro sino-americano per Taiwan, non si può dire che la vittoria degli Stati Uniti e dei suoi alleati sia garantita“, riconoscono gli autori del rapporto. 

Ma il generale Anthony Cotton, la cui candidatura al Senato come capo delle operazioni nucleari del Pentagono è stata avanzata dalla Casa Bianca, ha affermato che le armi nucleari potrebbero prevenire un attacco a Taiwan. Brookings Institution spazza via questa idea. La guerra a causa dell’isola, indica il rapporto, “aumenterebbe necessariamente il rischio di un’escalation premeditata o non premeditata“. 

È stato stimato fino a poco tempo fa che la Cina abbia circa 200 o 300 testate nucleari, mentre gli Stati Uniti e la Russia possedevano oltre 4.000 ciascuno. Ma lo scorso novembre, il Pentagono ha annunciato che entro il 2027 la Cina potrebbe avere più di 700 testate e almeno 1.000 entro il 2030. Sapendo che se gli Stati Uniti volessero ottenere di nuovo un vantaggio nucleare, dovrebbero affrontare seri ostacoli. È l’impegno della Casa Bianca a mantenere la stabilità strategica e il controllo delle armi nucleari. “Ma anche superando questi ostacoli, gli Stati Uniti probabilmente non sono riusciti a ottenere abbastanza plutonio per competere con la Cina, figuriamoci con la Russia“, precisa il rapporto.

Questa situazione non è incoraggiante per Washington. Quale soluzione si offre? Dal punto di vista degli interessi americani sarebbe preferibile evitare un fermo impegno a difendere Taiwan. Invece, gli Stati Uniti e i suoi alleati devono chiarire che “si separeranno economicamente dalla Cina e ridurranno la loro dipendenza economica da Pechino.

Pertanto, non dovremmo sperare di essere in grado di prevenire il conflitto o di mettergli fine a condizioni accettabili quando vengono utilizzate armi nucleari. Questo è il suggerimento del think-tank

Tuttavia, è troppo presto per dire che Washington ha perso la sua posizione dominante. Le forze armate americane hanno una grande esperienza nella partecipazione a vari conflitti, nell’interazione tra tutti i tipi di forze armate: aviazione, flotta, esercito. E hanno sistemi di intelligence spaziale, come mostra l’esempio ucraino.

Poco si sa, invece, della Cina in questo senso. Gli americani sono molto probabilmente più forti sapendo che hanno più capacità di colpire le regioni più vulnerabili della costa orientale della Cina: possono, infatti, usare missili, aviazione e flotta.

Le capacità della Cina sono inferiori; ancora più importante, gli Stati Uniti e la Cina sono strettamente collegati economicamente. Le cifre del commercio bilaterale supera i $700 miliardi. 

Per quanto riguarda l’opzione nucleare, in caso di conflitto, ciascuna parte è in grado di infliggere danni inaccettabili all’avversario. Pechino ha ripetutamente affermato che non intende competere con Washington per il numero di armi nucleari.

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