Articolo Originale: United Eurasia: Russia is Betting the Days of Total U.S. Economic Supremacy are Ending | Covert Geopolitics
Traduzione per il CeSEM di Andrea Turi
Il centro del mondo si sta muovendo. Mentre una volta si trovava da qualche parte all’interno dell’Atlantico, in equilibrio tra Europa e Stati Uniti, ora si sta spostando verso est. Con l’Asia in crescita, la Russia sta ora pianificando il suo ruolo al centro di due continenti.
L’annuale Eastern Economic Forum, tenutosi a Vladivostok, è appena terminato. Concentrandosi sullo sviluppo dell’Estremo Oriente russo e sul miglioramento dell’interconnessione tra Russia e Asia, è diventato un’arena chiave per la promozione del partenariato eurasiatico della Russia.
La Partnership è un’iniziativa relativamente nuova. Sin dal concetto di casa comune europea dell’ex premier sovietico Mikhail Gorbaciov, la Russia ha perseguito l’obiettivo di creare un’Europa inclusiva senza linee di divisione.
Le aspirazioni per realizzazione della Grande Europa sono terminate ufficiosamente nel 2014 con il “Maidan” appoggiato dall’Occidente, evento che ha rovesciato un governo democraticamente eletto in Ucraina e ha confermato che Mosca non avrebbe avuto posto nella nuova Europa.
Questa, invece, si sarebbe organizzata esclusivamente intorno all’UE e alla NATO. Da allora la Russia ha abbandonato la politica estera incentrata sull’Occidente che aveva perseguito negli ultimi 300 anni, da quando Pietro il Grande tentò per la prima volta di “restituire” la Russia all’Europa.
Il progetto Greater Eurasian Partnership è considerato una strategia più fattibile; una strategia in cui il partenariato con la Cina mira a migliorare la connettività economica per integrare l’Europa e l’Asia in un grande continente unito. Trovatasi alla doppia periferia dello sviluppo economico sia in Europa che in Asia, questa è una strategia interessante per la Russia, poiché il concetto di Eurasia consente a Mosca di posizionarsi all’epicentro sia dell’Est che dell’Ovest.
200 anni di geo-economia
L’obiettivo della Greater Eurasian Partnership è lo sviluppo di un’infrastruttura geoeconomica che supporti un sistema politico multipolare, sostituendo il declinante formato della globalizzazione incentrato sugli Stati Uniti dei decenni precedenti.
La geoeconomia può essere utilizzata per il dominio e l’egemonia, per creare un sistema di “sovrani disuguali”, oppure può essere utilizzata per stabilire un sistema multipolare di “sovrani uguali”.
In entrambi i casi, il potere geoeconomico implica la capacità di distorcere la simmetria della dipendenza. In parole povere, quando una parte è più dipendente dell’altra, lo Stato meno dipendente e più potente può ottenere concessioni e potere politico.
La geoeconomia può essere organizzata in tre pilastri: industrie strategiche, corridoi di trasporto e strumenti finanziari.
Gli sforzi per collegare la costruzione della nazione all’industrializzazione nel 19° secolo hanno sorprendenti somiglianze con la geoeconomia della costruzione della regione nel 21° secolo.
La Gran Bretagna ha imposto la sua egemonia al mondo nel XIX secolo dominando questi tre pilastri economici: un’industria manifatturiera leader, il dominio dei mari e dei principali corridoi marittimi e il controllo sulle principali banche e valuta commerciale.
Per ridurre la sua eccessiva e asimmetrica dipendenza economica dalla Gran Bretagna e la sua successiva invadente influenza politica, gli Stati Uniti miravano a creare un sistema di eguali sovrani.
La soluzione era il sistema americano a tre pilastri: un’industria manifatturiera nazionale, ferrovie/porti e una banca nazionale.
Francesi e tedeschi adottarono politiche economiche simili per migliorare la simmetria nelle relazioni e sostituire così l’egemonia britannica con un sistema più equilibrato.
Verso la fine del XIX secolo, la Russia alla fine adottò la stessa struttura economica a tre pilastri: una formidabile politica industriale per sviluppare industrie strategiche nazionali, un’abbondanza di trasporti ferroviari (compresa la ferrovia transiberiana) per collegare il suo vasto territorio e collegare l’Europa con l’Asia, e uno sforzo per aumentare la sua autonomia finanziaria. Verso la fine del secolo, quella russa si era trasformata in una delle economie a più rapida crescita del mondo.
Lo scopo della Greater Eurasian Partnership
Gli Stati Uniti hanno sostituito la posizione di egemonia della Gran Bretagna e, fino a poco tempo fa, hanno goduto di un indiscusso dominio sul sistema economico internazionale controllando le principali industrie digitali ad alta tecnologia ed il flusso di risorse naturali, i mari mondiali e i principali corridoi di trasporto, mentre hanno ospitato le principali banche consolidando, inoltre, il dollaro USA come principale valuta commerciale/di riserva del mondo. Questa interdipendenza economica asimmetrica ha portato a imporre al resto del mondo un centro di potere e un insieme di valori culturali.
Esiste una naturale inclinazione a bilanciare un egemone per ripristinare l’uguaglianza sovrana. Anche gli alleati degli Stati Uniti cercano di stabilire un’autonomia strategica. Caso in questione, l’UE è in gran parte uno sforzo per stabilire una partnership più equa con gli Stati Uniti perseguendo politiche industriali comuni, assicurando corridoi di trasporto e gasdotti energetici favorevoli e istituendo una banca di sviluppo dell’UE e l’euro come valuta globale.
Gli Stati Uniti hanno accettato l’ascesa geoeconomica dell’UE nella misura in cui questa persegue l’egemonia occidentale collettiva sotto la guida di Washington.
Tuttavia, la stessa accettazione non è estesa a potenze rivali come la Cina o la Russia.
La strategia degli Stati Uniti per mantenere la propria posizione dominante è la stessa della precedente strategia britannica: mantenere le divisioni nel continente europeo ed eurasiatico per prevenire l’emergere di qualsiasi Stato o insieme di Stati che possa sfidare il suo primato.
Tuttavia, con il declino del potere relativo degli Stati Uniti, diventa sempre più difficile per Washington agire come un “egemone benigno” senza abusare del suo ruolo amministrativo centrale nell’economia internazionale.
Gli Usa fanno sempre più ricorso al loro controllo sulle industrie digitali ad alta tecnologia, sui corridoi di trasporto, sulle banche e sul dollaro per sanzionare e indebolire gli avversari. Più di recente, hanno dimostrato la loro volontà di imporre la fedeltà geoeconomica anche agli alleati che osano acquistare gas o sistemi d’arma russi, 5G cinese e altri prodotti digitali, o che intendono commerciare con l’Iran o con altri avversari statunitensi.
Prosperità e Pace
Il Greater Eurasian Partnership mira a facilitare la naturale riorganizzazione del sistema economico internazionale mentre l’era del primato globale degli Stati Uniti volge al termine. Il decentramento lontano da un sistema incentrato sugli Stati Uniti sarà raggiunto con la connettività economica della Grande Eurasia e diversificando e creando sacche di autonomia strategica nazionale per evitare un’eccessiva dipendenza da uno Stato.
In un sistema multipolare, infatti, esiste un meccanismo di bilanciamento contro gli Stati che utilizzano la dipendenza economica asimmetrica come strumento per un’influenza politica ingiustificata o come arma.
Pertanto, sia gli avversari che gli alleati stanno perseguendo un’autonomia strategica dalle azioni sempre più coercitive messe in atto dagli Stati Uniti.
Allo stesso modo, ad esempio, se Pechino usasse la dipendenza economica di altri Stati per fare la voce grossa o per ottenere concessioni politiche eccessive, allora ci sarebbero una moltitudine di altri centri di potere che ridurrebbero la loro dipendenza dalla Cina.
Questo meccanismo suggerisce che la Cina avrà incentivi per essere la “prima tra pari”, invece di cercare il dominio e l’egemonia.
La Repubblica Popolare Cinese sta perseguendo un’iniziativa geoeconomica a tre pilastri sviluppando la leadership tecnologica attraverso il suo piano China 2025, nuovi corridoi di trasporto attraverso la sua Belt and Road Initiative da trilioni di dollari e stabilendo nuovi strumenti finanziari come banche, sistemi di pagamento e l’internazionalizzazione dello yuan.
Allo stesso modo, la Russia sta perseguendo la sovranità tecnologica, sia nella sfera digitale che oltre, nonché nuovi corridoi di trasporto come la rotta del Mare del Nord attraverso l’Artico e, principalmente, nuovi strumenti finanziari.
Ciò su cui il Greater Eurasian Partnership dovrebbe concentrarsi, quindi, è la cooperazione e l’integrazione delle piattaforme geoeconomiche nazionali e altri formati che incoraggino l’integrazione eurasiatica.
Ad esempio, la Belt and Road Initiative della Cina è armonizzata con l’Unione economica eurasiatica guidata da Mosca con il patrocinio dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.
India, Corea del Sud, Kazakistan, Turchia, Iran e una varietà di altri Stati hanno le proprie iniziative distinte di integrazione eurasiatica che potrebbero essere adattate e armonizzate sotto il concetto di una Grande Eurasia multipolare di eguali sovrani.
Un posto per l’Europa?
L’UE è stata anche invitata a partecipare al partenariato eurasiatico come mezzo per porre fine ai formati a somma zero vigenti in Europa che hanno alimentato le tensioni con la Russia in passato. Mentre gli interessi economici dell’Europa si spostano gradualmente verso est, l’Europa si trova tra la regione transatlantica e la Grande Eurasia.
Nel mio recente libro “Europe as the Western Peninsula of Greater Eurasia: Geoeconomic Regions in a Multipolar World“, esploro i rischi, le opportunità e i dilemmi per l’UE. La domanda ora è se i suoi leader si renderanno conto della rapidità con cui il mondo sta cambiando e sapranno trarre vantaggio da tali opportunità.
Nel mio recente libro “Europe as the Western Peninsula of Greater Eurasia: Geoeconomic Regions in a Multipolar World“, esploro i rischi, le opportunità e i dilemmi per l’UE. La domanda ora è se i suoi leader si renderanno conto della rapidità con cui il mondo sta cambiando e sapranno trarre vantaggio da tali opportunità.
Glenn Diesen, è docente alla the University of South-Eastern Norway , e redattore della rivista Russia in Global Affairs.
Seguilo su Twitter @glenn_diesen
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