Il primo ministro destituito del Pakistan, Imran Khan, ha denunciato ingerenze straniere, in particolare degli Stati Uniti, al fine di destabilizzare il Paese dell’Asia meridionale. Grossi problemi anche nello Sri Lanka, che dichiara il default.
Lo scorso 10 aprile, il parlamento di Islāmābād ha votato la sfiducia al primo ministro Imran Khan, in carica dal 2018 e leader del Movimento per la Giustizia del Pakistan (Pakistan Tehreek-e-Insaf). Il 69enne ha immediatamente accusato ingerenze straniere, in particolare da parte di Washington, volte a far cadere il suo governo per via delle posizioni assunte dal Pakistan in politica estera.
Nel corso di tre anni e mezzo al governo, l’ex campione di cricket ha portato avanti una politica di stretti legami tanto con la Russia quanto con la Cina, mentre nell’agosto del 2021 ha festeggiato il ritiro statunitense dall’Afghanistan affermano che gli afghani si erano finalmente “liberati dalle catene della schiavitù”. Infine, ha destato non poche polemiche l’incontro ufficiale tra Imran Khan e Vladimir Putin il 24 febbraio, proprio nel giorno dell’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina.
Secondo i sostenitori del Movimento per la Giustizia, gli Stati Uniti si sarebbero particolarmente indispettiti dopo che Khan ha espresso il suo netto rifiuto all’installazione di basi militari nordamericane nel Paese. Nonostante le smentite, l’ex ministro dell’Informazione, Fawad Chaudhry, ha chiesto l’istituzione di una commissione giudiziaria per indagare sull’accusa che gli Stati Uniti abbiano cospirato per rovesciare Khan.
Secondo altre versioni, la destituzione del primo ministro sarebbe dovuta a questioni interne, ed in particolare al disaccordo tra l’ormai ex capo del governo ed il potente reparto militare, che lo aveva sostenuto nella sua elezione del 2018. Gli alti gradi dell’esercito non avrebbero infatti approvato l’uomo designato da Khan per ricoprire l’incarico di capo dei servizi segreti pakistani.
La sfiducia nei confronti di Khan ha portato alla nomina di un nuovo primo ministro, il settantenne Shehbaz Sharif, che in precedenza ricopriva l’incarico di leader dell’opposizione. Questo ha riportato al potere la Lega Musulmana del Pakistan (Pakistan Muslim League), che aveva governato il Paese fino alle elezioni del 2018 con Nawaz Sharif, fratello di Shehbaz, ma che era stata bocciata proprio dalle urne. Sharif ha potuto ottenere la maggioranza grazie al voto favorevole degli ex alleati di Khan, dando adito alle accuse di tradimento da parte dell’ex premier.
Anche la stampa cinese ha prestato particolare attenzione alla situazione politica pakistana, visti gli stretti legami che intercorrono tra i due Paesi, raccogliendo elementi secondo i quali la teoria dell’ingerenza statunitense sarebbe piuttosto plausibile. Zhao Gancheng, ricercatore presso l’Istituto di Studi Internazionali di Shanghai, ha detto al Global Times che gli USA hanno fallito nei loro tentativi di legare Khan, quindi è possibile che si siano intromessi nella politica pakistana per rovesciare il suo governo.
Zhang ha affermato che quanto avvenuto in Pakistan è in linea con ciò che gli Stati Uniti hanno fatto ad altri Paesi in casi simili, quando non sono soddisfatti del governo in carica: “Quando gli Stati Uniti sono insoddisfatti di un certo governo, si legheranno alle opposizioni offrendo promesse o denaro, usando queste misure simili a colpi di stato per incitare l’opposizione“, ha detto Zhao.
Anche la politica dello Sri Lanka, altro Paese della regione vicino alla Cina, si trova in una fase a dir poco complicata. Nelle ultime settimane, tutti i ministri in carica si sono dimessi, ad eccezione del presidente Gotabaya Rajapaksa e di suo fratello, il primo ministro Mahinda Rajapaksa. Inoltre, la coalizione di governo del presidente, sostenuta anche dai comunisti, ha perso la maggioranza in parlamento. A causa della crisi economica e delle conseguenze della guerra in Ucraina, il governo singalese ha dichiarato un “default preventivo concordato”, ovvero la sospensione provvisoria del pagamento del debito estero.
Senza dubbio, tanto i problemi politici del Pakistan quanto quelli dello Sri Lanka possono essere ricondotti a questioni interne, ma non va sottovalutata l’influenza straniera che spesso porta ad esacerbare situazioni che sarebbero risolvibili altrimenti. “Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno iniziato a provare un senso di crisi a causa dell’ascesa della Cina e della sua stretta cooperazione con altri Paesi. Pertanto, gli Stati Uniti stanno facendo tutti gli sforzi possibili per ostacolare l’impegno tra la Cina e i suoi vicini in ogni modo possibile”, scrivono Yang Sheng e Liu Caiyu sul Global Times.
Gli esperti cinesi si dicono comunque ottimisti circa la prosecuzione dei buoni rapporti tra Pechino e Islāmābād. “Non c’è alcuna differenza tra i principali partiti politici del Pakistan nella loro amicizia e la collaborazione strategica per tutte le stagioni con la Cina“, ha dichiarato al Global Times Qian Feng, direttore del dipartimento di ricerca dell’Istituto Nazionale di Strategia dell Università Tsinghua. L’accademico ha sottolineato che le due principali forze che sostengono il nuovo governo, la Lega Musulmana del Pakistan e il Partito Popolare Pakistano, hanno una lunga e tradizionale amicizia con la Cina.
Qian ha concluso ricordando che gli Stati Uniti hanno fallito in tutti i loro tentativi di influenzare la politica estera pakistana: “Il popolo pachistano vede da tempo il pragmatismo degli Stati Uniti: gli americani si affezionano al Pakistan quando pensano che sia utile e tengono a bada il Pakistan quando non ne hanno bisogno. È inutile che gli Stati Uniti cerchino di guidare il Pakistan, poiché non sono i benvenuti da parte di nessuna componente della società pakistana“.
La stampa cinese ha anche sottolineato come, sin dalle sue prime dichiarazioni, il nuovo primo ministro abbia sottolineato i legami del suo Paese con Pechino. Sharif ha anche effettuato una visita ufficiale presso l’ambasciata cinese a Islāmābād, nel corso della quale ha affermato: “Il nuovo governo del Pakistan attribuisce grande importanza allo sviluppo delle relazioni con la Cina ed è pronto a rafforzare ulteriormente la cooperazione bilaterale e promuovere la costruzione del CPEC (China–Pakistan Economic Corridor, ndr) con maggiore iniziativa e maggiore efficienza”. Già nel discorso di inaugurazione del suo mandato, Sharif aveva promesso di promuovere con vigore la costruzione del CPEC, sottolineando che la Cina è un partner fedele, affidabile e degno di fiducia del Pakistan e l’amicizia tra i due Paesi durerà per sempre.
Il CeSE-M sui social