di Giulio Chinappi
Il 25 ottobre 1971 il seggio della Cina presso le Nazioni Unite veniva finalmente attribuito all’unico rappresentante legittimo del popolo cinese, il governo della Repubblica Popolare Cinese con sede a Pechino.
Il 25 ottobre 1971, la Risoluzione 2758 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite riconosceva la Repubblica Popolare Cinese come “l’unico rappresentante legittimo della Cina presso le Nazioni Unite“. In questo modo, l’ONU rimediava ad un’ingiustizia durata ventidue anni, nel corso dei quali il seggio cinese presso l’organizzazione è stato occupato illegittimamente dal governo nazionalista di Chiang Kai-shek, stabilitosi sull’isola di Taiwan dopo la sconfitta subita per mano dei comunisti di Mao Zedong nella guerra civile cinese.
La Repubblica Popolare Cinese, fondata da Mao il 1° ottobre 1949, venne esclusa soprattutto a causa dell’ostilità e dell’ostruzionismo degli Stati Uniti, che sostenevano il governo nazionalista in funzione anticomunista. Inoltre, la Cina, potenza vincitrice della seconda guerra mondiale, aveva diritto anche ad un seggio permanente all’interno del Consiglio di sicurezza, con annesso potere di veto. Washington temeva dunque che l’ingresso di Pechino avrebbe modificato gli equilibri all’interno dell’organizzazione, andando ad affiancare il seggio permanente già a disposizione dell’Unione Sovietica.
La Risoluzione 2758 rappresentò una grande vittoria diplomatica per la Cina e, più in generale, per l’antimperialismo e la diplomazia mondiale, mettendo termine alla contraddizione per la quale il Paese più popoloso del mondo non disponeva di un proprio seggio. Fortemente promosso dall’Unione Sovietica, che in precedenza aveva boicottato l’ONU proprio in segno di protesta per la questione riguardante l’assegnazione del seggio cinese, il documento fu approvato da 76 Paesi a fronte di 35 voti contrari, oltre a 17 astensioni. Nonostante il voto negativo degli Stati Uniti, che vi si opposero fino all’ultimo, i Paesi europei, compresa l’Italia, sostennero la Risoluzione, con la sola eccezione delle dittature di Spagna e Grecia, che si astennero. “Non ho mai visto un applauso così clamoroso in vita mia“, ha detto Iftikhar Ali, un giornalista pakistano che ha assistito al momento della votazione.
L’ingresso della Repubblica Popolare Cinese all’ONU, tuttavia, fu reso possibile anche dai cambiamenti geopolitici che si verificarono nel corso degli anni ‘60, con l’emergere di numerosi nuovi Stati Indipendenti in Asia e Africa, e la nascita di un fronte dei Paesi del cosiddetto “Terzo Mondo” all’interno del Movimento dei Paesi non allineati. L’ex presidente cileno Ricardo Lagos Escobar, che era membro della delegazione del suo Paese alla 26a sessione dell’Assemblea generale, ha affermato che il ripristino della sede legale della Cina ha rafforzato il ruolo dell’organismo mondiale e ha aumentato la sua rappresentanza a livello globale: “C’era la sensazione che avremmo avuto un’ONU più realistica, più in linea con ciò che è il mondo, e in questo senso, c’era la sensazione che l’ONU si stesse rafforzando come il vero luogo in cui le questioni internazionali devono essere risolte“.
“Negli ultimi 50 anni, la Cina ha offerto pieno sostegno alla causa delle Nazioni Unite sostenendo gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, ha svolto un ruolo costruttivo e sempre più importante negli affari internazionali e ha dato un grande contributo alla pace e allo sviluppo mondiali”, si legge sul sito dell’agenzia stampa Xinhua. “Nel 50° anniversario del ripristino della sua sede legale alle Nazioni Unite, la Cina si è impegnata a continuare a essere un costruttore di pace mondiale, un contributore allo sviluppo globale, un difensore dell’ordine internazionale e un fornitore di beni pubblici”.
Anche Ban Ki-moon, l’ex segretario generale dell’ONU, ha affermato che, con il ripristino del seggio legittimo della Cina, “le Nazioni Unite sono diventate un’organizzazione universale in termini di dimensioni e contenuti“. Negli ultimi cinquant’anni, la Cina non solo ha ottenuto risultati eccezionali nel promuovere il proprio sviluppo politico ed economico, ma è stata anche “attivamente impegnata nella nobile causa della pace e dello sviluppo in molti luoghi del mondo“, ha affermato il diplomatico sudcoreano.
“Negli ultimi cinquant’anni, la Cina, il più grande Paese in via di sviluppo del mondo e membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha dimostrato di essere un convinto sostenitore della nobile causa delle Nazioni Unite”, si legge ancora nell’articolo dell’agenzia stampa cinese. “Per aiutare a preservare la pace nel mondo, la Cina, tenendo alta la bandiera della pace, dello sviluppo e della cooperazione vantaggiosa per tutti, si è impegnata a prendere posizioni obiettive e giuste, a risolvere le differenze attraverso il dialogo e la consultazione e a rispettare il principio di non ingerenza negli affari interni di altri Paesi”.
“Anche in termini di sviluppo, la Cina ha dato un contributo indelebile. Eliminando la povertà assoluta in Cina, ha raggiunto l’obiettivo di eliminazione della povertà dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dieci anni prima del previsto, il che rappresenta un enorme contributo alla riduzione della povertà globale e agli sforzi per lo sviluppo sostenibile”. “Nello spirito di costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità, la Cina ha anche lavorato instancabilmente per far progredire la cooperazione internazionale contro minacce così gravi come il cambiamento climatico. Si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica prima del 2030 e a raggiungere la neutralità carbonica prima del 2060”.
I principi che guidano l’azione della Cina nella politica internazionale sono stati ribaditi dal presidente Xi Jinping, che con queste parole si è rivolto alla 76ma Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione di questo importante anniversario: “Nel mondo c’è un solo sistema internazionale, cioè il sistema internazionale con al centro le Nazioni Unite. C’è un solo ordine internazionale, cioè l’ordine internazionale sostenuto dal diritto internazionale. C’è solo un insieme di regole, cioè le norme di base che regolano le relazioni internazionali sostenute dagli scopi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite“.
Guardando al futuro, la Cina si è detta pronta a lavorare con la comunità internazionale per sostenere la pace, lo sviluppo, l’equità, la giustizia, la democrazia e la libertà, che sono i valori comuni dell’umanità, e promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per il genere umano.
Il CeSE-M sui social