Sahara marocchino. Lo sviluppo economico e sociale della regione dal 1976 ad oggi

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L’intervento di Andrea Turi (Centro Studi Eurasia e Mediterraneo) al convegno L’esperienza del Marocco. La sfida delle riforme che si è tenuto a Firenze il giorno 31 marzo 2017.

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Ho l’onore e l’onere di chiudere questo convegno sul Marocco con un intervento sulla situazione economica e sociale delle province meridionali dal 1976 ad oggi. Nel 2015 vi ho fatto un viaggio fino a Laayoune. Nick Middleton, professore di geografia all’università di Oxford, avrebbe detto che in realtà quel viaggio non lo avrei fatto se non verso un luogo che non esiste (1).

Il Sahara, invece, esiste ed è l’ultimo spazio periferico del Regno del Marocco che si estende su una superficie di 416.474 km2, il 58.6% del totale, riconquistato e integrato nello spazio nazionale marocchino nel 1975 e, adesso, organizzato sotto tre regioni – il cui frazionamento non è arbitrario ma ne riprende la divisione storica – ospitanti 869.258 abitanti (3,2% della popolazione del Regno, dati dell’ultimo censimento del 2014).

Nel 1876, Re Hassan I, il re che riuscì a preservare l’integrità territoriale e a resistere alle pressioni straniere, marcia verso le regioni del sud in quella che passerà alla storia marocchina come la Marche Trionfale.

Nel 1958, Mohammed V, il re liberatore, davanti alle frontiere con l’Algeria disse: “noi proclamiamo solennemente che noi proseguiremo nella nostra azione per riportare il Sahara nel quadro dei nostri diritti storici e conformemente alla volontà dei nostri abitanti”.

Hassan II sente il peso dell’eredità della missione che gli è stata lasciata e la responsabilità del proprio ruolo quando il 6 novembre del 1975 lega il proprio nome alla causa della riunificazione del Regno del Marocco: la Marche Verte, la marcia verde, segna il momento in cui avviene la simbiosi tra il popolo marocchino e il trono Alawida. Il 28 febbraio 1976, gli spagnoli hanno definitivamente abbandonato il Sahara e sui tetti di Laayoune, la città principale della regione, svettano alti i colori e i vessilli del Regno del Marocco.

Quelle che il Regno eredita – o, forse, è meglio dire reintegra all’interno dei propri confini – dagli spagnoli sono terre economicamente e socialmente “arretrate” rispetto al resto del Regno, situazione che ha costretto il Marocco a investimenti massicci per dotare il Sahara delle strutture di cui necessitava per sradicare il sottosviluppo cui gli spagnoli avevano relegato queste province meridionali. L’obiettivo primario era quello di cancellare le disparità e il deficit accumulato dalle regioni sahariane durante la dominazione coloniale spagnola.

I 40 anni che vanno dal 1975 al 2015 sono gli anni dell’edificazione delle fondamenta per lo sviluppo delle province del sud: il Regno investe in infrastrutture di base e nella lotta contro la povertà e l’arretratezza. In questa prima fase il ruolo principale è stato giocato dallo Stato che, con sforzi politici ed economici colossali intraprende la strada dello sviluppo con investimenti nei campi delle infrastrutture di base, accesso all’acqua, igiene, servizi aerei, strade, telecomunicazioni, sanità, educazione, alfabetizzazione, urbanistica.

Alcuni dati:
– nel 1976 le vie stradali terrestri erano inesistenti e le vie marittime erano i soli vettori di collegamento;
– nel 1979, ad eccezione di Laayoune, gran parte delle città delle province del sud erano sprovviste di elettricità. La produzione elettrica è di 2 milioni di KWA nel 1975, di 12 milioni nel 1985 in seguito ad investimenti nel settore;
– nel 1973, ancora sotto il controllo di Madrid, Laayoune, il centro più importante e più grande del Sahara, non disponeva pressoché di acqua dolce. Nel 1976, a Boujdour l’acqua arriva per mezzo di autobotti provenienti proprio da Laayoune dopo un viaggio verso sud di 180 km; negli anni ottanta si investe per allargare l’accesso all’acqua delle regioni; vengono costruiti 1300 pozzi. Tra il 1975 e il 2008 sono stati investiti 1,3 miliardi di dirham in progetti inerenti l’accesso all’acqua per arrivare a coprire il 95% dei bisogni. Al oggi, il 99% della popolazione del Sahara marocchino ha accesso all’acqua potabile contro una media nazionale del 92%;
– nel 1976, la stessa Boujdour come città non esiste: è un villaggio atlantico di pescatori cresciuto intorno al faro del pericoloso Capo Bojador. Nel 1976 viene costruito l’impianto di desalinizzazione delle acque e si sviluppa il porto: la città emerge dal deserto, aumenta di abitanti sino a diventare capoluogo provinciale;
– nel 1975, esistevano soltanto 2 attività commerciali nel Sahara situate a Laayoune, nel 2006 erano già 592 in forte crescita;
– nel 1975, gli indicatori relativi allo sviluppo umano facevano registrare un deficit del 6% rispetto alla media del Regno.
– soltanto nel 1983, Laayoune si doterà di un ospedale adeguato agli standard medici moderni mentre nel decennio si assiste ad una campagna governativa per le vaccinazioni;

Hassan II decide, così, che bisogna rompere l’isolamento del Sahara e inserire le province del sud nel sistema socio-economico del Regno; sotto la guida del Sovrano il Sahara marocchino intraprende la strada dello sviluppo; si investe in strade, porti e aeroporti. Le infrastrutture sono fondamentali per modernizzare l’area del Sahara. Lo sviluppo della rete stradale ha giocato un ruolo di grande importanza nello sviluppo del Sahara dopo che le provincie dopo il loro ritorno alla Madrepatria. Il rapporto tra strade e porti, in particolare, è diretto e complementare nell’ottica di collegare l’est con l’ovest (accesso dal mare alla terra e viceversa) e il nord con il sud, collegamento tra i vari poli di sviluppo marocchino.

Poste le basi strutturali per lo sviluppo, negli anni novanta il Regno si impegna in una politica di restaurazione e promozione dei diritti umani e della democrazia, in secondo piano nel decennio precedente, sconosciuti, invece, sotto l’occupazione spagnola.

Nel 2012, la risoluzione 2044 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU si felicita dell’installazione a Dakhla e Laayoune di Commissioni regionali del consiglio nazionale dei diritti umani mentre il 22.10.2013, il Parlamento europeo plaude all’efficacia del lavoro del Consiglio Nazionale dei Diritti dell’Uomo.

L’ultimo censimento del 2014 rivela una tasso di scolarizzazione dei bambini al di sotto dei 10 anni della regione tra il 96 e il 98% mentre il tasso generale di analfabetizzazione si pone al di sotto della media nazionale (32,2%). Da quando il Marocco ha recuperato il suo Sahara, il Regno ha speso 7 dirham ogni dirham derivante dalle province del Sud; il reddito lordo della popolazione che vive nelle tre regioni meridionali è pari a 33.864 dirham (contro una media nazionale di 27.356) mentre ogni abitante beneficia di investimenti pari a 5.500 dirham (contro i 4.200 della media nazionale). Nel 2013 vi si è registrato il tasso di povertà più basso dell’intero Regno (6,5%).

Mohammed VI, attuale sovrano marocchino, sale al trono il 30 luglio del 1999 raccogliendo a piene mani l’eredità del padre.

Nello stesso anno viene creata l’Agenzia per lo sviluppo sociale dedita alla lotta alla povertà, mentre tre anni più tardi, nel 2002, il 6 marzo, viene costituita l’Agence de promotion et de development economique et sociale des Provinces sud du Royaume, Agence du Sud, per incoraggiare l’emergere di politiche di sviluppo duraturo e stabile. In questi anni, l’agenzia ha sviluppato qualcosa come 4800 progetti, a servizio di 530.000 persone e per un valore di 2,1 miliardi di dirham (7% degli investimenti del Regno). Questo passaggio segna un’importante accelerata allo sviluppo economico del Sahara.

Nello stesso anno vengono creati in tutto il Regno del Marocco dei Centri per gli investimenti regionali con lo scopo di aiutare gli investitori (soprattutto stranieri) e promuovere investimenti sul territorio.

Tra il 2004 e il 2008 viene varato un Programma globale di sviluppo che gestisce 230 progetti (7,2 miliardi di dirham) mentre nel 2006 la volontà reale dà vita al Conseil Royal consultatif des affairs sahariennes (conosciuto con l’acronimo CORCAS) il cui compito è quello di assicurare uno sviluppo umano, economico e sociale alle regioni meridionali del Marocco.

I successi sono di tali dimensioni: per esempio, nel 2006, l’indice dello sviluppo umano dell’Onu delle regioni sahariane è tra quelle più sviluppate dell’intero territorio nazionale mentre nel 2007, Laayoune viene dichiarata città slum-free. Per rimanere in tema e al riferimento principale del Sahara marocchino, la stessa città nel 2012 ha beneficiato di 68 progetti si sviluppo urbano e attualmente la crescita urbana ha raggiunto livelli altissimi.

Il 3 gennaio 2010, Re Mohammed VI rilancia la proposta di un regionalismo avanzato – rispondente ad ambizioni di decentralizzazione nell’organizzazione territoriale del Regno – che troverà espressione concreta nella nuova Costituzione varata nel 2011.

Nel 2013, nel contesto della regionalizzazione avanzata si inserisce il piano di sviluppo delle province del Sud, elaborato del Consiglio economico, sociale e ambientale (CESE), linee guida per un nuovo sviluppo pilota regionale, sia economico che sociale. Le province del sud, quindi, sono state le prime a beneficiare dei vantaggi della regionalizzazione avanzata voluta fortemente da Mohammed VI.

Il 2015 rappresenta la chiave di volta nello sviluppo sahariano, anno in cui durante le celebrazioni per il quarantesimo anniversario della Marcia Verde, da Place de Mechouar a Laayoune il Sovrano lancia il nuovo modello di sviluppo per le province del sud del Regno, una visione di sviluppo integrato nata dall’analisi della situazione territoriale e fortemente informata dalle linee guida elaborate dal Cese nel 2013; una nuova tappa nel consolidamento territoriale del Regno nel quadro della regionalizzazione avanzata che poggia su quattro principi quali partecipazione, inclusione, buon governo e sostenibilità; con questi due elementi – regionalizzazione avanzata e decentramento amministrativo insieme con il nuovo modello di sviluppo – il Marocco vuole dare alle popolazioni del sud una degna condizione di vita e, al contempo, grandi opportunità ad una soluzione definitiva del conflitto artificiale che mina la sua integrità territoriale.

Nell’occasione sono state firmate cinque convenzioni tra Stato e Regioni con le quali le province del sud possono entrare in una nuova era del loro sviluppo economico, sociale e culturale in cui anche i privati avranno il loro spazio. Dopo gli anni del consolidamento e degli interessi primari del Regno, adesso sono le esigenze dei cittadini ad essere al centro delle preoccupazioni e in questo il livello regionale recita il ruolo principale.

Gli anni dal 2015 al 2025 saranno quelli del volo del sud Sahara verso uno sviluppo duraturo e umano. Dopo quaranta anni di sacrifici e sforzi politici ed economici, le province meridionali hanno raggiunto la maturità e le condizioni sono propizie perché si assista all’alba di una nuova era nello sviluppo del Sahara che lo vuole come hub tra il Marocco e la sua estensione africana; se è che il Marocco è un albero che affonda le proprie radici nel continente nero e mostra le proprie foglie a quello europeo, il Sahara deve assurgere al ruolo di centro capace di legare Europa, Maghreb e Africa sub-sahariana.

Il nuovo modello di sviluppo prevede investimenti per 77 miliardi di dirham mobilitati per centinaia di progetti elaborati allo scopo di raddoppiare il PIL regionale e creare qualcosa come 120.000 posti di lavoro e rompere definitivamente con il sistema della rendita.

Tra i progetti concreti principali:
– la costruzione di una superstrada con standard internazionali e carreggiata da nove metri che colleghi Tiznit a Dakhla;
– tre nuovi impianti di dissalazione: 1 a Dakhla per l’agricoltura e due a Laayoune (acqua potabile e lavorazione industriale);
– sviluppo del porto di Dakhla (Dakhla Atlantique) e collegamento della città con la rete elettrica nazionale con la costruzione di una linea tra il centro principale più a sud del Marocco e Boujdour;
– progetti di sviluppo di energie rinnovabili: eoliche a Boujdour, Tiskrad, Tarfaya e solare a Laayoune e Boujdour;
– costruzione o potenziamento di sei porti lungo il litorale atlantico per attività sia commerciali che di pesca;
– potenziamento degli aeroporti di Dakhla, Smara e Laayoune per farne un hub di trasporto aereo per il continente africano;
– proprio a Laayoune si prevede la realizzazione di un nuovo centro ospedaliero universitario e di un polo tecnologico a Foum al Oued, simbolo futuro passo in avanti nello sviluppo delle regioni del sud.

Investimenti e progetti sono previsti e preventivati anche nei campi dell’agricoltura, della pesca (costituzione di ulteriori villaggi di pesca come micro-poli di sviluppo oltre che di imprese per il trattamento e la lavorazione del pescato) e dei fosfati – le due attività più redditizie del Sahara – e turismo, riconosciuto come leva di ricchezza. Non a caso nella Vision2020 si vuol fare del Marocco una delle prime venti destinazioni turistiche del mondo.

Grazie a tutti per l’attenzione.

Andrea Turi

NOTA

1) Nick Middleton ha inserito il Sahara Marocchino nell’Atlante dei Paesi che non esistono con il nome di Sahara Occidentale con capitale Laayoune.

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