Ritengo che le opposizioni possano dichiararsi soddisfatte, è la prima volta che il padre-padrone del Paese, Milo Djukanovic, perde in maniera politicamente così netta le elezioni e salvo sorprese il voto delinea scenari fino a poco tempo fa assolutamente insperati. Certo rimane l’incognita dei partiti delle minoranze etnico-religiose, per cui il rischio è che le tre principali forze di opposizione, insieme, possano contare su 41 deputati, una maggioranza seppur risicata nel parlamento montenegrino di 81 seggi. Il leader della coalizione “Per il futuro del Montenegro”, Zdravko Krivokapić, pur annunciando “la fine del regime”, ha opportunamente invitato alla calma i suoi sostenitori; Djukanovic rimane pericoloso finchè riesce a controllare buona parte della polizia (gli arresti di alcuni manifestanti che gioivano per la vittoria lo dimostra). E’ importante rimanere freddi in queste ore e muoversi gradualmente: prima di tutto formare il nuovo Governo escludendo il partito attualmente al potere e rassicurando le minoranze sull’inesistenza del pericolo della “grande Serbia”, in secondo luogo abrogare la Legge sulla libertà religiosa che è stata alla base delle recenti proteste, in terzo luogo fissare una data per elezioni presidenziali anticipate. Il silenzio mediatico dell’Occidente (le agenzie di stampa euroamericane rispecchiano il pensiero dell’Alleanza Atlantica) è significativo al riguardo: Bruxelles è estremamente preoccupata sul futuro del Paese, sia riguardo alle sue aspirazioni europee sia riguardo un possibile referendum di uscita del Montenegro della NATO (la ratifica avvenne tramite voto parlamentare).
Quando il nuovo Governo sarà sufficientemente saldo e avrà posto le basi per il rinnovamento della polizia e dell’esercito, allora potrà muoversi adeguatamente in tale direzione. Va comunque ribadito fin dall’inizio che qualunque provvedimento volto a cancellare l’identità e la cultura serba di Crna Gora dovrà essere cancellato, a titolo di risarcimento simbolico per le persecuzioni subite negli ultimi decenni. L’importante è non cedere alle provocazioni, evitando di dare a Djukanovic il pretesto per l’uso della violenza, il modello deve essere quello delle processioni religiose pacifiche degli scorsi mesi. Il processo di cambiamento rispetto ad un’epoca dominata dalla corruzione e dalla prevaricazione è ormai avviato e la maggioranza del popolo lo desidera ardentemente. E’ necessario aprire subito un canale di dialogo con i governi di Belgrado e Mosca, in quanto da un mutamento geopolitico nella regione non hanno che da guadagnarci: il Montenegro è potenzialmente un gioiello, per risorse naturali e posizione geografica, e non merita di essere svenduto lasciandolo nelle mani della precedente classe dirigente.
Articolo di RTS “Radio televizija Srbije”
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