Un’analisi di Luc Michel – cfr. new-africa.org
Traduzione per il CeSEM di Sorel Mbah
Faustin-Archange Touadera, il presidente della Repubblica Centrafricana, è decisamente uno tra i primi capi di Stato africani che è riuscito a fare capire agli occidentali che è lui, il suo popolo e il suo esercito che decideranno del destino del Paese e non una terza parte. Dopo aver rafforzato i legami con la Russia e aver successivamente vinto le elezioni nonostante le campagne di intossicazione condotte dalla forza neo colonialista, Touadera ha dimostrato di avere più di un asso nella manica.
In effetti, mentre le operazioni di riconquista del territorio da parte dell’esercito e degli alleati bilaterali proseguono, un vertice sotto l’egida della Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi (CIRGL), che doveva aprirsi a Luanda, è stato per la seconda volta respinto sine die (senza ulteriore data) dal presidente Touadera.
E su questo punto, la presidenza è stata chiara. Se Faustin Archange Touadera si spostasse a Luanda sarebbe solo per affermare la sua posizione: non ci sarà discussione con chi non rispetta i termini dell’accordo di pace. Quelli “devono essere arrestati e portati alla giustizia”, aveva martellato il portavoce della presidenza. Un modo per far capire alla parte occidentale che è il presidente Touadera a controllare il terreno e non questa forza di occupazione
È il Presidente Touadera che controlla il terreno: sconvolti, i responsabili dell’Unione Africana, della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale, dell’ONU e dell’UE si sono incontrati con il Presidente Touadera in videoconferenza.
“Le discussioni hanno riguardato essenzialmente la situazione politica e il processo di pace. Queste diverse istanze continuano la loro richiesta di dialogo “, si legge su Radio France Internationale (RFI). Queste istituzioni sottolineano altresì “l’urgente necessità di rilanciare il processo di pace e di riconciliazione”, in particolare attraverso l’accordo di pace del 6 febbraio 2019 tra le autorità, i gruppi armati, le forze vive, donne e giovani. L’obiettivo: “raggiungere un consenso per trovare soluzioni politiche sostenibili alla crisi”, indicano gli alti responsabili nel loro comunicato comune. Il portavoce della presidenza, dal canto suo, assicura che la posizione resta invariata. Il presidente prenderà in considerazione l’apertura di un dialogo con l’opposizione democratica una volta completato il processo elettorale. Per quanto riguarda i gruppi armati, non si tratta di dialogare con chi non rispetta i termini dell’accordo”, prosegue RFI.
Il tono è deciso: non si tratta di forzare o decidere al posto del presidente centrafricano!
Questo distacco da parte della Repubblica Centrafricana, dalla Francia e dall’ONU, e anche il riavvicinamento con la Russia rimangono una pillola difficile da digerire per quegli occidentali che vogliono solo tenere il Paese nel caos per organizzare il loro saccheggio continuo delle risorse naturali. La popolazione centrafricana non è assolutamente pronta a rivedere lo sbarco dei numerosi contingenti che pretendono di garantire la sicurezza del Paese e la forza di occupazione è lontana dal suo obiettivo, che è il rovesciamento del presidente centrafricano. Dotato di intelligenza e da abile matematico qual è, egli ha saputo scartare finora tutti i calcoli della forza d’occupazione.
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