di Lorenzo Borghi
Il 26 novembre 2021 l’Italia e la Francia hanno siglato il Trattato del Quirinale. L’impegno per i due Stati europei è a 360 gradi e verte su tematiche molto significative, alcune riprese dal Recovery Plan rafforzandole attraverso uno stretto rapporto bilaterale italo-francese. Ad ogni modo, questo trattato è una grande sfida e occasione che l’Italia dovrà saper sfruttare al meglio.
La storia del continente europeo ha sempre raccontato del perpetuo conflitto sia bellico che politico tra la Germania e la Francia. All’interno di questo asse, in passato è stata la Gran Bretagna a fungere da ago della bilancia delle sorti geopolitiche europee, ma dopo la Brexit la situazione è cambiata. Questi due imponenti Stati europei sono andati alla ricerca del nuovo partner con cui controbilanciare l’avversario e, ad oggi, pare che sia stata la Francia ad aver effettuato la prima mossa: dopo un anno di negoziati, il 26 novembre 2021 Francia e Italia hanno siglato il “Trattato del Quirinale”, ovvero un accordo bilaterale riguardante temi della ricerca e dell’innovazione ma anche di politica estera, migrazione e cooperazione europea. L’accordo italo-francese ha visto come interlocutore il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken, il quale ha sempre interpretato un avvicinamento tra la Francia e l’Italia come uno strumento per garantire al Mediterraneo un controllo da parte dei due alleati europei e permettere agli Stati Uniti di concentrarsi maggiormente nell’area indopacifica.
Analizziamo i principali articoli del Trattato del Quirinale, premettendo che molti di essi si collegano l’uno con l’altro.
ART. 1 (AFFARI ESTERI)
“[..] 2. A tal fine, le Parti istituiscono meccanismi stabili di consultazioni rafforzate, a livello sia politico che di alti funzionari, in particolare in caso di crisi e alla vigilia di importanti scadenze. […] 3. Riconoscendo che il Mediterraneo è il loro ambiente comune, le Parti sviluppano sinergie e rafforzano il coordinamento su tutte le questioni che influiscono sulla sicurezza, sullo sviluppo socioeconomico, sull’integrazione, sulla pace e sulla tutela dei diritti umani nella regione, e sul contrasto dello sfruttamento della migrazione irregolare. [..] 4. Le Parti adottano iniziative comuni per promuovere la democrazia, lo sviluppo sostenibile, la stabilità e la sicurezza nel continente africano.”.1
L’articolo 1 del Trattato evidenzia come il raggio d’azione della cooperazione internazionale tra i due Stati debba essere incentrato nel Mediterraneo e nel continente africano, così come voluto e auspicato dal Governo statunitense. Tale visione comune, nell’idea italiana, ha come obiettivo quello di garantirsi una presenza all’interno della Libia, specie dopo l’accordo tra Eni e Total. Inoltre, tale cooperazione permetterebbe all’Italia di avere un alleato forte all’interno del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite. Un’occasione che i futuri governi italiani non dovranno sperperare e dovranno essere in grado di portare avanti, soprattutto in sede di dibattito nel Consiglio di Sicurezza sulle tematiche riguardanti il futuro della Libia.
Si può, inoltre, osservare come la tematica libica sia spesso e volentieri al centro dei discorsi di politica estera italiana dall’Italia liberale, passando per il ventennio fascista e giungendo all’attuale era repubblicana. La risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite UNGA RES 1514 (XV) del 1960 ha dato il via alla fine del colonialismo, dove dal 1861 al 1945 l’Italia ha speso tanto, sia in termini economici che di uomini morti in battaglia, e ottenuto pressoché nulla. A tal fine, poter entrare da protagonista all’interno delle vicende libiche e stringere accordi significativi per l’estrazione delle risorse naturali, permetterebbe di ottenere diplomaticamente ciò che in passato militarmente non è stata in grado di conquistare e sfruttare.
ARTICOLO 2 (SICUREZZA E DIFESA)
“1. […] le Parti s’impegnano a promuovere le cooperazioni e gli scambi sia tra le proprie forze armate, sia sui materiali di difesa e sulle attrezzature, e a sviluppare sinergie ambiziose sul piano delle capacità e su quello operativo ogni qual volta i loro interessi strategici coincidano. Così facendo, esse contribuiscono a salvaguardare la sicurezza comune europea e rafforzare le capacità dell’Europa della Difesa, operando in tal modo anche per il consolidamento del pilastro europeo della NATO. […]4. Le Parti s’impegnano altresì a rafforzare la cooperazione tra le rispettive industrie di difesa e di sicurezza, promuovendo delle alleanze strutturali.”.2
In evidenza nell’articolo 2 emerge la necessità di una collaborazione nell’ambito della sicurezza e della difesa del rispettivo territorio. L’Italia ha già affrontato il fenomeno del terrorismo (interno) nei cosiddetti “Anni di Piombo”; invece, la Francia si è affacciata drammaticamente in questi ultimi decenni al fenomeno del terrorismo di matrice islamica, risultando purtroppo vulnerabile sotto diversi aspetti, specie in merito alla prevenzione da parte dell’intelligence francese. L’Italia, dal canto suo, ha fatto della intelligence un’eccellenza ed è probabilmente da questo aspetto che la Francia ha la necessità di scambiare informazioni con l’Italia per poter progredire ed evitare che la sicurezza dei cittadini francesi venga nuovamente messa a repentaglio.
ARTICOLO 3 (AFFARI EUROPEI)
“1. Le Parti agiscono insieme per un’Europa democratica, unita e sovrana e per lo sviluppo dell’autonomia strategica europea. Esse s’impegnano a rafforzare le istituzioni e a difendere i valori fondanti del progetto europeo e lo Stato di diritto. Esse promuovono una transizione dell’Unione Europea verso un modello di sviluppo resiliente, inclusivo e sostenibile, nel quadro di un’economia aperta e dinamica, sfruttando appieno il potenziale di un Mercato unico generatore di resilienza. […] 3. Le Parti rafforzano il coordinamento nei principali settori della politica economica europea, quali la strategia economica e di bilancio, l’industria, l’energia, i trasporti, la concorrenza e gli aiuti di Stato, il lavoro, il contrasto delle diseguaglianze, la transizione verde e digitale e la programmazione finanziaria dell’Unione Europea.”.3
Si può definire l’articolo 3 come uno degli obiettivi più significativi della politica estera francese in ambito comunitario, in quanto, con l’assenza della Gran Bretagna, ha dovuto cercare un terzo Paese in grado di accompagnarlo alla “vittoria” nel braccio di ferro con la Germania per la leadership sul Vecchio Continente. La Francia ha scelto l’Italia per il raggiungimento di questo obiettivo e, d’altronde, le altre opzioni non erano così allettanti.
Emergono nel paragrafo 3 dell’articolo 3 i principali obiettivi e traguardi del Recovery Plan (Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza) sottoscritti in sede comunitaria per combattere l’emergenza socioeconomica nata dalla pandemia COVID-19: un’ulteriore sinergia tra i due Paesi, coinvolti entrambi nell’attuale crisi, e un messaggio di collaborazione rafforzata per il raggiungimento di quanto Francia e Italia hanno stipulato nei loro rispettivi PNRR (Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza). Infatti, alcuni dei successivi articoli del Trattato vengono dedicati interamente alla Cooperazione economica, industriale e digitale (art. 5), Sviluppo sociale, sostenibile e inclusivo (art. 6), Istruzione e formazione, ricerca e innovazione (art. 8), Cultura, giovani e società civile (art. 9).
ARTICOLO 4 (POLITICHE MIGRATORIE, GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI)
“1. Le Parti approfondiscono la loro cooperazione all’interno dell’Unione Europea per preservare la libera circolazione in Europa, rafforzando l’integrità dello spazio Schengen e migliorando il suo funzionamento e la sua governance. Esse s’impegnano a lavorare insieme per una riforma in profondità e un’applicazione efficace della politica migratoria e d’asilo europea”. 4
Gli obiettivi principali di questo articolo vertono attorno alla necessità di Francia e Italia di collaborare strettamente e scambiarsi informazioni in ambito di politica migratoria, catastrofi naturali e giustizia.
Per quanto concerne le politiche migratorie, i due Paesi convergono sulla necessità di intensificare la cooperazione congiunta contro la criminalità transfrontaliera, tramite lo scambio di informazioni sensibili e la creazione di un’unità operativa italo-francese a sostegno delle rispettive forze di polizia impegnate sul campo; invece, per le calamità naturali e i disastri industriali e tecnologici, l’obiettivo comune di Francia e Italia si basa sullo sviluppo del meccanismo di protezione civile dell’Unione Europea; infine, nel campo della Giustizia la cooperazione sarà basata sull’interesse comune dello scambio di informazioni pertinenti e un coordinamento tramite i Magistrati di collegamento presenti presso i Ministeri della Giustizia italiano e francese.
Per queste tematiche rilevanti vengono istituiti dei fori di consultazione volte a verificare l’andamento e il rispetto di quanto stabilito nell’articolo 4 del Trattato: i Ministri dell’Interno o di Direttori Generali, per le questioni di sicurezza e i Ministri della Giustizia per aggiornarsi sulle questioni d’interesse comune nei settori penale, civile, della protezione dei minori, penitenziario o dell’organizzazione della giustizia.
ARTICOLO 8 (SPAZIO)
“1. Le Parti riconoscono l’importanza della loro cooperazione bilaterale nella costruzione dell’Europa dello spazio, che costituisce una dimensione chiave dell’autonomia strategica europea e dello sviluppo economico dell’Europa. Esse favoriscono il coordinamento e l’armonizzazione delle loro strategie ed attività nel campo dell’esplorazione e dell’utilizzo dello spazio extra-atmosferico a fini pacifici e dell’accesso autonomo allo spazio da parte dell’Europa. 2. Al fine di migliorare le loro capacità di operare congiuntamente nello spazio, le Parti sviluppano e promuovono la cooperazione bilaterale a livello industriale, scientifico e tecnologico, in particolare nel quadro dell’Unione Europea e dell’Agenzia Spaziale Europea.”5
Al di fuori di quanto sottoscritto nel Trattato, la questione rilevante verte su ciò che è accaduto a margine del negoziato tra Italia e Francia, ovvero la bozza di accordo siglata tra l’Agenzia Spaziale italiana (ASI) e quella europea, l’ESA, dove emerge la volontà italiana di trasferire all’ente spaziale europeo sia le risorse economiche del PNRR dedicate allo sviluppo della nostra agenzia spaziale che le risorse umane in materia di sviluppo. Ad oggi, il ministro Colao non ha ancora firmato quanto scritto qui sopra, ma qualora dovesse diventare ufficiale, avrebbe ripercussioni sull’immagine italiana all’estero, ma soprattutto nel contesto universitario, dove a questo punto vedremmo un’ulteriore fuga dei ricercatori in ambito aerospaziale, dal momento che si ridurrebbero gli sbocchi lavorativi in questo ambito in Italia.
ARTICOLO 11 (ORGANIZZAZIONE)
“1. Le Parti organizzano con cadenza annuale un Vertice intergovernativo. In tale occasione, esse verificano l’attuazione del presente Trattato ed esaminano ogni questione prioritaria d’interesse reciproco. […]. 3. Un membro di Governo di uno dei due Paesi prende parte, almeno una volta per trimestre e in alternanza, al Consiglio dei ministri dell’altro Paese. […] 4. È istituito, a livello dei Segretari Generali dei Ministeri degli Affari Esteri, un Comitato strategico paritetico incaricato dell’attuazione del presente Trattato e del programma di lavoro. […] Il Comitato strategico paritetico si riunisce una volta l’anno prima del Vertice intergovernativo.”.6
Osservando, infine, le disposizioni finali del Trattato si può osservare come la collaborazione non si limiterà solamente a un incontro annuale in un Vertice intergovernativo (ex. Art. 10 par.1), ma vi sarà uno scambio di Ministri a scadenza trimestrale che siederanno nel Consiglio dei ministri dell’altro Stato. Questo passaggio è significativo in quanto i due Stati saranno sempre informati di quello che sta accadendo nell’altro Paese parte dell’accordo in merito agli articoli del Trattato, oltre a poter migliorare la collaborazione tra i due Stati così da presentarsi coesi innanzi alle future Conferenze e sedute delle Organizzazioni Internazionali e regionali a cui entrambi partecipano.
ITALIA ALL’ULTIMA SPIAGGIA NELLO SCENARIO POLITICO INTERNAZIONALE?
La domanda è molto provocatoria, però osservando le tematiche affrontate nel Trattato del Quirinale e l’attuale situazione italiana in Europa e nel mondo la questione dell’importanza di questo accordo è rilevante. L’Italia si trova veramente innanzi all’ultima possibilità di poter restare tra i “grandi”? Sicuramente non potrebbe mai ambire a diventare come gli Stati Uniti, o la Cina o la Russia, specialmente quando era URSS, però la storia repubblicana italiana ha evidenziato come da De Gasperi ad oggi, tutti i governi abbiano sempre cercato di fare il passo e la mossa decisiva per poter avere l’ultima parola. Nonostante ciò, per ritrovare l’ultima volta in cui un governo italiano è riuscito a tener testa a uno Stato notevolmente più potente di quello italiano, è necessario tornare indietro al 1985 e all’ex Primo Ministro Bettino Craxi. Da allora, l’Italia non è più riuscita a porsi alla pari con le altre Grandi Potenze, soprattutto per via della crisi del debito che ha colpito l’economia italiana, diminuendo la capacità negoziale dei suoi rappresentanti in ambiti internazionali.
Per questi motivi, il futuro del Trattato del Quirinale sarà il banco di prova decisivo per verificare se, in collaborazione con una Grande Potenza come la Francia e sotto il beneplacito statunitense, l’Italia sarà ancora in grado di portare avanti le proprie istanze.
Di conseguenza, possiamo concludere affermando che le future sfide che Francia e Italia affronteranno insieme, determineranno quanto peso potrà avere ancora l’Italia e quanto esso influirà e influenzerà gli avvenimenti futuri europei e internazionali.
NOTE AL TESTO
1 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/Trattato_del_Quirinale.pdf, p. 4
2 ivi p. 5
3 Ivi, p. 6
4 ibidem
5 Ivi, p.10
6 Ivi, p.14
Lorenzo Borghi si è laureato alla triennale in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso la Statale di Milano e sta attualmente frequentando la magistrale di Relazioni Internazionali, sempre presso La Statale di Milano.
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