ARTICOLO ORIGINALE tradotto da Paolo Marcenaro
L’11 febbraio ricorre, come festa nazionale iraniana, il 43° anniversario della rivoluzione islamica del 1979. In un’intervista esclusiva al Global Times (GT), l’ambasciatore iraniano in Cina Mohammad Keshavarzzadeh ha parlato con i giornalisti Hu Yuwei e Bai Yunyi, riconoscendo con entusiasmo le vittorie duramente conquistate sia dagli Iraniani che dal popolo cinese nel preservare le rispettive integrità territoriali e sovranità politiche. Il diplomatico ha applaudito alle “Olimpiadi invernali di Pechino storicamente gloriose e visivamente memorabili”. Ha anche sottolineato gli sforzi congiunti Iran-Cina volti alla pace e alla stabilità regionale e globale, lanciando al contempo un avvertimento che le stesse politiche degli Stati Uniti finiranno fatalmente per rovesciare l’egemonia globale americana. L’Iran garantirà una fornitura costante di petrolio alla Cina e ha la prospettiva di una maggiore cooperazione militare con la Repubblica Popolare, ha osservato.
PARTE 1 – Radici comuni e appoggio fermo
GT: l’11 febbraio è la festa nazionale iraniana. Ci saranno dei festeggiamenti a Pechino? Quali messaggi vorrebbe trasmettere al popolo cinese in questo giorno?
Keshavarzzadeh: Alla luce delle misure di prevenzione della pandemia, non avremo manifestazioni pubbliche a Pechino per commemorare la nostra Giornata Nazionale. Ma abbiamo considerato varie alternative online tra cui webinar, messaggi, articoli, interviste e post sui social media.
Il 22 di Bahman (11 febbraio) è un ricordo di orgoglio e onore alla nazione iraniana a seguito del cambiamento fondamentale avvenuto con l’unità storica del popolo che, insieme e sotto la guida dell’Imam Khomeini, ha scelto la strada della lotta rivoluzionaria per un domani migliore.
Iran e Cina hanno avuto splendide civiltà nei tempi antichi. La rivoluzione iraniana del 1979 è stata una vittoria per il popolo iraniano contro le ingerenze straniere e l’asservimento agli Usa. In tempi contemporanei, sia l’Iran che la Cina hanno fatto molti sforzi per preservare la loro integrità territoriale e la sovranità e il diritto dei loro cittadini all’autogoverno. Cina e Iran sono sempre stati in prima linea contro l’egemonia statunitense e condividono punti di vista e atteggiamenti simili su molte questioni internazionali e regionali.
La Cina si oppone alle sanzioni statunitensi imposte ingiustamente all’Iran e l’Iran sostiene fermamente l’integrità territoriale della Cina e la sua posizione sugli affari di Hong Kong e Taiwan, che gli Stati Uniti hanno cercato incessantemente di influenzare.
GT: Se Cina e Stati Uniti entrassero in guerra per la questione di Taiwan, quale posizione prenderebbe l’Iran? E se gli Stati Uniti bloccano le rotte di trasporto petrolifero della Cina, l’Iran continuerà a fornire petrolio alla Cina?
Keshavarzzadeh: Il principio della Cina unica è per noi una linea di base importante. Sulla questione di Taiwan, l’Iran sostiene pienamente Pechino e speriamo anche che gli Stati Uniti non accendano erroneamente un conflitto militare con la Cina piuttosto che negoziare.
In caso di conflitto, l’Iran sosterrà sicuramente la Cina e garantirà la sicurezza della fornitura di energia.
La relazione Cina-Iran è di vasta portata e l’Iran non cambierà la sua politica nei confronti della Cina a causa dei cambiamenti negli atteggiamenti degli Stati Uniti, come hanno fatto alcuni paesi.
GT: a gennaio, Cina e Iran hanno attuato congiuntamente un piano di cooperazione globale di 25 anni firmato nel 2021. I media hanno riferito che uno dei termini concordati dell’accordo è una fornitura a lungo termine di petrolio iraniano alla Cina. Può fornire maggiori informazioni su questo e sull’attuale cooperazione tra Cina e Iran nel settore petrolifero e in altri campi energetici? In futuro l’Iran prenderà in considerazione l’idea di de-dollarizzare gradualmente le sue esportazioni di petrolio verso la Cina?
Keshavarzzadeh: Attualmente, l’Iran non è soggetto a sanzioni internazionali a parte quelle unilaterali imposte dagli Stati Uniti. La Cina, in quanto attore importante nella comunità internazionale, si è ripetutamente opposta e ha sconfessato e condannato tali sanzioni. La Cina si impegna in relazioni commerciali bilaterali e internazionali basate su norme, regole e regolamenti internazionali, ignorando le sanzioni unilaterali statunitensi.
L’approvvigionamento di petrolio è solo una piccola parte di un accordo globale e la cooperazione energetica continuerà in futuro.
Negli accordi commerciali internazionali legati all’energia, la de-dollarizzazione è diventata una tendenza. Molti altri paesi, tra cui Russia, Brasile e India, si stanno impegnando in scambi bilaterali basati sulle loro valute locali, volti ad affrontare questo sistema unilaterale e il bullismo guidato dagli Stati Uniti che usa come arma lo status di riserva del dollaro e fa leva su altre nazioni. Inoltre, rafforza il ruolo della Cina nel commercio internazionale per superare gli Stati Uniti. Naturalmente, altri Paesi saranno ispirati a impegnarsi nel commercio basato sullo yuan.
GT: In base all’accordo, Iran e Cina potrebbero anche rafforzare la cooperazione militare, ha affermato Mahmoud Abbaszadeh Meshkini, portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano, in una dichiarazione ai media iraniani. Potrebbe informarci sulle prospettive di una rilevante cooperazione militare tra i due paesi?
Keshavarzzadeh: l’embargo delle Nazioni Unite sulle armi nei confronti dell’Iran è scaduto il 18 ottobre 2020, come concordato nel Piano d’azione globale congiunto dell’Iran del 2015 (PACG). Pertanto, l’Iran sarà in grado di impegnarsi in una cooperazione militare con altri Paesi.
Sia l’Iran che la Cina attribuiscono grande importanza alla sicurezza marittima. La trilaterale navale “Marine Security Belt”, ha visto esercitazioni eseguite congiuntamente da Cina, Iran e Russia nel mare meridionale dell’Iran e nell’Oceano Indiano per rafforzare la pace e la stabilità regionale e internazionale. Per garantire la sicurezza delle rotte di navigazione, l’Iran intende acquistare equipaggiamento militare da Cina e Russia.
L’Iran sta anche lavorando per diventare un membro a pieno titolo della Shanghai Cooperation Organization (SCO). Le minacce comuni che i membri della SCO devono affrontare sono il terrorismo, il separatismo e l’estremismo, ed è anche l’obiettivo comune di Cina e Iran di combattere queste forze, che hanno bisogno del supporto militare. È probabile anche una cooperazione militare al di fuori del quadro SCO.
Anche le forze militari iraniane e cinesi si sono avvicinate durante la pandemia di COVID-19 grazie al sostegno reciproco in forniture mediche e vaccini.
PARTE 2: Alleanza per la pace regionale, contro l’egemonia
GT: Si prevede che le relazioni sempre più strette tra Cina, Russia e Iran negli ultimi due anni porranno fine all’egemonia di Washington nel mondo. Qual è la sua valutazione di tali affermazioni?
Keshavarzzadeh: Prima che un’alleanza possa porre fine all’egemonia degli Stati Uniti, le politiche fuorvianti di Washington, le quali fin qua hanno incluso due attacchi in Medio Oriente, l’interferenza in Afghanistan, le politiche economiche sbagliate che hanno portato alla crisi finanziaria del 2008 e una serie di altre scelte tatticamente e strategicamente fallimentari mineranno fatalmente l’egemonia globale a stelle e strisce.
Gli USA sono una superpotenza, ma purtroppo e per ironia della sorte, la maggior parte delle regioni e dei progetti in cui è intervenuta sono finiti nel Caos con gravi conseguenze. Ad esempio, il suo ingresso nell’Asia occidentale è stato seguito da due guerre, che hanno portato grandi disastri alla stabilità dell’ordine regionale e alla salute e alla prosperità della popolazione locale.
L’alleanza Iran-Cina-Russia mira a garantire la pace e la stabilità regionale e internazionale, che gli Stati Uniti stanno effettivamente minando.
GT: A quali condizioni l’Iran riconoscerebbe il governo talebano afghano? L’Iran discuterà la sua posizione sull’Afghanistan con Pechino e Mosca?
Keshavarzzadeh: l’Iranin quanto Paese geograficamente limitrofo condivide legami culturali e lunghi confini con l’Afghanistan e sostiene un governo afghano inclusivo che porterà alla riconciliazione nazionale, alla pace e all’integrità con tutti i gruppi etno-politici e i partiti pienamente partecipativi.
Sebbene non sosteniamo tutte le pratiche governative guidate dai talebani in Afghanistan, rispettiamo la struttura politica e i percorsi di sviluppo dell’Afghanistan come determinati dal processo decisionale sovrano del popolo afghano, purché risulti in un governo inclusivo.
Ora ci sono più di 4 milioni di rifugiati afgani in Iran. Date le somiglianze culturali, vogliamo aiutare, non interferire.
Onorando una politica di non interferenza e sottolineando l’integrità territoriale e la sovranità dell’Afghanistan, sia l’Iran che la Cina riaffermano il diritto del popolo afgano di determinare il proprio futuro percorso politico ed economico.
Entrambe le parti condividono anche opinioni simili sull’eliminazione del terrorismo in Afghanistan e delle sue manifestazioni nei Paesi vicini.
Siamo in comunicazione attiva con Cina e Russia su questo tema. L’Iran vede il ruolo della Cina in Afghanistan come un fattore costruttivo.
GT: Le parti coinvolte nell’accordo globale sulla questione nucleare iraniana avrebbero dovuto riprendere i negoziati a Vienna l’8 agosto. L’Iran ha ripetutamente chiesto “buona volontà e azione” degli Stati Uniti nei prossimi negoziati. Pensa che gli Stati Uniti abbiano mostrato abbastanza “buona volontà” nei negoziati in corso?
Keshavarzzadeh: Il mondo ha assistito al ritiro illegale degli Stati Uniti dalla JCOPA, un accordo che era il risultato di negoziati continui decennali. Oltre alla questione della buona volontà, ci troviamo ora di fronte al problema di non accreditare la firma di diversi governi in quel paese. Nel frattempo, come un enorme passo verso la proliferazione, gli Stati Uniti hanno fondato l’asse AUKUS impegnandosi a fornire al Governo di Canberra vascelli da guerra nucleari.
Nessuno può mettere in dubbio la serietà e la buona volontà dell’Iran nell’adempiere ai suoi obblighi nella loro interezza. Dopo il ritiro illegale degli Stati Uniti e l’imposizione di sanzioni, l’Iran si è astenuto dall’adozione di misure correttive in buona fede e, accogliendo la richiesta dei restanti partecipanti al PACG e dell’Unione Europea in qualità di coordinatore dell’accordo nucleare, ha evitato di ricorrere alla cessazione del suo impegni nell’ambito del PACG in modo da offrire agli altri partecipanti al PACG l’opportunità di compensare gli effetti negativi del ritiro degli Stati Uniti.
GT: Il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese (PCC) si terrà a Pechino nella seconda metà del 2022, attirando l’attenzione globale. Quali sono le sue aspettative per il Congresso? L’Iran prenderà in considerazione la possibilità di tradurre in persiano alcuni dei documenti risultanti dal 20° Congresso Nazionale del PCC come riferimento per la governance?
Keshavarzzadeh: Nel corso degli anni, in qualità di ambasciatore in Cina, ho assistito a diversi congressi nazionali del PCC, i cui risultati hanno svolto un ruolo molto costruttivo nel promuovere lo sviluppo della Cina.
Poiché il 19° Congresso Nazionale del PCC ha avuto molto successo, é molto probabile che anche il 20° Congresso Nazionale sia destinato al successo. Le buone prestazioni dei leader mondiali di successo, inclusa la Cina, saranno certamente studiate e valutate con attenzione dalle autorità del nostro Paese.
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