La mossa diplomatica del Nicaragua isola ancora di più Taiwan, che oramai gode del riconoscimento di solamente tredici Paesi membri delle Nazioni Unite. La decisione arriva poche settimane dopo l’abbandono dell’OSA da parte di Managua.
Il Nicaragua era, fino a ieri, uno dei quattordici membri delle Nazioni Unite che riconoscevano Taiwan come Stato indipendente, intrattenendo relazioni diplomatiche con l’isola. Il 9 dicembre, tuttavia, il ministro degli Esteri del Paese centroamericano, Denis Moncada, ha comunicato ufficialmente la rottura delle relazioni bilaterali con Taipei, affermando che quel territorio fa parte integrante della Repubblica Popolare Cinese. In questo modo, il Nicaragua va ad aggiungersi a Panama ed El Salvador, due Paesi della regione che avevano operato la stessa scelta tra il 2018 ed il 2019.
“Il governo della Repubblica del Nicaragua interrompe da oggi le relazioni diplomatiche con Taiwan e cessa ogni contatto o relazione ufficiale“, ha annunciato il ministro degli Esteri del governo sandinista. Moncada ha anche affermato l’adesione di Managua al principio di “una sola Cina”, e che il governo di Pechino è il legittimo depositario della sovranità sull’isola ribelle: “La Repubblica popolare cinese è l’unico governo legittimo che rappresenta tutta la Cina e Taiwan è una parte inalienabile del territorio cinese“, ha affermato il capo della diplomazia nicaraguense.
Tre ore dopo l’importante dichiarazione da parte di Moncada, i governi del Nicaragua e della Repubblica Popolare Cinese hanno annunciato di aver ristabilito le relazioni diplomatiche bilaterali, interrotte nel 1990 dal governo reazionario di Violeta Chamorro, che aveva posto fine alla prima esperienza di governo sandinista.
Zhang Jun, rappresentante permanente della Cina presso le Nazioni Unite, ha elogiato la “decisione giusta” del Nicaragua di interrompere le relazioni diplomatiche con Taiwan e ha affermato: “Lodiamo vivamente la decisione giusta presa dal governo del Nicaragua, che è in linea con la tendenza prevalente dei tempi e delle aspirazioni del popolo“, come riporta la stampa cinese. “Il principio di una sola Cina è un consenso ampiamente accettato dalla comunità internazionale e non ammette sfide“, ha twittato Zhang.
Dopo la decisione del governo sandinista di Daniel Ortega, Taiwan può contare ancora sul sostegno di appena tre Paesi della regione centroamericana, ovvero Belize, Guatemala e Honduras. Per quanto riguarda il caso honduregno, la presidente eletta Xiomara Castro aveva paventato nel corso della campagna elettorale una possibile rottura con Taiwan per curare le relazioni con Pechino. Tuttavia, alla vigilia delle elezioni, gli Stati Uniti hanno inviato una delegazione in Honduras chiedendo minacciosamente a tutti i candidati il mantenimento delle relazioni bilaterali con Taiwan. Non è dunque chiaro cosa effettivamente accadrà a gennaio, quando il nuovo governo di Xiomara Castro prenderà le redini del Paese.
Anche tra le isole del Pacifico, Taiwan ha perso importanti sostegni diplomatici. Nel 2019, sia Kiribati che le Isole Salomone hanno abbandonato la sedicente “Repubblica di Cina”, optando per Pechino. Restano ancora legati al governo di Taipei gli Stati di Isole Marshall, Nauru, Palau e Tuvalu. A questi si aggiungono uno Stato africano (Eswatini), uno sudamericano (Paraguay) e quattro caraibici (Haiti, Saint Lucia, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine), nonché il Vaticano, che però non è membro dell’ONU.
Tornando al Nicaragua, la decisione annunciata dal ministro Moncada arriva poche settimane dopo un’altra importante mossa diplomatica da parte del governo sandinista, che ha deciso di abbandonare l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Lo scorso venerdì, era toccato allo stesso ministro degli Esteri comunicare l’abbandono dell’OSA da parte del suo Paese.
“L’Organizzazione degli Stati americani è stata concepita come un forum politico diplomatico nato sotto l’influenza degli Stati Uniti come strumento di interferenza e intervento“, ha affermato in quell’occasione il ministro Moncada. “La missione di questa organizzazione è facilitare l’egemonia degli Stati Uniti con il suo interventismo sui paesi dell’America Latina e dei Caraibi, cosa inaccettabile per il Nicaragua. Lo rifiutiamo e lo condanniamo”, ha aggiunto. “Il popolo e il governo degni del Nicaragua rinunciano a far parte di questa organizzazione prigioniera di Washington, strumentalizzata a favore degli interessi nordamericani, diventando un costruttore di interferenze e disaccordi tra i popoli dell’America Latina e dei Caraibi“.
Intervistato da TeleSur, il capo della diplomazia nicaraguense ha ribadito che “l’OSA continua ad essere lo strumento creato dagli Stati Uniti per proiettare la sua politica interventista ed egemonica di intervento, di minaccia, di aggressione contro i paesi dell’America Latina e dei Caraibi”. “Il Nicaragua, con a capo del governo il presidente Ortega e la compagna Rosario Murillo, ha mantenuto una posizione di lotta, difesa e rafforzamento delle posizioni antimperialiste e anticolonialiste di potenze come gli Stati Uniti e alcuni paesi dell’Unione Europea“, ha sottolineato.
Tale posizione antimperialista trova la propria coerente espressione anche nella decisione di rompere le relazioni diplomatiche con lo Stato fantoccio di Taiwan, la cui esistenza è stata storicamente favorita dagli Stati Uniti in funzione anticinese e anticomunista.
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