La figura di Trijiang Rinpoche è molto interessante nel variegato complesso dei maestri tibetani. Il precedente Trijiang, morto nel 1981, fu il principale guru del Dalai Lama e maestro della stragrande maggioranza dei più importanti Lama tibetani di lignaggio Gelug, come Lama Zopa, Geshe Rabten, Lama Yeshe. Era probabilmente il maestro più influente del lignaggio Gelug, più dello stesso Dalai Lama che, infatti, riceveva istruzioni e suggerimenti da lui. Per di più, secondo la tradizione (spesso molto fantasiosa) le sue vite precedenti erano particolarmente illustri, comprendendo personaggi come Chandrakirti, Shantarakshita, Atisha, Ra Lotsawa e addirittura l’ottavo Karmapa.
Trijiang era discepolo del famoso maestro Pabhongka Rinpoche, autore del testo «Liberazione nel Palmo della tua Mano», un importante manuale di pratica della scuola Gelug secondo lo stile del Lam-Rim (ovvero del percorso graduale). Pabhongka fu colui che rivitalizzò il culto di Dorje Shugden, ed è la controversa figura di questo protettore che segnerà il destino dei Trijiang Tulku.
Trijiang infatti dette l’iniziazione di Dorje Shugden alla maggioranza degli altri Lama Gelug, Dalai Lama incluso, intimandoli di fare la pratica; egli considerava Shugden come un protettore mondano e molto feroce, ma emanato da Manjushri a beneficio della purezza del lignaggio Gelug. Scrisse inoltre un testo dedicato solo a questo argomento, chiamato «Musica che Delizia un Oceano di Protettori». Tuttavia, dato che secondo Trijiang questo protettore si vendicava contro i maestri gelug che volevano ricevere insegnamenti dalle altre scuole, questo causò dei problemi nella comunità in esilio e l’allontanamento del Dalai Lama da questo culto (annunciato pubblicamente, infatti, solamente dopo la morte di Trijiang).
Il fatto che il Dalai Lama abbia abbandonato (e poi vietato agli altri) la pratica di Shugden rappresenta – per i sostenitori di questo culto – una grave violazione dei voti che questi ha preso con il suo guru radice, cosa confermata dall’epilogo della storia con la nuova incarnazione di Trijiang Rinpoche.
Infatti, nel 1985 il Dalai Lama riconobbe la nuova incarnazione di Trijiang, ma quest’ultimo studiò con dei maestri che, successivamente, non si associarono alla proibizione del Dalai Lama. Quindi, per una strana ironia della sorte che qualcuno chiama «karma», il presente Trijiang continua a praticare il culto di cui nella vita precedente fu il maggior propagatore, causando però un allontanamento irrimediabile con quello che nella vita precedente era il suo discepolo, ovvero il Dalai Lama.
In altri termini, il Dalai Lama si trova nella situazione paradossale di non poter sviluppare alcun rapporto genuino con la reincarnazione – confermata da lui e pertanto non sostituibile – del suo principale maestro, cosa che secondo i detrattori del Dalai Lama costituisce una gravissima rottura dei samaya (ovvero dei voti tantrici) di quest’ultimo. A rendere ancora più controverse le cose, per un certo periodo il Dalai Lama ha pubblicamente annunciato di aver permesso a Trijiang di fare la pratica in via eccezionale, anche se a questo periodo è seguita la separazione totale tra i due.
Dal 16 al 26 Settembre il giovane Trijiang – che ormai abita stabilmente in America dove ha fondato, lontano dai controversi giochi politici dei tibetani, un proprio Istituto – ha accettato di concedere una serie di insegnamenti, benedizioni ed iniziazioni, nei centri di Lama Gangchen Rinpoche a Milano ed Albagnano nel contesto di un suo tour europeo, opportunità che diverse centinaia di devoti buddhisti occidentali non si sono fatti sfuggire.
Marco Scarinci
Il CeSE-M sui social