Conferenza a Roma organizzata dall’Istituto Diplomatico Internazionale.
Martedì 11 gennaio il presidente dell’IDI Istituto Diplomatico Internazionale, Paolo Giordani, organismo accreditato al Consiglio Economico delle Nazioni Unite ECOSOC con lo status special; l’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Li Junhua; il prof. Fabio Massimo Parenti; la prof. Daniela Caruso; i giornalisti Thomas Fazi e Federico Giuliani hanno approfondito vari aspetti inerenti l’organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino, definiti nel documento di sintesi dell’ultimo G20 come simbolo di resilienza dell’umanità. Partendo da questo auspicio, condiviso dai 20 Paesi più rappresentativi della comunità internazionale, le relazioni degli esperti intervenuti alla conferenza si sono concentrate sul significato e le ampie implicazioni del prossimo evento sportivo che partirà il 4 febbraio a Pechino.
Giochi Olimpici invernali come simbolo di resilienza dell’umanità: che significato hanno i Giochi? Quali particolarità e ambizioni si celano dietro l’organizzazione della Repubblica Popolare Cinese? Come possiamo collegare questi Giochi con le politiche di transizione ecologica e l’attuale contesto internazionale? A queste ed altre domande si è tentato di rispondere durante l’evento.
La conferenza, moderata dal professor Parenti, si è posta l’obiettivo di far conoscere gli sforzi compiuti dalla Cina per migliorare la sostenibilità ecologica delle attività di questi grandi appuntamenti. Sforzi finalizzati a promuovere buone pratiche socio-ambientali anche per altri Paesi, dando così un impulso costruttivo sulla strada della costruzione di una comunità dal futuro condiviso per l’umanità.
Uno spazio della discussione è stato, inoltre, dedicato all’analisi della sostenibilità economica dei grandi eventi internazionali, ragionando sui limiti e le opportunità per i territori direttamente coinvolti.
In un contesto internazionale particolarmente difficile, a causa della prolungata pandemia e delle ricadute negative sull’economia mondiale, l’IDI ha ritenuto fondamentale discutere approfonditamente i punti salienti dell’organizzazione di questo evento.
Si è voluto analizzare la questione ecologica, sottolineando anche i valori di solidarietà, unità e cooperazione tra i popoli che muovono gli sforzi, i sacrifici e le ambizioni degli atleti di tutto il mondo. Pechino 2022 potrà rappresentare un modello virtuoso anche per le prossime alle Olimpiadi invernali che si terranno a Cortina d’Ampezzo (Belluno). Un aspetto questo che lega Italia e Cina in una nuova forma di cooperazione incentrata sui valori di cooperazione e solidarietà tra i popoli a partire dagli sport invernali. Molti gli scambi avviati tra i due Paesi, come ha ricordato l’ambasciatore Li Junhua nel video messaggio proiettato all’inizio della Conferenza.
Gli interventi
Il professor Parenti ha introdotto i vari aspetti delle Olimpiadi invernali di Pechino che sono stati in seguito approfonditi dai relatori. Parenti ha sottolineato che le più alte ambizioni della Cina nell’organizzazione di questo evento internazionale attengono soprattutto alla volontà del Paese di fornire buone pratiche nella direzione della costruzione di una comunità dal destino condiviso per tutta l’umanità. Accrescere la cooperazione pacifica tra i popoli rimane la stella polare dell’opera della Cina nel mondo, anche ospitando numerosi eventi internazionali.
S.E. l’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese Li Junhua ha inviato un video-messaggio ricco di spunti, ricordando il sostegno internazionale ai Giochi olimpici invernali di Pechino e il carattere universale dei Giochi per la pace nel mondo, a favore della cooperazione tra i popoli.
L’ambasciatore Li Junhua ha poi fornito alcuni esempi concreti sull’importanza delle relazioni bilaterali Cina-Italia anche in questa fase storica, ricordando gli intensi scambi che si stanno tenendo tra Cina e Italia in vista delle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina d’Ampezzo 2026. Egli ha auspicato, tra l’altro, che l’evento di Pechino possa rappresentare un contributo chiaro verso la costruzione di un futuro condiviso.
Il giornalista Federico Giuliani si è concentrato sugli aspetti della sostenibilità ambientale, affermando che questi Giochi potranno diventare una pietra miliare nella storia dell’umanità.
Le strutture che ospiteranno le gare, ha ricordato il giornalista, saranno alimentate, per la prima volta nella storia olimpica, da fonti di energia rinnovabili. Grazie a specifiche tecniche di sviluppo sostenibile per ridurre le emissioni di carbone e altre sostanze inquinanti. Gran parte di questi processi e strutture potranno essere riutilizzati al termine delle Olimpiadi. Al riguardo Giuliani ha fornito alcuni esempi: nel Capital Gymnasium di Pechino, che ospiterà eventi di pattinaggio artistico, assisteremo per la prima volta nella storia delle Olimpiadi alla produzione di ghiaccio utilizzando l’anidride carbonica come refrigerante. L’energia solare e quella eolica alimenteranno invece l’area di Zhangbei. E ancora: il National Speed Skating Oval è stato costruito con materiali da costruzione riciclati, mentre altre sedi sono state riproposte e riusate dopo esser state costruite per le Olimpiadi estive del 2008.
Mediante l’organizzazione di Beijing 2022, le autorità cinesi puntano a creare un nuovo esempio per la realizzazione di eventi sostenibili e carbon neutral.
In ultima istanza, Pechino si è dato tre obiettivi principali: conseguire un impatto ambientale positivo, garantire un nuovo sviluppo per la regione in cui si svolgeranno gli eventi e migliorare la qualità della vita delle persone.
In generale, le Olimpiadi rappresentano un banco di prova per il Paese ospitante, ma anche, potenzialmente, come nelle intenzioni di Pechino, un esempio virtuoso che altri Paesi potranno emulare.
La professore Daniela Caruso ha invece volto la sua attenzione alla cultura diplomatica cinese e al più ampio significato delle Olimpiadi invernali di Pechino nel contesto internazionale, cercando di spiegare quale sia l’ambizione della Repubblica Popolare Cinese, andando oltre alla questione della sostenibilità ecologica.
La Cina utilizza l’impresa culturale sportiva e, nello specifico le Olimpiadi invernali, quale strumento di diplomazia pubblica sforzandosi di proiettare nella comunità internazionale un’immagine di successo. E così Pechino ha variamente usato i suoi simboli culturali per le candidature olimpiche del 1993 e del 2001, raccogliendo poi il trionfo dei Giochi del 2008. Di fatto le Olimpiadi di Pechino del 2008 sono state ardentemente ricercate, sontuosamente allestite e hanno avuto un enorme successo, nonostante l’intenso scrutinio, le speculazioni e le battute d’arresto. Tuttavia, facendo affidamento sulla potenza statale ed economica, sull’eccellenza organizzativa e sportiva, nonché sulla acuta diplomazia dell’epoca, il paese è riuscito ad evitare gli ostacoli proiettando nel mondo un’immagine grandiosa.
Quest’anno per la prima volta Pechino ospiterà le Olimpiadi invernali, evento al quale il Paese si sta preparando da tempo con solerzia anche perché, nel frattempo, le grandi sfide sono diventate due. Se da un lato la leadership deve affrontare il boicottaggio di alcuni paesi e la costante pressione internazionale che diventa sempre più aggressiva, dall’altro incombe la sfida ambientale. Di fatto, ai fini della tutela dell’immagine questi due fattori sono collegati.
Inoltre, da tempo, Pechino si è proposta, la costruzione di una società inclusiva e sostenibile, sia dal punto di vista economico che ambientale mettendo in campo molte misure. Sono state varie le occasioni durante le quali Xi Jinping ha voluto rassicurare la comunità internazionale sugli sforzi del Paese per rendere i Giochi del 2022 quanto più sostenibili. “La Cina lavorerà instancabilmente per mettere in scena un Giochi Olimpici Invernali verdi, inclusivi, aperti e senza corruzione”. “Dovremmo sviluppare lo sport preservando l’ambiente naturale, e integrare le strutture sportive nello scenario naturale in modo armonioso”. L’intenzione non è solo dichiarata, perché Pechino ci sta lavorando da tempo, provando a costruire un modello politico-organizzativo da offrire anche per tutte le Olimpiadi che verranno.
Il giornalista Thomas Fazi si è invece concentrato sulla sostenibilità economica dei grandi eventi. Ha ricordato che fin dai primi anni Duemila, le Olimpiadi hanno cominciato ad adottare il linguaggio della sostenibilità – economica, sociale ed ambientale. Il primo passo in questa direzione è stata l’elaborazione da parte del Comitato olimpico internazionale (CIO), nel 2000, di un sistema (successivamente abbandonato) per misurare l’impatto dei Giochi olimpici sulle città ospitanti. Oggi la sostenibilità delle Olimpiadi è un requisito stabilito nel contratto tra le città che ospitano le Olimpiadi ed il CIO.
La strategia di sostenibilità del CIO mira ad «assicurare che i Giochi olimpici siano in prima linea nel campo della sostenibilità». Nel 2018 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione che dichiara «lo sport come fattore abilitante dello sviluppo sostenibile» e hanno firmato una lettera di intenti che sottolinea il contributo dei Giochi olimpici agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Queste numerose dichiarazioni d’intenti fanno sì che oggi gli stakeholder tendano a presentare i Giochi olimpici come dei modelli di sostenibilità. La realtà dei fatti però cozza con la narrazione autocelebrativa del CIO e degli altri attori coinvolti. Un’analisi indipendente della sostenibilità delle 16 edizioni dei Giochi olimpici estivi e invernali tra il 1992 e il 2020 mostra che la sostenibilità complessiva dei Giochi olimpici – dal punto di vista economico, sociale ed ambientale – è addirittura diminuita nel corso degli ultimi trent’anni. La dimensione “meno sostenibile”, nel complesso, è risultata proprio quella economica, in particolare dal punto di vista dello sforamento dei costi e dell’aggravio sulle finanze pubbliche.
Sempre nel suo intervento, Fazi ha citato anche uno studio dell’Università di Oxford del 2012, che ha stimato uno sforamento medio dei costi del 252 percento per ogni Olimpiade estiva tra il 1976 e il 2012. Un netto calo di sostenibilità – dal punto di vista economico ma non solo – si registra paradossalmente proprio negli eventi olimpici più recenti, in particolare Sochi 2014 (costo: 50 miliardi di dollari) e Rio 2016 (costo: 20 miliardi di dollari). Ma anche le Olimpiadi estive di Tokyo 2020 hanno suscitato un ampio dibattito circa i costi esorbitanti e l’opportunità di un tale mega-evento, soprattutto nel contesto della pandemia di Covid-19.
In linea di massima i Giochi estivi sono molto più costosi, comprendendo molti più eventi e un afflusso di spettatori maggiore rispetto ai Giochi invernali, le cui esigenze consistono soprattutto nella realizzazione o riqualificazione di impianti sportivi ad alta specializzazione come piste ciclabili e palazzetti del salto con gli sci, del villaggio olimpico e di uno spazio sufficientemente ampio per ospitare le cerimonie di apertura e di chiusura. Di solito vi è anche la necessità di ammodernare le infrastrutture delle città, tramite la costruzione o la riqualificazione di strade, linee ferroviarie, aeroporti e alberghi.
Gli studi condotti o commissionati dai governi ospitanti prima dei Giochi spesso sostengono che ospitare l’evento fornirà un importante sostegno economico creando posti di lavoro, attirando turisti e aumentando la produzione economica complessiva. Tuttavia, la ricerca mostra che questi presunti benefici sono dubbi. In definitiva, ci sono poche prove di un impatto economico complessivamente positivo.
Alla luce di quanto detto, che risultati possiamo aspettarci dai Giochi invernali di Pechino 2022 in termini di sostenibilità economica? Innanzitutto, va detto che le autorità cinesi hanno preso la sfida della sostenibilità molto sul serio, facendo di Pechino la prima città ad aver implementato l’Agenda olimpica 2020 fin dall’inizio del processo di candidatura. Dal punto di vista economico, una notevole enfasi è stata posta sul contenimento dei costi: rispetto alla strabiliante cifra di 45 miliardi spesa per le Olimpiadi estive di Pechino del 2008, il budget per le Olimpiadi invernali 2022 è di soli 3,9 miliardi di dollari – che ne farebbe, se la cifra sarà confermata, una delle Olimpiadi più economiche degli ultimi trent’anni. Inoltre, le autorità stanno puntando molto sulle Olimpiadi come volano per lo sviluppo integrato della regione di Pechino-Tianjin-Hebei e per stabilire un nuovo modello di crescita sostenibile per i cluster di megalopoli nel mondo. Solo il tempo dirà se la realtà sarà in grado di soddisfare le aspettative.
Il presidente Paolo Giordani ha infine chiuso la conferenza con un intervento molto profondo, ricordando la missione dell’IDI a favore della cooperazione e del dialogo tra i popoli. Il presidente ha voluto sottolineare l’importanza degli eventi sportivi internazionali per la fratellanza tra i popoli, da ricondurre ai grandi valori sociali che lo sport è in grado di veicolare. In questo senso – ha continuato Giordani – è necessario cogliere le buone pratiche che i Giochi di Pechino 2022 potranno offrire. Una relazione a tutto tondo, dunque, nella quale il presidente ha voluto ribadire l’urgenza di informare in maniera approfondita su eventi ispirati ai più alti valori dell’umanità.
Lo sport unisce ed avvicina – ha dichiarato Giordani – aiutando pertanto il superamento delle divisioni e delle tensioni. Lo sport è ecumenico e fa emergere le nostre migliori qualità, promuovendo il rispetto, l’educazione, la gentilezza e l’amicizia. Citando un famoso atleta svizzero, che ha dichiarato “a Pechino potrò sentirmi libero”, il presidente Giordani ha voluto sostenere l’idea che lo sport non debba essere strumentalizzato per fini politici, come più volte ricordato anche dalle autorità del CIO e delle Nazioni Unite in questi mesi.
I Giochi rappresentano una speranza di ripresa dell’amicizia tra i popoli ed è necessario guardarli in questo modo, rifiutando gli attacchi diretti che, per altri fini, intendono inquinare l’essenza e l’unicità di questi eventi mondiali.
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