di Andrew Korybko
Traduzione per il CeSEM di: Marco Ghisetti.
Articolo originale: http://oneworld.press/?module=articles&action=view&id=2011
Questo mercoledì il presidente Putin ha sfruttato l’attenzione mondiale di cui godeva durante il suo discorso annuale all’Assemblea federale per far conoscere il tentativo di colpo di Stato in Bielorussia che i suoi servizi di sicurezza hanno aiutato a sventare lo scorso fine settimana, ma che i principali mezzi di informazione occidentali continuano ad ignorare.
La guerra ibrida contro la Bielorussia
La guerra ibrida in corso contro la Bielorussia avrebbe subìto una svolta drammatica se nel fine settimana i servizi di sicurezza russi e le loro controparti bielorusse non avessero sventato un tentativo di assassinio e di colpo di Stato pianificato per un futuro molto prossimo contro il presidente Lukashenko. Il presidente Putin ne ha infatti parlato alla fine del proprio discorso annuale di circa un’ora e mezza all’Assemblea Federale questo mercoledì, sfruttando saggiamente l’attenzione globale che in quel momento gli era concessa per sensibilizzare il mondo. Il capo di Stato russo ha anche sottolineato come sia davvero strano che l’Occidente abbia per lo più ignorato questo drammatico sviluppo nonostante le conseguenze di un simile piano potessero essere potenzialmente disastrose per la nazione dell’Europa orientale.
La notizia che non ha fatto notizia
Un’altra cosa da tenere a mente è che lunedì il suo portavoce Dmitry Peskov ha detto alla stampa che il presidente Putin ha discusso della questione con la sua controparte statunitense durante la loro ultima telefonata, cosa che suggerisce fortemente che gli Stati Uniti potrebbero aver fatto pressione sui propri mezzi di informazione affinché non parlassero della loro conversazione. Curiosamente, ci sono state molte fughe di notizie durante il precedente governo statunitense, ma mai durante il governo attuale. Ciononostante, i media russi hanno pubblicizzato lo scandalo subito dopo essere stato scoperto, durante il fine settimana, ma pochissimi altri organi di stampa stranieri lo hanno ripreso. Non si può sapere con certezza, ma a parte la ragionevole speculazione summenzionata, ciò potrebbe essere dovuto ad un caso di autocensura, magari perché non si è voluto mettere la politica estera di Biden in cattiva luce.
Lo spionaggio statunitense
Anche se gli Stati Uniti hanno ufficialmente negato qualsiasi coinvolgimento, i dettagli che i media hanno rivelato (e che il presidente Putin ha anche fatto sapere a tutti questo mercoledì) mostrano i segni dello spionaggio statunitense. Stando a quanto riferito, il piano prevedeva l’assassinio del presidente Lukashenko durante la parata militare del Giorno della Vittoria (9 maggio), seguita da un colpo di Stato militare eseguito da elementi compromessi delle forze armate; inoltre, la città di Minsk sarebbe stata isolata dal resto del Paese e vittima di una quasi completa interruzione della corrente elettrica, presumibilmente risultato di un attacco informatico. Inoltre, il movimento della rivoluzione colorata in corso avrebbe ricevuto l’ordine di riproporre a oltranza lo scenario EuroMaidan del terrorismo urbano al fine di garantire, in un modo o nell’altro, il successo del colpo di Stato.
I precedenti ucraini e venezuelani
Il presidente Putin ha comparato il complotto a quelli che erano stati implementati contro l’ex presidente ucraino Yanukovic e l’attuale presidente venezuelano Maduro, lasciando così intendere la presenza della mano statunitense negli eventi bielorussi, considerando che il principale coinvolgimento tattico e strategico degli Stati Uniti negli altri due Paesi assomiglia molto al caso bielorusso. I principali mezzi d’informazione occidentali hanno deciso di tacere sul piano per paura di mettere Biden in cattiva luce, perché il principale pubblico a cui si rivolgono è stato indottrinato a pensare che Biden costituisca un netto miglioramento in tutti i sensi rispetto all’ex presidente degli Stati Uniti. Se Biden – o meglio, la struttura di potere militare, di intelligence e diplomatica (“Stato profondo”) dietro di lui – fosse implicato in un assassinio internazionale e in un tentativo di colpo di Stato, allora tale pubblico potrebbe effettivamente chiedersi se il cambio di governo degli Stati Uniti, a “guida democratica” dallo scorso novembre, abbia effettivamente cambiato qualcosa.
Biden sta seguendo le orme di Trump
Bisogna tenere a mente che, nonostante le accuse legalmente screditate di essere un “burattino russo”, l’ex presidente Trump ha fatto più di qualsiasi altro capo di Stato statunitense per destabilizzare la Russia e che, in questo contesto, i suoi tentativi includano anche la guerra ibrida in corso contro la Bielorussia. Che i suoi sostenitori ne siano consapevoli o no, Biden sta seguendo le orme di Trump e ciò è “politicamente molto scomodo” per la base che lo sostiene; questo fatto deve perciò essere soppresso alla coscienza del pubblico. Ciò spiega perché è praticamente proibito discuterne nei principali mezzi d’informazione – ma ciò potrebbe cambiare ora che il presidente Putin ha fatto in modo, durante il suo discorso all’Assemblea Federale, che il mondo intero ne venisse a conoscenza. Non lo ha fatto per dispetto, ma per ragioni molto pratiche legate agli interessi di sicurezza nazionale della Russia.
Minacce alla Bielorussia = minacce alla Russia
Il contesto in cui il capo di Stato russo ha parlato dello sventato assassinio e del tentativo di colpo di Stato nella vicina Bielorussia concerneva l’ampia campagna occidentale di massima pressione contro il proprio Paese. Dal momento che la Bielorussia è uno Stato culturalmente molto simile alla Russia e che è orgogliosamente parte di quello che in molti a Mosca considerano il “mondo russo”, ne consegue logicamente che l’ultimo intrigo di guerra ibrida minacci direttamente anche la stessa Russia, poiché l’eventuale implementazione di un cambio di regime in Bielorussia potrebbe un giorno essere replicato anche all’interno della Russia stessa. Le situazioni socio-economiche e finanche politiche sono eccezionalmente simili tra queste due nazioni, anche se, dato che la Russia è una grande potenza mentre la Bielorussia è uno Stato regionale di dimensioni limitate e con un’influenza molto limitata anche nel suo estero vicino, le rispettive capacità di sicurezza non sono comparabili.
La linea rossa della Russia
In ogni caso, il presidente Putin ha avvertito gli avversari del suo Paese di non farsi venire la folle idea di attraversare le linee rosse, che la Russia traccia a propria discrezione caso per caso. Considerando che Putin lo ha fatto presente appena dopo aver finito di parlare dell’ultimo aumento di tensioni nella guerra ibrida contro la vicina Bielorussia (con la quale dispone di un trattato di reciproca difesa tramite il CSTO e che è culturalmente simile al proprio Paese), l’ovvio messaggio implicito è che Mosca all’interno dei propri confini non tollererà alcun tentativo di tessere simili trame. Costituirebbe un superare l’evidentissima linea rossa se l’occidente tentasse (o si coordinasse) di assassinare il presidente Putin, di implementare un colpo di Stato militare o una serie di rivoluzioni colorate (quella ispirata a Navanly non è per nulla minacciosa) e/o un attacco informatico inabilitante.
La verità sulla nuova guerra fredda
Il complotto contro la Bielorussia è stato sventato e non se ne parla nei principali mezzi d’informazione occidentali poiché il suo fallimento è un imbarazzo per le classi dirigenti occidentali. Inoltre, il complotto conferma ciò che il presidente Putin ha sempre detto, cioè che il vero aggressore nella nuova guerra fredda non è la Russia, ma l’Occidente ed in particolar modo gli Stati Uniti. La maggior parte delle persone che vivono in Occidente sono state indottrinate da un incessante flusso di propaganda e di intense operazioni di addestramento delle loro percezioni a pensare il contrario, ma anche le masse sottoposte al peggior lavaggio del cervello potrebbero riconsiderare le proprie convinzioni dogmatiche se si prendessero il tempo di riflettere sulle implicazioni dovute ai propri governi che organizzano un colpo di Stato militare e l’assassinio di un capo di Stato straniero amico della Russia. Nel “peggiore dei casi” (per le loro classi dirigenti) ciò potrebbe farli svegliare.
Pensieri conclusivi
Putin è descritto da molti dei suoi sostenitori stranieri come un “gran maestro degli scacchi 5D” e, per quanto tale etichettatura è talvolta ridicolamente sfruttata per distogliere l’attenzione da alcuni aspetti apparentemente sgradevoli della sua politica estera (quale l’incontestabile alleanza con “Israele”), si può dire che questa volta essa coglie nel segno per quanto riguarda la sua capacità di pubblicizzare il tentato golpe in Bielorussia nel suo discorso all’Assemblea Federale. Il capo di Stato russo ha sfondato il muro di fuoco della censura dei mezzi d’informazione occidentali ed ha forzato questo tema politicamente soppresso all’interno di una ampia discussione, anche se resta da vedere se ciò sortirà un qualche impatto significativo sulla percezione del pubblico. In ogni caso, è stata una mossa astuta, in linea con lo stile del capo di Stato russo di rispondere all’Occidente in modo asimmetrico.
*Andrew Korybko è un analista politico statunitense residente a Mosca specializzato nella relazione tra la strategia nordamericana nell’Afro-Eurasia, la visione globale della connettività della Nuova Via della Seta della Cina, e la guerra ibrida. E’ un frequente contributore di “Global Research”.
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