di Ai Jun
Dopo settimane di discussioni e tornate di negoziati, è stato presentato il sesto round di sanzioni dell’UE contro la Russia.
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha affermato che l’ultimo accordo – raggiunto durante il vertice dei leader dell’Unione – copre oltre i due terzi delle importazioni di petrolio provenienti dalla Russia. Eppure la maggior parte dei report e dei tweet occidentali ha minimizzato un fatto: le importazioni via gasdotto saranno esentate dalle sanzioni, il che significa che alcuni paesi serviti tramite collegamenti via terra otterranno un pass gratuito per continuare a importare energia russa.
Non si sa quanto la Russia sarà danneggiata da quest’ultimo divieto. Tuttavia, si può prevedere che nel prossimo inverno alcuni Paesi europei dovranno affrontare gravi difficoltà energetiche.
A parte questo, cosa guadagna l’UE dalle sanzioni appena annunciate?
Forse semplicemente un’occasione per mostrare la loro cosiddetta unità.
La verità è che la fantasiosa bolla della solidarietà dell’Occidente è stata perforata il giorno prima del vertice, quando il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha affermato che l’unità dell’Ue stava “cominciando a sgretolarsi“, poiché alcuni paesi lottano per concordare un embargo contro la Russia. Ci sono segnali crescenti che mostrano come la coalizione occidentale contro Mosca è fragile e si logora nel momento in cui i membri devono sopportare perdite pratiche.
Fronte non unito
Poche settimane fa, i media e i politici occidentali stavano salutando con enfasi il fatto che la crisi ucraina avesse riunito e rinvigorito sia una NATO ormai in stato di morte cerebrale che, in generale, il mondo occidentale. Ma, adesso, si scopre che questa unità dell’Occidente non potrebbe resistere ai propri interessi pratici, come lo sono le risorse energetiche.
Alcuni paesi europei sperano di ridurre la loro dipendenza dall’energia russa e gli Stati Uniti sperano di sostituire il ruolo della Russia nella catena di approvvigionamento energetico. Ma il processo richiederà – almeno – diversi anni. Inoltre, la fornitura di petrolio può essere ridotta in un modo relativamente più semplice, mentre per il gas è tutta un’altra storia, dati i suoi requisiti speciali richiesti per il trasporto e lo stoccaggio.
Detto questo, l’Europa difficilmente potrà raggiungere un fronte unito quando si tratta di sanzionare la Russia, ha detto al Global Times Lü Xiang, ricercatore presso l’Accademia cinese delle scienze sociali.
I rapporti mostrano che la Russia, alla fine di aprile, aveva guadagnato 66 miliardi di dollari dalle esportazioni di carburante, con l’UE nelle vesti ancora di suo principale cliente con acquisti energetici per un valore di 46 miliardi di dollari.
Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – che ha affermato a gran voce che “l’Ucraina deve vincere” e “l’Europa si è impegnata a fare di tutto per assicurarle la vittoria” – ha detto recentemente che sarebbe più saggio continuare con le importazioni poiché ciò impedirebbe alla Russia di vendere il petrolio a un prezzo più alto altrove. L’ironia della sua retorica cela il fatto che la politica internazionale non è qualcosa da giocare con la pura ideologia. Gas e petrolio non possono essere etichettati con il prezzo, ma riguardano gli interessi fondamentali dei cittadini europei.
Dopo i precedenti cinque round di sanzioni dell’UE contro la Russia, portati avanti con passione travolgente e senza esitazione, alcuni paesi occidentali hanno scoperto che è giunto il momento di rallentare il ritmo. Le decisioni prese di pancia non risolveranno la crisi nel mondo reale, soprattutto quando le conseguenze delle sanzioni si stanno manifestando in tutta la loro grandezza.
La Bulgaria ha gradualmente eliminato la fornitura di petrolio russo proveniente dalla società energetica russa Gazprom e ora scopre che le alternative sono tutt’altro che sufficienti. Altri paesi europei, tra cui Germania e Italia, stanno ancora acquistando petrolio russo, nonostante l’UE richieda un consenso sul divieto del petrolio.
Una crisi energetica è solo l’inizio dal momento che il conflitto e le sanzioni hanno innescato anche una crisi alimentare globale. Dopo aver assaporato il risentimento in un’atmosfera generale di unità, l’Europa sta affrontando le crescenti crepe nate al suo interno tra le molteplici sfide, ha detto al Global Times Sun Keqin, ricercatore presso i China Institutes of Contemporary International Relations.
Campi divisi
L’unità dell’Occidente è un concetto semivuoto.
In passato, l’obiettivo della NATO era l’Unione Sovietica eppure la vigilanza dell’Occidente contro la Russia non è svanita dopo la caduta dell’Unione Sovietica; l’UE, o più specificamente la Germania, ha sviluppato buoni legami con la Russia, fatto che ha causato rancore dalle parti di Washington. E gli Stati Uniti hanno approfittato con successo della vigilanza occidentale contro la Russia, hanno provocato il conflitto in Ucraina e hanno unito l’Occidente, ha affermato Lü.
Gli Stati Uniti vogliono sicuramente prolungare la guerra, ma alcuni Paesi occidentali non lo desiderano necessariamente. Anche il New York Times lo riconosce: per alcuni europei, gli Stati Uniti potrebbero andare troppo oltre. “I diplomatici francesi che hanno legami con Macron hanno descritto l’evoluzione della politica americana essenzialmente come “armare l’Ucraina fino in fondo e mantenere le sanzioni contro la Russia a tempo indeterminato”. La Francia – hanno detto – vuole spingere forte per i negoziati con Putin perché non c’era altro modo per sicurezza europea duratura“.
In questo contesto, gli Stati Uniti stanno incoraggiando l’ascesa della Nuova Europa – paesi rappresentati dalla Polonia e dai tre paesi baltici, che si sono staccati dal campo socialista e si stanno ora precipitando in prima linea nel campo anti-russo. Gli Stati Uniti auspicano di poter indebolire in futuro il predominio di Germania e Francia negli affari europei. Secondo Lü, l’equilibrio di potere tra la Vecchia e la Nuova Europa potrebbe registrare cambiamenti negli anni a venire.
Il Regno Unito, forza separata nella regione ma anche uno stretto seguace degli Stati Uniti, continuerà a svolgere il suo ruolo di bilanciatore offshore del continente europeo, ha affermato Lü il quale ha aggiunto che Londra non desidera mai vedere l’Europa unita. Continuerà piuttosto a formare una comunità di interessi con alcuni paesi europei, smantellando l’unità europea dall’interno, proprio come ha fatto negli ultimi centinaia di anni.
Le sanzioni raggiungono i limiti
L’Occidente può argomentare su come funzionano le sue sanzioni, ma sempre più prove sembrano suggerire il contrario: la guerra economica degli Stati Uniti e dell’UE contro la Russia sta fallendo.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che il rublo è stato ridotto a “macerie”. Che piaccia o no, non è così. I paesi europei, compresi i membri della NATO, stanno pagando in rubli per il gas e il petrolio russi. E come ha riferito Reuters, l’economia russa è cresciuta del 3,5% su base annua nel primo trimestre del 2022.
L’impatto delle sanzioni sul popolo russo è limitato. D’altra parte, non pochi paesi europei, che hanno mantenuto un tenore di vita elevato per lungo tempo, potrebbero dover fare meno docce e stanno affrontando un’inflazione in aumento. Va osservato se emergerà una crisi sociale nei paesi europei, ha affermato Lü.
Come ha sottolineato un osservatore, Biden non può smettere di parlare dell’importanza dell’unità occidentale, ma l’unità potrebbe non essere una virtù, ma piuttosto potrebbe essere qualcosa come rimanere stupidi insieme.
Gli europei non sono sciocchi a farsi del male per tenere compagnia agli Stati Uniti in questo gioco. Quando gli interessi di alcuni paesi occidentali vengono danneggiati, l’unità già traballante inizia a crollare.
Il CeSE-M sui social