di Andrew Korybko
Il presidente turco Erdogan all’inizio di questa settimana ha rinnovato la sua precedente offerta di mediazione tra Russia e Ucraina, il che ha spinto Mosca a rifiutare ancora una volta educatamente la sua proposta incoraggiando, però, Ankara a convincere Kiev ad attuare finalmente gli accordi di Minsk.
Lo stesso giorno, Axios ha riferito che il primo ministro “israeliano” Bennett ha fatto una proposta simile durante il suo incontro con il presidente Putin in ottobre; proposta, anch’essa, educatamente respinta.
Questi sviluppi interconnessi suggeriscono che la Russia non vuole davvero alcuna mediazione con l’Ucraina, ma solo l’attuazione degli accordi di Minsk da parte del Paese vicino.
Questa è, dopo tutto, la radice primaria dei loro problemi. In seguito all’approvazione da parte dell’UNSC di una risoluzione pertinente su di essi, tali accordi sono sanciti dal diritto internazionale, ma l’Ucraina continua a ignorare i suoi obblighi legali.
Ciò a sua volta ha provocato il persistere delle tensioni tra questi due Paesi, che sono sfruttati dagli Stati Uniti.
A Mosca sospettano che la fazione anti-russa delle burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche permanenti degli Stati Uniti – “deep State” – stia complottando per spingere l’Ucraina a provocare un terzo round di ostilità nella guerra civile nel Donbass.
Questo sviluppo potrebbe, quindi, servire come pretesto agli USA per consegnare all’Ucraina missili d’attacco sotto la copertura dei cosiddetti “sistemi antimissilistici”, esattamente come la Russia ha già in precedenza fatto notare. Questi sospetti costituiscono la crisi missilistica non dichiarata e provocata dagli Stati Uniti in Europa.
Rimuovendo quel pretesto attraverso il tardivo adempimento degli accordi di Minsk da parte dell’Ucraina, le tensioni nella regione, alla fine, svanirebbero e la stabilità ritornerebbe nel continente. Purtroppo, la Russia ritiene che il Governo ucraino sia sotto il controllo per procura del suo patrono americano.
È qui che i partner russi più stretti come “Israele” e la Turchia potrebbero tentare di svolgere un ruolo pragmatico. Invece di offrirsi di mediare tra i leader russo e ucraino, farebbero bene a spingere quest’ultimo nella direzione di adempiere ai suoi obblighi internazionali. Solo allora un potenziale vertice tra i Presidenti potrebbe diventare una possibilità politicamente realistica.
Tuttavia, perché ciò accada, l’Ucraina deve sfidare coraggiosamente il suo patrono americano o sperare che l’influenza della fazione antirussa del “deep state” di quest’ultimo svanisca al punto da non cercare più di sabotare questo processo.
Non è chiaro, però, esattamente quale grado di influenza, nel caso, “Israele” e la Turchia esercitino sull’Ucraina. Quei due Paesi, infatti, sono stretti partner di Kiev, anche se resta da vedere se questo li ha impregnati di un’influenza pertinente.
Inoltre, anche le loro rispettive relazioni con gli Stati Uniti sono attualmente complicate. L’America accusa la Turchia di tradire lo spirito della NATO acquistando S-400 dalla Russia, mentre “Israele” sospetta che il suo principale alleato stia prendendo posizioni compromettenti in materia di sicurezza regionale continuando a negoziare con l’Iran.
Entrambi, quindi, hanno motivi egoistici per cercare di incoraggiare l’Ucraina a sfidare gli Stati Uniti, ma molto probabilmente si rifiuteranno di farlo e adotteranno solo mosse tangibili che vadano nella direzione dell’attuazione definitiva degli Accordi di Minsk, se Stati Uniti e Russia raggiungeranno direttamente un’intesa pertinente su tali accordi come parte dei loro colloqui relativi alla garanzia di sicurezza.
Anche se è esagerato dirlo, in tale scenario, tuttavia, “Israele” e la Turchia potrebbero affermare attraverso i loro media di aver svolto una sorta di ruolo nel portare a questo risultato.
Se volessero realmente dimostrare non solo la loro affidabilità nei confronti della Russia come ci si aspetterebbe da due dei suoi partner più stretti, ma anche i vantaggi che potrebbero portare a Mosca, allora i loro dirigenti dovrebbero dare la priorità all’incoraggiare l’Ucraina a portare a termine la linea d’azione raccomandata.
Anche le dichiarazioni ufficiali dei loro rappresentanti sulla necessità che Kiev adempia ai suoi obblighi internazionali agli accordi di Minsk potrebbero fare molto nel manifestare le loro intenzioni positive in un modo da attirare l’attenzione e ottenere l’approvazione russa.
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