di Marco Costa
Nel capitolo precedente abbiamo visto che la Gran Bretagna acquisì sotto il dominio coloniale l’isola di Hong Kong nel 1842, la penisola di Kowloon nel 1860 ed ebbe in affitto gratuitamente i cosiddetti Nuovi Territori a partire dal 1898. Un atto formale decisivo al fine di comprendere la storia recente, consiste nella convenzione siglata tra il Regno Unito e la Cina comunemente nota come la Convenzione per l’estensione del territorio di Hong Kong o la Seconda Convenzione di Pechino. Questa consistette in un contratto di locazione firmato tra la Cina dei Qing e il Regno Unito il 9 giugno 1898.1
Evidentemente, sulla scia della sconfitta cinese nel corso della prima guerra sino giapponese (1894-1895), gli inglesi e le altre potenze europee sfruttarono il momento di particolare debolezza della Cina al fine di dividere il paese e indurlo a innumerevoli e gravose concessioni. Infatti, sarebbero stati diversi gli accordi imposti ai cinesi da parte delle potenze coloniali europee. Ad esempio, tra il 6 marzo e l’8 aprile 1898, il governo tedesco costrinse l’Impero Qing a un contratto di locazione della durata di 99 anni per il controllo della baia di Kiautschou e per lo sfruttamento di una miniera di carbone intorno alla baia di Jiaozhou, sulla costa meridionale della penisola di Shandong. I tedeschi miravano a scalfire il dominio inglese sui mari a livello globale. D’altra parte, anche l’Impero russo mirava a ritagliarsi degli spazi in Cina. Il 27 marzo 1898, la Convenzione per la locazione della penisola di Liaotung fu firmata tra i russi e l’Impero Qing, garantendo alla Russia un contratto di locazione di 25 anni di Port Arthur e Dalian, importante per garantire ai russi il controllo delle ferrovie orientali che collegavano le tratte dalla Russia verso la Manciuria. Di conseguenza, il 28 marzo 1898, la Gran Bretagna, preoccupata dal protagonismo delle altre potenze europee in Asia, fece pressioni sull’Impero Qing affinché concedesse il territorio di Weihaiwei, che era caduta sotto il controllo dell’Impero del Giappone nell’omonima battaglia, ultima grande battaglia della Prima guerra sino-giapponese.2 Nemmeno i francesi stettero a guardare. Infatti, il 10 aprile 1898, costrinsero l’indebolito Impero Qing a un contratto di locazione di 99 anni per il Kwangchowan, funzionale a mantenere il controllo francese nella penisola dell’Indocina.3
Come sempre, di fronte alle mosse delle potenze concorrenti, gli inglesi rilanciarono le pressioni sull’Impero cinese al fine di preservare la loro egemonia, cosicché la Gran Bretagna ordinò a Claude Maxwell MacDonald4 di fare pressione sull’Impero Qing per consentire l’espansione di Hong Kong per 200 miglia. Di conseguenza, il 9 giugno 1898 a Pechino fu appunto firmata la Convenzione per l’estensione del territorio di Hong Kong. Il contratto fu firmato per dare agli inglesi legittimazione formale sulla terra appena acquisita, necessaria anzitutto al fine di garantire un’adeguata difesa militare della colonia controllando i territori intorno all’isola.
Nel dettaglio, la convenzione prevedeva che i territori a nord di quella che oggi è Boundary Street e a sud del fiume Sham Chun, comprese le isole circostanti, in seguito conosciute come Nuovi Territori, furono affittati al Regno Unito per 99 anni senza alcun canone di locazione, con scadenza il 30 giugno 1997, diventando così parte della colonia della corona di Hong Kong. La cittadella murata di Kowloon fu esclusa e rimase formalmente sotto il controllo della Cina Qing. I territori vennero ceduti in locazione gratuita al Regno Unito erano originariamente governati dalla contea cinese di Xin’an, nella provincia del Guangdong. Il diplomatico Claude MacDonald, rappresentante britannico durante le trattative, optò per un contratto di locazione di 99 anni supponendo che poi questo si sarebbe tramutato tacitamente in un possedimento stabile. La storia, per fortuna, avrebbe smentito il diplomatico scozzese.5
Con il trascorrere dei decenni, a fronte di un vero e proprio boom economico e demografico vissuto dalla città portuale, le nuove aree più vicine a Kowloon vennero integrate nei distretti di Kowloon e non vennero più incluse amministrativamente nei Nuovi Territori. A causa della continua crescita della popolazione e dell’affollamento nel centro della città, i sobborghi periferici ai Nuovi Territori assunsero un’importanza abitativa e commerciale sempre maggiore, al punto che la maggioranza della popolazione oggi risiede proprio in quella zona. Ciò avrebbe reso impossibile di fatto restituire da parte inglese solamente la porzione di territorio affittato, in quanto avrebbe diviso Hong Kong in due parti. I cinesi iniziarono anche a fare pressioni sugli inglesi perché restituissero tutta Hong Kong, forti della posizione secondo cui non avrebbero più accettato i cosiddetti “trattati ineguali” che le erano stati loro imposti dalle potenze coloniali. In definitiva, i governi del Regno Unito e della Repubblica popolare cinese siglarono la Dichiarazione congiunta sino-britannica nel 1984, in base alla quale la sovranità dei territori affittati, insieme all’Isola di Hong Kong e a Kowloon (a sud di Boundary Street), cedute ai sensi del Trattato di Nanchino (1842) e della Convenzione di Pechino (1860) sarebbero stati trasferiti alla Rpc il giorno 1° luglio 1997, come poi sarebbe storicamente avvenuto, ponendo fine ai 156 anni di dominio britannico.
Oltre alla lunga parentesi di Hong Kong sotto la sovranità britannica, non può non essere ricordata un’altra più breve ma altrettanto travagliata occupazione, ovvero quella giapponese, avvenuta nel corso della Seconda guerra mondiale e più esattamente dal 23 dicembre 1941 al 15 agosto 1945. L’avvenimento che consentì ai nipponici di estendere il proprio dominio nella città portuale cinese fu dato dall’esito della Battaglia di Hong Kong. Questa battaglia, combattuta tra l’8 e il 25 dicembre 1941, anche nota come Difesa di Hong Kong e Caduta di Hong Kong, è stata una delle prime battaglie della Guerra del Pacifico nell’arco della Seconda guerra mondiale. La stessa mattina dell’attacco a Pearl Harbor, le forze dell’Impero del Giappone attaccarono la colonia della Corona britannica di Hong Kong. Tale operazione violava palesemente il diritto internazionale, poiché il Giappone non aveva assolutamente dichiarato guerra all’Impero britannico. La guarnigione di Hong Kong era costituita da britannici, indiani e unità canadesi, oltre alle Unità di difesa ausiliarie e il Corpo di difesa volontario di Hong Kong, che nel suo complesso vedeva arruolati circa 15 mila soldati. Sul fronte opposto, i giapponesi erano forti dello schieramento di circa 50 mila effettivi.
Ma al di là dei numeri, l’esercito britannico a Hong Kong sottovalutò grossolanamente le capacità delle forze giapponesi e minimizzò le valutazioni secondo cui i giapponesi rappresentavano effettivamente un serio contendente per il controllo della città. La Gran Bretagna pensò per la prima volta al Giappone come ad un pericolo con la fine dell’alleanza anglo-giapponese nel 1921, una minaccia che aumentò durante gli anni ‘30 con l’escalation della seconda guerra sino-giapponese. Infatti il 21 ottobre 1938 i giapponesi occuparono Canton (Guangzhou) e Hong Kong venne praticamente circondata. Ancor più sorprendentemente, nel 1940 gli inglesi decisero di ridurre la guarnigione di Hong Kong a dimensioni poco più che simboliche. Il maresciallo capo dell’aviazione Sir Robert Brooke-Popham, capitano del Comando dell’Estremo Oriente britannico, sostenne che rinforzi limitati avrebbero potuto consentire alla guarnigione di ritardare un attacco giapponese, guadagnando tempo prezioso. Ma Winston Churchill e lo stato maggiore consideravano Hong Kong come un avamposto prettamente economico e decisero di non inviare altre truppe di rinforzo. Nel settembre 1941, gli inglesi ripensarono assai tardivamente a questo atteggiamento lassista, sostennero che ulteriori rinforzi avrebbero fornito un deterrente militare contro i giapponesi e rassicurarono il leader nazionalista cinese Chiang Kai-shek che la Gran Bretagna era seriamente intenzionata a difendere la colonia.
Dal punto di vista della strategia navale, fondamentale in questa città portuale, la presenza della Royal Navy a Hong Kong era veramente esigua, con tre cacciatorpediniere risalenti alla Prima guerra mondiale (due dei quali si ritirarono all’inizio della battaglia), quattro cannoniere fluviali lente, un posamine nuovo ma quasi disarmato e una torpediniera a bimotore. Di fronte alla schiacciante superiorità aerea e navale giapponese, ci sarebbe stato poco da fare.6
L’attacco nipponico venne sferrato poco dopo le ore 8 dell’8 dicembre 1941, solamente quattro ore dopo l’attacco a Pearl Harbor. Comandati dal maggiore generale Christopher Maltby, la guarnigione alleata composta da britannici, indiani e canadesi, supportata dal locale reggimento cinese di Hong Kong e dal Corpo dei volontari di difesa di Hong Kong, resistette all’attacco giapponese del 21°, 23° e 38° reggimento capitanati tenente generale Takashi Sakai. Ma, come abbiamo già detto, gli inglesi rimanevano in netta inferiorità numerica con un rapporto di quasi quattro a uno (giapponesi, 50.000; alleati, 15.000). La colonia non aveva una difesa aerea significativa e non disponeva di adeguate difese navali, sicché i cacciatorpediniere dovettero battere in ritirata verso la base navale di Singapore.
Nei giorni seguenti i giapponesi bombardarono l’aeroporto di Kai Tak con 12 bombardieri, annullando la già misera difesa aerea in disposizione agli alleati. Le truppe della Raf ed il personale dell’unità aerea da allora furono maldestramente riconvertite come truppe di terra; come detto, a due dei tre cacciatorpediniere rimanenti della Royal Navy fu ordinato di lasciare Hong Kong per Singapore. Le forze del Commonwealth decisero di non difendere il fiume Sham Chun e stabilirono invece tre battaglioni sulla cosiddetta linea dei bevitori di gin posta sulle colline.7 La 38a divisione di fanteria giapponese sotto il comando del maggiore generale Takaishi Sakai guadò rapidamente il fiume Sham Chun su ponti temporanei. Il 10 dicembre, il 28° reggimento di fanteria (colonnello Teihichi) della 38a divisione attaccò le difese del Commonwealth presso lo Shing Mun Redoubt difeso dalla Compagnia A del 2° Battaglione Royal Scots, diretta dal tenente colonnello S. White. La linea fu sbaragliata in circa cinque ore e poco dopo anche i Royal Scots8 si ritirarono da Golden Hill fino a quando la compagnia D contrattaccò e riconquistò la collina provvisoriamente, ma entro le ore 10 il presidio fu di nuovo occupato dai giapponesi. A catena, ciò rese insostenibile la situazione sui Nuovi Territori e Kowloon e l’evacuazione verso l’isola di Hong Kong iniziò il giorno successivo, l’11 dicembre, sotto i pesanti bombardamenti aerei e il fuoco incessante dell’artiglieria. Per quanto possibile, le strutture militari e portuali furono frettolosamente demolite prima del ritiro.
Rimaneva solamente l’isola di Hong Kong. Qui Maltby riorganizzò una difesa, dividendo il presidio tra una Brigata est e una Brigata ovest. Il 15 dicembre, i giapponesi iniziarono un bombardamento sistematico della costa settentrionale dell’isola e sempre da parte nipponica vennero spedite agli alleati due richieste di resa (rispettivamente il 13 e il 17 dicembre). Quando queste furono ufficialmente respinte, le forze giapponesi attraversarono il porto la sera del 18 dicembre e sbarcarono direttamente nel nord-est dell’isola. Subirono solamente lievi perdite, sebbene nessun comando effettivo potesse essere mantenuto fino all’alba. Quella notte, circa 20 artiglieri del Commonwealth furono giustiziati presso la Sai Wan Battery nonostante si fossero ormai arresi. Ci fu un ulteriore massacro di prigionieri, questa volta di personale medico appartenente alla Missione salesiana di Chai Wan Road. In entrambi i casi, solamente pochi uomini sopravvissero. La mattina del 19 dicembre si riaprirono aspri combattimenti sull’isola di Hong Kong, con i giapponesi protagonisti dell’annientamento del quartier generale della Brigata ovest alleata, procurando la morte del maggiore John Lawson, comandante della stessa. Dal 20 dicembre l’isola venne letteralmente tagliata in due con le forze del Commonwealth britannico che resistevano ancora intorno alla penisola di Stanley e nella parte occidentale dell’isola. Allo stesso tempo, le scorte d’acqua iniziarono a scarseggiare quando i giapponesi occuparono e sabotarono i bacini idrici dell’isola. La mattina del 25 dicembre, i soldati giapponesi fecero irruzione nell’ospedale da campo britannico del St. Stephen’s College compiendo un vero e proprio massacro, adoperandosi in torture e uccisioni di un gran numero di soldati già feriti, insieme al personale medico di supporto.
Nel pomeriggio del 25 dicembre 1941, ogni ulteriore resistenza si sarebbe rivelata inutile e gli ufficiali coloniali britannici guidati dal governatore di Hong Kong, Sir Mark Aitchison Young, si arresero di persona presso la sede giapponese, istituita al terzo piano di un hotel occupato nella penisola di Hong Kong.9 La guarnigione alleata aveva resistito per soli 17 giorni; emblematicamente, questo giorno venne ribattezzato dagli inglesi di Hong Kong come Black Christmas.
Gli anni dell’occupazione imperiale giapponese possono considerarsi per la città meridionale cinese senz’altro una parentesi tanto breve quanto buia. Hong Kong venne infatti governata dalla legge marziale come territorio occupato, laddove i nipponici capeggiati dal generale Rensuke Isogai insediarono il loro centro amministrativo e quartier generale militare presso il Peninsula Hotel di Kowloon. Se gli strascichi della sconfitta subita dagli alleati si tradusse nell’edificazione di campi di prigionia e internamento per l’ex governatore Mark Young e per almeno 7.000 soldati e civili britannici, come il campo di prigionia di Sham Shui e il campo di internamento di Stanley, sarebbero state la carestia, la povertà e la malattia le piaghe più pesanti di questa barbara occupazione. Furono innumerevoli le esecuzioni – spesso per decapitazione – dei prigionieri di guerra e dei non collaborazionisti. Con assetto militare, la gendarmeria imperiale giapponese occupò tutte le stazioni di polizia e organizzò il controllo territoriale in cinque divisioni, vale a dire East Hong Kong, West Hong Kong, Kowloon, Nuovi Territori e Water Police. Questa forza era guidata dal colonnello Noma Kennosuke, mentre la sede era situata nell’ex edificio della Corte suprema, sotto il controllo diretto del governo imperiale giapponese.10 Ma oltre agli aspetti strettamente militari, sarebbero stati quelli economici a preoccupare maggiormente. Infatti, la direzione di tutte le attività commerciali ed economiche venne assunta dalle autorità giapponesi, che presero anche il controllo della maggior parte delle fabbriche. Addirittura, avendo privato i commercianti e le banche dei loro beni, le forze di occupazione misero fuori legge il dollaro di Hong Kong e lo rimpiazzarono con lo yen militare giapponese. Mentre i residenti di Hong Kong videro dilapidati i loro beni a causa di un peggiore tasso di cambio rispetto alla moneta precedente, i prezzi delle materie prime e dei beni di consumo si impennarono immediatamente, generando un’inflazione galoppante che in breve tempo andò fuori controllo. Inoltre, se da un lato la rete del trasporto pubblico fallì per mancanza di carburante e i servizi pubblici si estinsero del tutto, i giapponesi suscitarono ben presto l’ira delle potenze alleate occidentali, con il conseguente bombardamento subito da parte degli statunitensi. L’ultima risorsa disponibile, ovvero l’agricoltura, venne sottratta alla popolazione locale; infatti l’esercito imperiale giapponese occupò e sottrasse anche le coltivazioni di riso. In conseguenza di questi fattori e al fine di scoraggiare una possibile resistenza locale, i giapponesi introdussero anche una politica di deportazione forzata, spedendo centinaia di cittadini locali verso la Cina continentale, tanto che la popolazione di Hong Kong diminuì da 1,6 milioni del 1941 a solo 600.000 nel 1945. Nel corso dei quasi quattro anni di occupazione, circa 10.000 civili di Hong Kong vennero giustiziati per mano giapponese, mentre molti altri furono torturati, violentati o mutilati. Sotto un profilo propagandistico, la lingua giapponese venne introdotta quale materia obbligatoria nelle scuole, fino al punto che gli studenti che non superavano gli esami di giapponese subivano punizioni corporali. Ci furono diversi episodi catalogabili come crimini di guerra. Ad esempio nel dicembre 1941, un gruppo di soldati giapponesi uccise dieci barellieri della Croce Rossa a Wong Nai Chung Gap nonostante il fatto che tutti i portatori di barelle indossassero la fascia da braccio della Croce Rossa. Altri massacri da ricordare furono quelli del St. Stephen’s College e lo sterminio di massa a Mui Wo chiamato massacro di Silver Mine Bay; ancora dopo la resa, i nipponici uccisero settanta cittadini locali a Mui Wo.
Come prevedibile, l’indole, la storia e la determinazione della popolazione locale non avrebbero potuto così a lungo continuare a venire soggiogate platealmente, e si assistette a diversi episodi di resistenza all’occupazione. Dopo aver sbaragliato i britannici, la 38a divisione di fanteria, ovvero l’unità giapponese responsabile dell’occupazione di Hong Kong, lasciò la città nel gennaio 1942. Per rimpiazzarla, venne organizzata la cosiddetta Forza di Difesa di Hong Kong che fu istituita durante lo stesso mese e che sarebbe diventata la principale unità militare nel triennio successivo. Altre divisioni militari giapponesi di stanza a Hong Kong dall’inizio del 1942 sarebbero state la Forza d’artiglieria di Hong Kong e la Forza base di Hong Kong della Marina imperiale giapponese, che facevano parte della seconda flotta di spedizione in terra cinese.
Da parte dei cittadini cinesi di Hong Kong e delle aree confinanti, si sarebbero formati diversi gruppi di resistenza rispetto a questa umiliante occupazione. Venne così formata la cosiddetta Colonna dell’East River, inizialmente formata da Zeng Sheng nella provincia del Guangdong già nel 1939; tale nucleo comprendeva principalmente contadini, studenti e marinai, incluso Yuan Geng. Quando la guerra raggiunse Hong Kong nel 1941, questo gruppo guerrigliero crebbe rapidamente da 200 a oltre 6.000 milizie. Nel gennaio 1942, i guerriglieri anti-giapponesi dell’East River vennero organizzati per rafforzare le forze anti-giapponesi nei delta del Fiume delle perle di Dongjiang e Zhujiang. Tali forze necessariamente dovettero trovare appoggio negli Alleati, ed un contributo significativo venne profuso con il salvataggio di venti piloti americani che si erano paracadutati a Kowloon quando i loro aerei furono abbattuti dai giapponesi. Peraltro, sulla scia della ritirata britannica, i guerriglieri locali raccolsero le armi abbandonate e stabilirono le loro basi nei Nuovi Territori e a Kowloon. Applicando essenzialmente le tattiche della guerriglia urbana, miravano a scovare i collaborazionisti anticinesi; inoltre si occupavano della protezione dei piccoli commercianti di Kowloon e Guangzhou, e attaccarono degli obiettivi simbolici quali la stazione di polizia di Tai Po e l’aeroporto di Kai Tak. Riuscirono a costruire anche una piccola zona fortificata nell’East River.
Nel gennaio 1942 fu fondata la brigata Kowloon; nel febbraio 1942 alcuni residenti locali capeggiati da Choi Kwok-Leung e Chan Tat-Ming come commissario politico, riuscirono a recuperare 30 mitragliatrici e diverse centinaia di fucili lasciati dalle forze britanniche in rotta. Erano circa 400 unità e operavano nella zona di Sai Kung. Come abbiamo accennato, anche l’incalzare delle forze alleate avrebbe accelerato la sconfitta dei giapponesi. Infatti le unità delle forze aeree dell’esercito degli Stati Uniti (USAAF) con base in Cina attaccarono l’area di Hong Kong in diverse occasioni a partire dall’ottobre del 1942. Nella maggior parte di questi raid, gli obiettivi furono individuati nelle navi militari della flotta nipponica attraccate nel porto della città cinese. Nel gennaio 1945 la città subiva irruzioni quotidiane da parte dell’USAAF. Da ricordare che il più pesante bombardamento su Hong Kong ebbe luogo il 16 gennaio 1945 quando, come parte del più ampio raid sul Mar cinese meridionale, ben 471 aerei della Marina degli Stati Uniti attaccarono navi, strutture portuali e altri avamposti e presidi militari giapponesi.
L’occupazione giapponese di Hong Kong terminò nel 1945, dopo che il Giappone capitolò definitivamente il 15 agosto 1945. Hong Kong fu ceduta dall’esercito imperiale giapponese alla Royal Navy il 30 agosto 1945; il controllo britannico su Hong Kong fu così ripristinato. Il 30 agosto venne dichiarato Giorno della Liberazione e venne considerato come giorno festivo ad Hong Kong fino al 1997, perché, a tutti gli effetti, si trattò solamente di una liberazione parziale, in quanto dall’imperialismo giapponese si sarebbe tornati al colonialismo britannico. Il generale Takashi Sakai, che capeggiò l’invasione di Hong Kong per essere successivamente nominato governatore generale durante l’occupazione giapponese, fu processato come criminale di guerra, condannato e giustiziato nel pomeriggio del 30 settembre 1946.11
La fase del dopoguerra si sarebbe rivelata abbastanza concitata. Infatti, all’indomani della resa giapponese, non era chiaro se il Regno Unito o la Repubblica di Cina avrebbero assunto la sovranità del territorio. Il Kuomintang di Chiang Kai-shek sperava vanamente che la Cina, per quanto concerneva gli ex territori occupati da potenze europee come Hong Kong e Macao, si sarebbe riunificata sotto la propria egida. Diversi anni prima, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt aveva peraltro insistito sul fatto che il colonialismo sarebbe dovuto finire, e aveva promesso a Soong Mei-ling che Hong Kong sarebbe stata restituita alla sovranità cinese.12 Tuttavia gli inglesi si mossero rapidamente e con astuzia per riprendere il controllo della città-provincia; appena sentita la notizia della resa giapponese, Franklin Gimson,13 Segretario coloniale di Hong Kong, fuggì dal suo campo di prigionia e si dichiarò governatore ad interim della città. Un ufficio governativo britannico fu frettolosamente ricostruito presso l’ex edificio della missione francese a Victoria, il giorno 1° settembre del 1945. Il 30 agosto 1945, l’ammiraglio britannico Sir Cecil Halliday Jepson Harcourt14 salpò per Hong Kong a bordo dell’incrociatore HMS Swiftsure per ristabilire de facto il controllo del governo britannico sulla colonia. Harcourt scelse personalmente il tenente canadese William Lore della Royal Canadian Navycome (allora il primo ufficiale alleato a terra), quale riconoscimento delle perdite subite dai soldati canadesi in difesa britannica di Hong Kong. Da lì a poco, il 16 settembre 1945 Harcourt accettò ufficialmente la resa giapponese proclamata direttamente nelle stanze del governatorato britannico da parte del generale maggiore Umekichi Okada e dal vice ammiraglio Ruitaro Fujita.15
NOTE AL TESTO
1 L’originale del Trattato è attualmente conservato al National Palace Museum di Taiwan.
2 Il Weihaiwei britannico, sulla costa nord-orientale della Cina, è stato un territorio in affitto del Regno Unito dal 1898 al 1930. La capitale era Port Edward (ora Weihai). Il territorio affittato copriva 288 miglia quadrate (750 km2 ) e comprendeva la città murata di Port Edward, la baia di Wei-hai-wei, Liu-kung Tao e un’area continentale di 116 km di costa. Insieme a Lüshunkou (Port Arthur) controllava l’ingresso al Golfo di Zhili e, quindi, l’approccio verso il mare a Pechino.
3 Kwangchowan o Kouang-Tchéou-Wan (che significa Concessione della baia di Canton) era una concessione francese in Cina sulla costa del Guangdong esistente dal 1898 al 1946, che poi venne occupata transitoriamente nel 1943 dall’Impero Giapponese fino al 1945, prima che i francesi la restituissero ai cinesi nel 1946.
4 Claude Maxwell McDonald, di origini scozzesi, sarebbe stato importante nelle relazioni diplomatiche e nel progetto di espansione coloniale inglese in diverse regioni dell’Asia. Nel 1896, MacDonald venne nominato ministro britannico per la Dinastia Qing. È stato anche contemporaneamente il ministro britannico per l’impero di Corea. Come detto, in Cina, MacDonald ottenne il contratto di locazione a Weihaiwei e si rivelò determinante nel garantire la seconda convenzione di Pechino, con la quale la Cina diede alla Gran Bretagna i territori di Hong Kong. Nel 1899 MacDonald fu l’autore di una nota diplomatica che propose una nuova delimitazione del confine tra la Cina e l’India britannica nel Karakorum e del Kashmir, ora conosciuta come la linea Macartney-MacDonald, che costituisce ancora la base del confine tra Cina e Pakistan. Come militare, MacDonald ha guidato la difesa delle legazioni straniere nel 1900, che erano sotto assedio durante la celebre rivolta dei Boxer, in collaborazione con il colonnello giapponese Shiba Gorō.
5 Vedi Yash Ghai. Hong Kong’s New Constitutional Order: The Resumption of Chinese Sovereignty and the Basic Law. Edizioni dell’Università di Hong Kong. 1999
6 Vedi Chi Man Kwong e Yiu Lun Tsoi: Eastern Fortress: A Military History of Hong Kong, 1840–1970, Hong Kong University Press, 2014.
7 La Gin Drinkers Line (letteralmente ‘Linea dei bevitori di gin’), una linea fortificata di bunker, trincee e postazioni per l’artiglieria, realizzata sul modello della Linea Maginot francese.
8 Era il reggimento di fanteria più antico delle Forze armate britanniche, poi sciolto nel 2006.
9 Young cadde prigioniero di guerra dai giapponesi dal 25 dicembre 1941 all’agosto 1945. Inizialmente fu detenuto al Peninsula Hotel e successivamente incarcerato in un campo di prigionieri di guerra a Stanley, sulla costa meridionale dell’isola di Hong Kong. Poco dopo venne trasferito, con altri prigionieri alleati di alto grado, tra cui lo stesso generale Maltby, in una serie di campi di prigionieri di guerra a Shanghai, Taiwan e Giappone, poi in un campo vicino al confine sino-mongolo e infine in una località vicino a Mukden (odierna Shenyang) della Manciuria, fino alla sua liberazione alla fine della guerra. Nonostante fosse il più alto funzionario della colonia, Young venne torturato dai suoi rapitori. Come sappiamo, il Giappone fu sconfitto arrendendosi nel settembre 1945 e gli inglesi ripresero il controllo della colonia.
10 Una fonte online specializzata ed interessante sui crimini di guerra compiuti a Hong Kong è il sito in lingua inglese Hong Kong’s War Crimes Trials Collection, https://hkwctc.lib.hku.hk/exhibits/show/hkwctc/home
11 Dopo la fine della guerra, Sakai venne arrestato dalle autorità di occupazione americane su richiesta del governo cinese e venne estradato in Cina, dove sarebbe stato accusato di crimini di guerra. Fu condannato al Tribunale per i crimini di guerra di Nanchino il 27 agosto 1946 per responsabilità di comando per l’omicidio extragiudiziale di civili cinesi e fu fucilato il 30 settembre. Su questo tema vedi, P. Snow The Fall of Hong Kong: Britain, China, and the Japanese Occupation, Yale University Press, 2003.
12 Nota anche come madame Chiang Kai-shek o Chiang Mei-ling, è stata la moglie del generale e presidente della Repubblica di Cina Chiang Kai-shek
13 Gimson sarebbe poi stato mandato dagli inglesi a Singapore, per assumere e mantenere il ruolo di governatore di questa città-Stato dal 1946 al 1952.
14 Sir Cecil Halliday Jepson Harcourt è stato un ammiraglio della Royal Navy e il primo comandante delle forze coloniali a Hong Kong nel dopoguerra, dal settembre 1945 al giugno 1946.
15 Un sensazionale documento audiovisivo disponibile in lingua italiana è Ferro e fuoco nel Pacifico. Il primo sensazionale documentario giapponese giunto in Italia. La catastrofe americana di Pearl Harbour. La conquista di Hong Kong, attualmente consultabile al link: https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL3000089557/1/il-primo-sensazionale-documentario-giapponese-giunto-italia-catastrofe-americana-pearl-harbour-conquista-hong-kong.html?startPage=0
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